Alberto Lattuada
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Alberto Lattuada (Milano, 13 novembre 1914 - Roma, 3 luglio 2005) è stato un celebre regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico italiano.
Intellettuale dalla personalità eclettica, appassionato di letteratura, arte e fotografia, era noto soprattutto per aver trasposto sullo schermo molti celebri romanzi e alcuni kolossal anche per il piccolo schermo. Fautore di uno stile personale e rigoroso, ha raccontato l'individuo senza scrupoli tutto teso al raggiungimento di uno scopo, esplorando inoltre un erotismo quasi mai fine a sé stesso (il corpo e la scoperta della sessualità femminile). Nella sua lunga carriera ha scoperto e lanciato molte attrici come Marina Berti, Carla Del Poggio, Jacqueline Sassard, Catherine Spaak, Therese Ann Savoy, Nastassja Kinski, fino a Clio Goldsmith.
È deceduto a 91 anni nella sua casa di campagna nei pressi della capitale, affetto da tempo dal morbo di Alzheimer.
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[modifica] Biografia
Figlio del compositore Felice Lattuada, nel dicembre 1932 fondò insieme ad Alberto Mondadori il periodico quindicinale Camminare... dove svolse mansioni di critico d'arte, mentre Mario Monicelli si occupava di critica cinematografica. Già l'anno seguente ebbe la sua prima esperienza al cinema come scenografo del cortometraggio Cuore rivelatore. Insieme a Mario Baffico nel biennio 1935-1936, collabora al mediometraggio Il museo dell'amore come consulente per il colore (si tratta del primo mediometraggio italiano girato interamente a colori) e al lungometraggio La danza delle lancette. Entrato in contatto con Gianni Comencini (fratello del regista Luigi) e Mario Ferrari, ricerca sistematicamente vecchie pellicole, ponendo le basi della futura Cineteca Italiana di Milano e organizzando alcune retrospettive. Dopo la laurea in architettura, a partire dal 1938 iniziò a collaborare a diverse riviste: su Tempo Illustrato come critico cinematografico, su Domus scrive di architettura e arredamento, e su Frontespizio pubblicò alcuni suoi racconti letterari. Nel 1941 organizzò anche una sua mostra e un libro di fotografie, Occhio Quadrato, ma passò subito al cinema a tempo pieno come aiuto regista e sceneggiatore per Mario Soldati e Ferdinando Poggioli. Tra il 1942 e il 1943 diresse i suoi primi due film, tratti da opere letterarie di Emilio De Marchi e Luciano Zuccoli; definiti inizialmente dalla critica "esercizi di stile formali e calligrafici", in realtà contengono in nuce a livello stilistico quasi tutti gli elementi del suo cinema futuro. Equilibrio interno dell'inquadratura, uso sapiente delle luci e messa in risalto dei dettagli, calibrati movimenti di macchina e controllati stacchi di montaggio, saranno le cifre alle quali Lattuada rimarrà fedele. La freccia nel fianco, la sua opera seconda, meglio ricordata per essere uno dei primi film italiani ad iniziare a esplorare (sia pure con tutte le prudenze di sorta) il mondo della sessualità infantile, ebbe anche una gestazione piuttosto travagliata; abbandonato dal regista dopo l'8 settembre 1943, venne ripreso e completato da Mario Costa, che non risulta accreditato nei titoli.
Nell'immediato dopoguerra si avvicinò al neorealismo (più di ambientazioni che di fatti e personaggi) con l'intenso Il bandito, girato in una Torino devastata dai bombardamenti e dove sbandiera apertamente il suo amore per il cinema americano, e in particolare quello della gangster-story sullo stile di Scarface; su quel set debuttano in una parte drammatica la moglie Carla Del Poggio, da lui sposata il 2 aprile 1945 (da lei avrà due figli, Francesco, futuro direttore di produzione di fiction televisive, e Alessandro) e la sorella Bianca Lattuada come segretaria di edizione. Il film successivo, Il delitto di Giovanni Episcopo, tratto da D'Annunzio, si allontana da qualsiasi filone o corrente per iniziare a seguire la sua poetica base (l'individuo senza scrupoli in contrapposizione con una società inerte e indifferente a tutto) con maniacale puntiglio, organizzando alla perfezione scenografia e recitazione; in questo film si segnala in particolare quella di Aldo Fabrizi. Nel 1948 realizzò nella pineta di Tombolo insieme a Tullio Pinelli e Federico Fellini, il celebre Senza pietà, spietata descrizione di un paese in rovina dove è sepolta anche la speranza, traendo suggestioni anche dal cinema francese. Nel 1949 realizza un film tratto dal romanzo più famoso di Riccardo Bacchelli (il quale collabora anche alla sceneggiatura), debutta come regista lirico al Teatro dell'Opera di Roma con Didone ed Enea di Henry Purcell e progetta insieme a Fellini, Michelangelo Antonioni, Carlo Lizzani ed Elsa Morante una serie di pellicole su temi scottanti come l'emigrazione, la speculazione edilizia, sul sistema carcerario. Le pressioni della casa di produzione, che sceglierà poi di realizzare un film sul concorso di bellezza di Miss Italia e sul mondo dei fotoromanzi, lo spingono a fondare una cooperativa insieme alla moglie, a Fellini e alla Masina, realizzando in totale autonomia Luci del varietà spaccato sul rutilante mondo dell'avanspettacolo dove collaborano anche il padre e la sorella, che si rivelerà un disastro a livello finanziario. Con il film successivo, Anna realizzò il suo più grande successo, grazie a protagonisti del livello di Silvana Mangano, Raf Vallone e Vittorio Gassman, rese inoltre popolarissima una canzone, El Negro Zumbon (ricavata da un vecchio standard ballabile uruguaiano) che diventa un successo discografico a livello mondiale. Riprende qualche tematica già presente in Riso amaro di Giuseppe De Santis e fornirà più di uno spunto al successivo Mambo di Robert Rossen. È la prima pellicola italiana ad incassare oltre un miliardo di lire nelle prime visioni, e la prima ad essere presentata doppiata in inglese negli Stati Uniti. Il successo gli consentirà di realizzare nel 1952 una delle sue opere più importanti, Il cappotto, dal racconto di Gogol, girato a Pavia, con protagonista Renato Rascel, uno dei primi film a svincolarsi definitivamente dal neorealismo, dove realtà e fantasia coesistono alla perfezione.
A partire dal film successivo, La lupa tratto dal celebre racconto di Giovanni Verga, intraprende un viaggio d'osservazione del corpo e della sessualità femminile che lo accompagnerà, tranne qualche eccezione, nei film seguenti. Nei film di Lattuada la forza della figura femminile rende per la prima volta esplicito l'aspetto della sottomissione dell'uomo, il quale di contro tende sempre al raggiungimento di un suo fine senza peraltro avere scrupoli morali: la proprietà, il denaro, il delitto e la vendetta. Con il cortometraggio Gli italiani si voltano, inserito nel collettivo L'amore in città, esamina con la tecnica della Candid-camera il fenomeno del gallismo maschile; La spiaggia è antesignana della commedia di costume, critica feroce dell'ipocrisia borghese; Scuola elementare è basato sui desideri (economici e di donne) di un bidello e di un maestro. Il dittico Guendalina e I dolci inganni sono importanti per il suo discorso sulla trasformazione sentimentale e sessuale di due adolescenti. Ad esse si contrappongono i kolossal La tempesta e La steppa tratti dai prediletti autori russi, Puskin e ancora Gogol.
Gli anni '60 rivestono ancora grande interesse, con trasposizioni di opere letterarie di Guido Piovene, Edoardo Anton, Nicolò Machiavelli e Piero Chiara, fino a giungere al satirico Venga a prendere il caffè... da noi satira di una certa borghesia provincia sempre più ipocrita e sessuofobica, interpretato validamente da Ugo Tognazzi. Dopo due pellicole frutto di evidenti compromessi, scritte su misura per Sophia Loren (Bianco, rosso e..., quasi un remake di Anna) e Giancarlo Giannini (Sono stato io, dove un modesto lavavetri immagina un gesto clamoroso che lo porti sulle prime pagine dei quotidiani) dal 1974 persegue la tematica dell'erotismo, a partire da Le farò da padre e proseguendo con Cuore di cane tratto da Bulgakov, Oh! Serafina da un romanzo di Giuseppe Berto, Così come sei sul tema dell'incesto, fino agli ultimi suoi due film per il grande schermo, considerati artisticamente due fallimenti, La cicala e il tardo Una spina nel cuore. Nel 1981 iniziò a dirigere Nudo di donna, che dovette abbandonare quasi subito a causa di dissapori con l'attore protagonista, Nino Manfredi.
Durante gli anni '80 firmò tre lavori per il piccolo schermo, tra i quali il kolossal di successo Cristoforo Colombo e l'intenso Due fratelli. La sua ultima opera risale al 1988, realizzata per le reti Fininvest: Mano rubata, tratto da un racconto di Tommaso Landolfi, dove esplora il mondo spietato del gioco d'azzardo. Nel 1994 recitò una piccola parte nel film Il toro diretto da Carlo Mazzacurati, e quattro anni dopo donò tutto il suo materiale d'archivio alla Fondazione Cineteca Italiana di Milano, diretta all'epoca da Gianni Comencini. Nel 1970 ebbe la sua seconda esperienza come regista lirico inaugurando il Maggio Musicale Fiorentino con La vestale di Gaspare Spontini ed è stao inoltre un membro della giuria del Festival di Berlino.
[modifica] Filmografia
[modifica] Regista cinematografico
- Giacomo l'idealista (1942)
- La freccia nel fianco (1943) terminato da Mario Costa nel 1944
- La nostra guerra (1945) documentario
- Il bandito (1946)
- Il delitto di Giovanni Episcopo (1947)
- Senza pietà (1948)
- Il mulino del Po (1949)
- Luci del varietà (1950) co-regia di Federico Fellini
- Anna (1951)
- Il cappotto (1952)
- La lupa (1953)
- L'amore in città, episodio Gli italiani si voltano (1953)
- La spiaggia (1954)
- Scuola elementare (1955)
- Guendalina (1956)
- La tempesta (1958)
- I dolci inganni (1960)
- Lettere di una novizia (1960)
- L'imprevisto (1961)
- Mafioso (1962)
- La steppa (1962)
- La Mandragola (1965)
- Matchless (1966)
- Don Giovanni in Sicilia (1967)
- Fraulein Doktor (1969)
- L'amica (1969)
- Venga a prendere il caffè... da noi (1970)
- Bianco, rosso e... (1972)
- Sono stato io (1973)
- Le farò da padre (1974)
- Cuore di cane (1975)
- Oh! Serafina (1976)
- Così come sei (1978)
- La cicala (1980)
- Nudo di donna (1981) regìa riprese iniziali, sostituito poi da Nino Manfredi
- Una spina nel cuore (1985)
[modifica] Regista televisivo
- Le ragazze in fiore (1977) servizio televisivo per la trasmissione Odeon - tutto quanto fa spettacolo di Brando Giordani ed Emilio Ravel
- Cristoforo Colombo (1982) sceneggiato televisivo
- Due fratelli (1987) film televisivo
- Mano rubata (1988) film televisivo
[modifica] Collaborazioni
- Cuore rivelatore, cortometraggio, regia di Alberto Mondadori e Cesare Civita (1933) - scenografia
- Il museo dell'amore, mediometraggio, regia di Mario Baffico (1935) - consulente per il colore
- La danza delle lancette, regia di Mario Baffico (1936) - assistente regista
- Piccolo mondo antico, regia di Mario Soldati (1941) - aiuto regista e sceneggiatore
- Sissignora, regia di Ferdinando Poggioli (1941) - aiuto regista e sceneggiatore
- Il cappello del prete, regia di Ferdinando Poggioli (1944) - sceneggiatore
- Un eroe dei nostri tempi, regìa di Mario Monicelli (1955) - attore
- Il corpo della ragassa, regìa di Pasquale Festa Campanile (1978) - adattamento del romanzo di Gianni Brera
- Il toro, regìa di Carlo Mazzacurati (1994) - attore