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Costituzione Europea - Wikipedia

Costituzione Europea

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Col termine Costituzione Europea si suole chiamare il Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. Il suo scopo, oltre a quello di sostituire i diversi trattati esistenti che al momento costituiscono l'ossatura giuridica dell'Unione Europea, è principalmente quello di dare all'UE un assetto politico chiaro e definitivo riguardo le sue istituzioni, le sue competenze, le modalità decisionali, la politica estera.

A dispetto del nome, però, non si tratta di una vera costituzione che sancisce la nascita di una sovranità (come la costituzione federale degli Stati Uniti d'America), bensì di una sorta di Testo Unico, in cui vengono solo recepiti e riordinati testi giuridici preesistenti, con poche vere innovazioni e senza alcun trasferimento di sovranità.

Testo in due lingue della Costituzione approvata ed in attesa di ratifica; il testo è disponibile in oltre 20 lingue.
Testo in due lingue della Costituzione approvata ed in attesa di ratifica; il testo è disponibile in oltre 20 lingue.

La Costituzione europea si compone di un preambolo, di quattro parti (per un totale di 448 articoli), di 36 protocolli, due allegati, un Atto finale:

  • il preambolo enuncia i principi e gli obiettivi ideali dell'Unione,
  • la prima parte enuncia la sua natura, le sue istituzioni, i suoi principi e i suoi simboli,
  • la seconda parte integra la precedente Carta dei diritti fondamentali,
  • la terza parte enuncia le disposizioni che regolano il funzionamento pratico dell'Unione nei vari settori,
  • i protocolli spiegano alcune particolari regole di funzionamento,
  • i due allegati sono delle postille,
  • l'Atto finale sintetizza la Costituzione e funge da conclusione.

Indice

[modifica] La necessità di una Costituzione per l'Europa

All'inizio del nuovo millennio l'Unione europea, ormai esistente in diverse forme da circa mezzo secolo, si è trovata a dover affrontare nuove importanti sfide. Nel 2000 la legislazione europea veniva rinnovata con il Trattato di Nizza (7-10 dicembre 2000), che introduceva flessibilità e riforme in vista di un allargamento dell'Europa da 15 a 27 membri (entro il 2007). Sebbene le innovazioni introdotte abbiano migliorato i processi decisionali e meglio organizzato le istituzioni dell'UE, il Trattato di Nizza era nato come compromesso tra le diverse idee dei paesi membri e quindi non adeguatamente capace di rispondere alle future sfide dell'[Europa]. Per tale motivo all'atto finale della conferenza intergovernativa che avrebbe varato il nuovo trattato venne aggiunta all'ultimo momento una "Dichiarazione sul futuro dell'Unione". In essa si ponevano i nuovi problemi da risolvere entro il 2004, anno dell'allargamento dell'Unione ad altri 10 membri. Esse riguardavano:

  • le modalità per stabilire e mantenere una più precisa delimitazione delle competenze tra l'Unione europea e gli Stati membri, che rispecchi il principio di sussidiarietà;
  • lo status della Carta dei diritti fondamentali, proclamata a Nizza;
  • una semplificazione dei trattati al fine di renderli più chiari e meglio comprensibili senza modificarne la sostanza;
  • il ruolo dei Parlamenti nazionali nell'architettura europea;
  • migliorare e continuare a garantire la legittimità democratica e la trasparenza dell'Unione e delle sue Istituzioni, per avvicinarle maggiormente ai cittadini degli Stati membri.

Il 15 dicembre 2001 al consiglio europeo di Laeken venne proclamata la “Dichiarazione di Laeken” di importanza primaria, poiché oltre a ribadire i problemi sul tavolo fissati fin da Nizza venne convocata ufficialmente una Convenzione europea, un organo straordinario incaricato di giungere alla soluzione concreta dei problemi entro il 2004. La Dichiarazione indicava le due grandi sfide dell'Europa del nuovo millennio: una interna, l'avvicinare cioè le istituzioni europee al cittadino e potenziare la democraticità dell'Unione; una esterna, il ruolo cioè che avrebbe avuto l'Europa unita nello scenario post 11 settembre 2001, in quale modo si sarebbe imposta sullo scenario internazionale per far valere la pace, la democrazia e i diritti dell'uomo. Concretamente venivano richieste le seguenti riforme, prioritarie per creare un'Unione forte:

  • introdurre una distinzione più chiara tra tre tipi di competenze: quelle esclusive dell'Unione, quelle degli Stati membri, quelle condivise tra l'Unione e gli Stati membri, chiarire a quale livello le competenze si esercitano nella maniera più efficace e come applicare, a tale riguardo, il principio di sussidiarietà;
  • sviluppare una politica estera e di sicurezza comune più coerente;
  • decidere se intensificare la cooperazione in materia di inclusione sociale, di ambiente, di sanità, di sicurezza alimentare oppure invece demandare queste questioni agli Stati membri e, ove la loro costituzione lo preveda, alle regioni;
  • ridurre il numero di strumenti legislativi e riassumere in un unico documento il vastissimo corpus giuridico dell'Unione, per garantire la massima chiarezza (attualmente le leggi europee sono racchiuse in quattro trattati: quelli di Roma, di Maastricht, di Amsterdam e di Nizza) ;
  • decidere se rafforzare l'autorità e l'efficienza della Commissione europea, secondo quali modalità designare il Presidente della Commissione, se rafforzare il ruolo del Parlamento europeo, se introdurre una circoscrizione elettorale europea o continuare ad attenersi a circoscrizioni stabilite a livello nazionale;
  • decidere il ruolo e le competenze dei Parlamenti nazionali;
  • dare un valore giuridico alla Carta dei diritti fondamentali.

A questi complessissimi quesiti la Dichiarazione rispose con la convocazione della Convenzione sul futuro dell'Europa, proclamando presidente Valéry Giscard d'Estaing (ex presidente della repubblica francese) e vicepresidenti Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene. I lavori della Convenzione si aprirono ufficialmente il 28 febbraio 2002.

[modifica] I lavori della Convenzione europea

Per approfondire, vedi la voce Convenzione Europea.
Una seduta plenaria della Convenzione europea. In primo piano, da sinistra, il vicepresidente Amato, il presidente Giscard d'Estaing e il vicepresidente Dehaene
Una seduta plenaria della Convenzione europea. In primo piano, da sinistra, il vicepresidente Amato, il presidente Giscard d'Estaing e il vicepresidente Dehaene

Conclusisi il 10 luglio 2003, i lavori della Convenzione sul futuro dell’Europa sono durati diciassette mesi, durante i quali i suoi membri hanno quotidianamente discusso i delicati temi sul tavolo del dibattito. I membri della Convenzione, in numero di 102 (più 12 osservatori), nominati dai governi e dai parlamenti nazionali degli stati membri e dei paesi candidati all’adesione, e dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, nel corso dei mesi di lavoro si sono riuniti in vari gruppi specifici ognuno con un tema da affrontare, discutendo poi le loro proposte e le loro soluzioni in 26 assemblee plenarie durante le quali esse sono state votate e/o modificate. I lavori della Convenzione si sono svolti in una completa trasparenza, poiché tutte le sedute plenarie sono state aperte al pubblico e tutta l’enorme mole di documenti prodotti è stata sempre disponibile per la consultazione sui siti Internet istituzionali.

Inoltre, nel corso dei lavori la Convenzione ha incontrato numerosi gruppi non istituzionali (confessioni religiose, organizzazioni non-profit, società civile, gruppi di riflessione, organizzazioni locali e regionali) lasciando aperto un forum dove raccogliere contributi di chiunque volesse dire la sua (quasi 1300 contributi) e dedicando una particolare giornata all’incontro con i giovani, le cui proposte sono state al centro di numerosi dibattiti. Pur tuttavia, non adeguatamente pubblicizzata la Convenzione è finita per non attirare l’attenzione della maggioranza dell’opinione pubblica, col risultato che il frutto conclusivo è stato accolto con freddezza. Risultato finale, presentato dal presidente Giscard d’Estaing il 18 luglio 2003 a Roma, è stato il "Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa", in quattro parti, vera e propria costituzione europea che ha in pratica trasformato la Convenzione in una Costituente.

[modifica] La Conferenza intergovernativa (CIG)

Versioni del Trattato che istituisce una costituzione per Europa nella lingua inglese, pubblicata da Unione Europea per grande pubblico. Da sinistra a destra: la brutta copia dalla convenzione europea; la versione intergovernativa completa di congresso (testo come firmato dai plenipotenziari da ratificare) con i protocolli e gli annessi; la versione ridotta con la risoluzione del Parlamento Europeo dell'approvazione, ma senza i protocolli e gli annessi, per gli ospiti al Parlamento Europeo. Le versioni in altre lingue comunitarie inoltre sono state pubblicate.
Versioni del Trattato che istituisce una costituzione per Europa nella lingua inglese, pubblicata da Unione Europea per grande pubblico. Da sinistra a destra: la brutta copia dalla convenzione europea; la versione intergovernativa completa di congresso (testo come firmato dai plenipotenziari da ratificare) con i protocolli e gli annessi; la versione ridotta con la risoluzione del Parlamento Europeo dell'approvazione, ma senza i protocolli e gli annessi, per gli ospiti al Parlamento Europeo. Le versioni in altre lingue comunitarie inoltre sono state pubblicate.

Dopo la presentazione ufficiale del progetto costituzionale, la presidenza di turno italiana dell’UE ha rapidamente convocato la Conferenza intergovernativa (CIG) incaricata di discutere e se necessario modificare il progetto in vista di una sua ratifica. La CIG è composta dai capi di Stato o di governo dei 25 paesi dell’Unione, dai ministri degli Affari esteri di tali stati, dal presidente della Commissione europea (allora Romano Prodi) e dal presidente del Parlamento europeo (allora Pat Cox) nonché da alcuni membri attivi della Convenzione. La prima seduta è stata convocata per il 4 ottobre 2004. Dopo una modifica redazionale e giuridica del documento costituzionale attuato dal gruppo dei giuristi (un organo incaricato di attuare un approfondito esame giuridico e linguistico del testo per evitare ambiguità o lacune), i membri della CIG hanno iniziato l’esame dei punti controversi del trattato. I principali punti controversi sono stati:

  • il nuovo sistema decisionale, basato sulla maggioranza qualificata (50% degli Stati membri che rappresentino il 60% della popolazione dell’Unione) è stato fortemente criticato da Spagna e Polonia, che hanno richiesto il ritorno alla ponderazione dei voti del Trattato di Nizza, che li favoriva;
  • la decisione di abolire definitivamente le decisioni a votazione unanime sostituendole con quelle a maggioranza qualificata ha scontentato quei paesi (come la Gran Bretagna) che non vogliono perdere la propria autonomia nei campi della fiscalità e della politica estera;
  • l’attribuzione dei seggi del Parlamento europeo, fissato a 736 con una soglia minima di 4, ha scontato i Paesi con bassa popolazione che hanno chiesto un aumento della soglia minima a 5 o a 6;
  • Il numero di membri della Commissione europea, attualmente a 15 (uno per stato membro) era stato fissato in occasione dell’allargamento a 25 paesi sempre a 15 commissari più tanti commissari senza diritto di voto quanti erano i paesi senza rappresentanza in Commissione: la decisione ha scontentato i paesi “piccoli”, timorosi di una perdita d’influenza in Commissione;
  • La decisione di riunire i vari Consigli dei ministri dell’Unione (eccezion fatta per quello degli esteri) in due soli organi – il Consiglio legislativo e quello per gli Affari generali – ha accontento solo due delegazioni ed è stata dunque abolita;
  • la presidenza dei vari Consigli dei ministri dell’Unione, affidata dalla Convenzione a uno stato membro a rotazione per un anno, risultava troppo confusa;
  • la formula del preambolo introduttivo sul richiamo alle “eredità culturali, religiose e umanistiche” dell’Europa ha scontentato alcuni paesi che hanno richiesto un esplicito riferimento alle radici cristiano-giudaiche dell’Europa e a Dio;
Dichiarazione finale della CIG del 18 giugno 2004
Dichiarazione finale della CIG del 18 giugno 2004

Le numerose sessioni presiedute da Silvio Berlusconi, presidente di turno dell’UE, pur risolvendo la maggioranza dei quesiti sul tavolo dei negoziati non erano riuscite a giungere ad un compromesso sulla maggioranza qualificata per via delle forti critiche di Spagna e Polonia. Per tale motivo, durante la sessione conclusiva dal 12 e 13 dicembre 2003 a Bruxelles, veniva dichiarato il fallimento dei negoziati e le questioni passavano alla nuova presidenza di turno irlandese, guidata da Bertie Ahern. Dopo numerosi incontri bilaterali, nel marzo del 2004 un appello del Parlamento europeo faceva seguito a quello dell’ex presidente della Convenzione Giscard d’Estaing nel chiedere la ripresa dei negoziati, poiché la ratifica della Costituzione rimaneva di prioritaria importanza. Le nuove sessioni della CIG, tra l’aprile e il giugno del 2004, si sono concluse nel Consiglio europeo di Bruxelles del 17-18 giugno 2004: il problema della maggioranza qualificata veniva risolto e si giungeva definitivamente a un accordo sul testo.

[modifica] La firma della Costituzione

Berlusconi e Frattini firmano la Costituzione UE per il governo italiano
Berlusconi e Frattini firmano la Costituzione UE per il governo italiano

Il 29 ottobre 2004 si è svolta a Roma la cerimonia (trasmessa in eurovisione) della firma del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. Hanno firmato la Costituzione i capi di Stato o di governo dei 25 paesi dell’Unione europea e i loro ministri degli esteri. Bulgaria, Romania e Turchia, in qualità di paesi candidati, hanno firmato solo l’Atto finale, mentre la Croazia ha partecipato come osservatore.

██ Membri che hanno ratificato ██ Membri che hanno votato "No" ██ Membri che non hanno ancora deciso ██ Candidati

██ Membri che hanno ratificato

██ Membri che hanno votato "No"

██ Membri che non hanno ancora deciso

██ Candidati

La firma della Costituzione è avvenuta nella Sala degli Orazi e Curiazi, la stessa storica sala in cui il 25 marzo 1957 i sei paesi fondatori firmarono i trattati che istituivano la CEE e l’Euratom (Trattati di Roma).

[modifica] L'iter di ratifica

È iniziato quindi il lungo processo di ratifica del testo costituzionale da parte dei 25 paesi dell’Unione europea (oggi 27), ratifica che avviene o per via parlamentare – come nel caso italiano – o tramite referendum popolari. In quest’ultimo caso, hanno risposto favorevolmente alle urne i cittadini di Spagna (20 febbraio 2005) e Lussemburgo (10 luglio 2005), mentre i cittadini di Francia (29 maggio 2005) e Olanda (1 giugno 2005) hanno votato in maggioranza no. Quest’ultimo risultato ha praticamente congelato l’iter di ratifica, da concludersi entro la fine del 2006: alcuni paesi (tra cui Danimarca e Gran Bretagna) che ancora non hanno ratificato la Costituzione non hanno ancora fissato date per eventuali referendum. Del resto, non si sa quale risposta dare ai no di Francia ed Olanda, e ad eventuali possibili no di altri paesi. Nel summit europeo del 15 e 16 giugno 2006, i capi di stato e di governo dei paesi membri si sono posti l'obiettivo di risolvere la questione entro il 2008 o comunque prima delle elezioni europee del 2009. Tra le possibili soluzioni: l'apertura di una nuova "mini-CIG" per una parziale riscrittura della Carta costituzionale, la "riduzione" della Carta attuale ai principi fondamentali rinominandola "Trattato fondamentale", piccoli aggiustamenti alla Carta esistente, come l'inserimento di un "protocollo sociale".

Nelle tabelle di seguito la situazione delle ratifiche.

Stato membro Data[1] Risultato[2] Notifica presso il Governo italiano[3]
Lituania 11 novembre 2004  Ratificato dal parlamento unicamerale (Seimas) con 84 voti a favore, 4 contrari e 3 astentioni.[4] 17 dicembre, 2004
Ungheria 20 dicembre, 2004  Ratificato dal parlamento (Országgyűlés): 323 voti a favore, 12 contrari, 8 astenuti.[5] 30 dicembre, 2004
Slovenia 1 febbraio 2005  Ratificato dall'Assemblea Nazionale (Državni zbor): 79 voti a favore, 4 contrari, nessun astenuto.[6] 9 maggio, 2005
Italia 25 gennaio 2005
6 aprile 2005
 Ratificato dalla Camera dei Deputati: 436 favorevoli, 28 contrari, 5 astensioni.[7]
 Ratificato dal Senato: 217 voti a favore, 16 contrari, nessun astenuto.[8]
25 maggio, 2005
Spagna 20 febbraio 2005

28 aprile 2005
18 maggio 2005
 Ratificato con referendum: 76.73% fovorevoli, 17.24% contrari, 6.03% bianche, 42.32% di votanti sul totale degli aventi diritto.[9]
 Ratificato dal Congreso de los Diputados: 311 voti a favore 19 contrari, nessun astenuto.[10]
 Ratificato dal Senado: 225 favorevoli, 6 contrari, 1 astenuto.[11]
15 giugno, 2005
Austria 11 maggio 2005
25 maggio 2005
 Ratificato dal Congresso Nazionale (Nationalrat): approvato per "alzata di mano" con un voto contrario.[12]
 Ratificato dal Consiglio Federale (Bundesrat): approvato per "alzata di mano" con 3 voti contrari.[13]
17 giugno, 2005
Grecia 19 aprile 2005  Ratificato dal parlamento(Βουλή των Ελλήνων): 268 voti a favore, 17 contrari, 15 astensioni.[14] 28 luglio, 2005
Malta 6 luglio 2005  Ratificato dalla Camera dei rappresentanti (Il-Kamra).[15] 2 agosto, 2005
Cipro 30 giugno 2005  Ratificato dal parlamento (Βουλή των Αντιπροσώπων): 30 voti a favore, 19 contrari, 1 astensione.[16] 6 ottobre, 2005
Lettonia 2 giugno 2005  Ratificato dal parlamento (Saeima): 71 voti a favore 5 contrari, 6 astenuti.[17] 3 gennaio, 2006
Lussemburgo 10 luglio 2005
25 ottobre 2005
 Ratificato tramite referendum: 56.52% favorevoli, 43.48% contrari calcolati sull'87.77% dei partecipanti al voto sul totale degli aventi diritto[18]
 Ratificato dalla Camera dei deputati (Châmber): 57 favorevoli 1 contrario, nessun asteuto.[19]
30 gennaio, 2006
Belgio 28 aprile 2005
19 maggio 2005
17 giugno 2005

20 giugno 2005

29 giugno 2005
19 luglio 2005

8 febbraio 2006
 Ratificato dal Senato (Sénat/Senaat): 54 favorevoli 9 contrari, 1 astensione.[20]
 Ratificato dalla Camera dei rappresentanti (Chambre/Kamer): 118 voti a favore, 18 contrari, 1 astensione.[21]
 Ratificato dal Palamento di Bruxelles (Parlement Bruxellois/Brussels Hoofdstedelijk Parlement): 70 favorevoli, 10 contrari, nessun astenuto.[22]
 Ratificato dal parlamento della comunità germanofona (Parlament der Deutschsprachigen Gemeinschaft): 21 favorevoli, 2 contrari, nessun astenuto.[23]
 Ratificato dal parlamento Vallone (Parlement wallon): 55 favorevoli, 2 contrari, nessun astenuto.[24]
 Ratificato dal parlamento della comunità francofona (Parlement de la Communauté française): 79 favorevoli, nessun contrario, nessun astenuto.[25]
 Ratificato dal parlamento fiammingo (Vlaams Parlement): 84 favorevoli, 29 contrari, 1 astensione.[26]
13 giugno, 2006
Estonia 9 maggio 2006  Ratificato dal parlamento (Riigikogu): 73 voti favorevoli, 1 voto contrario, nessun astenuto.[27] 26 settembre, 2006
Bulgaria 1 gennaio, 2007  Ratificato in base al Trattato di adesione all'Unione Europea Non richiesto
Romania 1 gennaio, 2007  Ratificato in base al Trattato di adesione all'Unione Europea Non richiesto
Slovacchia 11 maggio, 2005  Ratificato dal Consiglio nazionale (Narodna rada): 116 favorevoli, 27 contrari, 4 astenuti.[28] Sospesa. Il Presidente della republica non ha ancora firmato la relativa legge.
 Germania 12 maggio 2005
27 maggio 2005
 Ratificato dal Bundestag: 569 voto favorevoli, 23 contrari, 2 astensionsi.[29]
 Ratificato dal Bundesrat: 66 favorevoli, nessun contrario 3 astenuti.[30]
In attesa di decisione da parte della Corte Costituzionale[31]
Finlandia
incl. Åland Åland[32]
5 dicembre 2006
In sospeso
 Ratificato dal parlamento (Eduskunta/Riksdag): 125 voti a favore, 39 contrari, 4 astenuti.[33]
Parlamento delle Åland (Lagting)[34]
In sospeso
Francia 29 maggio 2005
Non definito
Non definito
 Respinto tramite referendum: 54.68% a 45.32%, con una percentuale di votanti del 69.34%.[35]
Assemblea Nazionale (Assemblée Nationale):
Senato (Sénat):
Paesi Bassi 1 giugno 2005
Non definito
Non definito
 Respinto tramite referendum: 61.54% a 38.46%, con una percentuale di votanti del 63.30%.[36]
Seconda camera (Tweede Kamer):
Prima camera (Eerste Kamer):
Repubblica Ceca Cancellato
Non definito
Non definito
Referendum cancellato
Senato (Senát):
Camera dei deputati (Poslanecká sněmovna):
Danimarca Posposto
Non definito
Referendum posposto
Parlamento (Folketing):
Irlanda Posposto
Non definito
Non definito
Referendum posposto
Camera (Dáil Éireann):
Senato (Seanad Éireann):
Polonia Posposto
Non definito
Non definito
Referendum posposto
Camera dei deputati (Sejm):
Senato (Senat):
Portogallo Posposto
Non definito
Referendum posposto
Assemblea della repubblica (Assembleia da Republica):
Svezia Non definito Parlamento (Riksdag):
Regno Unito Posposto
Non definito
Non definito
Referendum posposto
Camera dei comuni:
House of Lords:

Riepilogo dello stato del processo di ratifica (dati aggiornati al 22 febbraio 2007)

Stato del processo Numero di paesi membri Paesi che hanno effettuato un referendum
Processo di ratifica completato 15
Austria
Belgio
Bulgaria
Cipro
Estonia
Grecia
Ungheria
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Malta
Romania
Slovenia
Spagna
2










Lussemburgo



Spagna
Ratifica da parte del parlamento completata 3
Finlandia
 Germania
Slovacchia
0



Non ratificato 2
Francia
Paesi Bassi
2
Francia
Paesi Bassi
Processo non ancora concluso 7
Repubblica Ceca
Danimarca
Irlanda
Polonia
Portogallo
Svezia
Regno Unito
5

Danimarca
Irlanda
Polonia
Portogallo

Regno Unito
  1. Dettaglio delle ratifiche
  2. Qualora ne siano state previste più d'una, i risultati sono riferiti all'ultima delle votazioni parlamentari
  3. L'articolo IV-447 del Trattato stabilisce che - affinché il Trattato stesso possa entrare in vigore - gli strumenti di ratifica debbano essere depositati presso il governo della Repubblica italiana. Ciascun paese membro notifica gli strumenti di ratifica al termine del processo interno di ratifica (comprensivo delle ratifiche del parlamento e del capo dello stato). La presente lista è ordinata in base alla data di deposito degli strumenti di ratifica.
  4. Risultati del parlamento lituano
  5. Risultati del parlamento ungherese
  6. Risultati dell'Assemblea Nazionale slovena
  7. Risultati alla Camera dei deputati italiana
  8. Risultati del Senato italiano
  9. Risultati del referendum spagnolo
  10. Risultati del Congresso dei deputati spagnolo
  11. Risultati del Senato spagnolo
  12. Risultati del Nationalrat austriaco
  13. Risultati del Bundesrat austriaco
  14. Risultati del parlamento greco
  15. Risultati del parlamento maltese
  16. Risultati del parlamento cipriota
  17. Risultati del parlamento lettone
  18. Risultati del referendum in Lussemburgo
  19. Risultati della Camera dei deputati lussemburghese
  20. Risultati del senato belga
  21. Risultati della Camera dei rappresentanti belga
  22. Risultati del parlamento di Bruxelles
  23. Risultati del parlamento belga della comunità germanofona
  24. Risultati del parlamento Vallone (Belgio)
  25. Risultati del parlamento belga della comunità francofona
  26. Risultati del parlamento fiammingo (Belgio)
  27. Risultati del parlamento estone
  28. Risultati del Consiglio nazionale slovacco
  29. Risultati del Bundestag tedesco
  30. Risultati del Bundesrat tedesco
  31. Opinione della Corte costituzionale tedesca
  32. Le Åland sono una provincia autonoma della Finlandia. Fanno parte dell'Unione Europea, ma sono soggette a specifiche eccezioni. Le Åland non sono parte in causa del Trattato costituzionale ma, ai sensi dell paragrafo 5 dell'Articolo IV-440 del Trattato, lo stesso si applica, con alcune deroghe, su tale territorio. La ratifica del parlamento delle Åland non è necessaria all'entrata in vigore della Costituzione europea ma è necessaria affinché possa essere applicato quanto previsto dal paragrafo 5 dell'Articolo IV-440 del Trattato.
  33. Risultati del parlamento finlandese
  34. Posizione del parlamento delle Åland sulla Costituzione europea
  35. Risultati del referendum francese
  36. Risultati del referendum olandese

[modifica] Le principali innovazioni della Costituzione

Rispetto ai precedenti trattati la Costituzione introduce un certo numero di novità, peraltro più formali che sostanziali. Tali novità vorrebbero semplificare il processo decisionale e conferire all'Unione e alle sue istituzioni maggiori poteri per operare. Le principali sono le seguenti:

  • Viene abolita la struttura in 3 pilastri e creata un'organizzazione unica che racchiude le precedenti Comunità europee e l'Unione europea.
  • Viene sancita la personalità giuridica dell'Unione europea (finora riconosciuta solo alle Comunità europee).
  • Il Parlamento europeo ora elegge il presidente della Commissione europea; può avere un massimo di 750 seggi con un minimo di 6 per Stato (la Convenzione aveva proposto un minimo di 4 senza soglia massima).
  • Viene abolita la presidenza a rotazione del Consiglio dell'Unione Europea: si instaura un presidente stabile, eletto a maggioranza qualificata dal Consiglio stesso con un mandato di due anni e mezzo rinnovabile una sola volta; esso ha gli stessi compiti del presidente di turno attuale e rappresenta l'Unione europea (un po' come il nostro presidente della Repubblica).
  • Ora il Consiglio europeo e il Consiglio dei Ministri dell'Unione non adottano più le scelte con la precedente ponderazione dei voti stabilita dal Trattato di Nizza, ma con la formula della maggioranza qualificata: una risoluzione o una legge è approvata con il voto favorevole del 55% degli Stati membri (minimo di 15) che rappresentino il 65% della popolazione europea; la minoranza di blocco deve comprendere almeno quattro Stati. Anche se questa nuova formulazione viene presentata come un'innovazione decisiva, in realtà la "Costituzione" si limita a prendere atto del permanere di questi "organismi" intergovernativi, che non sono altro che una conferenza internazionale semipermanente.
  • Viene introdotta la figura del Ministro degli Affari esteri dell'Unione: esso riassume in sé e dunque elimina le precedenti figure dell'Alto Segretario per la Politica Estera e di Sicurezza Comune (attualmente Javier Solana) e del commissario alle relazioni esterne; guida la politica estera dell'Unione, è vicepresidente della commissione, presiede il Consiglio Affari esteri, è eletto a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo con l'accordo del Presidente di commissione.
  • La Commissione europea resterà fino al 2014 composta da un componente per Stato membro (dunque 27 membri dopo il 2007); in seguito sarà composta da un numero di membri pari ai 2/3 degli Stati membri e funzionerà a rotazione.
  • Vengono formalmente enunciati i campi in cui l'Unione dispone di competenza esclusiva, quelli di competenza concorrente con i singoli Stati membri e quelli in cui ha solo competenza per azioni di sostegno.
  • È introdotto il sistema delle cooperazioni rafforzate, che permette agli Stati che ne fanno richiesta (minimo un terzo degli Stati membri) di avviare cooperazioni più forti nei campi previsti dalla Costituzione rispetto a quelle vigenti nell'Unione.
  • In materia di difesa, i Compiti di Petersberg sono ampliati; ciò vuol dire che gli eserciti europei possono ora intervenire in casi di missioni di disarmo, stabilizzazione al termine dei conflitti, lotta al terrorismo; è istituita un'Agenzia europea degli armamenti.
  • Le decisioni all'unanimità, che prima bloccavano il processo decisionale dell'Unione, restano ora solo per la politica estera e di difesa comune e per la fiscalità (cioè proprio per gli ambiti in cui più forte si sente l'esigenza di una voce comune dell'Europa); sono abolite riguardo il settore della giustizia.
  • Cittadini dell'Unione in numero di almeno un milione appartenenti a più Stati membri possono ora invitare formalmente la Commissione a legiferare su un tema da loro ritenuto importante; questa è una delle opzioni più democratiche attuate dalla Costituzione.
  • I parlamenti nazionali sono ora detentori di un "meccanismo di allerta precoce" che blocca l'iter decisionale dell'Unione qualora questa scavalchi le norme costituzionali.
  • Nei casi di revisione futura della Costituzione, verrà indetta una nuova Convenzione con l'incarico di modificare il testo.

Tutte queste novità aumentano, a detta degli estensori, la democraticità, la trasparenza e i poteri dell'Unione europea.

[modifica] I punti controversi

Il testo originale della Costituzione
Il testo originale della Costituzione

Le forti critiche al testo costituzionale espresse dalle più disparate correnti politiche si basano su opinioni spesso diametralmente opposte.

Fondamentalmente le controversie nascono dalla volontà di creare un "documento debole", cioè non indirizzato chiaramente ma al fondo legato ad essere un minimo comune divisore fra le varie visioni di Stato delle nazioni europee. In buona parte le critiche e i no verso la Costituzione vengono da parte dell'opinione pubblica meno interessata alla politica, i cosidetti "euroscettici", che rifiutano l'Unione europea per come è stata strutturata, vista come troppo burocratizzata e poco efficace nel risolvere gli interessi reali dei cittadini.

A queste critiche se ne sono aggiunte altre dagli ambienti religiosi riguardo l'assenza di riferimenti alle radici giudaico-crisitiane della coscienza europea: molti sono stati i richiami fatti da Papi, rabbini e capi spirituali protestanti. Gli stati che valorizzano la laicità dello stato, in primis la Francia, si sono opposti duramente a un esplicito riferimento religioso nella Costituzione, mentre stati a maggioranza cattolica e ortodossa (tra cui l'Italia, la Polonia e la Grecia) hanno spinto verso un inserimento di questi riferimenti nel testo.

Non va dimenticata, poi, la posizione severamente critica da parte di istanze non sospettabili di scarso spirito europeista o di sciovinismo nazionalista, come gran parte dei Federalisti Europei, i quali hanno ripetutamente bollato come un inganno quello di chiamare "Costituzione" un documento che tale non è.

In Francia la vittoria del 'no' è dipesa principalmente dalla contrarietà di una larga fetta dell'opinione pubblica: sinistra radicale, fronte nazionale, ambienti cattolici e Lefebvriani, no-global, e pacifisti accesi hanno criticato la presenza di principi neoliberisti nel testo, l'eccessiva importanza data ai temi economici e capitalistici, l'assenza di riferimenti al ripudio della guerra e il fatto che gli eserciti europei ora possano intervenire in più occasioni, le troppo scarse garanzie in difesa dei lavoratori, degli immigrati, del welfare state.

Ragioni ben diverse quelle dei no della destra nazionalista, principalmente in Olanda. La paura in questo caso è che la Costituzione ora disponga di poteri tali da svuotare di significato e di autorità i singoli stati, promuovendo un appiattimento delle identità nazionali in nome di un'unione indifferenziata.

[modifica] Bibliografia

Per informazioni dettagliate sulla Costituzione utilissimi sono i numerosi siti Internet, ma studi approfonditi sono stati compiuti da esperti nei seguenti volumi di facile reperibilità:

  • Studi sulla Costituzione europea. Percorsi e ipotesi, a cura di A. Lucarelli e A. Patroni Griffi (presentazione di Rocco Buttiglione e prefazione di Giorgio Napolitano), "Quaderni della Rassegna di diritto pubblico europeo", n. 1, ESI – Edizioni scientifiche italiane, 2003.
  • Jacques Ziller, La nuova Costituzione europea, con introduzione di Giuliano Amato, Il Mulino, 2004.
  • Diritti e Costituzione nell'Unione europea, a cura di G. Zagrebelsky, Laterza, 2005
  • La Costituzione europea: un primo commento (con CD-ROM), a cura di F. Bassanini e G. Tiberi, Il Mulino, 2004.
  • La Costituzione europea. Luci e ombre, a cura di E. Paciotti, ed. Meltemi, 2003.
  • Carlo Curti Gialdino, La Costituzione europea. Genesi - Natura - Struttura - Contenuto (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato), 2005

Il testo integrale della Costituzione europea in formato cartaceo è acquistabile in ogni libreria in diverse edizioni. Negli uffici informativi e di cittadinanza dell'Unione in tutta Europa il testo è gratuito.

[modifica] Numismatica

[modifica] Filatelia

  • Il 29 ottobre 2005 le Poste Italiane hanno emesso un francobollo da 0,52 euro celebrativo della firma della Costituzione europea, recante il logo realizzato per l'occasione.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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U N I O N E   E U R O P E A   ( U E )
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Comunità Economica
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