Piri Reìs
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Piri Reìs (Pīrī Reʿīs) b. Hājjī Mehmet (Gallipoli, ? — Il Cairo, 1554), nipote del noto corsaro turco Kemāl Reʿīs, anche Pīrī Reʿīs (dove Reʿīs significa semplicemente "capo", "comandante") fu capitano navale ottomano e in seguito ammiraglio, ma è più noto per essere stato l'autore di un Kitāb-i bahriyyè ("Libro sul mare"), ricco di mappe costiere e portolani dell'intero bacino del Mediterraneo.
La mappa è senza dubbio un'opera di particolare rilevanza documentaria: è una delle più complete mappe del mondo atlantico, coi suoi profili continentali perfettamente riconoscibili, disegnata intorno al 1513 sfruttando mappe preesistenti e con tutta probabilità anche una mappa di Cristoforo Colombo.
Da alcuni sostenitori dell'archeologia misteriosa la mappa è considerata un OOPArt (un manufatto "fuori del tempo"), poiché secondo costoro denoterebbe una conoscenza della geografia, in particolare delle coste americane, superiore a quella attribuita all'epoca in cui fu redatta.
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[modifica] La mappa di Piri Reìs
La mappa è una parte di un documento più ampio, di cui rappresenta circa un terzo dell'estensione.
Venne scoperta nel 1929 negli archivi della biblioteca del palazzo del Topqapı di Istanbul. In quegli anni era in corso la conversione dell'edificio del Palazzo Imperiale in museo, e nel trasloco delle opere venne rinvenuta una porzione di una grande mappa riportante parte dell'oceano atlantico, dell'Europa, dell'Africa e dell'America.
La mappa reca una datazione precisa, "anno islamico 919", equivalente all'Anno Domini 1513, quindi ben successivo al primo viaggio di Cristoforo Colombo. La mappa venne realizzata da Piri Reìs nei primi anni del Cinquecento, quindi, e offerta al Sultano nel 1517. Probabilmente, subì dei ritocchi successivi al 1519.
Non si tratta di un lavoro interamente originale, ma di una unione di venti carte nautiche e di otto mappamondi disegnati dagli esploratori, principalmente portoghesi, che avevano visitato il nuovo mondo e l'Africa meridionale. Queste mappe vennero unite e rese coerenti tra loro, in un finissimo lavoro di studio topologico, basandosi sui resoconti dei marinai reduci dalle prime spedizioni d'oltreoceano.
Dopo la scoperta nel 1929, le numerose note sulla mappa vennero tradotte da Bay Hasan Fehmi e Yusuf Akcura, per essere pubblicate in Piri Reis Haritasi (1935). In seguito, vennero riprese dalla studiosa Ayşe Afetinan nel 1954, nel testo The oldest map of America.
Piri Reìs nelle note afferma addirittura di essersi basato sui lavori e sulle mappe in possesso dello stesso Cristoforo Colombo.
Una parte molto dettagliata della mappa riguarda la parte più orientale del Sud America, la costa brasiliana, allora meta di frequenti spedizioni da parte di navigatori quali Amerigo Vespucci che avevano divulgato già agli inizi del secolo molto materiale documentario in merito.
[modifica] La mappa di Colombo
Particolare che ha un grandissimo valore documentario è che con questa mappa ci troviamo di fronte alla cosiddetta mappa perduta di Colombo e particolarmente illuminante appare una sua frase, riportata in margine al foglio e redatta in lingua turca ottomana (con caratteri quindi derivati dall'arabo). In un passaggio in cui si parla del continente americano letteralmente si può leggere:
![]() «… Amma şöyle rivayet ederler kim Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur …»
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![]() «… Ma si racconta che un infedele di Genova di nome Colombo abbia scoperto questi paraggi …»
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(Piri Reis haritası - Piri Reìs)
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La straordinarietà dell'affermazione – che una volta per tutte dovrebbe metter fine alle polemiche riguardanti la nascita del grande navigatore – consiste nel fatto che arabi, turchi ottomani, persiani e i parlanti urdu (tutti insomma coloro che adoperano un alfabeto arabo o da esso derivante), allorché debbono traslitterare una parola straniera di non facile identificazione a causa delle particolarità strutturali dell'alfabeto arabo (squisitamente consonantico) e del lessico che si rifà a una radice tri-consonantica (eccezionalmente quadri-consonantica), sono costretti a usare tutti i grafemi che possono consentire una lettura fonologicamente perfetta e in grado di non ingenerare errori.
Il nome "Colón" sarebbe quindi stato obbligatoriamente traslitterato Kōlōn (in lettere arabe Qūlūn), mentre invece il testo di Pīrī Re’īs riporta l'inequivoco Qōlōnbō (Qūlūnbū).
Il fatto, più dell'intrinseco valore scientifico trova ancora resistenze di stampo "nazional-patriottiche" in quanti affidano geodeterministicamente al puro e semplice luogo di nascita il perché di una personalità eccezionale sotto un profilo storico-culturale, sottovalutando invece l'ambiente di crescita e di educazione nonché quello in cui un tale personaggio ha effettivamente fattivamente operato ed espresso il suo genio.
Il fatto che siano presenti le isole Malvinas/Falkland, non ancora scoperte all'epoca, potrebbe portare a una retrodatazione delle loro scoperta (ma, probabilmente, non della loro esplorazione).
[modifica] La tesi di Hapgood
Nel 1966 Charles Hapgood, padre di una teoria scientifica riguardante lo spostamento nel tempo dei poli magnetici della terra, usò la mappa in un suo libro, Le mappe degli antichi re del mare, portando la palese deformazione di quelle che dovrebbero essere le coste brasiliane come evidenza di un cambiamento drastico nella posizione del polo sud.
Hapgood, studioso e docente di storia medievale, cercava di trovare nella documentazione geografica prove di sconvolgimenti tettonici che avrebbero potuto giustificare i racconti antichi sul continente perduto di Mu e Atlantide. Conduceva le sue ricerche utilizzando un metodo il più prossimo possibile a quello scientifico, e seppure la sua teoria sullo spostamento dei poli abbia ricevuto anche numerosi commenti scettici, è a tutt'oggi argomento di studio nonostante sia in gran parte soppiantata dalla teoria della tettonica a zolle.
In seguito alle suggestive tesi di Hapgood diversi autori meno preparati e non aderenti a metodologie convenzionali hanno preso parte dei testi dello studioso per trarne le basi per una serie di lavori di dubbia scientificità.
Tra questi autori, quello che ha ottenuto rilevanza maggiore è stato il giornalista e romanziere Graham Hancock, che nel suo Le impronte degli Dei (1995) ha usato una parte delle teorie di Hapgood come punto di partenza per sostenere l'esistenza di una antica civilizzazione preistorica molto avanzata tecnologicamente e sparita durante l'era glaciale (con lo spostamento del polo, appunto).
Va considerato che lo "spostamento del polo" avvenuto in epoche remote riguarda il polo magnetico, che Hancock confonde con il polo geografico, producendo una teoria di fatto palesemente priva di fondamento scientifico.
[modifica] La posizione di Hancock
Secondo la posizione dei ricercatori di archeologia misteriosa la carta di Piri Reis oltre a rappresentare l'Africa e il Sud America in quella che sarebbe l’esatta longitudine relativa, e le Isole Falkland (scoperte solo nel 1592), definirebbe la topografia subglaciale della linea di costa sepolta sotto centinaia di metri di ghiaccio in Antartide, continente scoperto solo nel 1818. La presenza della roccia sotto lo strato congelato venne confermata dall’Aeronautica statunitense nel 1960, basandosi sul confronto del profilo rilevato sulla superficie (mediante il metodo sismico a riflessione) dalla spedizione antartica del 1949.
Secondo queste interpretazioni Hancock ipotizza che qualcuno avrebbe mappato l’Antartide libero dai ghiacci in un’epoca compresa tra il 15.000 e il 4000 a.C. (presumibilmente intorno al 10.000 a.C.). L'Antartide poi si sarebbe spostato in seguito ad un ipotetico cataclisma che avrebbe cambiato l'allineamento dell'asse terrestre, raggiungendo la posizione attuale.
Inoltre viene evidenziata un’isola di grandi dimensioni, oggi inesistente, sulla posizione della dorsale medio atlantica, che viene associata ad uno dei continenti mitici del passato.
Anche le Azzorre risultano molto più estese di quanto siano oggi, fatto che Hancock imputa ad una sostanziale differenza del livello del mare durante l'epoca glaciale.
Lo studio dei portolani secondo Hancock evidenzierebbe che tale mappa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi della città de Il Cairo, come se si trattasse di una vista da altissima quota (paragonabile a quella di un satellite geostazionario). Tuttavia, questa tecnica di rappresentazione ancora non era stata inventata ai tempi di Reìs, senza contare che non era ancora possibile misurare la longitudine in modo preciso, né tanto meno raggiungere tali altezze.
La parte inferiore del continente sudamericano comunque non sarebbe corretta, se effettuata con questo tipo di rappresentazione, né sarebbe possibile vedere in quelle terre una proiezione dell'Antartide, cosa che mette in conflitto tra loro i due punti principali della teoria di Hancock.
[modifica] Aree oggetto di discussione
[modifica] Atlantide
Al centro dell'Atlantico è indicata una grossa isola, inesistente nella realtà.
Secondo i sostenitori dell'archeologia misteriosa si tratterebbe di Atlantide, o di Mu, due "continenti perduti". Più prosaicamente invece paragonando l'opera con altre mappe di epoca immediatamente precedente, si tratterebbe di una rappresentazione grafica della mitologica Isola di San Brandano, una terra presente in alcune agiografie e Vite di santi. Nel 530 San Brandano il Navigatore avrebbe viaggiato dall'Irlanda verso occidente sino a incontrare il Giardino dell'Eden, un racconto descritto nell'opera Navigatio sancti Brendani.
Il racconto di Brandano potrebbe essere solo il frutto di una fantasia ispirata dalle conoscenze medievali, che volevano l'Asia piuttosto vicina all'Europa verso Occidente (le stesse premesse che portarono Colombo a partire verso le Indie), o potrebbe trattarsi di una sorta di racconto reale trasfigurato nel tempo che ha portato il navigatore a vedere il continente americano.
Tuttavia, la teoria principale è che si tratti di una deformazione medievale di un mito irlandese dell'VIII secolo, il Viaggio di Bran, un racconto di viaggi immaginari che riporta alcune similarità col mito di Ulisse (lo sbarco sull'isola dei piaceri, l'isola delle donne, il ritorno a casa non riconosciuto...). Questo tipo di racconti erano comuni in epoca antica, e vennero recuperati nel medioevo con l'esplosione del genere delle avventure di viaggio, un trend letterario che stimolò e venne stimolato dalle scoperte geografiche dell'epoca.
Questa isola era presente quasi certamente anche sulle mappe di Cristoforo Colombo che Piri Reìs dichiara come proprie fonti.
[modifica] Cuba
Hancock e i seguaci di questa teoria identificano in alcuni frammenti della mappa un'isola che sarebbe Cuba, circondata dalla zona caraibica (allora nota ma non ancora cartograficamente dettagliata). Tuttavia, posizionando correttamente il frammento e senza ruotarlo di 90° è possibile identificare la sagoma dell'isola nel Giappone (Cipango), già conosciuto ai tempi grazie agli esploratori terrestri, ma non ancora correttamente dettagliato.
La presenza dell'imbarcazione girata di 90 gradi in senso orario non deve trarre in inganno. Era frequente, all'epoca, disegnare le navi con la chiglia rivolta verso la terra più vicina, specie quelle poste verso l'estremità della mappa.
Per quella parte di mappa senza dubbio Piri Reìs si è rifatto ai lavori di Martin Behaim, che nel 1492 produsse un mappamondo in cui la posizione e la conformazione dell'isola e degli elementi circostanti sono praticamente identiche. Il mappamondo di Behaim è certamente una delle opere preesistenti da cui l'ammiraglio trasse materiale per la sua carta.
[modifica] Brasile
Una ampia parte della mappa verrebbe identificata nel Brasile. Nonostante Hancock affermi che si tratti di una rappresentazione fedele, le linee costiere disegnate sono assai imprecise e per una buona metà del continente totalmente sbagliate: questo fatto, fondamentale nella creazione delle tesi di Hapgood, viene omesso e travisato nell'opera di Hancock, in cui si sostiene ripetutamente la precisione del lavoro cartografico. I fiumi sono in posizione sbagliata, e la parte sud del Brasile e l'attuale Argentina deviano in modo marcato a destra.
Questa parte è con certezza opera di cartografi portoghesi, forse in viaggio con Vespucci stesso o con l'esploratore Binot Paulmier de Gonneville. Piri Reìs cita i portoghesi in quasi tutte le note presenti nell'area. Questo spiegherebbe il motivo della deformazione del terreno: Il navigatore turco avrebbe attinto a vecchie mappe, che riportavano le zone meno note in modo deformato per farle rientrare nell'area d'influenza portoghese stabilita dal Trattato di Tordesillas (1494).
Già quindici anni prima la pubblicazione della mappa turca, diverse mappe (tra cui quella di Juan de la Cosa del 1500) riportavano disegni dettagliati dell'area, in cui l'esplorazione era continuata in modo fervente vista la ricchezza e l'interesse dei sovrani spagnoli e portoghesi.
[modifica] Antartide
Hancock sposa la tesi di Hapgood secondo cui la mappa rappresenterebbe un tratto della Terra della Regina Maud, e aggiunge che si tratterebbe delle terre sottostanti il ghiaccio viste dall'alto. La parte di Sud America deformata a destra diventerebbe quindi una parte di Antartide. La mappa riporta diverse note, tra queste una molto esplicativa:
- Questa terra è disabitata. Tutto è rovina e si dice che siano stati trovati grossi serpenti. Per questa ragione gli infedeli Portoghesi non sono sbarcati in queste terre che si dice siano molto calde
La descrizione non è compatibile con l'Antartide (a meno di ammettere immensi cambiamenti tettonici e climatici), ma corrisponde alla perfezione alla zona della foresta brasiliana se il continente non fosse deformato ad arte per i motivi politici sopra citati.
Se questa terra fosse l'Antartide, sarebbe molto più grande di quello che è in realtà e mancherebbe totalmente quasi metà del Sud America, una parte già allora in buona parte esplorata e nota.
Inoltre, sarebbe unita al continente sudamericano, una condizione non compatibile con la contestualizzazione storica data da Hapgood né con le viste dall'alto di Hancock. Sarebbe invece coerente coi dati derivanti dalle mappe degli esploratori, che considerarono sino al 1620 un golfo quello che in realtà era lo Stretto di Magellano.
Una nota va però aggiunta. Alcuni dettagli della estremità dell'"Antartide" (o del Brasile deformato) combaciano con elementi dello Stretto di Magellano allora noti solo sommariamente, e vi somigliano con impressionante precisione. Anche questi dettagli vennero probabilmente tratti dal mappamondo di Behaim, che riportava, tra i primi all'epoca, alcuni dettagli molto precisi derivanti dalle spedizioni portoghesi.
In alternativa, non è possibile escludere un ritocco o un'aggiunta in un secondo tempo, una pratica comune che ebbe grande utilizzo dopo le grandi scoperte di Ferdinando Magellano.
[modifica] Falkland
Sulla mappa sono posizionate alcune isole, descritte tramite la frase
- Le isole sono deserte, ma qui la primavera dura molto
La posizione e la geografia combacerebbero con quella delle Isole Falkland, ma nel 1500 ancora non erano note essendo state scoperte ufficialmente nel 1592.
In realtà le isole presenti sulla mappa di Piri Reìs erano riportate anche da altre mappe dell'epoca, tra cui quella di Pedro Reinel del 1522 (una primitiva rappresentazione dei ghiacci esterni del circolo antartico) e nella carta di Martin Waldseemuller del 1507.
Queste mappe hanno portato gli storici a formulare l'ipotesi che le isole fossero già state avvistate e mappate, ma non esplorate a fondo: è probabile che gli autori di questa scoperta fossero i già citati Vespucci e Paulmier de Gonneville.
Il lavoro di Waldseemuller, il più antico a riportare le isole, venne realizzato basandosi sulle spedizioni di Vespucci.
[modifica] Bibliografia
- Gregory C. McIntosh, The Piri Reis Map of 1513, The University of Georgia Press, Athens, Georgia, 2000.
- Monique de la Roncière e Michel Mollat, Les portulans: cartes marines du XIII au XVII siècle, Parigi, Nathan, 1984.
- Svat(opluk) Soucek,Islamic charting in the Mediterranean, in: The History of cartography, Chicago, 1992.
- Svat(opluk) Soucek, Piri Reis and Turkish map-making after Columbus, Londra, 1992.
- Portolani e Carte Nautiche XIV-XVIII Secolo, Istituto Italiano di Cultura, Istanbul, 1994.
- Hakkinda Izahname e Yusuf Akçura, Piri Reis Haritasi (La Carta di Piri Reis), Ankara, 1935 (ristampa 1999).