Nerone
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Tiberio Claudio Nerone Domiziano Cesare (Anzio, 15 dicembre 37 - 6 giugno 68), nato Lucio Domizio Enobarbo fu Imperatore Romano dal 54 al 68 .
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[modifica] Biografia
[modifica] I primi anni
Nacque ad Anzio il 15 dicembre 37, da Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobarbo. Il padre apparteneva alla famiglia dei Domizi Enobarbi, una stirpe considerata di "nobiltà plebea" (ovvero recente) e così chiamata per il colore bronzeo della barba e dei capelli. La madre, invece, era figlia di Germanico e sorella dell'imperatore Caligola.
Nel 39 Agrippina venne mandata in esilio dal fratello, che la sospettava di congiurare contro di lui. L'anno seguente morì il padre Gneo, il cui patrimonio venne confiscato da Caligola. Lucio venne affidato alla zia Domizia Lepida ed alle nutrici Egogle e Alessandra. Le fonti antiche[citazione necessaria] riportano che i suoi primi precettori erano stati un barbiere ed un ballerino, dal quale Lucio avrebbe imparato l'amore per la danza e per lo spettacolo.
Nel 41 Caligola viene assassinato e Agrippina Minore poté tornare ad occuparsi del figlio. Lucio venne affidato a due liberti greci (Aniceto e Berillo) per poi proseguire gli studi con due sapienti dell'epoca: Cheremone d'Alessandria e Alessandro di Ege, dai quali il giovane allievo derivò il proprio filoellenismo. Nel 49 Agrippina sposò l'imperatore Claudio, suo zio. Ottenne la revoca dell'esilio per Seneca, che divenne il nuovo precettore del figlio. Domizia Lepida venne condannata a morte con l'accusa di complottare contro Claudio e il giovane Lucio dovette testimoniare a suo sfavore durante il processo.
Agrippina ottenne ancora il fidanzamento tra Lucio e la figlia che Claudio aveva avuto da Messalina, Ottavia, dopo che il precedente fidanzato, il patrizio Lucio Silano, accusato d'incesto, era stato costretto al suicidio. Nel 50 Claudio adottò Lucio, che assume il nome di Nerone e nel 53, quindicenne, sposò l'undicenne Ottavia e pronunziò i suoi primi discorsi pubblici (scritti da Seneca e corretti dalla madre), in latino e greco. Nel 54 morì Claudio, e alcune fonti[citazione necessaria] sospettarono che la morte fosse stata causata da Agrippina, che avrebbe avvelenato il marito con un piatto di funghi. A Claudio successe il figlio adottivo Nerone.
[modifica] Nerone imperatore
Dopo la salita di Nerone al potere nel 55, Britannico, figlio legittimo di Claudio, sarebbe stato fatto uccidere per volere di Sesto Afranio Burro, prefetto del Pretorio, forse con il coinvolgimento di Seneca, e entrambi i personaggi rimpiazzarono Agrippina nella sua influenza sul giovane imperatore.
Il primo scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, considerato incestuoso, con la sorellastra Claudia Ottavia, figlia di Claudio; Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò di Poppea. Questa, ch'era descritta come una donna notevolmente bella, sarebbe stata coinvolta prima del matrimonio con l'imperatore, in una storia d'amore con Marco Salvio Otone, amico di Nerone stesso[1]. Nel 58 Poppea divenne moglie di Nerone e nel 59 fu sospettata d'aver organizzato l'omicidio di Agrippina, mentre Otone venne inviato come governatore in Lusitania, l'odierno Portogallo.
Nel 62 Burro morì e Seneca si ritirò; la carica di prefetto del Pretorio venne assegnata a Tigellino (già esiliato da Caligola per adulterio con Agrippina). Contemporaneamente vennero introdotte una serie di leggi sul tradimento, che provocarono l'esecuzione di numerose condanne capitali.
Nel 63 Nerone e Poppea ebbero una figlia, che tuttavia morì ancora in fasce.
[modifica] L'incendio di Roma
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Per approfondire, vedi la voce Grande incendio di Roma. |
Allo scoppio del Grande incendio di Roma del 64, l'imperatore si trovava ad Anzio, ma raggiunse immediatamente l'Urbe per conoscere l'entità del pericolo e decidere le contromisure. Sebbene avesse organizzato in modo efficiente i soccorsi, venne accusato di aver provocato egli stesso l'incendio, di cui furono quindi incolpati i Cristiani di Roma, dando inizio ad una poderosa persecuzione, mettendo a morte moltissimi cristiani, che già non erano ben visti dalla popolazione, nonché i vertici stessi della chiesa di allora. La questione è tuttavia ancora controversa, sebbene l'immagine dell'imperatore che suonava la lira mentre Roma bruciava è ormai ampiamente superata. Anzi sembra che addirittura aprì i suoi giardini per dar scampo alla popolazione e che partecipò egli stesso allo spegnimento. Per la ricostruzione l'imperatore dettò nuove regole edilizie.
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Nel 65 Nerone fu coinvolto in un altro scandalo, dovuto al fatto che fosse considerato sconveniente per un Imperatore dare spettacolo recitando, cantando e suonando la lira.
Nel 65 venne scoperta la congiura pisoniana (così chiamata da Caio Calpurnio Pisone) e i cospiratori, tra cui anche Seneca, vennero costretti al suicidio. La stessa sorte toccò anche Gneo Domizio Corbulo. In quel periodo, poi, secondo la tradizione cristiana, Nerone ordinò anche la decapitazione di San Paolo e, più tardi, la crocifissione di San Pietro.
Nel 66, morì Poppea, che secondo le fonti sarebbe stata uccisa da un calcio al ventre dello stesso Nerone durante una lite, mentre era in attesa del suo secondogenito.
L'anno successivo, nel 67, l'imperatore viaggiò fra le isole della Grecia, a bordo di una lussuosa galea sulla quale divertiva gli ospiti (fra questi anche tutti gli stupefatti notabili delle città visitate e tributarie di Roma, compresa Atene) con prestazioni artistiche, mentre a Roma, Ninfidio (collega di Tigellino che aveva preso il posto dei congiurati pisoniani) andava procurandosi il consenso di pretoriani e senatori.
Prima di lasciare la Grecia, annunciò personalmente -ponendosi al centro dello stadio d'Istmia, presso Corinto, prima della celebrazione dei giochi panellenici- la decisione di restituire la libertà alle poleis, eliminando il governo provinciale di Roma.[2]
Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunense, si ribellò dopo il ritorno dell'imperatore a Roma, e questo spinse Nerone ad una nuova ondata repressiva: fra gli altri ordinò il suicidio al generale Servio Sulpicio Galba, allora governatore nelle province ispaniche: questi, privo di alternative, dichiarò la sua fedeltà al Senato ed al popolo romano, non riconoscendo più l'autorità di Nerone. Si ribellò quindi anche Lucio Clodio Macero, comandante della III legione Augusta in Africa, bloccando la fornitura di grano per la città di Roma. Nimfidio corruppe i pretoriani, che si ribellarono a loro volta a Nerone, colla promessa di somme di denaro da parte di Galba. Infine il Senato lo depose e Nerone si suicidò il 6 giugno 68.
Con la sua morte terminò la dinastia giulio-claudia.
[modifica] Curiosità
Fu detto anche "Il porrofago" perché era ghiotto di porri. Questo ortaggio, diceva, gli serviva per schiarirsi la voce.
Il suo nome Nero si ricollega al significato di virilità. La radice indo-europea da cui si origina è osservabile ancora in Persiano che, con nār, indica il "maschio".
Probabilmente la sua pazzia fu dovuta all'assunzione di ossido di piombo, largamente usato all' epoca per addolcire vini e cibi pregiati. Successivamente è stato scoperto che provocava danni irreversibili al sistema nervoso.
Era, secondo Svetonio (la notizia è confermata da altre fonti), un validissimo critico di pittura e scultura. Svetonio parla anche delle sue personali qualità artistiche ricordando come avesse scritto molte commedie e componimenti originali. Fu anche un ottimo suonatore di cetra (la notizia secondo cui avesse assistito all'incendio di Roma suonando questo strumento è un falso). Sapeva combattere nel circo.
[modifica] Critica storica
L'immagine di Nerone ci è stata tramandata dai resoconti degli storici contemporanei in modo del tutto negativo: ciò è dovuto in larga parte alla politica condotta dall'imperatore, che si appoggiò ai ceti popolari in opposizione alla classe senatoriale, alla quale gli storici dell'epoca appartenevano per la maggior parte.
L'immagine negativa venne quindi tramandata anche dagli storici cristiani, in quanto Nerone sarebbe stato l'autore della prima persecuzione contro i cristiani. Addirittura si ritenne che Nerone fosse l'anticristo, in quanto la somma del valore numerico delle lettere che compongono le parole "Cesare Nerone" in lingua ebraica è 666, il numero della Bestia di Satana.
Contrariamente alla storiografia ufficiale, il popolino della città continuò a tributargli una sorta di spontaneo culto popolare fino al XII secolo, quando papa Pasquale II interruppe la tradizione di portar fiori al mausoleo dei Domizi-Enobarbi (ritenuto, sebbene erroneamente, la tomba di Nerone) nei primi giorni di giugno, facendone demolire i resti.
stando al trattato storico politico di tacito nerone amava passare il suo tempo nella residenza estiva di torre di gianus dove amava deliziare il palato dei suoi ospiti con delicati manicaretti da lui stesso preparati. era anche un abile giocatore di bocce in salita.
[modifica] Arte
Le oggettive stravaganze di Nerone lo hanno reso oggetto di numerose trame teatrali e cinematografiche.
Nerone è stato uno dei personaggi più noti interpretati da Ettore Petrolini, che ne caratterizzò una figura paradigmatica di certi atteggiamenti istrionici valida per molti paragoni.
Nel cinema, gli spunti scandalistici della sua vicenda ispirarono un numero, quasi ovviamente, cospicuo di trame erotiche, ed anche le altre ricostruzioni furono spesso nel genere di commedia, ma resta per contraltare l'interpretazione datane da Peter Ustinov in Quo vadis?.
Alcuni film biografici oppure ispirati dal personaggio di Nerone sono:
- Nerone (1909) diretto da Luigi Maggi
- Nerone (1930) diretto da Alessandro Blasetti con Ettore Petrolini
- Nerone (1977) film commedia diretto da Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore con Pippo Franco
[modifica] Bibliografia
- Jürgen Malitz, Nero, Beck, München 1999, ISBN 3-406-44605-1.
- Helmuth Schneider, "Nero", in: Manfred Clauss (Hrsg.): Die römischen Kaiser, Beck, München ²2001, ISBN 3-406-47288-5.
- Gerhard H. Waldherr, Nero. Eine Biografie, Friedrich Pustet, Regensburg 2005, ISBN 3-7917-1947-5.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Natalini Guglielmo, Nerone oltre la leggenda, Anzio, 2005, ISBN 88-900883-7-0
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Fonti primarie
- Vita di Nerone Svetonio; testo latino con traduzione inglese)
- Vita di Nerone (Svetonio; traduzione francese)
- Cassio Dione, Libri 61‑63 (traduzione inglese)
[modifica] Materiale secondario
- Abrégé d'Histoire romaine, Néron
- Biographie de Néron
- Monnaies de Néron
- Néron, l’empereur fou
- L'ouvrage Néron a tué Agrippine de Jean-Michel Croisille aux Editions Complexe.
- http://www.romansonline.com/Persns.asp?IntID=5&Ename=Nero
- http://www.roman-emperors.org/nero.htm
- (EN) Wikiquote - Citazioni Neroniane
- (EN) Genealogia Giulio-Claudia
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