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Cannibal Holocaust - Wikipedia

Cannibal Holocaust

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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La scena più famosa del film, per la quale Deodato venne accusato di aver girato uno "snuff"
Titolo originale: Cannibal Holocaust
Lingua originale: {{{linguaoriginale}}}
Paese: Italia
Anno: 1979
Durata: 95'
Colore: colore
Audio: sonoro
Ratio: {{{ratio}}}
Genere: horror/avventura/drammatico
Regia: Ruggero Deodato
Soggetto: {{{nomesoggetto}}}
Sceneggiatura: Gianfranco Clerici
Produzione: {{{nomeproduttore}}}
Art director: {{{nomeartdirector}}}
Animatori: {{{nomeanimatore}}}
  • Robert Kerman: Professor Harold Monroe
  • Francesca Ciardi: Faye Daniels
  • Perry Pirkanen: Jack Anders
  • Luca Barbareschi: Mark Tommaso
  • Salvatore Basile: Jacko Losojos
  • Ricardo Fuentes: Miguel Lujan
  • Gabriel Yorke: Alan Yates
{{{nomedoppiatorioriginali}}}
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Episodi:
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: {{{nomemontaggio}}}
Effetti speciali: Aldo Gasparri
Musiche: Riz Ortolani
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: {{{nomecostumista}}}
Trucco: {{{nometruccatore}}}
Sfondi: {{{nomesfondo}}}
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film
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«Mi domando chi siano i veri cannibali...»
(Il professor Monroe, alla fine del film)
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«Continua a girare!!!»
(Alan Yates, mentre sta morendo)
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«Oh santo cielo! E' inimmaginabile... è orribile... non riusciamo a capire il perché di questa spietata punizione. Probabilmente è legata a qualche oscuro rito sessuale. Ma noi non possiamo accettare gli aspetti primitivi di questa giustizia.»
(Alan Yates, di fronte alla ragazza indigena impalata)

Cannibal Holocaust, diretto da Ruggero Deodato e uscito nel 1979 è considerato il più famoso e controverso film del genere cannibal, .[1]

Il film uscì in Italia il 7 febbraio 1980, a cui seguì la Spagna il 19 ottobre 1980, la Francia il 22 aprile 1981 e gli USA il 19 giugno 1984.

Il film uscì in Germania come Nackt und zersleicht e in Spagna come Holocausto Canibal.[2]


Indice

[modifica] Trama

Il film apre con una veduta aerea della foresta amazzonica, accompagnata dalla dolce musica di Riz Ortolani.

Si apprende da un servizio televisivo che quattro giovani reporter, tre ragazzi e una ragazza, incaricati dalla BBC di girare un documentario sulle tribù che praticano il cannibalismo in Amazzonia, non danno più notizie da un mese. Il professor Harold Monroe viene incaricato di effettuare le ricerche e parte subito, con una spedizione militare.

A questo punto si alternano scene distensive della giungla a scene agghiaccianti di filmati di repertorio che mostrano fucilazioni e atti di cannibalismo. Uno dei militari che accompagna il professore muore, avvelenato da una freccia al curaro, e viene catturato un indigeno che stringe tra le mani un accendino.

Il professore continua la sua ricerca, facendosi accompagnare da una guida, un giovane indio e uno schiavo indigeno. Nella foresta incontrano serpenti, tigri, caimani e sanguisughe. Trovano anche il cadavere scarnificato divorato dai vermi di un amico della guida, e un gigantesco guscio di una tartaruga. La guida costringe lo schiavo a sniffare cocaina, poi l'indio squarta un topo muschiato, senza effetti speciali.

La punizione dell'adultera
La punizione dell'adultera

All'improvviso c'è uno stacco che inserisce la sequenza di un'adultera che viene trascinata dal marito e violentata con un fallo di pietra. La scena è sottolineata da un cupo sottofondo musicale.

Il professore raggiunge un villaggio dove il capo tribù gesticola e indica capanne bruciate e resti umani. La spedizione continua il suo cammino e giunge a un altro villaggio, dove abitano gli indios Shamatari. Finalmente il professore arriva al villaggio dei cannibali, dove trova i corpi ridotti a scheletri dei reporter, e il materiale da loro girato. La spedizione viene invitata gentilmente a un pranzo cannibalico.

Il villaggio dei cannibali viene raso al suolo
Il villaggio dei cannibali viene raso al suolo

Il professore torna a New York e visiona il materiale girato dai quattro reporter. Vediamo cinque filmati: prima viene mostrato un filmato girato precedentemente dai quattro, con fucilazioni e violenze terribili.

Poi si parte con i filmati girati in Amazzonia: i quattro scherzano e chiacchierano. Uno stacco fa vedere il professore che parla con i parenti dei ragazzi, e dalle loro risposte e dai loro atteggiamenti si comincia a insinuare il dubbio che i quattro non fossero persone particolarmente civili.

Nel secondo video sono mostrate raccapriccianti uccisioni di animali in diretta. I reporter trascinano fuori dal fiume una gigantesca tartaruga e la sventrano completamente, tra il disgusto e l'eccitazione; quindi l'uccisione di un'enorme vedova nera, una gamba amputata per il morso di un serpente e altre immagini di carattere antropologico.

Nel terzo video i quattro entrano in un villaggio, radunano gli abitanti in una capanna e le danno fuoco, ardendoli vivi mentre riprendono la scena e sostengono siano stati altri indigeni. Si passa quindi a una scena di sesso tra uno dei ragazzi e la ragazza, un accoppiamento quasi selvaggio che si svolge sotto gli occhi di un silenzioso gruppo di indigeni anziani.

Nel quarto c'è una scena sconvolgente, dove una donna incinta viene fatta partorire, il neonato viene lanciato in acqua e lei lapidata. I tre reporter uomini poi inseguono una giovanissima indigena e la stuprano, sotto gli occhi della collega che cerca invano di farli smettere. Alla fine i quattro impalano la povera ragazza e riprendono la scena facendo commenti che esecrano il comportamento degli indigeni.

Le scene finali del film mostrano la morte in diretta dei quattro reporter, catturati e sventrati dai cannibali. Il film si conclude a New York, dove i dirigenti della BBC rinunciano a mostrare i filmati dei reporter. Il professore esce dagli studi e si domanda chi siano i veri cannibali.

[modifica] Scene tagliate

In una foto di scena si vede un indigeno steso in un fiume con le gambe e i piedi divorati dai piranhas. Deodato ha dichiarato: "La scena credo sia stata girata (veramente non me lo ricordo) ma poi probabilmente è stata tagliata in fase di montaggio. Mi sembra che fu eliminata perché i piranhas non sembravano veri".[3]

[modifica] Scene cult

Le scene cult di questo film sono innumerevoli. Tra le più famose: lo sventramento (vero) di una gigantesca tartaruga, la punizione di un'adultera penetrata con un fallo di pietra, il parto e la seguente uccisione di un neonato, l'evirazione ai danni di uno dei reporter e una ragazza indigena impalata. Questa è la scena più famosa e agghiacciante del film, e questa fu la scena che più di tutte venne accusata di essere snuff. In realtà la ragazza fu fatta sedere su un sellino legato al palo, e le fu messo un piccolo paletto appuntito sulla bocca, per dare la sensazione che il legno le avesse trapassato tutto il corpo. Comunque il regista ha dichiarato che la ragazza indigena che interpretava la parte era veramente spaventata[4].

[modifica] Estetica e stile

Il film è diviso in due parti: The last road to hell, che riguarda le ricerche del professor Monroe è girata in 35 mm, mentre The green inferno, che riguarda i quattro reporter è girata in 16 mm, con la pellicola graffiata e un uso costante della macchina a mano, per dare la sensazione del vero filmato non professionale. Deodato ha affermato: "Ci misi una cura maniacale in quel film perché tutto fosse perfetto, ho strisciato addirittura la pellicola per rendere il tutto più veritiero".[3]

[modifica] Produzione

Il film venne proposto a Deodato da alcuni produttori tedeschi, che gli chiesero di fare un film alla Ultimo mondo cannibale, che ottenne un gran successo nel 1977. Deodato scelse come produttore Franco Palaggi, che produsse tra gli altri Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Il budget era di 180 milioni di lire.

Palaggi voleva girare nelle location del film Queimada, ma Deodato incontrò un documentarista che gli parlò di Leticia, un paesino della Colombia. Deodato e Palaggi partirono e decisero così di girare lì per quattro settimane.

Il regista ha rivelato: "Leticia è un posto incredibile. Da lì passa tutta la droga del mondo, ma non ho avuto nessun problema con i narcotrafficanti". [5].

[modifica] Cast

Il film é stato girato in lingua inglese, in presa diretta, per ottenere più realismo, tanto che Deodato voleva farlo uscire non doppiato in italiano. Le quote di partecipazione del cast però prevedevano che la metà fosse italiano, quindi il regista scoprì all'Actor's Studio due giovani attori italiani che parlavano l'inglese, Francesca Ciardi, ragazza romana dei Parioli, in seguito moglie del giornalista Paolo Frajese, e Luca Barbareschi, oggi affermato attore e regista. Come attori americani invece la scelta cadde su Robert Kerman, che aveva già lavorato con Deodato in Concorde affaire. In seguito il regista scoprì che Kerman era un attore porno. Gli altri due reporter sono interpretati da Gabriel Yorke e Perry Pirkanen, che in seguito non fecero molti altri film.

La Ciardi fu vittima di scherzi molto pesanti da parte della troupe, che le fece trovare un teschio di dimensioni umane sepolto sotto il fango, cosa che le provocò una crisi isterica. Nella scena di sesso la Ciardi si ribellò alle indicazioni di Deodato e disse a Gabriel Yorke di non farsi manipolare dal regista. Per questa scena Deodato disse ai due di fare quello che volevano con calma, ma la scena comunque è simulata.[4]

Per rendere il film ancora più realistico, il contratto prevedeva che gli attori che impersonavano i cineoperatori scomparsi sparissero dalla circolazione, e soprattutto da televisione/cinema, per 2 anni. Deodato ha dichiarato: "L'operazione Cannibal Holocaust doveva essere fatta con attori credibili. Dovevamo presentare il fatto come fosse una cosa vera. Avevamo bisogno di quattro persone che potevano poi sparire per due anni, perché erano morti e quindi nessuno doveva sapere niente di loro. Dovevamo fare un falso snuff"[3]. Gli attori furono comunque "resuscitati" in occasione del processo, dato che si accusava Deodato di averli uccisi realmente.

Tutti gli indios sono abitanti del posto realmente cannibali e debitamente acconciati. Il loro capo si faceva capire e collaborava bene alla realizzazione del film, tanto che Deodato gli ha dato più di un ruolo, anche se sostiene che più di una volta era ubriaco.[4]

[modifica] Riprese

Le riprese iniziarono il 4 giugno 1979 e durarono nove settimane. Gli interni del film furono girati a Roma, negli Studi De Paolis. Gli esterni furono girati anche a New York.

Deodato ha dichiarato di aver girato il film in un momento difficile della sua vita: stava divorziando da Silvia Dionisio, e ha messo tutto il suo dolore e la sua rabbia per questo. Inoltre ha affermato che la storia gli è stata suggerita dal figlio, disgustato da tutte le immagini violente che vedeva nei telegiornali "La storia me la suggerì mio figlio, che all'epoca non voleva guardare la televisione perché era scioccato da tutti i reportage violenti che passavano al telegiornale, i morti ammazzati dalle Brigate Rosse ecc."[3]

[modifica] Accoglienza

Cannibal Holocaust in Italia non ha ottenuto il successo sperato, anche a causa di traversie giudiziarie che ne hanno impedito l'immediata uscita nelle sale. Ha ottenuto invece un ottimo riscontro commerciale all'estero: complessivamente ha incassato 200 milioni di dollari e solo a Tokyo 21 milioni di dollari[3]. In Giappone dopo E.T. l'Extra-Terrestre di Steven Spielberg è il film che ha registrato in assoluto più incassi al botteghino.

[modifica] Censura

La prima del film avvenne a Milano il 7 febbraio 1980. Subito dopo a Roma alcuni cittadini imbrattarono i manifesti del film. Il 12 marzo 1980, a seguito della denuncia di un cittadino, il film fu sequestrato su tutto il territorio nazionale, con l'accusa di essere opera contraria al buon costume e alla morale. La United Artist, che produsse il film, si ritirò. Il 4 giugno arrivò la sentenza: Deodato, lo sceneggiatore Gianfranco Clerici, i produttori e il distributore della pellicola furono condannati a quattro mesi di reclusione, 400.000 lire di multa e un mese di arresto, con la condizionale.

Durante il processo Deodato chiamò i quattro attori protagonisti, per mostrare che erano vivi, e venne chiarito che le sequenze dei riti cannibali erano state fatte con l'ausilio di effetti speciali. Il regista e la troupe rischiarono ugualmente la galera quando venne fuori che le uccisioni di animali erano vere. Deodato si difese dicendo che le riprese delle uccisioni degli animali erano state girate con spirito documentaristico.

La Cassazione, in ultimo grado, riabilitò il film, che poté finalmente tornare nelle sale solo nel maggio 1984, ampiamente tagliato.[1]

Il film è il più censurato della storia del cinema, dato che fu censurato in più di 50 paesi del mondo. In Inghilterra il film è stato inserito tra i cosiddetti "video nasties", cioè i film banditi perché creduti snuff movie.[6]

Un altro aspetto che scatenò feroci discussioni fu che alcuni animali vennero effettivamente uccisi durante la lavorazione del film. Una gigantesca tartaruga viene completamente sventrata dai quattro reporter, un maialino viene abbattuto con un colpo di fucile, a una scimmia viene tagliata la testa e succhiato il cervello. Luca Barbareschi ha ammesso che non ha avuto nessun rimorso per aver sparato a un maialino, mentre Deodato ha dichiarato che tutti gli animali uccisi nel film venivano mangiati sia dai componenti della troupe, sia dai cannibali. "La cosa che mi ha fatto più impressione sono state le scimmie. C'è la scena in cui gli indios ammazzano la scimmia e le succhiano il cervello. Noi avevamo quattro scimmiette di riserva. Quando tagliammo la testa a una le altre quattro sono morte di crepacuore. Quella è stata la cosa più atroce".[5]

[modifica] Critiche

Nonostante le controversie, Cannibal Holocaust è considerato da molti un'interessante e cruda analisi della società civilizzata, e un lucido atto d'accusa contro i mass media, anni prima di Assassini nati; già dalle prime sequenze, Deodato fa capire quali secondo lui siano i veri selvaggi (mentre un reporter alla tv parla delle tribù selvagge, le immagini mostrano scene di vita in una città moderna).

La critica italiana accolse molto male il film, accusandolo di sensazionalismo e razzismo ed evidenziando con disgusto le scene considerate orripilanti. La Repubblica scrisse: "Le scene raccapriccianti del film sono ottenute con tale cialtroneria che non solo non riescono a mettere paura, ma provocano addirittura disgusto e sdegno". Il Corriere della sera rincarò la dose: "Un film che é eufemistico definire rivoltante, affidato interamente a scene di bassa macelleria come squartamenti e infilzamenti di animali vivi, cannibalismo, lapidazioni e altre simili piacevolezze...". Morando Morandini nel suo dizionario gli assegna una stella e nessun commento, mentre Paolo Mereghetti, nel suo dizionario gli assegna due stelle e mezzo e scrive che il film è "Un'operazione gelida e sgradevole, ma a suo modo abile: l'espediente del film nel film non solo avvolge di un alone inquietante da finto snuff la violenza mostrata, ma costituisce una precisa riflessione sulla prassi dei mondo movies, una pietra tombale e una satira del genere. Cannibal Holocaust è un documento indiretto sul malessere dell'epoca e una tappa fondamentale per chiunque voglia riflettere sulla rappresentazione della violenza".[7]

Deodato ha svelato che Sergio Leone appena vide il film in anteprima gli disse: "Caro Ruggero, questo sarà il tuo cavallo di battaglia, ma ti causerà gravi problemi con la giustizia.".[3]

Negli ultimi anni il film è stato a poco a poco rivalutato. La rivista Nocturno ha scritto: "Cannibal Holocaust è una parola vera sullo spettacolo dell'informazione e quindi sull'Occidente Coccodrillo. L'incendio del villaggio trova paragone solo in Apocalypse Now, per sadismo e pietà (della colonna sonora) verso le vittime. L'epicedio di Alan Yates sulla donna impalata, poi, é forse ancora più agghiacciante e perfetto nella sua perfetta malafede. A pensarci bene, il titolo preannuncia già tutta l'ambiguità del film: Cannibal, associazione mentale istantanea negativa + Holocaust, sterminio d'innocenti = cortocircuito intellettuale: per noi i cannibali non sono innocenti, quindi l'espressione suona di primo acchito come un incomprensibile ossimoro.".[8]

[modifica] Visti Censura

  • Australia: R18+
  • Canada (Quebec): v.m. 16
  • Danimarca: v.m. 15
  • Filippine: bandito
  • Finlandia: v.m. 18
  • Francia: v.m. 18
  • Germania: 18 (tagliato pesantemente)
  • Italia: v.m. 18 (tagliato)
  • Nuova Zelanda: bandito
  • Olanda: v.m. 16
  • Regno Unito: v.m. 18 (tagliato)
  • Stati Uniti: Not Rated
  • Sudafrica: bandito

[modifica] Ispirazioni e influenze

Deodato, come per il precedente Ultimo mondo cannibale, si è ispirato ai mondo movie, ma qui li critica e li ribalta insieme. Il realismo esasperato delle immagini aggredisce e sconvolge lo spettatore con una potenza che non ha riscontri in alcun mondo movie[6]. Il film fa anche a meno della voce fuori campo, classico espediente dei mondo movie, ma la sostituisce con la dolce musica di Riz Ortolani, che contrasta fortemente con la brutalità delle immagini e allo stesso istante rimanda all'utilizzo della famosa More in Mondo Cane. Il regista si è ispirato anche a Sergio Corbucci, per quanto riguarda le scene distensive che anticipano quelle violente.

Dopo Cannibal Holocaust in Italia prende il via una piccola serie di film ispirati alle sue immagini scioccanti. Umberto Lenzi, che aveva iniziato il genere cannibal movie nel 1972 con Il paese del sesso selvaggio, che conteneva una sola scena di cannibalismo, dirige nel 1980 Cannibal Ferox e l'anno successivo Mangiati vivi!, e soprattutto nel primo mostra scene agghiaccianti come lo scoperchiamento della calotta cranica di un ragazzo. Joe D'Amato dirige nel 1980 Antropophagus, che mostra un feto divorato e un uomo che addenta le proprie viscere. Lo stesso Deodato gira anche Inferno in diretta, considerato la terza parte della trilogia dei cannibali, anche se il film parla di narcotrafficanti e reporter e non c'é nessuna scena di cannibalismo.

Il film lanciò anche una piccola "moda", in virtù del suo alone scandaloso. Alcuni film, infatti, usarono la parola Holocaust nel titolo (Zombi Holocaust, Porno Holocaust, Buio Omega in Francia è stato intitolato Blue Holocaust, mentre Nudo e selvaggio fu intitolato negli Stati Uniti Cannibal Holocaust 2).

In seguito Cannibal Holocaust ha influenzato anche film americani come Assassini nati, di Oliver Stone, per la commistione di più formati e la critica ai mass media, e soprattutto The Blair Witch Project, film indipendente che ha avuto un grandissimo successo, e ha ripreso molte soluzioni formali quali la fotografia sporca e soprattutto l'uso della macchina a mano, e l'idea della videocassetta trovata nel bosco dal film italiano. La cosa è molto più di una coincidenza, tanto che Deodato sostiene che la cosa più simile al suo film è la scaletta della sceneggiatura, ovviamente con scene meno brutali, e per questo aveva pensato a una denuncia per plagio ma poi ha rinunciato.[4]

[modifica] Autocitazioni

La sequenza del parto e dell'uccisione del neonato era già presente nel primo cannibal movie di Deodato, Ultimo mondo cannibale. Lì il bambino finiva in pasto a un coccodrillo.

[modifica] Colonna sonora

La colonna sonora di Riz Ortolani ha un'importanza decisiva nel film. E' dolce e distensiva per le immagini della giungla, mentre si fa cupa quando ci sono scene di una violenza brutale, sia sugli animali che sugli uomini, quindi ritorna dolce nei titoli di coda, ma dopo tutto quello che si è visto il contrasto è agghiacciante. Deodato ha detto: "Non ci eravamo accorti di aver fatto un film così forte. Io mi sono accorto di che film avevo fatto solo dopo averci messo la musica. Perché la musica di Ortolani era così bella che esasperava le scene.[3]. La colonna sonora contiene i seguenti brani:

  1. "Cannibal Holocaust (Titoli di testa)"
  2. "Adulteress' Punishment"
  3. "Cameraman's Recreation"
  4. "Massacre of the Troupe"
  5. "Love with Fun"
  6. "Crucified Woman"
  7. "Relaxing in the Savannah"
  8. "Savage Rite"
  9. "Drinking Coco"
  10. "Cannibal Holocaust (Titoli di coda)"

[modifica] Curiosità

  • Ruggero Deodato non considera il suo film un horror: "Cannibal Holocaust ha poco a che spartire con l'horror. Io sono un regista di genere all'americana. Ho fatto di tutto. A chi definisce Cannibal Holocaust un horror rispondo che non l'ha capito e che deve guardarselo per bene e storicizzarlo. Cannibal Holocaust è una pellicola di denuncia, ed è il mio lavoro più riuscito."[1]
  • Una delle guide presenti sul set del film venne arrestata a causa di Ruggero Dedato, che la denunciò perché partecipava ai cosiddetti safari indios, vale a dire una vera e propria caccia agli indios. Quando uscì dal carcere la guida giurò che avrebbe ucciso Deodato. Sui safari indios il regista aveva scritto un soggetto, che trattava anche del traffico di organi, ma rinunciò al progetto per paura di ritorsioni.[4]
  • La pellicola ancora oggi non è ancora stata trasmessa dalla TV italiana.
  • Deodato ha più volte ribadito di aver già pronto il soggetto per un sequel dal titolo provvisorio Cannibal Holocaust 2. Attualmente sta realizzando due sceneggiature. Il progetto è in fase di pre-produzione e le riprese dovrebbero cominciare nel 2009.
  • Il villaggio degli indios che viene bruciato dai quattro ragazzi è stato costruito appositamente per il film, come anche la casa sul grande albero dove abitano gli indios Shamatari.
  • I costumi dei cannibali sono stati fatti sfruttando i chenchama, cioè le pitture su corteccia d'albero, usanza locale.
  • La scena della punizione dell'adultera fu interpretata dalla sarta di scena colombiana, perché tutte le altre ragazze indigene rifiutarono.
  • I filmati di cannibalismo e fucilazioni che si vedono all'inizio del film sono in parte vere, in parte create con effetti speciali.
  • Deodato appare in un cameo all'inizio del film: è seduto in un parco davanti alla Columbia University a New York.
  • Il film avrà un remake americano.[9]

[modifica] Home video

Nel 2003 esce in Italia, ancora tra mille polemiche, il DVD con l'edizione integrale, curato personalmente da Deodato e contenente come extra il commento del regista e un making of di 60 minuti con foto di scena inedite.

Nel 2005 esce il DVD negli Stati Uniti d'America, nonostante un tentativo di censura (ancora una volta) per la copertina, giudicata "troppo esplicita e offensiva"[10].

Prima di questa versione definitiva si è molto favoleggiato sulle diverse versioni home video del film: si è parlato di una versione di 135 minuti contenente alcune scene che mostravano i dettagli dell'impalamento della ragazza indigena, scene che Deodato ha dichiarato di non aver mai girato. [4]

[modifica] Slogan pubblicitari

  • "Violenza brutale. Stupro disumano. Cannibalismo nauseante. Questo è il mondo agghiacciante di Cannibal Holocaust".
  • "Non voltate la faccia! Guardate! Anche questi sono uomini, sono vostri simili!".
  • "Non riuscirete a credere che quello che vedete è vero!".

[modifica] Note

  1. 1,0 1,1 1,2 Dati forniti dalla monografia "Cannibal! Il cinema selvaggio di Ruggero Deodato", scritta da Gordiano Lupi.
  2. Dati forniti dal "Dizionario dei film stracult", scritto da Marco Giusti.
  3. 3,0 3,1 3,2 3,3 3,4 3,5 3,6 Dati forniti dall'intervista a "Nocturno", estate 1996.
  4. 4,0 4,1 4,2 4,3 4,4 4,5 Dati forniti dal commento contenuto nel "DVD" del film.
  5. 5,0 5,1 Dati forniti dal making of contenuto nel "DVD" del film.
  6. 6,0 6,1 Dati forniti dal libro "Sex and violence. Percorsi nel cinema estremo"
  7. Dati forniti dal dizionario di cinema di Paolo Mereghetti.
  8. Dati forniti dal Dossier Nocturno n.12 "Bon Appetit! Guida al cinema cannibalico".
  9. Dati forniti dall'articolo "E ci mancava pure il remake di Cannibal Holocaust", disponibile qui; ultimo accesso il 23 marzo 2007.
  10. Dati forniti dall'articolo "Cannibal Holocaust, la censura non lo manda giù", disponibile qui; ultimo accesso il 23 marzo 2007.

[modifica] Bibliografia

  • Intervista alla rivista Nocturno n. 1 nuova serie, "Il ragazzo dei Parioli", estate 1996;
  • Roberto Curti, Tommaso La Selva, "Sex and violence percorsi nel cinema estremo", Lindau, 2003, ISBN 88-7180-468-6;
  • Nocturno Dossier n. 12, "Bon appetit! Guida al cinema cannibalico";
  • Marco Giusti, "Stracult. Dizionario dei film italiani stracult", Frassinelli, 2004. ISBN 88-7684-813-4.
  • Gordiano Lupi, "Cannibal! Il cinema selvaggio di Ruggero Deodato", Mondo Ignoto, 2003. ISBN 88-89084-12-X;
  • Alfredo Baldi, "Schermi proibiti", Bianco & Nero, 2003;
  • Harvey Fenton, "Cannibal Holocaust and the Savage Cinema of Ruggero Deodato", Fab Press, Londra, 1999. (in inglese)

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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