Guerra dei trent'anni
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Guerra dei Trent'anni | |||||||
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Mappa d'Europa nel 1648, al termine della Guerra dei Trent'Anni |
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Schieramenti | |||||||
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Comandanti | |||||||
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Effettivi | |||||||
~475.000, 150.000 Svedesi, 75,000 Olandesi, ~100,000 Tedeschi, 150,000 Francesi |
~450,000, 300,000 Spagnoli, ~100-200,000 Tedeschi |
Guerra dei trent'anni |
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Plzeň – Záblati – Dolní Věstonice – Montagna Bianca – Wiesloch – Wimpfen – Höchst – Fleurus – Stadtlohn – Ponte di Dessau – Lutter am Barenberge – Stralsunda – Wolgast – Francoforte – Magdeburgo – Werben – Breitenfeld – Rain – Fürth – Alte Veste – Lützen – Oldendorf – Nördlingen – Wittstock – Rheinfelden – Breisach – Chemnitz – Honnecourt – 2a Breitenfeld – Rocroi – Tuttlingen – Friburgo – Jüterbog – Jankov – Mergentheim – 2a Nördlingen – Zusmarshausen – Lens – Praga |
La guerra dei trent'anni fu una serie di conflitti armati che dilaniarono l'Europa dal 1618 al 1648. I combattimenti si svolsero inizialmente e soprattutto nei territori dell'Europa centrale appartenenti al Sacro Romano Impero Germanico, ma coinvolsero successivamente la maggior parte delle potenze europee, con le eccezioni considerevoli di Inghilterra e Russia. Nella seconda parte del periodo di guerra, i combattimenti si estendono anche alla Francia, ai Paesi Bassi, all'Italia del nord ed alla Catalogna. Durante questi trent'anni, la guerra cambia gradualmente natura e oggetto: iniziata come conflitto religioso fra cattolici e protestanti, si conclude in lotta politica tra la Francia e l'Austria.
Indice |
[modifica] Origine
Le origini della guerra furono varie, anche se la principale fu l'opposizione religiosa e politica tra cattolici e protestanti. La Pace di Augusta del 1555, firmata dall'imperatore Carlo V, aveva messo fine agli scontri tra cattolici e luterani, introducendo il principio del cuius regio eius religio e stabilendo che i luterani potevano rimanere in posseso dei territori ecclesiastici secolarizzati dopo il 1522 (pace di Passau). Tuttavia vari problemi rimasero aperti: oltre al fatto che la pace era considerata, specialmente dai luterani, solo una tregua temporanea, essa non permetteva il calvinismo, che si diffuse rapidamente in varie aree della Germania.
A queste considerazioni di ordine religioso si aggiunsero tendenze egemoniche o d'indipendenza di vari stati europei, rivalità commerciali, ambizioni personali e gelosie familiari. La Spagna era interessata ad esercitare una decisiva influenza sul Sacro Romano Impero per garantirsi la possibilità di affrontare la guerra con gli olandesi che durava ormai da molti anni, e che sarebbe ripresa apertamente allo scadere della tregua dei dodici anni nel 1621.
In Germania era nel frattempo in corso una lotta politica fra i principi tedeschi e l'imperatore di casa Asburgo che desiderava che il titolo di Imperatore Del Sacro Romano Impero non fosse più solamente una figura rappresentativa ed un retaggio medievale ma rappresentasse un potere effettivo sui territori che "nominalmente" appartenevano al Sacro Romano Impero, affermando così l'egemonia degli Asburgo su tutta la Germania e portando a compimento l'impresa fallita dal grande Carlo V.
Enrico IV di Francia, in risposta, continuò la politica anti-asburgica dei predecessori, in quanto, se gli spagnoli fossero usciti vittoriosi dalla guerra in Olanda e la Germania fosse caduta sotto l'egemonia imperiale, la Francia sarebbe stata schiacciata tra possedimenti asburgici su ogni lato.
Questi vari fattori cominciarono a manifestare la loro importanza già a partire dagli ultimi anni del secolo XVI. I primi scontri, di carattere religioso, si verificarono nel Sacro Romano Impero a causa del reservatum ecclesiasticum, una norma contenuta nella Pace di Augusta che stabiliva che le autorità ecclesiastiche convertite al protestantesimo dovevano lasciare i propri territori. La questione si presentò quando il principe-arcivescovo di Colonia si convertì al calvinismo; poichè l'arcivescovo di Colonia era anche un principe elettore, si sarebbe venuta a creare una maggioranza protestante nel collegio elettorale, a cui i cattolici risposero scacciando con la forza l'arcivescovo e ponendo al suo posto Ernesto di Baviera. In seguito a questo successo cattolico, la regola del cuius regio eius religio fu applicata più duramente in vari territori, costringendo i protestanti ad emigrare o ad abiurare.
Un nuovo scontro religioso si ebbe nel 1606 nella città di Donauwörth, in cui i protestanti tentarono di impedire ai residenti cattolici di organizzare una processione, provocando aspri tumulti; questo provocò l'intervento di Massimiliano I, Elettore di Baviera che, appogiando i cattolici, si impegnò a ristabilire l'ordine. Questa serie di eventi fecero si che, specialmente tra i calvinisti, si prospettasse l'idea di un "complotto" cattolico per estirpare il protestantesimo. A tale presunta minaccia essi risposero creando, nel 1608, l'Unione Evangelica, sotto la guida di Federico IV del palatinato, che possedeva uno dei territori che erano fondamentali alla Spagna per garantirsi l'accesso all'Olanda. I cattolici tedeschi risposero creando a loro volta, nel 1609, la Lega Cattolica, sotto la guida di Massimiliano I di Baviera; a questo punto la situazione politica in Germania era pronta per uno scontro confessionale.
La scintilla scatenante del conflitto si ebbe nel 1618, quando l'imperatore del Sacro Romano Impero Mattia II nominò re di Boemia, prevalentemente protestante, il cattolico Ferdinando II. Egli vietò la costruzione di alcune chiese protestanti, provocando una violenta ribellione, che culminò con la "defenestrazione di Praga" (due luogotenenti dell'imperatore furono scaraventati giù dalle finestre del palazzo reale; i due tuttavia ne uscirono illesi in quanto atterrarono su un mucchio di sterco). La defenestrazione di Praga fu la causa scatenante del conflitto, ma la sproporzione tra questa scintilla iniziale e la gravità e la durata del conflitto è molto grande. Durata e gravità possono trovare spiegazione soltanto ipotizzando l'esistenza di cause più profonde che trovano nell'episodio di Praga una valvola di sfogo.
Da tale episodio ebbe origine la Guerra dei Trent'Anni che si divide in quattro periodi:
- Boemo-palatino (1618–1625)
- Danese (1625–1629)
- Svedese (1630–1635)
- Francese (1635–1648)
[modifica] Fase boemo–palatina (1618–1625)
Dopo la defenestrazione di Praga la rivolta si diffuse in tutta la Grande Boemia, ovvero in Boemia, Moravia, Slesia e Lusazia. Il conflitto sarebbe forse rimasto a livello locale se la morte di Mattia nel 1619 e la conseguente elezione a imperatore di Ferdinando, con il nome di Ferdinando II, non avessero interrotto i negoziati che sembravano poter risolvere la questione.
A questo punto, a causa della debolezza di entrambi i contendenti, Ferdinando fu costretto a richiedere aiuto alla Spagna, che rispose inviando fondi in cambio della promessa, mai mantenuta, di ricevere l'Alsazia; i Boemi, a loro volta, si rivolsero al candidato da loro originalmente proposto al trono di Boemia, ovvero Federico V del Palatinato, figlio del fondatore dell'Unione Evangelica, promettendogli il trono di Boemia in cambio di protezione da parte dell'Unione. Tuttavia offerte simili vennero inoltrate anche a vari altri sovrani d'Europa, come il Duca di Savoia, l'Elettorato di Sassonia e il Principe di Transilvania; tali messaggi furono tuttavia scoperti e resi pubblici dagli imperiali, fatto che diminuì sensibilmente l'appoggio d cui godeva la ribellione Boema in varie corti tedesche. Federico, pur sapendo che l'accettazione del trono da parte sua avrebbe precipitato un conflitto in germania, decise di accogliere la richiesta, anche sotto la spinta dei suoi consiglieri Cristiano di Anhalt e Ludvig Camerarius.
Inizialmente i ribelli ottennero alcuni successi, anche grazie al fatto che alla rivolta si unirono gli stati dell'Alta e Bassa Austria; inoltre i ribelli ricevettero un inaspettato aiuto dal Principe di Transilvania Gabriele Bethlen, il quale condusse un'armata in Ungheria, appoggiato dal Sultano Ottomano. Nel 1619, il Conte Thurn condusse un esercito ribelle sotto le mura della stessa Vienna, anche se mancava dell'artiglieria necessaria a condurre un assedio. In ogni caso, il 10 Giugno 1619, il Conte Bucquoi, comandante delle forze imperiali, sconfisse i protestanti del Conte di Mansfeld nella battaglia di Záblatí, tagliando le comunicazioni di Thurn e costringendolo a levare l'assedio.
Nonostante la battaglia, le forze di Thurn potevano ancora essere pericolose, e le truppe transilvane continuavano a ottenere sostanziali successi in Ungheria, ma a questo punto la situazione volse totalmente a sfavore dei Boemi: le forze della Lega Cattolica, 30.000 uomini al comando di Johann Tserclaes, conte di Tilly, procedettero alla pacificazione della Alta Austria, mentre le forze imperiali occupavano la Bassa Austria. Inoltre alla lotta si era unito, dalla parte imperiale, Giovanni Giorgio I, elettore di Sassonia, che occupò, con pochissimo sforzo, la Lusazia. Nel frattempo, nel settembre 1620, in Spagna, Filippo III decise di inviare un esercito, al comando di Ambrogio Spinola, contro il Palatinato, nella speranza di stroncare definitivamente la ribellione colpendola ad ovest mentre le forze della Lega sarebbero avanzate in Boemia; quattro mesi dopo, nel gennaio 1621, venne emesso un bando imperiale contro Federico V.
Gli spagnoli occuparono agevolmente le terre dell'Elettore Palatino, fatta eccezione per le fortezze di Frankenthal, Mannheim e Heidelberg, sul Reno, che resistettero grazie all'afflusso di volontari inglesi. In Boemia, le forze imperiali e della Lega si unirono, e procedettero contro le truppe protestanti nella battaglia delle Montagna Bianca, riportando una completa vittoria con perdite molto contenute. A questo punto la ribellione era stata completamente sedata: la Boemia venne annessa ai territori ereditari degli Asburgo, e negli anni successivi l'Imperatore procedette ad un'opera di cattolicizzazione forzata, provocando la fuga di una enorme quantità di profughi (si stima almeno 36.000 famiglie) e la ridistribuzione di gran parte delle terre in Boemia e Moravia a nobili cattolici.
Anche i combattimenti in Ungheria ebbero fine il 31 Dicembre 1621, con la Pace di Nikolsburg, in base a cui Gabriele Bethlen accettò di ritirarsi dal conflitto in cambio di concessioni territoriali. Nel Palatinato, tuttavia, gli scontri continuarono, in quella che alcuni storici considerano la fase palatina della guerra, distinta dalle altre; in seguito al bando imperiale, Federico V era stato costretto all'esilio, e vagava tra le corti protestanti europee cercando appoggio, soprattutto in Olanda, Danimarca e Svezia. Il titolo di Principe elettore detenuto da Federico era stato assegnato a Massimiliano I di Baviera, suo lontano parente, che con le truppe della Lega Cattolica da lui guidata aveva contribuito alla vittoria cattolica; le truppe spagnole continuavano l'assedio delle piazzeforti che resistevano ancora, con lo scopo di occupare la Renania come base per la futura offensiva contro l'Olanda.
In queta situazione i resti delle forze protestanti cercarono di recuperare almeno in parte il terreno perduto, ma non potevano contare nemmeno sull'appoggio dell'Unione Evangelica, che, in base all'Accordo di Magonza del 1 Aprile 1621, aveva sciolto il proprio esercito sotto la promessa che Spinola ne avrebbe preservato la neutralità. A cambiare la sorte del conflitto non valse neppure la morte del Re di Spagna Filippo III, in quanto il figlio Filippo IV, coadiuvato dal Conte-Duca di Olivares, era un convinto assertore della causa cattolica e della solidarietà tra i due rami degli Asburgo.
Nel Febbraio 1622, Spinola costrinse alla resa la piazzaforte di Jülich, tenuta da una guarnigione olandese. Il tentativo di concentrarsi effettuato dalle forze protestanti rimanenti venne sventato quando le forze di Giorgio di Baden-Dürlach vennero battute nella battaglia di Wimpfen, e quelle di Cristiano di Brünswick nella battaglia di Höchst, entrambe nel tentativo di attraversare dei corsi d'acqua. Le piazzeforti rimanenti caddero nel corso dell'anno e le forze protestanti del Conte di Mansfeld vennero definitavente schiacciate da Tilly nella battaglia di Stadtlohn, definita "la vittoria più schiacciante di Tilly".
A questo punto a Federico V non rimanevano alternative: egli fu costretto a rinunciare alla lotta. Nel gennaio del 1624, il conte di Mansfeld sciolse ciò che restava delle sue forze; nel luglio dello stesso anno, Giovanni Giorgio I di Sassonia riconobbe la validità del trasferimento del titolo elettorale a Massimiliano I di Baviera (ma solo alla sua persona, non alla sua famiglia). L'esercito di Tilly venne lasciato ad occupare la Germania nord-occidentale, esclusa la Frisia occupata dagli olandesi; a questo punto un breve intervallo di pace scese sull'Impero.
[modifica] Fase danese (1625–1630)
La schiacciante vittoria cattolica nella prima fase della guerra provocò le apprensioni di molti dei sovrani protestanti del Nord Europa; tra questi, il "partito protestante" trovò la sua nuova guida, il re di Danimarca Cristiano IV. Cristiano, sovrano protestante, era ben inserito nelle vicende tedesche, in quanto era Duca dello Holstein, e, grazie ad accorte manovre politiche, era riuscito ad imporre l'influenza danese su Amburgo e a far nominare suo nipote Vescovo di Brema. Inoltre, grazie ad una commistione di oculata amministrazione e situazione economica favorevole, aveva reso le finanze della Danimarca tra le migliori dell'intera Europa; a questo risultato avevano largamente contribuito le entrate dei pedaggi dello stretto dell'Oresund e consistenti riparazioni di guerra da parte della Svezia.
A Lüneburg, nel Maggio del 1625, Cristiano fu nominato dalla dieta direttore (Kreisoberst) del Circolo della Bassa Sassonia. Nel frattempo le due potenze asburgiche ripresero la loro politica egemonica e di guida del partito "cattolico" portando la guerra alle Province Unite, l'attuale Olanda, allo scadere della Tregua dei Dodici Anni. Questo fatto suscitò l'opposizione degli inglesi, che avevano forti interessi nei Paesi Bassi, ed erano anch'essi preoccupati per il predominio cattolico nel continente europeo.
Ma questo prevalere cattolico fu rotto proprio da una rivalità interna. In Francia, terminato il periodo della reggenza e della politica filospagnola di Maria de' Medici, il cardinale Richelieu, ministro di Luigi XIII, si prefisse l'obiettivo di impedire un nuovo accerchiamento asburgico come ai tempi di Carlo V. Dopo una nuova delibera della dieta di Lüneburg che decideva l'entrata in guerra della Danimarca e della Bassa Sassonia, con l'appoggio francese si creò nel 1625 un'alleanza anti-asburgica fra Olanda, Danimarca ed Inghilterra.
Per combattere questa nuova minaccia, l'Imperatore Ferdinando II diede l'incarico di arruolare un nuovo esercito ad Albrecht von Wallenstein, un nobile boemo arrichitosi grazie agli espropri seguiti alla vittoria degli anni precedenti. Grazie ad una sapiente organizzazione, Wallenstein arruolò un esercito di 20.000 uomini e si mise al servizio dell'Imperatore, in cambio del bottino ricavato nelle campagne. Quindi, grazie anche ad una certa indecisione dei protestanti, i cattolici passarono rapidamente all'offensiva: il Conte di Tilly passò il fiume Weser entrando con le sue truppe nel territorio del Circolo della Bassa Sassonia, mentre Wallenstein condusse a nord il nuovo esercito, ponendo i quarteri invernali a Magdeburgo
Cristiano IV si trovò ora in una situazione molto difficile e capì di non poter fare affidamento sugli stati che avevano promesso supporto alla Danimarca; la Francia si trovava ancora alle prese con gravi problemi interni legati allo strapotere ugonotto, che sarebbero sfociati nel 1627 con l'assedio della Rochelle; l'Inghilterra era in un periodo di gravi tensioni politiche, che avrebbero presto portato alla Rivoluzione Inglese; la Svezia era in guerra con la Polonia, e gli stati regionali protestanti, Sassonia e Brandeburgo, non sembravano interessati ad unirsi alla lotta. Come risultato, l'esercito danese doveva affrontare, con il solo supporto delle poche truppe del nuovo esercito del Conte di Mansfeld, due armate cattoliche.
La campagna vera e propria ebbe inizio nella primavera del 1626, quando Wallenstein operò per liberare una posizione fortificata tenuta da un suo sottoposto, il tenente Aldringen, dall'assedio messo in atto da Mansfeld; quest'ultimo fu duramente sconfitto nella battaglia del Ponte di Dessau, sul fiume Elba, in seguito alla quale le truppe imperiali occuparono la Slesia. Intanto, ad occidente, Tilly, dopo avere occupato la fortezza di Göttingen ed avere ricevuto rinforzi da Wallenstein, il 27 agosto 1626 sconfisse duramente Cristiano IV nella battaglia di Lutter-am-Barenberge. La vittoria di Tilly era decisiva, e Cristiano non potè più fare nulla per recuperare la situazione ormai definitivamente persa; le truppe imperiali occuparono il Ducato di Meclemburgo e lo Holstein danese, e distrussero le ultime forze residue di Cristiano a Grossenbrode, il 14 settembre 1627. In dicembre, i danesi si ritirarono nelle isole del Mar Baltico, e i cattolici occuparono lo Jutland.
A questo punto agli imperiali bastava spazzare via gli ultimi nuclei di resistenza danese sulle coste del Mar Baltico e nelle isole per ottenere una vittoria completa, e per questo Wallenstein, nel gennaio 1628, fu nominato dall'Imperatore "Ammiraglio del Mar Baltico". Il compito, tuttavia, si rivelò molto più difficile del previsto: l'Assedio di Stralsunda, cominciato il 13 maggio, fu tolto il 24 luglio dopo un insuccesso, a cui aveva contribuito l'appoggio dato alla città dalla Svezia, che così otteneva un primo punto di appoggio in Germania. Ma questo non valse a risollevare le sorti della Danimarca, che venne nuovamente sconfitta il 2 settembre a Wolgast.
Il costo della guerra si rivelò a questo punto proibitivo per l'Impero, specialmente considerando che erano pochi i vantaggi ancora ottenibili dalla sua prosecuzione; si giunse quindi ad un accordo, e Cristiano IV dovette firmare la pace di Lubecca (22 maggio 1629) con la quale egli si impegnava a non inserirsi nelle vicende dell'Impero ottenendo in cambio la restituzione dei territori occupati.
Con la morte dei principali comandanti protestanti, il Conte di Mansfeld e Gabriele Bethlen, nel 1629, la guerra poteva terminare con una schiacciante serie di successi cattolici; l'Imperatore, tuttavia, nel marzo 1629, sotto l'influenza della Lega Cattolica e del suo confessore gesuita Lamormaini, emanò l'Editto di restituzione, che imponeva la restituzione alla Chiesa delle terre secolarizzate dopo la Pace di Augusta. Il provvedimento era stato preso per favorire i principi cattolici, ma il suo effetto fu disastroso dal punto di vista politico, perché suscitò la reazione dei principi luterani che erano rimasti neutrali.
[modifica] Fase svedese (1630 - 1635)
L'Editto di Restituzione provocò gravi risentimenti all'interno del fronte cattolico: molti dei principi cattolici dell'Impero dubitavano della sua legalità e opportunità, ed inoltre era opinione diffusa che le tendenze egemoniche che gli Asburgo stavano manifestando rappresentassero una minaccia per la libertà dei potentati tedeschi. Nella Dieta Elettorale di Ratisbona che si tenne nell'agosto 1630, i principi forzarono l'Imperatore a congedare Wallenstein e a diminuire l'entità delle truppe imperiali e della Lega; inoltre, rifiutarono di eleggere il figlio di Ferdinando II Re dei Romani.
Questi eventi, che nel complesso indebolirono la causa cattolica, avvennero proprio quando una nuova potenza europea, la Svezia, scendeva in campo assumendo il ruolo di guida della parte protestante. Il re di Svezia, Gustavo II Adolfo, dopo avere risolto gli scontri con la Polonia con una tregua, decise di scendere in campo per difendere la causa protestante e il predominio svedese nel Mar Baltico, che sembrava potere essere minacciato dalla crescente aggressività dell'Impero. Anche la Svezia, come già la Danimarca, fu aiutata finanziariamente nella sua impresa dalla Francia, che con il trattato di Bärwalde si impegnò a versare un sussidio di guerra, che consentì agli svedesi di cambiare le sorti del conflitto. La Francia cercò anche di creare un fronte anti-asburgico in Germania meridionale, firmando segretamente con la Baviera il Trattato di Fontainbleau (1631), ma tali tentativi vennero annullati dal successivo attacco portato dagli svedesi alla Baviera stessa.
Il 6 giugno 1630, Gustavo Adolfo prese terra con le proprie truppe a Peenemünde, sull'isola di Usedom, in Pomerania; cominciò quindi un processo di consolidamento che vide l'occupazione prima di Stettino, quindi del Meclemburgo. Nel frattempo Tilly condusse l'esercito della Lega contro l'unico alleato che la Svezia avesse allora in Germania, ovvero la città di Magdeburgo, e, il 20 maggio 1631 la catturò e la sottopose ad un sanguinario saccheggio; questa atrocità lasciò un profondo segno, e fu in seguito ricordata come uno dei più crudeli episodi dell'intera guerra, in cui si stima siano morti circa 24.000 tra uomini, donne e bambini. Tilly tentò quindi di assaltare il campo svedese di Werben, ma fallì nell'impresa.
Intanto gli svedesi cercavano di assicurarsi l'appoggio degli stati regionali protestanti del nord-est della Germania, ovvero Pomerania, Brandeburgo e Sassonia. I primi due si unirono alla causa svedese anche grazie allo scalpore suscitato dai fatti di Magdeburgo, ma Giovanni Giorgio I di Sassonia rimase titubante, e cercò di destreggiarsi tra le due parti, senza assumere una posizione decisa. Tilly giudicò questo comportamento come ostile alla causa imperiale e decise di sferrare un attacco preventivo alla Sassonia. Questo provocò l'adesione definitiva della Sassonia all'alleanza svedese, che venne ratificata il giorno 11 settembre.
Le forze cattoliche avanzarono in a nord di Lipsia, dove erano ad attenderle le forze riunite di Svezia e Sassonia. Il 17 settembre 1631 Gustavo Adolfo conseguì una schiacciante vittoria nella battaglia di Breitenfeld, giudicata "la più grande vittoria protestante dall'inizo della guerra". Dopo la vittoria, l'esercito svedese si diresse ad ovest, in Franconia e Turingia, e verso le valli del Meno e del Reno; in novembre Francoforte sul Meno fu posta sotto assedio, e in seguito gli svedesi posero i quartieri invernali nell'elettorato di Magonza, dove venne eretto un grande campo fortificato, denominato Gustavusburg. Nel 1632 Gustavo Adolfo marciò in Baviera, e il 15 aprile attraversò il fiume Lech sconfiggendo nuovamente nella battaglia di Rain il conte di Tilly, che venne ferito a morte. Monaco fu occupata il 17 maggio, e Massimiliano I di Baviera fu costretto a rifugiarsi a Salisburgo, sotto protezione imperiale.
In seguito a questa serie di sconfitte, l'Imperatore Ferdinando II richiamò in servizio Albrecht von Wallenstein, affidandogli il compito di scacciare gli svedesi dal territorio imperiale; il nuovo esercito si diresse in Boemia, liberando Praga dall'occupazione sassone e ricacciando Giovanni Giorgio. Gustavo Adolfo decise di portarsi a Norimberga, dove eresse un campo fortificato. Ma questa si rivelò una mossa controproducente per gli svedesi, poichè Wallenstein in luglio pose il campo sotto assedio e, una volta consumate le scarse risorse della regione, l'esercito svedese fu falcidiato dalla fame e dalle epidemie, perdendo una buona parte dei propri uomini; un tentativo da parte di Gustavo Adolfo di spezzare l'accerchiamento assaltando la posizione dell'Alte Veste si risolse in un sanguinoso fallimento.
Anche le truppe imperiali stavano soffrendo per la scarsità di rifornimenti; dopo avere catturato Lipsia il 1 novembre, Wallenstein ritenne che la campagna fosse conclusa, e cominciò a disperdere le proprie forze. Di questo errore approfittarono gli svedesi, che riuscirono ad ingaggiare gli imperiali ancora divisi; la battaglia di Lützen, svoltasi tra due eserciti di pari entità, si risolse in uno stallo sanguinoso in seguito a cui Wallenstein abbandonò il campo (e per questo all'epoca fu ritenuta una vittoria svedese). Ma Gustavo Adolfo era morto durante la battaglia, colpito mentre guidva una carica di cavalleria. Al trono svedese saliva la regina Cristina, di soli sei anni, mentre la guida politica della guerra veniva assunta dal cancelliere Axel Oxenstierna.
La morte di Gustavo portò ad un repentino cambiamento nell'andamento del conflitto. Senza la sua guida e il suo prestigio, le truppe svedesi e mercenarie che costituivano le sue forze si ammutinarono per avere assicurazioni sul pagamento del soldo. Anche dal punto di vista politico il partito protestante venne lacerato da divisioni e recriminazioni; la Francia, visto che la sorte del conflitto sembrava volgere a favore degli Asburgo, decise di aumentare l'appoggio offerto ai protestanti e, insieme ad Oxenstierna, patrocinò la formazione della Lega di Heilbronn, un'alleanza tra la Svezia e gli stati di Renania, Svevia e Franconia, con il supporto economico francese, per "le libertà tedesche e la soddisfazione svedese". Ma gli stati orientali, Sassonia e Brandeburgo, sollevarono obiezioni: la Sassonia rifiutò di unirsi alla lega, e Oxenstierna potè solo convicere Giovanni Giorgio ad unirsi alla campagna di primavera con operazioni separate in Slesia. Invece, Giorgio Guglielmo di Brandeburgo era in contrasto con la Svezia per il possesso della Pomerania, sulla quale accampava diritti ereditari; in seguito al rifiuto svedese di evacuare la regione, il Brandeburgo e i Circoli della Bassa e Alta Sassonia rifiutarono di unirsi alla Lega, che rimase quindi confinata alla Germania sud-occidentale.
Nel frattempo, in campo cattolico, suscitava sempre più apprensione la crescente sete di autorità di Wallenstein, che tentò di portare avanti trattative separate; Ferdinando II inviò al comandante un messaggio che gli ordinava di abbandonare la sua campagna contro il Brandeburgo e la Sassonia e di portarsi in Baviera. Wallenstein rispose chiedendo ai propri ufficiali un giuramento di fedeltà alla sua persona. In seguito a questo fatto, il 18 febbraio 1634 l'Imperatore revocò la sua autorità di comando, e, il 25 febbraio, egli venne assassinato insieme ai suoi più vicini collaboratori ad Eger (odierna Cheb).
Il comando delle forze imperiali venne affidato a Ferdinando d'Ungheria, futuro imperatore con il nome di Ferdinando III, mentre suo cugino Ferdinando, Cardinale-Infante di Spagna, assunse la guida delle forze spagnole nel Nord Italia. I piani della campagna prevedevano che i due Ferdinando marciassero per riunire le loro forze per procedere poi ad ovest, liberando la Via Spagnola che conduceva ai Paesi Bassi. Il 22 luglio 1634 essi ripresero Ratisbona, e marciarono in seguito lungo il Danubio; le forze svedesi al comando di Gustav Horn e Bernardo di Sassonia-Weimar si diressero contro gli imperiali per fermarne l'avanzata.
Le forze avversarie si scontrarono il 23 agosto 1634 nella battaglia di Nördlingen; le forze della Lega di Heilbronn, in inferiorità numerica, vennero totalmente sconfitte, e Gustav Horn fu catturato. In seguito alla disfatta, la Franconia, la Svevia e il Württemberg caddero nelle mani degli imperiali quasi senza opporre resistenza, mentre le residue forze svedesi si ritiravano nella Germania del nord.
Giovanni Giorgio di Sassonia, che non era mai stato tra gi oppositori più convinti dell'Imperatore, già da qualche tempo aveva cominciato a intavolare trattative, che, il 24 novembre [[1634] avevano portato ad una prima bozza di accordi noti con il nome di Preliminari di Pirna; in seguito alla sconfitta protestante, le trattative vennero portate avanti, e condussero alla Pace di Praga, che sanciva le seguenti condizioni:
- Spostamento della data di decorrenza dell'Editto di Restituzione di 40 anni
- Diritto ai protestanti di trattenere i territori ecclesiastici secolarizzati detenuti nel 1627
- Amnistia per i nemici dell'Imperatore che si fossero uniti agli scontri dopo l'intervento svedese nel 1630
- Divieto agli stati tedeschi di formare alleanze tra loro o con potenze straniere
Questa pace, tuttavia, non sodisfaceva ne' la Svezia, ne' la Francia; quest'ultima decise ora di entrare attivamente nel conflitto
[modifica] Fase francese (1635 - 1648)
La Francia (che era finora intervenuta solo nella marginale secnda guerra di successione del Monferrato) dichiarò guerra alla Spagna il 26 maggio 1635, dopo che gli spagnoli avevano sferrato un attacco contro l'Elettore di Treviri, sotto la protezione francese fin dal 1632, fornendo così alla Francia un casus belli. L'andamento del conflitto dopo l'intervento francese può essere diviso in due fasi: nella prima, fino al 1641, si ebbe una serie di scontri che videro la Francia in difficoltà, impegnata in una guerra su più fronti, e le forze svedesi che, nonostante varie vittorie, non riuscirono a infliggere un colpo decisivo in Germania del nord. Nella seconda fase, dopo il 1641, con l'assunzione del comando svedese da parte del generale Lennart Torstensson, le forze alleate franco-svedesi riuscirono a sconfiggere le truppe imperiali e alleate fino alla loro definitiva resa nel 1648
[modifica] Prima Fase: La Francia in difficoltà (1635-1641)
Nel primo anno dopo l'intervento francese, le truppe del Cardinale di Richelieu subirono varie sconfitte su tutti i fronti, ed entro dicembre gli imperiali avevano preso Heidelberg, Magonza e Kaiserslautern. Richelieu tentò di far fronte alla situazione chiedendo a Bernardo di Sassonia-Weimar e ai suoi veterani di passare al servizio della Francia; poichè quasi tutti gli stati protestanti tedeschi avevano aderito alla Pace di Praga, Bernardo accettò di porsi al servizio di Luigi XIII e di Richelieu, nonstante questo provocasse un certo risentimento negli svedesi, che erano, formalmente, i suoi committenti.
Il 1636 vide nuove dure sconfitte per le truppe francesi: le forze spagnole, al comando del Cardinale-Infante Ferdinando, condussero un'offensiva in Piccardia dai Paesi Bassi spagnoli, ed avanzarono fino a Corbie, a sole 80 miglia da Parigi; nel frattempo, Carlo, duca di Lorena, avanzò in Borgogna a partire dai possedimenti spagnoli della Franca Contea, raggiungendo Digione. Queste offensive furono a stento arrestate dal rapido afflusso di nuove forze francesi, che riuscirono a ricacciare il nemico dalla Piccardia e a fermare Carlo di Lorena. Se l'invasione della Linguadoca progettata dagli spagnoli nel 1637 fosse stata condotta contemporaneamente alle altre offensive, la Francia si sarebbe trovata in gravi difficoltà.
Alla fine del 1637 le forze di Bernardo di Sassonia-Weimar poterono passare all'offensiva in Alsazia, dopo avere vinto alcuni scontri con le truppe nemiche a Rhinefelden e Wittenweier; con il supporto di rinforzi freschi di truppe francesi, comandate dal Visconte di Turenne, Bernardo investì la fortezza chiave di Breisach, che permetteva il controllo del corso del Reno, e la catturò il 17 dicembre; questo fu il primo significativo successo francese dall'entrata nel conflitto. Bernardò morì l'11 luglio 1639, ma il suo secondo in comando continuò la collaborazione con la Francia.
Nel frattempo anche la Svezia aveva potuto tornare all'offensiva, dopo avere stipulato una tregua con la Polonia nel 1635, che le consentì di inviare in Germania le forze fino ad ora là impiegate al comando del generale Lennart Torstennson. Questo esercito si riunì a quello di Johann Baner in Meclemburgo e Pomerania, nonostante alcuni tentativi infruttuosi di impedirne il congiungimento effettuati dalle forze imperiali; nel 1636 anche la Sassonia dichiarò formalmente guerra alla Svezia. Nonostante fosse inferiore numericamente agli avversari, Baner decise di passare all'offensiva, e inflisse una dura sconfitta all'armata congiunta sassone-imperiale nella battaglia di Wittstock. In seguito alla vittoria gli svedesi tentarono di assediare Lipsia e di spingere l'Elettore di Brandeburgo ad unirsi nuovamente all'alleanza, ma fallirono in entrambi gli scopi: il Brandeburgo si avvicinò infatti alla causa imperiale, mentre l'assedio dovette essere tolto a causa del sopraggiungere di un esercito imperiale al comando di Matthias Gallas, che sopravanzava largamente gli svedesi in numero. Baner fu costretto a ritirasi nuovamente in Pomerania e per il 1637 la situazione era ancora quella di due anni prima.
La Svezia cominciava ad accusare la stanchezza dovuta al protrarsi del conflitto, e il Cancelliere Oxenstierna decise di tentare di uscire dalla guerra con condizioni onorevoli; alla fine comunque la Svezia continuò la lotta, e nel marzo 1638 firmò con la Francia il Trattato di Amburgo, con il quale i contraenti si impegnavano a non firmare paci separate con il nemico e la Francia a pagare consistenti sussidi alla Svezia. Grazie a questi aiuti, il luglio Baner fu in grado di tornare all'offensiva, respingendo l'armata di Gallas in Boemia e Slesia; nel 1639 gli svedesi procedettero contro i sassoni, e il 14 aprile 1639 sconfissero nella battaglia di Chemnitz una forza imperiale al comando dell'Arciduca Leopoldo-Guglielmo, il fratello di Ferdinando III. Essi tentarono quindi, a maggio, di assediare Praga, ma, non avendo mezzi sufficienti per portarlo a termine, si ritirarono sull'Elba e si riunirono con l'esercito francese ad Erfurt, nel dicembre del 1640; l'offensiva combinata comunque si rivelò infruttuosa e gli eserciti si divisero e si ritirarono alle rispettive basi.
[modifica] Seconda fase: la sconfitta delle forze imperiali (1641-1648)
Il 20 maggio 1641 il comandante dell'esercito svedese, Johann Baner, morì, e al suo posto Oxenstierna pose al comando il generale Torstensson, che arrivò in novembre. Egli passò all'offensiva attaccando verso est, sconfiggendo i sassoni a Schweidnitz e conquistò Olmütz, capitale della Moravia, che funse da base svedese per il resto della guerra. Poichè sembrava che la stessa Vienna fosse minacciata, le forze imperiali al comando dell'Arciduca Leopoldo-Guglielmo e del generale Ottavio Piccolomini tentarono di arrestare gli svedesi, ma subirono una decisiva sconfitta nella Seconda battaglia di Breitenfeld, il 2 novembre 1642.
Anche la Francia (guidata ora, dopo la morte del Cardinale Richelieu, dal Cardinale Mazzarino) conseguì un notevole successo sul fronte dei Paesi Bassi, che fu definitivamente reso sicuro con la vittoria conseguita il 19 maggio 1643 nella battaglia di Rocroi da Luigi II di Borbone, in seguito noto come il Gran Condè; ma l'offensiva tentata nell'ottobre dello stesso anno in Germania fu schiacciata nella battaglia di Tuttlingen, in cui i francesi furono sconfitti da forze imperiali inferiori di numero, e il comandante francese de Guébriant mortalmente ferito. Il Visconte di Turenne fu richiamato e posto al comando, ma la sua posizione fu resa molto precaria dall'allontanamento dell'esercito svedese, che si impegnò in un attacco preventivo contro la Danimarca; Massimiliano I di Baviera fu pronto ad approfittarne, ed inviò all'attacco le sue forze sotto il generale Franz Freiherr von Mercy, che riuscì, il 28 luglio 1644, a catturare la fortezza di Freiburg.
Turenne fu raggiunto da rinforzi guidati da Condè, che assunse il comando e sferrò una serie di dispendiosi attacchi frontali, che comunque costrinsero i bavaresi a ritirarsi; l'esercito francese i seguito conquistò varie fortezze lungo il Reno, tra cui, il 9 settembre 1644, la piazzaforte di Philippsburg, una conquista che era, per importanza, pari a quella di Breisach di sei anni prima. Ess fu subito potenziata nelle fortificazioni e trasformata in una base avanzata per future offensive in Germania meridionale.
Ma fu ancora la Svezia a rivelarsi la più pericolosa. Torstensson decise di procedere alla liberazione della Boemia dalle forze imperiali, mossa a cui l'Imperatore rispose arruolando in tutta fretta nuovi uomini e richiedendo assistenza a Massimiliano I di Baviera; le forze svedesi ottennero una schiacciante vittoria nella battaglia di Jankau, il 6 marzo 1645, distruggendo metà delle forze nemiche. Gli svedesi procedettero quindi fino a 30 miglia da Vienna, provocando la fuga di Ferdinando III a Graz, ma Torstennson decise di rinunciare ad attaccare la capitale austriaca e preferì consolidare le sue posizioni in Moravia conquistando Brünn; la Sassonia firmò un armistizio di sei mesi, che venne poi confermato dalla pace di Eilenberg del 14 aprile 1646, che sanciva la definitiva uscita dell'Elettorato dal conflitto.
Nella Germania meridionale ancora una volta la Francia fallì la sua offensiva: Turenne, il 2 maggio 1645 venne attaccato di sorpresa a Mergentheim, perdendo tutta la fanteria; egli fu costretto a ritirarsi nel territorio dell'Assia-Kassel, dove ancora un volta fu soccorso da Condè. Le forze francesi riunite riuscirono a respingere gli avversari nella battaglia di Allerheim (anche detta seconda battaglia di Nördlingen), in cui venne ucciso il comandante bavarese Von Mercy. I francesi avanzarono quindi verso il Danubio, ma a causa delle gravi perdite subite ritornarono alle precedenti posizioni su Reno.
Torstennson propose di riunire i due eserciti alleati per sferrare il colpo decisivo agli imperiali, ma il Cardinale Mazzarino preferiva dirigere l'offensiva contro la Spagna; Turenne comunque era favorevole a continuare l'offensiva in Germania, e, con 8.000 uomini circa, passò il Reno a Wesel e si congiunse con forze svedesi più consistenti al comando di Carl Gustav Wrangel. Le forze combinate riuscirono a minacciare le comunicazioni dell'armata al comando dell'Arciduca Leopoldo Guglielmo che difendeva la Baviera, costringendolo ad abbandonarla e a lasciarla indifesa. Massimiliano I di Baviera, costretto ad abbandonare Monaco, abbandonò l'alleanza con l'Imperatore con il Trattato di Ulm del 14 marzo 1647.
A questa fase seguirono alcune indecisioni, dovute al fatto che la Francia doveva sostenere lo sforzo della guerra nel settore dei Paesi Bassi, dove gli olandesi sembravano avere diminuito il loro impegno; gli svedesi pocedettero verso est, e Massimiliano di Baviera sconfessò il Trattato di Ulm firmando, a settembre, il Trattato di Pilsen, con cui stringeva nuovamente alleanza con l'Imperatore Ferdinando III. Nel marzo del 1648 cominciò l'ultima campagna della guerra, che vide gli eserciti combattere in Baviera e scontrarsi nella battaglia di Zusmarshausen, rivelatasi una completa disfatta per gli imperiali, che perdettero il loro ultimo esercito; anche il settore dei paesi bassi vide la vittoria francese nella battaglia di Lens. Le poche forze rimaste agli Asburgo riuscirono a rallentare l'avanzata avversaria in Baviera e in Boemia, dove fu attacata Praga, ma i combattimenti furono definitivamente arrestati dalla notizia della firma della Pace di Westfalia
[modifica] Trattati di Pace
Per le condizioni di pace in dettaglio, vedi Pace di Westfalia
Le trattative di pace, che si rivelarono molto complesse e laboriose, cominciarono nel 1643 ma i risultati definitivi furono ottenuti soltanto nel 1648. I trattati di pace vennero firmati nelle due città di Münster e Osnabrück rispettivamente il 24 ottobre e il 15 maggio del 1648, e sono solitamente identificati con il nome collettivo di Pace di Westfalia; tali trattati sancirono il tramonto del sogno egemonico degli Asburgo. La pace non riguardava comunque lo scontro tra Francia e Spagna, che venne risolto solo nel 1659 con la Pace dei Pirenei. Ulteriori negoziazioni furono tenute a Norimberga, per risolvere la spinosa questione della smobilitazione e del pagamento delle truppe operanti in Germania; tali discussioni continuarono fino al 1651, e le ultime guarnigioni furono ritirate nel 1654.
[modifica] Conseguenze del conflitto
La Guerra dei Trent'Anni fu probabilmente il più grave evento che coinvolse l'Europa centrale prima delle Guerre Mondiali, ed ebbe conseguenze molto rilevanti sia da un punto di vista sociale e demografico, sia da un punto di vista più strettamente politico.
[modifica] Perdite demografiche ed economiche
La quantificazione dei danni riportati dalla popolazione tedesca durante il conflitto è stata per anni argomento di accese dispute fra gli storici. Si ritiene ora probabile che, considerando l'intera Germania, il calo demografico si sia attestato tra il 15 ed il 20 per cento della popolazione, che nell'Impero passò dai circa 20 milioni del 1618 ad un totale di circa 16-17 milioni nel 1650. Da zona a zona si registrano tuttavia notevoli differenze, che rispecchiano la frequenza degli scontri e del passaggio degli eserciti in ogni regione; le più colpite furono la Pomerania, il Meclemburgo, il Brandeburgo e il Württemberg, mentre le regioni nord-occidentali furono in gran parte risparmiate.
La causa principale del calo demografico non è tanto legata ad eventi bellici, che contribuirono in maniera relativamente bassa, ma alla mancanza di vettovaglie e al ripetuto diffondersi di epidemie; il passaggio delle truppe, in gran parte eserciti di mercenari che traevano sostentamento dal saccheggio sistematico dei luoghi che attraversavano, generava una carenza di viveri che indeboliva gli abitanti, rendendoli facile preda di malattie infettive la cui diffusione era favorita dai flussi di profughi e dal concentramento degli sfollati nelle città. Questo ricorrere di epidemie e calo demografico, che trova riscontro in vari documenti dell'epoca, come registri parrocchiali e delle tasse, sembra comunque fosse già, almeno in parte, cominciato prima della guerra, che quindi forse non fece altro che accelerare un processo già in corso.
Dal punto di vista economico la guerra assitette ad una generale contrazione economica in tutto l'Impero; a questo contribuirono i saccheggi, i furti e le distruzioni indiscriminate, ma anche gli altissimi costi per il mantenimento degli eserciti mercenari; molte città e stati tedeschi si indebitarono per sostenere lo sforzo bellico, e dopo la guerra il recupero fu ostacolato dal fatto che l'Impero fu coinvolto in una serie di nuove guerre con la Francia e l'Impero Ottomano che, pur non coinvolgendo direttamente la Germania, richiesero nuovi sforzi economici.
[modifica] Conseguenze Politiche
La maggiore conseguenza, dal punto di vista politico, fu la conferma della frammentazione della Germania, che ora veniva ad essere formata da stati di fatto indipendenti; tale situazione durò fino al 1871, quando la Germania fu riunificata dalla Prussia in seguito ad una vittoriosa guerra contro la Francia (vedi Guerra Franco-Prussiana).
La Spagna, che continuò ancora a combattere con la Francia dopo la firma della pace, evidenziò chiaramente i segni della inarrestabile decadenza già iniziata negli ultimi decenni del secolo XVI; sconfitta sul fronte pirenaico e su quello dei Paesi Bassi, tormentata internamente dalle rivolte della Catalogna e del Portogallo, si vide costretta a riconoscere l'indipendenza dell'Olanda prima e del Portogallo poi, uscendo quindi dalla scena delle grandi potenze europee.
La Svezia assurse invece ad un ruolo preminente nell'Europa del nord; grazie ai nuovi strategici acquisti territoriali e al succedersi di sovrani energici, il Mar Baltico divenne a tutti gli effetti un "lago" svedese, fino a quando, agli inizi del XVIII secolo, la Russia la sostituirà nel suo ruolo di potenza nell'Europa del nord. Anche la Francia uscì dalla guerra molto rafforzata: grazie alla rovina spagnola e alla frammentazione dell'Impero, divenne la maggiore potenza europea, uscendo trionfalmente da un periodo di eclissi che durava ormai da molti decenni.
Da un punto di vista più generale, la guerra segnò la fine dei conflitti religiosi europei; dopo il 1648, nessuna grande guerra europea fu causata da rivalità confessionali. La Pace di Westfalia viene ancora oggi considerata come uno dei cardini della concezione di stato sovrano.
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[modifica] Riferimenti
Georges Pages, "La Guerra dei Trent'Anni" - ECIG, 1993
Geoffrey Parker, "La Guerra dei Trent'Anni" - Vita e Pensiero, 1994
Josef V. Polisensky, "La Guerra dei Trent'Aanni : da un conflitto locale a una guerra europea nella prima metà del Seicento" - Einaudi, 1982
C. V. Wedgwood, "La Guerra dei Trent'Anni" - Mondadori, 1998
Geoffrey Parker, "La Rivoluzione Militare" - Il Mulino, 2005
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Voci correlate