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Protocolli dei Savi di Sion - Wikipedia

Protocolli dei Savi di Sion

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I Protocolli dei Savi (Anziani) di Sion sono un'opera letteraria che, nella forma di un presunto "documento" segreto, descrive un ipotetico piano per la conquista del dominio del mondo da parte degli ebrei.

A partire dalla prima pubblicazione nell'Impero Russo nel 1903, diverse ricerche obiettive hanno - in più di un'occasione - dimostrato che si tratta di un falso; in particolar modo, una serie di articoli pubblicati sul The Times di Londra nel 1921 ha provato che gran parte del materiale è frutto di plagio da precedenti opere di satira politica, non correlate agli ebrei. A dispetto di ciò alcuni continuano a considerare il testo autentico, soprattutto in quelle aree dove l'antisemitismo, l'antigiudaismo o l'antisionismo sono diffusi.[1] Frequentemente citato e pubblicato da antisemiti, tuttora il testo viene considerato una prova della cospirazione ebraica, soprattutto in Medio Oriente.[2]

I Protocolli sono considerati la prima opera della moderna letteratura cospirativa.[3] Presentata come una esposizione di un piano operativo degli "anziani" ai nuovi membri, descrive i metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e la finanza e la sostituzione dell'ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema, basato sulla manipolazione delle masse. L'opera è stata divulgata inizialmente da coloro i quali si opponevano al movimento rivoluzionario russo, e diffusa ulteriormente dopo la rivoluzione russa del 1905. Dopo la rivoluzione d'ottobre l'idea che il bolscevismo fosse una cospirazione ebraica per il dominio mondiale segnò un rinnovato e più diffuso interesse per i Protocolli. Anche se dopo la seconda guerra mondiale l'uso sistematico dei Protocolli come strumento di propaganda antisemita è diminuito, il testo è tuttora un'arma largamente diffusa, nell'arsenale dell'antisemitismo contemporaneo.

Indice

[modifica] Fonti originarie e contenuto

La fonte originaria dei Protocolli dei Savi di Sion è un pamphlet del 1864 intitolato Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu (Dialoghi agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu), scritto dal satirista francese Maurice Joly. L'autore attacca le ambizioni politiche dell'imperatore Napoleone III mettendo in scena un immaginario dialogo tra Machiavelli e Montesquieu all'inferno. L'opera di Joly era ispirata ad un famoso romanzo di Eugene Sue, I misteri del popolo, nel quale il ruolo dei cospiratori era affidato ai Gesuiti. Nessuna delle due opere menziona gli ebrei. Joly fece stampare il pamphlet in Belgio e cercò di reintrodurlo illegalmente in Francia, dove era proibito criticare la monarchia. La polizia sequestrò un gran numero di copie e l'opera fu proibita. Joly, individuato come l'autore, fu processato il 25 aprile 1865 e condannato a quindici mesi di prigione.

Nel 1868 Hermann Goedsche, un antisemita tedesco, pubblica con lo pseudonimo di Sir John Retcliffe un'opera dal titolo Biarritz nella quale riporta i dialoghi di Joly. Goedsche era un impiegato postale licenziato per aver falsificato nel 1849 delle prove nel processo del progressista Benedict Waldeck. Nel capitolo del libro Il cimitero ebraico di Praga e il Consiglio dei rappresentanti delle Dodici Tribù di Israele Goedsche immagina un'assemblea segreta di rabbini, che si riuniscono ogni 100 anni, con lo scopo di pianificare la cospirazione giudaica. Questo racconto si rifà ad un episodio narrato da Alexandre Dumas (in Giuseppe Balsamo). Nel racconto di Dumas, Cagliostro e i suoi seguaci mettono in atto una cospirazione che riguarda una collana di diamanti. Il capitolo di Goedsche si conclude con i dialoghi tratti da Joly.[4]

[modifica] Struttura e temi trattati

Nei ventiquattro Protocolli gli Anziani illustrano i sistemi per ottenere il controllo del mondo. Vogliono convincere con l'inganno i gentili, da loro chiamati goyim, ad assecondare la loro volontà. I loro metodi preferiti sono la diffusione di idee liberali, il sovvertimento della morale, la promozione della libertà di stampa, la contestazione dell'autorità tradizionale e dei valori cristiani e patriottici. Il controllo delle masse tramite i media e la finanza è il mezzo con cui il tradizionale ordine sociale verrà sovvertito. In questo senso, i Protocolli rispecchiano l'antica avversione cristiana e conservatrice alla modernità (antimodernismo), al radicalismo ed al capitalismo, fenomeni che vengono però presentati come elementi di un complotto orchestrato, piuttosto che come prodotti di processi storici impersonali.

Il testo presuppone che il lettore sia già convinto dell'esistenza di un piano politico segreto della massoneria, ma suggerisce che sia a sua volta controllato dagli Anziani: una sorta di teoria della cospirazione nella teoria della cospirazione. Nei Protocolli, la massoneria e i "pensatori liberali" sono meri strumenti attraverso i quali gli Anziani finalmente instaureranno una teocrazia ebraica.

I Protocolli prospettano un Regno a venire, e descrivono accuratamente come sarà condotto. Ma anche in questo regno, gli Anziani eviteranno il diretto controllo politico, e sceglieranno di affermarsi tramite l'usura e la manipolazione di denaro. Lo stesso Re degli Ebrei non sarà altro che un uomo di paglia.

[modifica] Estratti

I Protocolli 1-19 seguono con rare eccezioni l'ordine dei Dialoghi agli inferi 1-17. In alcuni brani, il plagio è smaccato:

Montesquieu: "Come funzionano i prestiti? Il governo emette delle obbligazioni e si impegna a pagare gli interessi in proporzione al capitale versato. Se un prestito è al 5% lo stato, dopo 20 anni, avrà pagato una somma pari al capitale ricevuto. Allo scadere dei 40 anni, avrà pagato il doppio, dopo 60 anni il triplo: rimanendo sempre debitore dell'intero capitale. (Dialoghi, p.250)

"Un prestito è un attestato emesso dal governo, che lo impegna a pagare una percentuale della somma totale del denaro preso in prestito. Se un prestito è al 5%, in 20 anni il governo avrà inutilmente pagato una somma pari a quella ricevuta, per coprire gli interessi. In 40 anni avrà pagato il doppio, e in 60 il triplo della somma, senza comunque estinguere il debito (Protocolli p.77).

Un altro esempio è il riferimento alla divinità Indù, Visnù, che compare esattamente due volte, tanto nei Dialoghi agli Inferi che nei Protocolli:

Machiavelli: "Come il dio Visnù, la mia stampa avrà centinaia di braccia, e queste braccia tasteranno ogni possibile opinione in tutto il paese" (Dialoghi , p.141)

"Questi giornali, come il dio indiano Visnù, avranno migliaia di mani, ognuna delle quali sentirà il polso delle diverse pubbliche opinioni." (Protocolli , p. 43)


Montesquieu : "Ora capisco l'immagine del dio Visnù: avrete centinaia di braccia, come l'idolo indiano, e ogni vostro dito toccherà una leva" (Dialoghi, p.207)

" Il nostro governo sembrerà il dio indù Visnù. Ognuna delle nostre centinaia di mani controllerà una leva dell'apparato dello Stato" (Protocolli , p. 65)

I riferimenti testuali al "Re degli Ebrei", idea semi messianica che ha connotato fortemente l'immagine di Gesù, dimostrano che l'autore non era ferrato in cultura ebraica. Il termine infatti è caduto in disuso nella tradizione giudaica dai tempi dello "scisma" tra giudaismo e cristianesimo.

Quando gli articoli di Graves, pubblicati sul Times, misero in evidenza la quantità di punti in comune tra i due testi, divenne chiaro che i Protocolli non erano una documentazione autentica di fatti realmente accaduti, ma un'opera di propaganda.

[modifica] Riferimenti alle teorie della cospirazione

L'idea che la massoneria avesse preso parte ad una cospirazione anticristiana ha una lunga storia, di molto precedente alla data della pubblicazione dei Protocolli . L'abate Barruél aveva già accusato gli ebrei di aver fondato l'ordine degli Illuminati. La massoneria, a quei tempi popolare, veniva fortemente contrastata dalla Chiesa, per il suo appoggio alla libertà di culto e agli ideali illuministi.

I Protocolli hanno avuto un peso sostanziale nella produzione di successive teorie cospirative, ad esempio in Rule by Secrecy di Jim Marrs. Secondo alcune recenti edizioni, gli "ebrei" descritti nei Protocolli servono a coprire l'identità dei veri cospiratori: Illuminati, massoni, o persino - secondo David Icke - "entità extradimensionali". Altri gruppi, convinti della loro autenticità, hanno sostenuto che il libro non descrive il pensiero di tutti gli ebrei, ma solo di quelli che appartengono alla presunta "élite segreta" dei Sionisti.

[modifica] Pubblicazioni storiche, uso, indagini

[modifica] Traduzione russa del Dialogo agli inferi

Una traduzione in russo del Dialogo agli inferi di Joly apparve nel 1872.

Dopo l'assassinio dello zar Alessandro II nel 1881, cominciò a circolare in Russia un libello con un estratto del capitolo Nel cimitero ebraico di Praga, che descriveva la trama rabbinica contro la civiltà europea. La polizia segreta imperiale della Russia zarista, chiamata Ochrana, trovò questo pamphlet utile nella sua campagna di discredito dei riformatori liberali e dei rivoluzionari che stavano rapidamente guadagnandosi il sostegno popolare, in particolare tra le minoranze oppresse come gli Ebrei russi.

Di base a Parigi, Matvei Golovinski, rampollo di una famiglia aristocratica ma ribelle, all'epoca agente dell'Ochrana, lavorava con Charles Joly (figlio di Maurice Joly) a Le Figaro e scrisse svariati articoli su incarico del capo della polizia segreta russa Piotr Rachkovski[5]. Durante l'affare Dreyfus in Francia, in concomitanza con il massimo livello di polarizzazione dell'opinione pubblica europea nei confronti degli Ebrei, fu redatta la versione finale del testo, che cominciò a circolare privatamente con il titolo di Protocolli nel 1897.

[modifica] Russia, Novecento

I Protocolli furono inizialmente pubblicati a puntate - in versione abbreviata - sul quotidiano di San Pietroburgo Знамя (Znamia - La Bandiera) tra il 28 agosto ed il 7 settembre (date del calendario Giuliano) 1903, da Pavel Krushevan, che quattro mesi prima aveva scatenato il pogrom di Kishinev.[6] Vi sono prove che mostrano come il testo sia stato scritto da Matvei Golovinski e fosse basato sull'opera precedente di Maurice Joly che tracciava un parallelo tra Napoleone III e Machiavelli.

I Protocolli ebbero un'altra ondata di popolarità in Russia dopo il 1905, quando gli elementi progressisti del panorama politico nazionale riuscirono finalmente ad ottenere la promulgazione di una Costituzione e la creazione di un parlamento, la Duma.

I reazionari dell'"Unione del Popolo Russo", noti anche come "Le Centurie Nere", insieme all'Ochrana, addossarono la colpa del processo di liberalizzazione ad un "complotto ebraico internazionale" e diedero inizio ad un programma di diffusione dei Protocolli a sostegno propagandistico dell'ondata di pogrom che spazzò la Russia tra il 1903 ed il 1906 e come strumento per sviare l'attenzione dall'attivismo sociale dei progressisti.

Lo zar Nicola II temeva la modernizzazione ed era protettivo delle sue prerogative monarchiche: presentare il movimento rivoluzionario crescente come parte di un potente complotto su scala mondiale e dare la colpa agli Ebrei per i problemi della Russia avrebbe senz'altro fatto il suo gioco.

Nel 1905, il sedicente prete mistico Sergei Nilus divenne celebre per aver pubblicato il testo completo dei Protocolli in appendice alla terza edizione del suo libro Il Grande nel Piccolo: la venuta dell'Anticristo ed il Regno di Satana sulla Terra. Nilus asseriva che i Protocolli fossero opera del primo Congresso Sionista che aveva avuto luogo otto anni prima a Basilea, in Svizzera. Quando venne fatto notare che il primo Congresso Sionista era stato aperto al pubblico e che molti non ebrei vi avevano partecipato, Nilus modificò la sua storia, sostenendo che I Protocolli erano opera degli incontri dei "Savi anziani", svoltisi nel 1902-1903. Ciò non poteva essere vero, visto che Nilus aveva dichiarato di aver ricevuto la sua copia prima di allora:

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«Nel 1901, tramite un mio conoscente (il defunto Maresciallo di Corte Alexei Nikolaievich Sukotin di Černigov), riuscii a procurarmi un manoscritto che rivelava con insolita perfezione e chiarezza il corso e lo sviluppo del complotto segreto giudeo-massonico che avrebbe dovuto condurre questo mondo malvagio alla sua fine inevitabile. La persona che mi consegnò questo manoscritto mi aveva garantito che si trattava di una traduzione fedele dei documenti originali rubati da una donna ad uno dei più importanti ed influenti leader massonici durante un incontro segreto in Francia - il beneamato nido del complotto massonico".»

[7]

La nuova versione rende ancora più evidente la malafede di Nilus riguardo alle origini del testo.

Nilus aveva anche dei motivi personali per pubblicare i Protocolli. All'epoca stava tentando di diventare il confessore dei sovrani e portò il suo libro all'attenzione dello Zar con l'aiuto della Granduchessa Elizaveta Fiodorovna. Tutto ciò faceva parte di un complotto di corte contro Papus e Nizier Anthelme Philippe (Papus fu accusato nel 1920 di aver falsificato i Protocolli per gettare discredito su Philippe).

Le annotazioni manoscritte da Nicola II a margine della sua copia del libro danno la misura della sua prima reazione:

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«Con che precisione eseguono il loro programma!
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«La rivoluzione del 1905 fu chiaramente orchestrata dai Savi Anziani di Sion!
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«L'impronta della mano distruttrice degli Ebrei è visibile ovunque


[modifica] L'indagine per frode di Stolypin, 1905

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Pyotr Stolypin, appena nominato, ordinò una indagine segreta. Presto fu chiaro che i Protocolli erano stati scritti da agenti dell'Okhrana, a Parigi. I dettagli non furono resi pubblici per evitare di compromettere il capo dei servizi segreti Pyotr Rachkovsky e i suoi agenti, compreso Matvei Golovinsky. Quando Nicola II fu informato dei risultati dell'indagine ordinò di sequestrare i Protocolli perché "Una buona causa non può essere difesa con mezzi sporchi". Nonostante l'ordine, o in conseguenza della "buona causa" le ristampe dei Protocolli proliferarono.[8]

[modifica] Diffusione dei Protocolli, anni venti

Dopo la rivoluzione bolscevica, le fazioni connesse al movimento "bianco" usarono i Protocolli per alimentare l'odio e la violenza contro gli ebrei. L'idea che il movimento bolscevico fosse una cospirazione ebraica per la dominazione mondiale diffuse in tutto il globo l'interesse per i Protocolli.

L'autore della più diffusa traduzione inglese dei Protocolli fu il corrispondente del Morning Post Victor E. Marsden che fu imprigionato dai bolscevichi nella fortezza di S. Pietro e S. Paolo. Dopo il suo rilascio e il ritorno in Inghilterra, iniziò a tradurre la versione di Nilus. Marsden scrisse l'introduzione, concludendo con un commento sull'affermazione di Chaim Weizmann secondo il quale una benefica protezione che Dio ha istituito nella vita dell'ebreo è che Egli lo ha disperso in giro per il mondo, detta a un banchetto il 6 ottobre 1920.

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«Ciò prova che i Savi Anziani esistono. Ciò prova che il Dr. Weizmann sa tutto su di loro. Ciò prova che il desiderio per un "focolare nazionale" in Palestina è solo un paravento e l'obiettivo di una parte infinitesimale degli ebrei. Ciò prova che gli ebrei del mondo non hanno intenzione di stabilirsi in Palestina o in alcun paese separato, e che la loro preghiera annuale che auspica il loro ritorno "l'anno prossimo a Gerusalemme" è solamente un aspetto della loro caratteristica falsità. Ciò dimostra anche che gli ebrei adesso sono una minaccia mondiale, e che le razze ariane dovranno insediarli permanentemente fuori dall'Europa.»

[9]

In un solo anno, in Inghilterra andarono esaurite cinque edizioni. Lo stesso anno negli Stati Uniti Henry Ford ne finanziò la pubblicazione di 500.000 copie e fino al 1927 pubblicò una serie di articoli antisemiti sul Dearborn Independent, un giornale da lui controllato. Nel 1921 lo citava come una prova di una minaccia ebraica: L'unica affermazione che mi interessa fare a proposito dei Protocolli è che essi si accordano perfettamente con ciò che sta succedendo nel mondo. Hanno sedici anni di vita e spiegano perfettamente gli avvenimenti accaduti fino ad ora.[10] Nel 1927, tuttavia, Ford ritrattò le sue pubblicazioni e si scusò, sostenendo di essere stato ingannato dai suoi assistenti.

La prima traduzione tedesca fu opera di Ludwig Müller von Hausen nel 1920. Questa fu seguita nel 1923 dall'edizione di Alfred Rosenberg - ideologo del partito nazionalsocialista -, Die Protokolle der Weisen von Zion und die judische Weltpolitik.

[modifica] Il Times scopre un falso, 1921

Già nel 1920 la storia dei Protocolli viene ricostruita, fino ad arrivare a Goedsche e Joly, da Lucien Wolf e pubblicata a Londra nell'agosto del 1921. La storia dei Protocolli fu esposta anche nella serie di articoli del Times del suo corrispondente da Costantinopoli, Philip Graves, che aveva preso le sue informazioni dal lavoro di Wolf. Nel primo articolo della serie, intitolato Un falso letterario(A Literary Forgery), gli editori del Times scrivevano: "Il nostro corrispondente da Costantinopoli presenta per la prima volta prove conclusive che il documento è per lo più un plagio grossolano. Ci ha spedito una copia del libro francese dal quale è stato fatto il plagio."[11] Nello stesso anno, un intero libro che documentava l'imbroglio fu pubblicato negli Stati Uniti da Herman Bernstein. Nonostante questa ampia ed estensiva demolizione, i Protocolli continuarono ad essere considerati dagli antisemiti come una prova importante e attendibile.

[modifica] Il Processo di Berna, 1934-1935

Nel 1934 A. Zander, nazista svizzero, pubblicò una serie di articoli che descrivevano i Protocolli come documenti autentici. Egli fu citato in quello che divenne noto come il Processo di Berna. Il processo iniziò nella Corte Cantonale di Berna il 29 ottobre del 1934, gli accusatori erano J. Dreyfus-Brodsky, Marcus Cohen e Marcus Ehrenpreis. Il 19 maggio 1935, dopo accurate indagini, la corte dichiarò i Protocolli falsi, plagi e letteratura oscena. Il giudice Walter Meyer, un cristiano che non aveva mai sentito parlare dei Protocolli, dichiarò:

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«Spero che verrà il momento in cui nessuno sarà in grado di capire come una dozzina di persone sane e responsabili furono capaci per due settimane di prendersi gioco dell'intelligenza della Corte discutendo dell'autenticità dei cosiddetti Protocolli, proprio quei Protocolli che, nocivi come sono stati e come saranno, non sono niente altro che ridicole assurdità.»

[12]

Un emigrato russo, l'anti bolscevico e antifascista Vladimir Burtsev, che scoprì numerosi agenti provocatori dell'Okhrana nei primi anni del Novecento, testimoniò al processo di Berna. Nel 1938 a Parigi pubblicò un libro basato sulla propria testimonianza, intitolato The Protocols of the Elders of Zion: A Proved Forgery (I Protocolli dei savi di Sion, un falso provato).

In un caso giudiziario del 1934 a Grahamstown, in Sudafrica, la corte comminò delle multe per un totale di 1775 sterline (circa 4500 dollari) a tre uomini per aver diffuso una versione dei Protocolli.

[modifica] Uso dei nazisti, anni 1930-1940

I Protocolli furono pubblicati per la prima volta in Italia nel 1921, ma la loro massima diffusione si ebbe a partire dal 1937, grazie all'edizione italiana (ristampata più volte in pochi anni) curata da Giovanni Preziosi con un saggio introduttivo di Julius Evola. Quest'ultimo, pur ritenendo palese che i Protocolli fossero un falso storico, sosteneva tuttavia che le idee e i pensieri in essi esposti stavano piano piano reificandosi e trovando riscontri negli avvenimenti della storia contemporanea. Negli Stati Uniti i Protocolli furono ripubblicati come documenti veri nel libro Behold a Pale Horse di William Milton Cooper.

I Protocolli divennero parte dello sforzo propagandistico del Nazismo per giustificare la persecuzione degli ebrei e divennero anche una lettura obbligatoria per gli studenti tedeschi. Uno dei più accaniti sostenitori della veridicità dei Protocolli fu Julius Streicher, editore del settimanale antisemita Der Stürmer. Nel libro The Holocaust: The Destruction of European Jewry 1933-1945, Nora Levin afferma che Hitler usava i Protocolli come un manuale nella sua guerra di sterminio contro gli ebrei:

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«Nonostante le prove schiaccianti che dimostravano che i Protocolli fossero un falso grossolano, questi avevano una notevole popolarità e larghe vendite negli anni venti e trenta. Furono tradotti in tutte le lingue d'Europa e ampiamente venduti nei paesi arabi, negli Stati Uniti e in Inghilterra. Ma fu in Germania, dopo la prima guerra mondiale che ebbero il loro più grande successo. Qui furono usati per spiegare tutti i disastri che avevano afflitto il paese: la sconfitta nella guerra, la fame, l'inflazione devastante.»

Hitler fa un riferimento ai Protocolli nel suo Mein Kampf:

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«Fino a che punto l'intera esistenza di questo popolo sia fondata sulla menzogna continua è incomparabilmente mostrato dai Protocolli dei Savi di Sion, così infinitamente odiati dagli ebrei. Sono basati su un falso, come grida e lamenta il Frankfurter Zeitung ogni settimana: la miglior prova che essi siano autentici. [...] la cosa importante è che con terrificante certezza essi rivelano la natura e l'attività del popolo ebraico ed espone i loro contesti interni come anche i loro scopi finali.»

[13]

[modifica] Utilizzo contemporaneo e popolarità

Mentre non si è mai interrotta la popolarità dei Protocolli in nazioni che vanno dal Sudamerica all'Asia, dalla sconfitta della Germania nazista e dell'Italia fascista nella seconda guerra mondiale i governi e i politici si sono generalmente astenuti dal promuovere i Protocolli come prova di una cospirazione ebraica, con una grossa eccezione: un gran numero di regimi e leader arabi e musulmani del Medio Oriente.

Così come in passato i Protocolli sono stati sponsorizzati dai presidenti Nasser e Sadat in Egitto, dal presidente Arif in Irak, da re Faisal dell'Arabia Saudita e dal Colonnello Gheddafi in Libia, tra gli altri leader politici e intellettuali del mondo arabo, così oggi i Protocolli sono sostenuti e raccomandati dal Gran Mufti di Gerusalemme, da Hamas e dal ministro dell'educazione dell'Arabia Saudita.

[modifica] Medio Oriente

Con l'estendersi a tutto il Medio Oriente del conflitto arabo-israeliano nella seconda metà del XX secolo, molti governi arabi hanno sovvenzionato nuove edizioni dei Protocolli e ne hanno fatto libri di testo per le scuole dei loro paesi. I Protocolli furono accettati come documenti storici da molte organizzazioni estremiste islamiche, come Hamas e Jihad islamica.

[modifica] Egitto

La casa editrice statale egiziana al-Ahram curò nel 1995 la prefazione a una traduzione del libro di Shimon Peres The New Middle East ("Il nuovo Medio Oriente", ISBN 0805033238), nella quale fece scrivere:

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«Quando furono scoperti i Protocolli dei Savi di Sion, circa 200 anni fa, e tradotti in varie lingue, compreso l'arabo, l'Organizzazione Sionista Mondiale ha tentato di negare l'esistenza del complotto e ha sostenuto che fosse un falso. I sionisti hanno anche tentato di comprarne tutte le copie esistenti, per evitarne la circolazione. Ma oggi Shimon Peres prova inequivocabilmente che i Protocolli sono autentici e che dicono la verità.»

Un articolo del giornale statale al-Akhbar del 3 febbraio 2002 affermava:

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«Tutti i mali che attualmente affliggono il mondo sono dovuti al Sionismo. Questo non deve sorprendere perché i Protocolli dei Savi di Sion, che furono redatti dai loro anziani più di un secolo fa, stanno procedendo in base a un piano preciso e una meticolosa tabella di marcia ed essi dimostrano che sebbene siano una minoranza, il loro obiettivo è quello di dominare il mondo e l'intera razza umana.»

Nonostante sia legato dal trattato di pace tra Egitto e Israele del 1979, che stabilisce di prevenire l'incitamento contro Israele, nel novembre 2002 L'Egitto permise sulla sua rete televisiva statale la messa in onda di Un cavaliere senza cavallo (Fares Bela Gewad), un "dramma storico" in 41 parti in gran parte basato sui Protocolli, che andò in onda per un mese sia sulla televisione egiziana che sui canali satellitari di lingua araba.[14]

[modifica] Iran

La prima edizione iraniana dei Protocolli fu pubblicata durante l'estate del 1978 al tempo della Rivoluzione islamica. Nel 1985 una nuova edizione dei Protocolli fu pubblicata e largamente diffusa dall'Organizzazione della propagazione islamica (Dipartimento delle relazioni internazionali) di Teheran. La fondazione Astaneh-ye Qods Razavi ("Santuario dell'imam Reza"), di Mashhad, una delle istituzioni più ricche di tutto l'Iran, finanziò la pubblicazione dei Protocolli nel 1994. Brani dei Protocolli furono pubblicati dal giornale Jomhouri-ye Eslami nel 1994, sotto il titolo di L'odore del sangue, i piani sionisti. Sobh, un mensile radicale islamico, pubblicò degli estratti dei Protocolli sotto il titolo di Il testo dei Protocolli dei savi di Sion per stabilire il dominio globale ebraico nel suo numero di dicembre 1998-gennaio 1999, illustrato con una caricatura del serpente ebraico che avvolge il mondo. Lo scrittore e ricercatore iraniano Ali Baqeri, in una sua "ricerca" sui Protocolli, ha sostenuto che il loro piano per la dominazione mondiale è solo una parte di un piano ancora più grandioso, come ha riferito al Sobh nel 1999:

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«Il fine ultimo degli ebrei ... dopo aver conquistato il mondo ... è di strappare dalle mani del Signore molte stelle e galassie.»

Il padiglione iraniano alla Fiera del libro di Francoforte del 2005 aveva in esposizione i Protocolli così come L'ebreo internazionale (una ristampa del "The Dearborn Independent", il giornale antisemita pubblicato da Henry Ford tra il 1919 e il 1927).[15][16]

[modifica] Arabia Saudita

I testi scolastici sauditi contengono espliciti sommari dei Protocolli, trattati come fossero fatti reali:

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«Queste sono risoluzioni segrete, molto probabilmente del summenzionato congresso di Basilea. Furono scoperti nel XIX secolo. Gli ebrei cercarono di negarne l'esistenza, ma c'era ampia evidenza della loro autenticità e che fossero stati emanati dagli anziani di Sion. I Protocolli possono essere riassunti nei seguenti punti:

 1. Rovesciare i fondamenti dell'attuale società mondiale e i suoi sistemi, in modo da permettere al Sionismo di avere il monopolio del governo mondiale.
 2. Eliminare le nazionalità e le religioni, specialmente le nazioni cristiane.
 3. Sforzarsi di incrementare la corruzione negli attuali regimi europei, dato che il Sionismo crede nella loro corruzione e nel loro collasso finale.
 4. Controllare i mezzi di pubblicazione, propaganda e stampa, usando l'oro per provocare disordini, seducendo la gente per mezzo della lussuria e diffondendo l'immoralità.

La prova schiacciante dell'autenticità di queste risoluzioni, così come dei piani infernali ebraici in essi inclusi, è la reale attuazione di molti di questi propositi, intrighi e cospirazioni contenuti nei Protocolli. Chiunque li legga - e sono stati pubblicati nel XIX secolo - comprende oggi fino a che punto è stato realizzato molto di ciò che si trova nei Protocolli

[17]

[modifica] Libano e Hezbollah

Nel marzo 1970 i Protocolli risultarono essere il libro più venduto in Libano nella categoria dei "saggi".[18] Il Rapporto sui Diritti Umani 2004 del Dipartimento di Stato USA afferma che la serie televisiva 'Ash-Shatat' ("La Diaspora"), incentrata sulla presunta cospirazione dei "Protocolli dei Savi di Sion" per dominare il mondo, fu mandata in onda nei mesi di ottobre e novembre 2003 dalla rete televisiva satellitare libanese 'Al-Manar', di proprietà di Hezbollah.[19]

[modifica] Hamas

Lo statuto di Hamas si riferisce esplicitamente ai Protocolli considerandoli veri documenti storici. L'articolo 32 dello Statuto afferma:

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«Il piano sionista è senza limiti. Dopo la Palestina, i sionisti aspirano ad espandersi dal Nilo all'Eufrate. Quando avranno sistemato la regione, essi ripartiranno, aspireranno a ulteriori espansioni e così via. Il loro piano è contenuto nei Protocolli dei savi di Sion e la loro attuale condotta è la miglior prova di ciò che diciamo.»

[20]

Lo statuto fa anche diversi riferimenti alla Massoneria come ad una delle "società segrete" controllate dai "sionisti".

[modifica] Autorità Nazionale Palestinese

L'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha frequentemente usato i Protocolli nei media e nelle scuole sotto il suo controllo e alcuni accademici palestinesi hanno presentato il falso documento come un complotto sul quale è basato il Sionismo. Per esempio, il 25 gennaio 2001 il quotidiano ufficiale dell'ANP, Al-Hayat al-Jadida, ha citato i Protocolli nella sua pagina dedicata alla "Educazione politica nazionale" per spiegare la politica di Israele:

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«La disinformazione è stata una delle basi morali e psicologiche in uso tra gli Israeliani ... I Protocolli dei savi di Sion non ignoravano l'importanza dell'uso della propaganda per promuovere gli obiettivi sionisti. Il secondo protocollo recita: 'Attraverso i giornali noi avremo il mezzo per procedere e per influenzare'. Il dodicesimo protocollo: 'I nostri governi terranno le redini della maggioranza dei giornali, e attraverso questo piano ci impossesseremo del potere per rivolgerci all'opinione pubblica'.»

Più tardi, nello stesso anno, lo stesso giornale scrive:

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«Lo scopo della politica militare è di imporre questa situazione ai residenti e forzarli a lasciare le loro case, e ciò è contenuto nella struttra dei "Protocolli di Sion" ...»

[21]

Il 20 febbraio 2005, Il Gran Mufti di Gerusalemme Sheikh Ekrima Sa'id Sabri (nominato da Yasser Arafat), è apparso sul canale satellitare saudita Al-Majd e commentando l'assassinio di Rafiq al-Hariri, ex primo ministro libanese, ha dichiarato:

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«chiunque studi i "Protocolli dei savi di Sion" e in special modo il Talmud scoprirà che uno degli obiettivi di questi Protocolli è di provocare la confusione mondiale e di minare la sicurezza in tutto il mondo.»

[22]

Il 19 maggio 2005 il New York Times riferì che il ministro palestinese dell'informazione, Nabil Shaath, ha rimosso dal sito web del proprio ministero una traduzione araba dei Protocolli.

[modifica] Altre apparizioni contemporanee

[modifica] Russia

Nel 1993 una corte distrettuale di Mosca ha formalmente sentenziato che i Protocolli erano stati falsificati dall'organizzazione ultranazionalista Pamyat, che è stata criticata per averli usati nelle loro pubblicazioni antisemite.[23]

[modifica] Stati Uniti

La catena americana di supermercati Wal-Mart è stata criticata per aver venduto i Protocolli dei savi di Sion sul suo sito web con una descrizione che ne suggeriva la possibile veridicità. Furono ritirati dalla vendita nel settembre 2004, in seguito ad una decisione dell'azienda. Viene distribuito negli Stati Uniti da alcuni gruppi studenteschi palestinesi nei campus dei college e dalla "Nation of Islam" di Louis Farrakhan.[24].

Nel 2002 il giornale di lingua araba con sede in New Jersey, The Arab Voice, ha pubblicato estratti dai Protocolli come fossero veritieri. L'editore Walid Rabah si è difeso dalle critiche con una solenne dichiarazione (in arabo) sostenendo che "alcuni importanti scrittori arabi accettano la veridicità del libro".[25]

[modifica] Giappone

Il testo è generalmente accettato come veritiero in gran parte dell'America meridionale e in Asia, specialmente in Giappone, dove varianti dei Protocolli sono state frequentemente in cima alle classifiche di vendita.[26] La sua pubblicazione è stata vista come un risorgimento, in Russia e in altre repubbliche della vecchia Unione Sovietica, tra le nuove generazioni di neonazisti.

[modifica] Grecia

In Grecia i Protocolli hanno avuto molteplici pubblicazioni negli ultimi decenni, insieme a vari commentari a seconda di chi li pubblicava e dei loro punti di vista. Il gruppo neonazista Hrisi Avgi ("Alba dorata") considera il libro come un documento accurato e lo distribuisce ai propri membri.

[modifica] Nuova Zelanda

Il Fronte Nazionale Neozelandese vende le copie pubblicate dal suo ex segretario nazionale, Kerry Bolton. Bolton pubblica (e il "Fronte" vende) anche un libro intitolato I Protocolli di Sion nel contesto che cerca di confutare l'idea che i Protocolli siano un falso.

[modifica] Scoperte recenti

Il 21 novembre 1999, il The Washington Times[27] riferì:

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«Le ricerche di un importante storico russo, Mikhail Lepekhine, negli archivi da poco aperti al pubblico, hanno portato alla scoperta che il falso è stato opera di Mathieu Golovinski, rampollo di una famiglia aristocratica ma ribelle, che si dedicò ad una vita di spionaggio e propaganda. Dopo aver lavorato per il servizio segreto zarista, cambiò sponda e si unì ai Bolscevichi. La scoperta di Lepekhine, pubblicata nella rivista francese L'Express sembrerebbe chiarire l'ultimo mistero che ancora circondava i Protocolli

[modifica] Note

  1. The Encyclopædia Britannica describes the Protocols as a "fraudulent document that served as a pretext and rationale for anti-Semitism in the early 20th century".
  2. UNISPAL United Nations Economic and Social Council, Dissemination of racist and anti-Semitic hate material on television programs (Retrieved Sept 2005)
  3. Svetlana Boym, "Conspiracy theories and literary ethics: Umberto Eco, Danilo Kis and The Protocols of Zion,": Comparative Literature, Spring 1999.
  4. This material was originally exposed in Philip Graves, "The Source of "The Protocols of Zion"," The London Times, 16, 17 & 18 August 1921, and has since been expanded in many sources, including Wolf (1921), the United States Congress Judiciary Report (1964), Cohen (1996), Bronner (2003), etc..
  5. Vadim Skuratovsky: The Question of the Authorship of "The Protocols of the Elders of Zion", Kiev, 2001. ISBN 966-72-73-12-1
  6. The Fraud of a Century, or a book born in hell, by Valery Kadzhaya (Retrieved Sept 2005)
  7. Morris Kominsky, The Hoaxers, 1970. p. 209
  8. The Fraud of a Century, or a book born in hell, by Valery Kadzhaya (Retrieved Sept 2005)
  9. Introduction to English edition by Victor E. Marsden
  10. Max Wallace, The American Axis St. Martin's Press, 2003
  11. "Jewish World Plot": An Exposure. The Source of "The Protocols of Zion". Truth at Last (PDF) by Philip Graves published at The Times, August 16-18, 1921
  12. The Fraud of a Century, or a book born in hell by Valery Kadzhaya
  13. Adolf Hitler, Mein Kampf: Chapter XI: Nation and Race, Vol I, pp. 307-308.
  14. Plot summary from the ADL. Article
  15. The Booksellers of Tehran,” The Wall Street Journal Online, 2005-10-28.
  16. Frankfurt Book Fair informs public prosecutor's office of anti-Semitism accusations
  17. CMIP report: The Jews in World History according to the Saudi textbooks. The Danger of World Jewry, by Abdullah al-Tall, pp. 140–141 (Arabic). Hadith and Islamic Culture, Grade 10, (2001) pp. 103–104.
  18. Efraim Karsh, Rethinking the Middle East, Routledge, 2003. p. 101
  19. Country Reports on Human Rights Practices - 2004 pubblicato dal Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor del Dipartimento di Stato USA, 28 febbraio 2005.
  20. The Covenant of the Islamic Resistance Movement (HAMAS) August 18, 1988 (The Avalon Project at Yale Law School) retrieved October 2005
  21. "The Protocols of the Elders of Zion" in official PA ideology, 2001-2002 a Bulletin by Itamar Marcus at Palestinian Media Watch. (Retrieved January 2006)
  22. The anti-Jewish lie that refuses to die by Steve Boggan, The Times, March 02, 2005
  23. Russian Court Rules "Protocols" an Anti-Semitic Forgery By Michael A. Hiltzik, Los Angeles Times, November 28, 1993 (Retrieved Sept 2005)
  24. Arthur Hertzberg, Jews: The Essence and Character of a People Harper Collins, 1999. p 34.
  25. Un documentario, Protocols of Zion (2005) [1], segnala un legame tra i Protocolli e una rinascita dell'antisemitismo che ha fatto seguito agli attentati dell'11 settembre alle Torri Gemelle.
  26. Anti-Semitism Worldwide 1995-6 (Project for the Study of Anti-Semitism, Tel Aviv University), pp. 265-6. Per maggiori informazioni sulla diffusione dei Protocolli in Giappone, si veda la First Things Review di "Jews and the Japanese Mind", The Protocols of the Elders of Zion, Aum, and Antisemitism in Japan (PDF) di David G. Goodman alla HUJI, e inoltre la voce Operazione Fugu.
  27. The Protocols of the Elders of Zion di Patrick Bishop. The Washington Times, 21 Novembre 1999, p.C10

[modifica] Bibliografia

  • Cesare G. De Michelis, Il manoscritto inesistente. I "Protocolli dei savi di Sion", Marsilio 2004, ISBN 8831770756
  • Cesare G. De Michelis, La giudeofobia in Russia. Dal Libro del "kahal" ai "Protocolli dei savi di Sion". Con un'antologia di testi, 2001, ISBN 8833913503
  • Carlo Ginzburg, Il filo e le tracce, Feltrinelli, Milano 2006, p.189-204. ISBN 88-07-10395-8
  • Will Eisner, The Plot: The Secret Story of the Protocols of the Elders of Zion. ISBN 0-393-06045-4
  • Norman Cohn, Licenza per un genocidio. I "Protocolli degli Anziani di Sion". Storia di un falso, Einaudi, Torino 1969 - ed. ingl. Warrant for Genocide, 1967 (Eyre & Spottiswoode), 1996 (Serif) ISBN 1897959257
  • Hadassa Ben-Itto, The Lie That Wouldn't Die: The Protocols of the Elders of Zion, 2005 (Vallentine Mitchell). Review
  • Steven Leonard Jacobs, Mark Weitzman, Dismantling the Big Lie: The Protocols of the Elders of Zion. (2003) ISBN 0-88125-785-0
  • Danilo Kis presenta una storia narrata dei protocolli come The Book Of Kings And Fools in The Encyclopedia of the Dead, 1989 (Faber and Faber)
  • Richard S. Levy, A Lie and a Libel: The History of the Protocols of the Elders of Zion (Traduzione in inglese del libro di Binjamin W. Segel del 1926 ) (1996), University of Nebraska Press. ISBN 0803292457.
  • Kenneth R. Timmerman, Preachers of Hate: Islam and the War on America (2003), Crown Forum. ISBN 1400049016
  • Stephen Eric Bronner, A Rumor About the Jews: Reflections on Antisemitism and the Protocols of the Learned Elders of Zion (Oxford University Press, 2003) ISBN 0195169565
  • Congresso degli Stati Uniti, Senato. Committee on the Judiciary. Protocols of the Elders of Zion: a fabricated "historic" document. A report prepared by the Subcommittee to Investigate the Administration of the Internal Security Act and Other Internal Security Laws (Washington, U.S. Govt. Printing Office, 1964)
  • Isaac Goldberg, The so-called "Protocols of the Elders of Zion": a Definitive Exposure of One of the Most Malicious Lies in History (Girard, Kansas, Haldeman-Julius Publications, 1936).
  • Lucien Wolf, The Myth of the Jewish Menace in World Affairs or, The Truth About the Forged Protocols of the Elders of Zion (New York, The Macmillan company, 1921).

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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