Pena di morte
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La pena di morte, chiamata anche pena capitale, è l'esecuzione di un prigioniero ordinata da un tribunale in seguito ad una condanna. Solitamente la pena di morte viene comminata a persone ritenute responsabili di reati gravi, come omicidio e alto tradimento. In alcuni paesi vengono considerati passibili di pena capitale omicidi occorsi durante l'esecuzione di altri crimini violenti, come la rapina o lo stupro.
Indice |
[modifica] La pena di morte nel mondo
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Per approfondire, vedi la voce uso della pena di morte nel mondo. |
Dal 1990 sono più di 40 i Paesi che hanno abolito la pena di morte per tutti i crimini. In Africa, la Costa d’Avorio e la Liberia, nel continente americano, il Canada, il Messico e il Paraguay. In Asia e nel Pacifico, il Bhutan, Samoa, Turkmenistan e Filippine. In Europa e nel Caucaso del Sud, l’Armenia, la Bosnia-Herzegovina, Cipro, Serbia e Montenegro e Turchia.
I Paesi che mantengono l'uso della pena di morte nel mondo (al 2005) sono 74, quelli che non applicano condanne a morte da più di 10 anni sono 28, quelli che mantengono la pena di morte per circostanze eccezionali sono 9 e quelli che l'hanno abolita per tutti i crimini sono 89. Si ha così un totale di 83 stati che usano la pena di morte e 117 che non la applicano.
[modifica] La pena di morte in Italia
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Per approfondire, vedi la voce Pena di morte in Italia. |
[modifica] Riflessione sulla pena di morte
[modifica] Nella Bibbia
Nella Bibbia sono elencate situazioni in cui Dio stesso stabilisce la pena capitale come punizione per determinate colpe: ad esempio, nell'Antico Testamento è scritto che doveva essere lapidato colui che infrangeva il comandamento di riposarsi il sabato.
Nell'Antico Testamento (Genesi, cap.2, 12-15), esistono alcuni passi in cui la divinità condanna la vendetta umana, minacciando punizioni peggiori ("sette volte" e "settanta volte sette") per chi avesse ucciso Caino e Lamek.
Nel Nuovo Testamento Gesù richiama più volte al perdono e condanna l'episodio della lapidazione della donna adultera:
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«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.»
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(Vangelo secondo Giovanni, cap. 8, 7)
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[modifica] Pensatori cristiani
Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino sostengono la liceità della pena di morte sulla base del concetto della conservazione del bene comune. L'argomentazione di Tommaso d'Aquino è la seguente: come è lecito, anzi doveroso, estirpare un membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa viene eliminata per garantire la salvezza della comunità (Summa theologiae II-II, q. 29, artt. 37-42). Il teologo sosteneva tuttavia che la pena andasse inflitta solo al colpevole di gravissimi delitti, mentre all'epoca veniva utilizzata con facilità e grande discrezionalità.
Il malicidio è un caso particolare, previsto da Bernardo di Chiaravalle, di lecita pena di morte. Durante le crociate, il fedele cristiano poteva uccidere i nemici pagani, uccidendo cosi' il "male che era in loro".
Lo Stato pontificio ha mantenuto nel suo ordinamento la pena di morte fino al XX secolo, abolendola nel 1969, benché inapplicata dopo il XIX secolo. Per la posizione attuale della Chiesa Cattolica, vedi più avanti.
[modifica] Cesare Beccaria
Nel 1764 la pubblicazione del pamphlet (trattato breve) Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria stimolò la riflessione sul sistema penale vigente. Nel trattato Beccaria si esprimeva contro la pena di morte, argomentando che con questa pena lo Stato, per punire un delitto, ne commetterebbe uno a sua volta:
Tuttavia, la condanna di Beccaria verso la pena di morte, pur nella sua portata storicamente innovativa, non era espressa in termini assoluti:
[modifica] Dottrina cattolica odierna
Il Catechismo della Chiesa cattolica (1997) parla della pena di morte all'interno della trattazione sul quinto comandamento, "Non uccidere", e più specificamente nel sottotitolo che tratta della legittima difesa.
In questo contesto dice (n. 2267):
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«L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti.» |
È interessante il fatto che l'ultimo paragrafo è un chiarimento aggiunto in una successiva edizione del Catechismo, e si presenta come un approfondimento e un'esplicitazione della dottrina già espressa nei paragrafi anteriori. Tale esplicitazione, comunque, proviene dall'enciclica Evangelium Vitae, del 1995, che precede la pubblicazione definitiva del Catechismo nel 1997. Non è dunque un'aggiunta o una modifica alla dottrina, bensì un citare tutte le fonti dottrinali preesistenti. L'opinione pubblica aveva fatto notare che l'esposizione si prestava a essere interpretata come un velato appoggio alla pena di morte così come è applicata in molti paesi.
D'altra parte, la teologia più volte ha ribadito l'importanza del diritto alla vita e che la vita è per i cristiani un dono di Dio, che è l'unico ad avere il diritto di donarla e di toglierla. Papa Giovanni Paolo II affermò che «il diritto alla vita è il fondamento di ogni altro diritto».
Il Catechismo condanna esplicitamente il suicidio come un grave disordine morale. Ammette invece la possibilità della legittima difesa, che potrebbe portare alla morte dell'aggressore, se questo fosse l'unico modo per fermarlo (cfr. nn. 2263-2267).
Se ci atteniamo strettamente a questa conclusione ogni individuo, se di fede cristiana, è titolare di un diritto/dovere bilaterale: se da un lato egli non ha la facoltà di togliere la vita a qualcuno in quanto essa è diritto inviolabile conferito da un essere supremo, dall'altro egli stesso è titolare del diritto alla vita.
Importanti esponenti della Chiesa cattolica sono attualmente in prima fila per chiedere l'abolizione della pena di morte nel mondo.
Lo stesso Giovanni Paolo II ha più volte espresso tale posizione;[1] durante la sua ultima visita negli Stati Uniti, il 27 gennaio 1999 il pontefice ha dichiarato:
La pena di morte in Città del Vaticano non era prevista per alcun reato già dal 1967 su iniziativa di papa Paolo VI; tuttavia venne rimossa dalla Legge fondamentale solo il 12 febbraio 2001, su iniziativa di Giovanni Paolo II.
[modifica] Opinione pubblica
L'opinione pubblica di molti paesi è divisa. In molti paesi in cui vige la pena di morte, primo fra tutti gli Stati Uniti, esiste un forte movimento che ne chiede l'abolizione. Viceversa, in molti paesi in cui non c'è pena di morte, tra cui l'Italia, riaffiorano periodicamente richieste di riammissione di questa pratica nel Diritto penale.
[modifica] Motivazioni favorevoli
Chi sostiene la pena di morte indica i seguenti elementi:
- La pena di morte sarebbe un efficace deterrente.
- La necessità di punizioni esemplari per i delitti più efferati
- Il non funzionamento del sistema carcerario
- Le spese eccessive per il mantenimento dei detenuti
[modifica] Motivazioni contrarie
Si fanno sempre più vivi nel mondo i movimenti che chiedono l'abolizione della pena di morte in nome dei diritti umani.
La riflessione che viene portata avanti si basa su elementi comuni:
- La inumanità della procedura.
- La possibilità dell'errore (cioè l'impossibilità di ridare la vita nel caso in cui un uomo, condannato alla morte, fosse ritenuto innocente in seguito ad un successivo processo).
- Il non funzionamento della pena di morte come deterrente per i delitti più efferati. Piuttosto, si pensa che la sua introduzione potrebbe avere un effetto contrario.
- La possibilità che bisogna dare al reo di redimersi e di rendersi in qualche modo utile alla comunità a cui ha arrecato danno.
- La mancanza di diritto da parte dello stato di decidere per la vita umana, che (secondo gli abolizionisti) non gli appartiene.
- L'impossibilità di ridare la vita nel caso in cui un uomo, condannato alla morte, fosse ritenuto innocente in seguito ad un successivo processo.
[modifica] Modalità dell'esecuzione della pena di morte
Storicamente sono apparsi molti modi per applicare la pena di morte secondo le varie epoche e culture:
- Crocifissione: usata, ad esempio, in alcuni casi dagli antichi romani.
- Schiacciamento: nel tempo di Marco Polo il popolo mongolo usava eseguire la condanna a morte delle persone rispettabili coprendole con un telo e schiacciandole con i cavalli[citazione necessaria].
- Ghigliottina: usata in Francia a partire dalla rivoluzione francese, adottata poi in altri Paesi europei.
- Garrotta o garrota: usata in Spagna dal secolo XIX.
- Impiccagione: comune nel Medioevo ma ancora oggi utilizzata.
- Fucilazione (in Italia era la forma più comune).
- Colpo di pistola alla nuca: usato a tutt'oggi in Cina.
- Iniezione letale: usata a tutt'oggi negli Stati Uniti
- Lapidazione: usata ampiamente nell'antichità, è ancora presente in alcuni stati islamici.
- Sedia elettrica.
- Camera a gas.
- Squartamento.
- Rogo: usato soprattutto dalla chiesa per eliminare i presunti eretici o streghe, consisteva nel legare il condannato ad un palo sopra una catasta di legna per poi appiccare il fuoco.
- Taglio della tesa mediante ascia
[modifica] Letteratura
Franz Kafka descrive nel racconto La colonia penale (1919) le sadiche macchinazioni di un militare per infliggere una condanna a morte esemplare a un detenuto. Per questo inventa e realizza una macchina che prima di finire il reo gli scrive nella schiena con il suo proprio sangue la sentenza di condanna. Purtroppo la macchina si inceppa al momento dell'esecuzione, e il suo autore è stritolato da essa nel momento in cui vi si infila per controllarla.
Anche ne Il processo (1925) si descrive la condanna a morte di una persona.
Lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij, condannato a morte ma in seguito graziato, nei primi capitoli de L'idiota fa pronunciare al protagonista del romanzo una violenta requisitoria contro la pena di morte.
[modifica] Note
[modifica] Voci correlate
- Pena di morte in Arabia Saudita
- Pena di morte nella Repubblica Popolare Cinese
- Pena di morte in Corea del Nord
- Pena di morte in Francia
- Pena di morte in Germania
- Pena di morte in Italia
- Pena di morte nel Regno Unito
- Pena di morte negli Stati Uniti
- Uso della pena di morte nel mondo
[modifica] Collegamenti esterni
- PENA DI MORTE: 2007 ANNO DELLA SVOLTA? - Speciale dell'ANSA
- Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte
- La pena di morte nella storia
- Nessuno tocchi Caino: petizione internazionale
- Papa Giovanni Paolo II contro la pena di morte
- Dal Catechismo della Chiesa Cattolica
- Un colloquio nel braccio della morte Fonte:Gheminga
- NessunoTocchiAbele. Per dare voce a chi, nei casi estremi, è favorevole alla pena di morte
- Comunità di Sant'Egidio. No alla pena di morte
- Film: "Dead Man Walking"
- (EN) Citazioni sulla pena di morte
- (EN) In Favor of Capital Punishment - Citazioni pro pena di morte
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