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Meli e Meli-Lupi (famiglia) - Wikipedia

Meli e Meli-Lupi (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Casata dei Lupi poi Meli Lupi (anche Lupis o Luppis, a volte preceduti dal prefisso "de") è un'antica nobile casata italiana di probabili origini franco-germaniche. Nel corso dei secoli la famiglia si è diramata in varie parti d'Italia. Tra i rami più noti quello dei marchesi, poi principi Meli Lupi di Soragna, presenti anche nell' Almanacco di Gotha.

Lo stemma usato anticamente dalla casata (arma originaria) era "d'azzurro al lupo d'oro rampante, accompagnato nel canton destro del capo da una rosa di rosso".

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«Cinice quid vagaris? / Estingue facem et siste /

Hominem invenisti clarissimum face sua /
Imo in homine uno NICHOLAO FRANCISCO /
Tot homines quod scientiae / Ne mireris fert propria quacque tellus /
LUPORUM solum eximius / Vel milites, vel doctores / Praeceteris /
Pubblicum Lectorem Primarium / ANGELOS nepotem et avum /
CAESAREM, PANFILIUM, FERDINANDUM, IOHANNEM et VITUM /
Quosque theologos, philosophos, in jure et medicina perito /
Dominus NICHOLAUS qui vere / Phoenix ingeniorum anno MDCXXVIII /
Ut communis est urna et honor / Quibus communis extiterat virtus /
Militae letterarum / Cineres totius sua cognationis /

LUPORUM recolligens /Sibimet posuit monumentum et atavis. /»
(Epigrafe dal sarcofago del marchese Vito Giacomo Lupis. Chiesa di S. Nicola di Gravina in Puglia.)


Indice

[modifica] Il Mito delle origini: tra leggenda e tradizione

La leggenda vuole che la Luporum stirpe [1]. origini dal console romano Publio Rutilio Lupo che morì nel 90 a.C., l'anno stesso del suo consolato, dando origine alle famiglie senatoriali romane dei Virii Lupi e dei Rutilii Lupi dalle quali, secondo recenti ricerche prosopografiche, epigrafiche ed onomastiche [2], derivò quella gallo-senatoriale ("germanica") di San Lupo(ca. 383 - 478 d.C.), vescovo di Troyes nel V secolo, noto alla leggenda per avere fermato Attila alle porte della città.

A sua volta il genealogista seicentesco parmense Ippolito Calandrini nella sua opera "Il publio Svezzese, ovvero, Historia Dell’Antichissima e Nobilissima Famiglia degli Illustrissimi Signori de’ Lupis Marchesi di Soragna e vita Del Glorioso S. Lupo Vescovo e confessore", stampata a Parma nel 1653, fa discendere la famiglia Lupis da un fratello di San Lupo di Troyes, Sisulfo (o Gisulfo) (morto dopo il 448) [3], che fu scudiere di due re Merovingi, Meroveo e Childerico I (San Lupo e il fratello erano entrambi figli di Eparchius (Epirochio Franconio) nobile di Toul), tracciandone una genealogia completa].

L'opera di Calandrini fa riferimento a molte fonti, sia storiografiche, come per esempio le cronache di Matteo Villani, sia notarili e documentarie. Molte di queste fonti non è ormai più possibile verificarle, trattandosi di documenti molto antichi, anteriori all'anno Mille, ormai irrimediabilmente perduti. Ad eccezione, però, della pergamena dell'VIII secolo di Liutprando, re dei Longobardi, che fa riferimento al primo marchese de' Lupis di Soragna, ancora conservata nell'archivio dei principi Meli Lupi nella Rocca di Soragna presso Parma, tutt'ora proprietà della famiglia.

Per via femminile i lavori di Ludovico Antonio Muratori ricollegano la Luporum Stirpe alla consorteria dei marchesi Obertenghi, di discendenza Regia e di origine longobarda, che vantano a capostipiti i Re longobardi Rachis e Astolfo (VIII sec.). Furono prime diramazioni della casata Obertenga, a giudizio di numerosi storici - i Pallavicino, gli Estensi (da cui derivarono i Duchi di Brunswick e i Re di Hannover, poi saliti al trono d'Inghilterra con Giorgio I), i Malaspina, i Cavalcabò e, appunto i Lupi.

[modifica] I documenti: l'investitura dell'Imperatore del Sacro Romano Impero

Con il Privilegio Imperiale dato a Vienna il 19 gennaio 1683, oggi conservato all"Archivio di Stato di Innsbruck, Leopoldo II d'Austria, Imperatore del Sacro Romano Impero, concesse ai Lupi e a tutti i discendenti e collaterali, il titolo di Conti Palatini dell'Ordine Superiore e Conti del Sacro Romano Impero (S.R.I), la "Nobiltà del seguito imperiale", il cavalierato sempre del S.R.I. ed anche una serie di concessioni quali il potere di

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«creare segretari, notai e giudici, di legittimare naturali, bastardi, spuri, manseri, illegittimi, incestuosi, di istituire tutori e curatori, di nominare dottori in medicina e filosofia, di concedere ed elargire alle persone rispettabili stemmi e armature


Questo lunghissimo diploma poi (oltre 30 pagine) presenta alcune caratteristiche particolari. Si apre con 3 pagine dedicate ad una sorta di "excursus" genealogico sulla casata dei Lupis, con una elencazione dettagliata dei personaggi che in ogni tempo la hanno illustrata e delle loro gesta, introdotta da una significativa dichiarazione circa l'origine "germanica" del loro sangue

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«“... de Lupis familiam ex Nobili Germanorum sanguine natam ...”»

riferendosi proprio alla loro provenienza da quelle regioni attualmente nel Nord della Francia - da cui proveniva San Lupo di Troyes (nativo di Ieul, vicino a Metz)- ovvero la Lorena e l'Alsazia, a quei tempi considerate terre dei "Germani",

L'origine "Germanica" della famiglia viene affermata anche da un'altra genealogia settecentesca manoscritta, "Genealogia Nobilis et Inclite Luporum Familiae e Germania in Italiam Traductae - Compendiosa Bergomensium Luporum narratio ab anni 1164 usque ad annum 1724", conservata nell'Archivio della Rocca di Soragna.


Ma il diploma leopoldino sancisce soprattutto in modo formale e definitivo (trattandosi di un atto pubblico ufficiale e non privato) la comune origine dei diversi rami della casata, ovvero di quello di Parma (Soragna) di Bergamo (cui appartenevano I beneficiati Orazio e Giulio de Lupis) di Padova (da cui venne la famiglia Lupis o Lupati), di Puglia (il ramo di Giovinazzo) e di Calabria (il ramo di Grotteria), con queste parole:

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«"Nunc igitur considerantes pervetustam tuam Horati de Lupis familiam ex Nobili Germanorum sanguine natam et ab immemorabili tempore viros toga, sagis, et sacerdotiorum infulis conspicuos in diversis Italia locis, Parma, Roma, Apuliumq(ue) Calabria, videlicet Patavij et precipui Bergomi progenuit..."
"... che la tua antichissima famiglia di Orazio de Lupis è nata dal nobile sangue dei Germani e che da immemorabile tempo ha generato uomini forniti di toga, di saio e di bende sacerdotali in diversi luoghi dell'Italia, cioè a Parma, a Padova, a Roma, così come in Puglia e in Calabria, e soprattutto a Bergamo")»

Il diploma ricorda inoltre i feudi parmensi della famiglia (il marchesato di Soragna) e quelli bergamaschi (nella Valle di Gandino):

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«"Infatti sappiamo che ciò fu tramandato da documenti delle storie e da altri di antica memoria, che cioè una volta la tua gente dei Lupi ottenne il feudo del Marchesato di Soragna (...)" "e risplende anche oggi per il possesso dei feudi sotto il dominio veneto nella valle di Gandino"
"... (historiarum aliisq(ue) antiquae memoriae documentis traditum, quod olim tua Luporum gens Soragni Marchionatus feudum obtinuerit (...) feudorum in Veneta ditione(o dicione?) in Gandini Valle possessione hodiernum splendes")»

[modifica] A Soragna: dai Lupi ai Meli-Lupi

Risulta molto interessante notare che il feudo di Soragna della famiglia de' Lupis poi Meli Lupi, ha ricevuto nel corso dei secoli continue riconferme del suo status di Feudo Imperiale, indipendente dai sovrani che di volta in volta governarono lo Stato Parmense, in quanto dipendente direttamente dall'Imperatore, appunto. Il che garantiva (e garantirebbe fino a i nostri giorni, in teoria) la sostanziale indipendenza del piccolo Stato di Soragna che potrebbe, sempre in linea teorica, venire invocata persino nei confronti dell'attuale Stato Italiano, poichè Soragna non venne inserito, a suo tempo, tra i molti Principati soppressi dalla Restaurazione ed inglobati negli Stati Preunitari che diedero poi origine al Regno d'Italia.

La Sala del Trono nella Rocca dei Lupi di Soragna (PR), sec. XVII
La Sala del Trono nella Rocca dei Lupi di Soragna (PR), sec. XVII

A riprova di tale eccezionale Status Sovrano concesso alla famiglia, i Lupis di Soragna hanno sempre esercitato nel corso dei secoli e fino ad epoca recente, i diversi diritti legati a questa condizione, tra gli altri quello di battere moneta, amministrare la giustizia etc. Lo Scudo d'oro di Soragna rappresenta oggi un'autentica rarità numismatica, molto ricercato dai collezionisti internazionali, ed anche nel Museo della Rocca se ne conservano ormai solo alcuni esemplari. Mentre a testimonianza dell'antico potere sovrano della famiglia nel feudo, resta la bellissima Sala del Trono della Rocca. La moneta misura 22 mm. di diametro e reca sul dritto lo stemma della famiglia con le seguenti parole: NICOLaus MARCHIO MELOLUPI/Sacri Romani Imperii PRINCeps SORANEAE/MAGNUS HISPaniarum, e sul rovescio l'aquila bicipite imperiale contornata dalle parole SUB PROTECTIONE CESAREA 1731.

Di particolare importanza per la storia del feudo e della casata è la nomina di Giampaolo IV Meli Lupis a principe del Sacro Romano Impero con il trattamento di Altezza Serenissima, con privilegio dato da Vienna il 4 agosto 1709, da parte dell'imperatore Giuseppe I. In esso si dichiara esplicitamente che Soragna era:

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«"a nullo nisi ab Imperatoribus Sacro Romano Imperio dependens

ovvero

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«" soggetta a nessuno se non all'Imperatore del Sacro Romano Impero

. In questo modo Soragna ebbe ulteriore conferma della sua condizione di stato autonomo, con diritto di battere moneta in qualsiasi metallo; e si sottrasse al predominio spagnolo ed alle mire egemoniche dei Farnese.

Picca e Alabarda con lo stemma Lupis, conservate nella Sala delle Armi della Rocca di Soragna
Picca e Alabarda con lo stemma Lupis, conservate nella Sala delle Armi della Rocca di Soragna

Tra le linee estinte, la più nota delle antiche diramazioni fu appunto quella di Soragna, che ebbe il titolo marchionale su quella terra e, estintasi nel XIV secolo nella cremonese famiglia Meli, formò l'attuale famiglia Meli Lupi, principi di Soragna e principi del Sacro Romano Impero, rappresentato oggi da Sua Altezza Serenissima il N.H. Marchese don Diofebo VI, 10° Principe di Soragna, Principe del S.R.I. con il trattamento di Altezza Serenissima, Grande di Spagna di Prima Classe, Patrizio Veneto e Nobile di Bologna; Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, Commendatore di juspatronato del Sovrano Militare Ordine di Malta e Cavaliere di Giustizia dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.


Il più antico documento superstite nel quale si parla del titolo di marchese di Soragna e della famiglia Lupis è un diploma di Re Liutprando dell'VIII secolo, precisamente in data 8 agosto 712.
Del titolo di Marchese di Soragna, dato sempre sotto forma di investitura feudale di origine imperiale, sono sempre stati investiti tutti i rappresentanti maschi della famiglia, fino al 13 giugno 1495, quando Bonifacio de' Lupis (morto tra il 24 gennaio e il 4 febbraio 1497), Marchese di Soragna, istituì la primogenitura a favore del figlio Diofebo.


La Camera nuziale nella Rocca dei Lupi di Soragna (PR)
La Camera nuziale nella Rocca dei Lupi di Soragna (PR)
  • Raimondino de' Lupis, Vicario imperiale di Pisa, Lucca e Siena, e fondatore dell'oratorio di S. Giorgio in Padova (1377).
  • Giampaolo IV Meli Lupi, primo Principe del Sacro Romano Impero, al quale si deve la sontuosa trasformazione barocca della Rocca di Soragna. Da Carlo III d'Austria fu fatto anche Grande di Spagna di prima classe.
  • Nicolò' I, che ricoprì numerose cariche presso la Repubblica di Venezia ed esercitò il diritto imperiale di battere moneta in oro.
  • Diofebo V, Gran maestro della Corte Ducale ed esponente della vita pubblica di Parma nel periodo dei Borboni.
Il marchese di Soragna Raimondino de' Lupis, preceduto da nipoti, fratelli e genitori, adora il Bambino Gesù in grembo alla Vergine Maria in Trono, Oratorio di San Giorgio, Arciconfraternita di Sant'Antonio di Padova
Il marchese di Soragna Raimondino de' Lupis, preceduto da nipoti, fratelli e genitori, adora il Bambino Gesù in grembo alla Vergine Maria in Trono, Oratorio di San Giorgio, Arciconfraternita di Sant'Antonio di Padova

[modifica] Le varie Diramazioni

Recita il volume X (edizione del 1939) del Libro d'oro della nobiltà italiana, a pag. 191

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«"... si divisero i Lupi in varie linee che si sparsero per differenti regioni: quella di Parma (estinta nei Meli) fu feudataria di Soragna fin dal secolo XII; una è tuttavia fiorente in Piemonte, - altra della Dalmazia ... ebbe dignità marchionale, e di quelle che presero dimora negli stati della Chiesa, una si spense in Tivoli ed alcune, per ragioni diverse, trasformarono l'originario casato in Lupati, Luparini, Lupis, Luppis etc...”.»

L'origine comune dei vari rami trova autorevole conferma nel diploma dell'Imperatore Leopoldo d'Austria, citato più sopra.


[modifica] I Rami estinti

[modifica] La Linea di Malta

Il marchese Lionello Lupis di Soragna, dopo avere lottato inutilmente insieme agli altri fratelli cadetti, marchesi Galeotto e Diofebo per riottenere dal padre il Castello di Soragna, decise di trasferirsi a Parigi, dove sposò Janette Paturle i cui discendenti, trasferitisi prima a Marsiglia e poi sull’isola di Malta, (con il nob. Marco Matteo Lupis dei marchesi di Soragna che sposò a La Valletta il 9 maggio 1772 la nob. D. Giuseppina La Rosa), diedero origine al cosiddetto ramo di Malta, che diede per secoli capitani e navigatori. Giuseppino Lupis di Malta fu capitano di veliero e contrabbandiere di prima classe, mentre suo figlio Antonio Lupis di Malta fu capo della zecca dei Cavalieri di Malta. Un altro Antonio Lupis di Malta, nipote del precedente, sposò il 21 giugno 1798 Maddalena Axiak, figlia del comandante delle galere di Malta. Questo ramo si e’ estinto nella seconda meta’ del Novecento nella famiglia maltese Borg-Cardona, con Lucia Lupis di Malta (figlia del marchese Emanuele Lupis di Malta dei marchesi di Soragna e della nob. donna Mary dei duchi Spencer).


[modifica] I Lupati di Padova e Adria

Estremamente interessante, anche per la documentata notevole trasformazione subita dalla originale forma cognominale [4], fu la linea dei padovani Lupati, originari di Adria e detti anche Lupis o Lovati (probabilmente da Lovo, Lupo nella parlata locale), che furono diretta diramazione, nel XIV secolo, dei marchesi di Soragna, trasferitisi a Padova nelle persone di alcuni loro rappresentanti, ove fondarono un mausoleo di famiglia tuttora esistente nella Chiesa del Santo. L'erudito Luigi Ignazio Grotto dell'Ero, nelle sue Memorie intorno la famiglia de' Marchesi di Soragna, estratte dall'opera: Cenni Storici sulle famiglie di Padova, e sui Monumenti delle Università, Padova, s.d., pag. 149, scrive al proposito:

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«I Lupi di Parma, cari oltremodo ai signori di Padova e loro molto affezionati, cessano di figurare in questa città non molto dopo le catastrofi dei Carraresi. Antonio, figlio di Raimondino, nell'anno 1498 trapiantossi a Rovigo e di lui nacque Rutilio, il cui cognome di Lupo si corruppe in Lovo, Lovato, Lupato

Lovato Lovati o Lupati (Padova, 1240 - 1309) fu insigne notaio e poeta padovano. Insieme a Albertino Mussato fu uno degli iniziatori del preumanesimo. Oltre che per la sua produzione letteraria è ricordato per l'opera di recupero di testi latini che condusse in tutta l'Italia Settentrionale.

[modifica] La Linea del Piemonte

Altra antica diramazione estinta per mancanza di maschi, fu quella piemontese, originata da Pietro Lupis, console di Acqui nel 1205, la quale ebbe la contea di Moirano il 10 maggio 1740 nella persona di Alberto (1679-1758).

La famiglia Lupi ad Asti, aveva sviluppato il commercio ed il prestito su pegno. Era strettamente imparentata con la linea acquese.
Antonio Manno nella sua opera "Il patriziato subalpino" ci dice che le prime tracce della " casana"dei Lupi in Asti risalgono al XII secolo con Costantino, consigliere del Comune nel 1164. La tesi del Manno è rafforzata dai documenti del Conto Orleanese di Benedetto Damiani ,dove risulta sotto la voce “redditus ad hereditatem”, della notizia dell'acquisto nel 1459 dei due panni per la tradizionale corsa del Palio nella bottega di Enrico e fratelli de' Lupis, situata nel Borgo Santa Maria Nuova. Nel 1600 il poeta astigiano Giovan Giorgio Allione, dedica la sua “Macheronica” a Baldassarre Lupi.

[modifica] La linea di San Gimignano, Todi, Roma, Tivoli e del Portogallo

I Lupi o Lupis di San Gimignano sono documentati in quel comune fin dal secolo XII e si divisero in due rami: il primo si estinse nel 1658 con Jacopo Lupis ed ebbe per secoli, nel porto di Pisa, una propria galera, come altre potenti stirpi Sangimignanesi; il secondo, iniziato nel 1300 da "Franciscus seu Franconus de Lupis", fiorì prima nel contado di Todi e poi in Roma, signoreggiando, fin da detta epoca, il vasto territorio e castello di Montione, oggi frazione del comune di Fratta Todina.

Si estinse con Francesco Lupis, figlio di Gianbattista, deceduto il 29 agosto 1816. L'unica figlia, Antonia Filomena Lupis, sposò il conte Augusto Muccioli.

Ritratto del pittore Miguel Angelo Lupi {Lisbona, 1826-1883)
Ritratto del pittore Miguel Angelo Lupi {Lisbona, 1826-1883)

Appartiene ai Lupis di Montione una tradizione francescana: l'aver donato a San Francesco una porzione di terra compresa nella loro signoria, sulla quale sorse I'"Oratorio di Monthione", che fu uno degli undici oratori fondati personalmente dal santo.

Dalla stessa stirpe dei Lupis sangimignanesi provennero quelli di Canolo in provincia di Reggio Emilia, che furono signori del castello di Canolo dal secolo XII, e si estinsero nel Quattrocento con Antonio, figlio di Jacopo Lupis, feudatario delle terre e del detto castello.

I Luparini di Spoleto, provenienti anch’essi dai Lupis Sangimignanesi, sono una delle famiglie più antiche di quel patriziato, ed ebbero dal governo Pontificio il titolo di conte.

Secondo D. Luiz de Lancastre e Távora, nel suo "Dicionário das Famílias Portuguesas", pagg. 232-233, Vicente (Vincenzo) Lupis di Roma, figlio di Michelangelo nato nel 1775, originario di San Gimignano, nel 1792 si imbarcò per la colonia portoghese di Goa, in India, da dove passò poi in Portogallo. Un suo fratello, Francisco Lupi,(n. ca. 1800) fu il padre del celebre pittore Miguel Angelo Lupi (Lisbona, 1826-1883), uno dei migliori ritrattisti portoghesi del XIX secolo. Dal primogenito di Francisco e di dona Maria do Carmo Gondim, dom Joaquim de Lupi, discendono i vari rami portoghesi della famiglia, alcuni ancora fiorenti, tra cui i Ferreira Pinto Basto Lupi, i Lupi Correia de Sampaio, i Lupi Ravara Bello, i de Moser Lupi. Questo ramo portoghese alzò per arma due lupi cotrorampanti tenenti una spada, ma si ignorano i colori.

[modifica] La Linea di Bergamo

I Lupi o Lupis di Bergamo ebbero a capostipite Lupo de' Lupis, maresciallo del Re Giovanni di Boemia nel 1184 e furono decorati del titolo di conte con Orazio Lupis nel 1683. Detesalvo de’ Lupis fu valoroso capitano sotto i Visconti di Brescia, Gherardo Lupis riconquistò due volte Bergamo per la Repubblica di Venezia e ne ebbe per compenso il dominio della Valle di Gandino.


Giovanni Antonio fu vescovo di Treviso nel 1645. Anche questa linea si e’estinta per mancanza totale di eredi (vedi capitolo più sopra: "L'investitura dell'Imperatore del Sacro Romano Impero ai Lupis").

[modifica] I Luppis di Ferrara

Il Ramo di Ferrara, detto anche Luppis, si staccò dal ceppo originario con Matteo, aggregato alla cittadinanza ferrarese nel 1619 Nel 1656 Caterina, figlia di Matteo Lupis, nobile bergamasco, andava sposa al marchese Giovanni Constabile Estense. Si estinse nel XX secolo nella famiglia Ricci, dando origine ai Ricci-Luppis, oggi rappresentati dal conte Giorgio Ricci-Luppis, proprietario della splendida Villa Luppis a Pasiano di Pordenone, fondata su un preesistente convento di monaci Camaldolesi degli inizi dell'XI° Secolo. (Il sito di Villa Luppis)

[modifica] La Linea di Trento

Nel XVII secolo, si ritrovano i Lupis a Trento, ove vennero riconosciuti nobili del Sacro Romano Impero nella persona di Francesco - con privilegio dell'imperatore Carlo VI dato a Vienna il 23 agosto 1721 - con il predicato "di Margone", presso questa città, dove possedettero la splendida Villa Lupis di Margone e si estinsero con il nobile Giuseppe Lupis di Margone, nato l'8 settembre 1784 e morto a Trento il 3 maggio 1834, direttore dell'Ospedale di Trento. Sua madre, la baronessa Cristina Salvadori, raccolse l'eredità di questo ramo dei Lupis.

[modifica] I Rami vitali

[modifica] Il Periodo Pugliese

In Terra di Bari, nel XII secolo, i Lupis vennero ascritti al patriziato di Giovinazzo e nel 1282 vennero iscritti anche tra le famiglie nobili di Molfetta, sul registro di Re Carlo I fascicolo 1, foglio 6, qualificati "... de genere mílitum, nobili antiqussimi - dei Nobili dell'antique famiglie nobili de Giovenazzo". Già in quell'epoca, infatti, un ramo si era stabilito a Molfetta. Il Carabellese nel suo "La Puglia e il suo Comune nel secolo XV" definisce i Lupis di Giovinazzo "...tra le famiglie più doviziose e illustri di tutta la Puglia, che gareggiavano (...) nell'arringo civile ed economico del Rinascimento." (Bari, 1905, pag. XV). La genealogia di questa linea è stata ricostruita da Monsignor Filippo Roscini sulla base delle pergamene dell'archivio della Cattedrale di Giovinazzo. Tutti i documenti a corredo dell'intera genealogia pugliese, a partire dal capostipite documentato, il giudice imperiale Simeone Lupis di Giovinazzo (n. ca 1170), figlio del giudice imperiale Roberto o Eberto, figlio di Guido de'Lupis (Wido o Widone, Marchese di Soragna nel 1198), sono stati pubblicati dallo stesso don Roscini nel suo volume Bisanzio Lupis, poeta e cronista nella Puglia cinquecentesca. Giovinazzo, 1974.

Grotteria (RC) Processione di Ognissanti in Piazza Domenico Lupis. A sinistra il Palazzo dei marchesi Lupis. Metà sec. XX
Grotteria (RC) Processione di Ognissanti in Piazza Domenico Lupis. A sinistra il Palazzo dei marchesi Lupis. Metà sec. XX

Del titolo di Marchese di Soragna, dato sempre sotto forma di investitura feudale di origine imperiale, sono sempre stati investiti tutti i rappresentanti maschi della famiglia, fino al 13-6-1495, quando Bonifacio de' Lupis (+ 24-1/4-2-1497), Marchese di Soragna, istituisce la primogenitura a favore del figlio Diofebo.

I discendenti del sopracitato Roberto (detto Eberto) Lupis, trasferitosi in Puglia dopo la nomina a Giudice Imperiale e divenuto "capostipite dei Lupis di Puglia, Calabria e Sicilia", abbandonarono il predicato di Soragna (che continuò nel ramo del fratello Guido di Soragna), "per conservare il titolo di Marchese, cui hanno quindi diritto tutti i rappresentanti maschi delle tre linee indicate in quanto esse linee si divisero dal tronco comune prima del 13-6-1495, quando Bonifacio de' Lupis (+ 24-1/4-2-1497), Marchese di Soragna, istituì la primogenitura a favore del figlio Diofebo, limitando così la successione dei titoli ai soli maschi primogeniti".

  • Il Giudice Imperiale Lupo o Lupone (1210-1271), figlio del giudice imperiale Simeone Lupis, fu Primo Ministro e consigliere dell'imperatore Federico II di Svevia e fece parte di quella commissione di giuristi inviati dall'imperatore al pontefice Gregorio IX per difendere e sostenere le tesi imperiali, che portò alla pubblicazione del "Manifesto" del 25 aprile 1239 col quale l'Imperatore, dichiarandosi pienamente indipendente dal Papa ed appellandosi ad un concilio generale, cacciò dal Regno di Sicilia e di Puglia tutti i frati francescani e domenicani, come nemici del Regno insorti a fianco del Pontefice. Fu amico e collaboratore del dantesco Pier Delle Vigne.
  • Nel secolo XV Pavo o Pavone Lupis venne nominato Regio Giustiziere (Viceré) in Calabria alla corte di re Alfonso I d'Aragona e Podestà di Firenze.
  • Antonello Lupis, nel 1390, venne ascritto tra i familiari di re Ladislao.
  • Marino de Lupis fu vescovo di Molfetta
  • Lattanzio Lupis, nominato commendatore dell'Ordine di San Lazzaro nel 1541, nel 1549 venne eletto Almirante del Mare (Grande Ammiraglio) della provincia di Bari, dal re di Spagna.


  • Figura di rilievo nell'originario ceppo giovinazzese fu Bisanzio Lupis, storico e poeta, nato a Giovinazzo nel 1478 e morto ivi nel 1555; sposò la nobile Antonia Elefante.

Scrisse le "Cronache di Giovinazzo" dalle origini ai suoi tempi, date alle stampe dal de Ninno nel 1880, e le "Rime", raccolta di composizioni poetiche che costituiscono una delle prime prove dell'editoria cinquecentesca in Puglia.

[modifica] La Linea di Molfetta (BA)

Nel ramo trasferitosi a Molfetta (BA) si distinsero ancora Padre Domenico Lupis, priore dell'ordine dei Celestini, che fu, nel 1656, creato arcivescovo di Conza, in Campania; ricordato dal Von Ranke nella sua "Storia dei Papi" (Sansoni 1965) a pagina 832 del secondo volume, quale confidente e consigliere di Papa Urbano VIII.

Ma il personaggio più noto di questo ramo fu senz'altro Antonio Lupis, figlio di Flaminio Lupise Maria de Ceglia, nato a Molfetta il 16 febbraio 1649, morto a Bergamo nel dicembre 1701. Trasferitosi a Venezia in gioventù, fu colà scrittore estremamente prolifico. Produsse più di quaranta opere, spaziando in vari campi: dalla poesia al romanzo, dalle opere latine agli studi storici. Nella città lagunare strinse profonda amicizia con i Tiepolo e con Giovan Francesco Loredan, principe dell'Accademia degli Incogniti, della quale fece parte. Scrisse la vita dello stesso Loredan, ed una sua opera, "L'amazzone scozzese", fu ridotta in dramma dal poeta Francesco Petrobelli di Bari e rappresentata per oltre un secolo nel teatri italiani con buon successo.

Questa linea si estinse nel secolo XIX nella nobile famiglia molfettese dei Lioy, che unirono al proprio il cognome Lupis, dando origine alla famiglia Lioy-Lupis, i cui discendenti oggi vivono in America Latina.

In via Amente, nel centro storico di Molfetta, esiste ancora il bel Palazzo Lioy-Lupis.

[modifica] Le Linee di Dalmazia e Fiume

Attorno al XIII secolo alcuni Lupis passarono dall'avita Giovinazzo all'altra sponda dell'Adriatico, fondando così il ramo Dalmata della famiglia. Esso, illustrato dai fratelli Lorenzo e Manfredi Lupis, notai imperiali di Ragusa (Dubrovnik) il 22 gennaio 1291 e da Nicola Lupis, notaio imperiale il 25 gennaio 1383, si diramò in Sebenico col notaio Giovanni Lupis, documentato dal 1510 al 1529. I Lupis Dalmati godettero nobiltà in parecchie località, tra le quali Lesina, Lissa, Parenzo, Stagno ed altre. Un giornale polacco, il “Kurier literazki naukovni”, scrivendo dei Lupis di Moldavia e Valacchia, derivati da questo ramo dalmata, ricorda Maria Mogilanka Lupis, figlia del principe Basilio Lupis, che fu governatore di Moldavia negli anni 1634-1653, moglie del principe Radziwill, e ne riproduce una xilografia. Un ramo della famiglia si unì alla nobile famiglia Doimi, con il matrimonio di donna Onofria, figlia del conte Nicolò de Lupis, nobile di Parenzo, morto il 6 febbraio 1725 col nobile Stefano Doimi, dando origine al ramo Doimi de Lupis i cui discendenti vengono anche riportati con il cognome nella forma di Doimi di DeLupis. Uno degli ultimi rappresentanti di questo ramo è il nobile Peter Doimi di DeLupis, marito dell'avvocato svedese Ingrid Detter, trasferitosi da tempo a Londra. La loro figlia, Lady Paola Doimi de Lupis Frankopan, è stata recentemente al centro delle cronache rosa britanniche quando, lo scorso 30 settembre, Buckingham Palace ha annunciato il suo matrimonio con il principe Nicholas Windsor, figlio dei Duchi di Kent, cugini della Regina Elisabetta II. La famiglia di Paola Doimi de Lupis ha recentemente adottato il cognome di Doimi de Lupis de Frankopan, in virtù di una remota ascendenza di questo ramo con la principesca famiglia croata dei Frankopan, (ramo degli italiani Frangipani, conti di Veglia) e più precisamente dal conte Doimo IV Frangipani o Frankopan (vedi: Announcement of The Engagement of Lord Nicholas Windsor). A Lissa esiste ancora un palazzo appartenuto alla famiglia fino ai recenti mutamenti politici. Un altro ramo, "slavizzò" il cognome in "Vuk -Vukic" o "Vukassinovich" (Lupo o Lupi in illirico), come si trova ripetutamente documentato. Trasferitosi poi a Fiume nel corso del XVIII secolo, ritradusse il cognome in Luppis, con il nobile Luca Luppis, marito della nobile Francesca Craglievich. Tale ramo fu illustrato da Giovanni Luppis von Rammer o Lupis, inventore del siluro (nato a Fiume il 27 agosto 1813, morto a Milano l'11 gennaio 1875) , marito di Elisa dei baroni De Zotty, nominato perciò nobile col predicato "von Rammer" (affondatore) con diploma dato in Vienna il 1 agosto 1869 dall'Imperatore Francesco Giuseppe.

I Lupis dalmati ebbero due palazzi in Fiume, posti alle estremità del porto e, fino ai tempi recenti, furono armatori con una propria flotta.

[modifica] La Linea Siciliana

 Il barone del Carozziero, ministro don Giuseppe Lupis (Ragusa, 1896 - 1979)
Il barone del Carozziero, ministro don Giuseppe Lupis (Ragusa, 1896 - 1979)

All'alba del secolo XVI il ramo pugliese si diramò in due linee distinte,con i fratelli Paolo (nobile messinese, nato nel 1549) e Ferrante (morto nel 1595) Lupis, i quali discendevano dal capostipite Simeone attraverso Lupone, Goffredo, Nicola, Lorenzo, Goffredo II, Domenico, Blasio, Luca ed Ippolito. Questi due fratelli fondarono le linee calabrese e sicula della famiglia.

Dal summenzionato don Paolo Lupis, attraverso Giuseppe (sp. donna Vincenza Spata) , Vincenzo Stefano, Gianbattista, Stefano II, Paolo II, discendono per linea diretta i fratelli Sebastiano e Giuseppe II Lupis di Ragusa in Sicilia. Il primo fu capitano di Giustizia a Ragusa nel 1765 e 1770 (sposato con la nob. donna Teresa Casa-Bertini) e il secondo venne investito del titolo di barone del Carrozziero il 1 aprile 1758. Da detto Sebastiano, attraverso Emanuele (sp. nob. D. Marianna Casa), e Gaetano (sp. nob. Donna Francesca Scrofani Ottaviano) discendono gli attuali rappresentanti la linea di Ragusa in Sicilia, illustrata anche dall'ex Ministro della Marina Mercantile e del Turismo e Spettacolo, barone don Giuseppe Lupis del Carozziero (Ragusa, 28 marzo 1896 - 19 ottobre 1979) .

[modifica] La Linea Calabrese

abate marchese don Orazio Lupis, storico e poeta (1736-1816)
abate marchese don Orazio Lupis, storico e poeta (1736-1816)

Fu il marchese Ippolito Lupis il primo a trasferirsi a Grotteria in Calabria dall'avita Giovinazzo nelle Puglie, proveniente da Nicastro-Amantea, al seguito del principe di Roccella don Giovanbattista Carafa, con l'incarico di Procuratore della famiglia Carafa e amministratore del vasto Stato Feudale degli stessi principi Carafa in Calabria Ulteriore.

La discendenza del ramo calabrese da quello pugliese e l'origine comune dei vari altri rami trova autorevole conferma nel diploma dell'Imperatore Leopoldo d'Austria, citato più sopra.

  • L'abate don Orazio Lupis, nato a Martone (antico casale di Grotteria) il 19 marzo 1736, morto a Catanzaro il 14 giugno 1816, fu storico e poeta in Napoli, dove strinse profonda amicizia con gli esponenti del locale fermento illuminista.
  • don Pasquale Lupis (1753-1802), dottore in utroque iure, governatore di Squillace, il 28 gennaio 1781 risulta visconte (viceconte) di Condoianni.
  • don Orazio II Lupis (1752-1799), fratello del precedente, fu nel 1787 governatore e giudice di Siderno.
  • L'avvocato don Domenico, del ramo Lupis-Crisafi, fu storico e numismatico e scrisse la "Cronaca di Grotteria", pubblicata postuma.
  • don Giovanni Lupis (Reggio Calabria 1923 - Roma 1944), dei baroni di Castania e Cuzzoghieri, militare in servizio nell'Arma dei Carabinieri, figlio di don Roberto Lupis Macedonio, fu partigiano e attivo membro della Resistenza romana e venne insignito della medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Arrestato dai nazisti, fu incarcerato nel comando della Gestapo in Via Tasso a Roma, dove fu torturato per estorcergli i nomi degli altri partigiani. Ma Giovanni Lupis si rifiutò di collaborare. Per questo il 3 Giugno del 1944, quando gli Alleati stavano ormai per entrare nella Capitale, insieme ad altri prigionieri venne fucilato a Forte Bravetta, luogo divenuto tristemente noto a causa delle esecuzioni di molti patrioti italiani, per ordine del comandante della Gestapo di Roma, Herbert Kappler. Oggi una via di Reggio Calabria porta il suo nome.
  • Il generale marchese don Orazio VI Lupis Macedonio Palermo dei principi di Santa Margherita (Grotteria, 1982- Roma, 1962), Generale di Brigata ferito nella Guerra 1915-18, venne decorato con la Croce al Merito di Guerra, la Croce al Merito di Lungo Comando, la Croce d'oro per 40 anni di anzianità di servizio e la Legion of Merit Usa. Fu Comandante della Scuola Militare di Roma dal 1940 al '42, Capo Divisione al Ministero della Guerra dal 1940 al '46.
Come comandante di Reggimento nella zona di Pontecagnano (Salerno) dal 1943 al '45, agì da responsabile per l'Esercito Italiano dell'Operazione Avalanche che portò allo sbarco degli Alleati anglo-americani. Per questa sua attività viene ricordato nelle Memorie del generale americano Mark Wayne Clark [5], che comandava il versante alleato dell'operazione.
Per i suoi meriti venne anche creato commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia e cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.


A Giovinazzo esiste ancora Palazzo Lupis. A Grotteria il Palazzo, risalente al XIV secolo, si trova in piazza Matteotti, già piazza Domenico Lupis Crisafi.

La nobiltà del ramo di Grotteria è stata riconosciuta tra gli altri anche dall'Ordine di Malta (S.M.O.M.) che ammise il loro quarto alle Prove di Nobiltà della nobile Donna Maria Teresa Scaglione, dama di Onore e Devozione, figlia di Giacomo e di donna Anna Lupis Crisafi.

La famiglia Lupis di Grotteria è iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, presente nell'Edizione XIX, volume 20, pagg. 1807-1813 e nell'Albo d'Oro delle Famiglie Nobili e Notabili Europee, a partire dalla XIII edizione.
In data 15 maggio 1989 è stata accolta nel C.N.E. (Corpo della Nobiltà Europea) con i titoli di marchese (m.) barone di Castania e Cuzzoghieri (m.), patrizio di Giovinazzo (m.) e il trattamento di Don e Donna.

 Ritratto dell'avvocato marchese don Domenico Lupis Crisafi (1829-1880
Ritratto dell'avvocato marchese don Domenico Lupis Crisafi (1829-1880

[modifica] Santi e Beati

I Lupis in ogni tempo diedero alla Chiesa presuli e beati.

  • don Marino Lupis, del ramo di Molfetta, fu vescovo di quella città
  • Padre Domenico Lupis, priore dell'ordine dei Celestini, nel 1656 fu creato arcivescovo di Conza, in Campania
  • Il beato fra’ Nicolò o Nicola Lupis da Giovinazzo (Giovinazzo 1197-Perugia 1256), per secoli erroneamente considerato appartenente alla famiglia Paglia. [6]
  • La beata Caterina Lupis, andata sposa al nobile Martino Montini in San Giovanni Bianco, che il 4 aprile 1492, pregando dinnanzi ad una immagine della Vergine a lei molto cara posta sopra il suo letto, si accorse che andava macchiandosi di sangue.
A conferma del fatto si ebbero subito numerose guarigioni prodigiose mentre il quadro miracoloso, trasportato per ben tre volte nella Chiesa Parrocchiale, ritornò prodigiosamente nella casa della beata Caterina Lupis, sita nella località che, dal nome della famiglia che la possedeva, veniva detta Costa de' Lupis, oggi Costa San Gallo.
Oggi i pellegrini si recano al Santuario Mariano di Costa San Gallo, edificato dove sorgeva la casa di Caterina Lupis, e dove l’immagine miracolosa della Madre di Gesù continua a dispensare grazie e favori ai devoti che salgono al Santuario e la invocano[7].

[modifica] I Palazzi

  • Rocca dei Lupi di Soragna; uno dei più citati e visitati monumenti del primo Barocco parmense: le sue sale conservano inalterati mobili ed arredi, realizzati e dorati in buona parte a Venezia, ed affreschi opera di artisti di grande fama come i fratelli Ferdinando e Francesco Galli Bibiena, Giovanni Antonio Amadeo, Andrea Appiani, Felice Boselli detto il Brescianino, Nicolò dell'Abate, Cesare Baglione e molti altri. Gli ambienti monumentali della Rocca sono visitabili tutto l'anno.
  • Palazzo Meli Lupi a Parma; In stile neoclassico, fu la residenza settecentesca della nobile famiglia Meli-Lupi; oggi è la sede dell'Unione Industriali Parmense
  • Palazzo Lupis a Giovinazzo (Bari); Rivela ancora buona parte delle severe forme duecentesche e vi nacque il poeta e cronista cinquecentesco Bisanzio Lupis. Di notevole interesse è la bella scalinata aggraziata da bassorilievi, raffiguranti putti e musici. L’ariosa corte e la balconata che si affaccia sul mare ne fanno un luogo di particolare fascino.
  • Palazzo Lupis, poi Lioy-Lupis a Molfetta (Bari); sorge in via Amente, nel Centro Storico. Edificato dalla nobile famiglia Passari nel XVI secolo, passò poi a Lupis, che in uno nei rami molfettesi si estinsero nella famiglia Lioy, divenendo così Lioy-Lupis. All'interno dell'imponente androne, è ancora visibile la staffa dalla quale pendeva la lanterna e sulla parete gli stemmi dipinti dei Lupis e dei Lioy. La scala ha una loggia a tre ordini di arcate con nicchiette e busti d'uomo.
  • Palazzo Lupis a Grotteria (RC); edificato dalla famiglia feudataria dei de Luna d'Aragona, il palazzo risale con certezza documentaria al XIV secolo. Venne in potere della famiglia Lupis per una serie di intricate alleanze ereditarie matrimoniali, attraverso le famiglie de Luna, appunto, poi Amato, Infusini e Manso.
Recenti studi hanno stabilito che sorgeva sul sito della piccola chiesa di Sant'Antonio, della quale recenti scavi hanno messo in luce l'antica cripta nel centro del cortile interno del Palazzo. Sorge nella piazza già intestata al marchese Domenico Lupis Crisafi, nel quartiere detto di Castello, nel Centro Storico, ed appartiene tuttora ai discendenti del ramo Lupis-Macedonio.
Ospita anche la sede dell'Istituto Internazionale per lo Studio dei Ceti Dirigenti del Mediterraneo.
  • Palazzo Lupis a Ragusa in Sicilia, sorge in Corso Italia ed ospita attualmente la sede dell'INA. Di particolare pregio i balconi con mensoloni barocchi finemente scolpiti.

[modifica] Estratto dalla Rivista Araldica

Rivista Araldica pag.1
Rivista Araldica pag.1
Rivista Araldica pag.2
Rivista Araldica pag.2
Rivista Araldica pag.3
Rivista Araldica pag.3
Rivista Araldica pag.4
Rivista Araldica pag.4




[modifica] Genealogie

[modifica] Genealogia di San Lupo di Troyes

[modifica] Genealogia della famiglia Romana dei Virii Lupi

[modifica] Genealogia della Stirpe Luporum

[modifica] Origine dei rami Lupis di Soragna, Malta, Bergamo, Puglia, Calabria e Sicilia

[modifica] Genealogia dei de'Lupis di Malta

[modifica] Genealogia dei Lupi o Lupis di Acqui, conti di Moirano

[modifica] Genealogia dei Lupi di Bergamo

[modifica] Genealogia dei Lupis di Canolo (Reggio Emilia

[modifica] gnealogia dei de Lupis o Lupo di Sarno

[modifica] Genealogia dei Lupati o Lupis o Lovati di Padova e Adria

[modifica] Note

  1. Nota: In tutte le testimonianze epigrafiche, manoscritte, a stampa etc. sulla casata si trova sempre la forma di cui sopra, teoricamente in una locuzione latina non del tutto corretta (quella corretta sarebbe Luporum Stirpis' o simili. Con ogni probabilità il motivo è che la definizione di Luporum Stirpe vada intesa nel senso piuttosto di Stirpe (in italiano) Luporum (in latino), ovvero solo la parola Luporum usata nella forma latina. E infatti spesso si trova citata la famiglia anche nel modo inverso, ovvero come "Stirpe Luporum". Allo stesso modo in cui si potrebbe scrivere o dire la "Luporum" famiglia" invece che la "Luporum familia" volendo intendere "la famiglia dei Lupi", insomma, e non necessariamente incorrendo in un errore. Bisogna anche considerare che questa definizione si "affermò" soprattutto in epoca sei-settecentesca, dunque in un periodo in cui l'uso delle forme latine si era più che ampiamente "corrotto" con la commistione con le varie forme di italiano presenti nella nostra penisola, ormai lontano, insomma, dalla "purezza classica" di un Cicerone
  2. Vedi in particolare gli studi di Christian Settipani, professore al Prosopography Centre dell'Università di Oxford:
    • La Noblesse du Midi carolingien: Etudes sur quelques grandes familles d’Aquitaine et de Languedoc du IX au XI siècle (Toulousain, Perigord, Limousin, Poitou, Auvergne, Oxford, 2004, ISBN 1-900934-04-3
    • Continuité gentilice et continuité familiale dans les familles sénatoriales romaines à l'époque impériale: mythe et realité ,Oxford, 2000; ISBN 1-900934-02-7
    • Nos ancêtres de l'antiquité: Études des possibilités de liens généalogiques entre les familles de l'Antiquité et celles du haut Moyen-Age européen, Paris, 1991
    • Onomastique et Parenté dans l'Occident médiéval, a cura di C. Settipani e K.S.B. Keats-Rohan, (con contributi di C. Lauranson-Rosaz, H. Guillotel, T. Stasser, J.-N. Mathieu, D. Jackman, D. E. Thornton, A. V. Murray, R. V. Mathisen, S. de Vajay, E. de Saint-Phalle, C. Settipani e K.S.B. Keats-Rohan), Oxford, 2000, ISBN 1-900934-01-9 >
  3. Scrive Ippolito Calandrini:
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    «  Fu San Lupo Nobilissimo Cittadino della Città di Ieul vicina a Metz di Lorena, e suo Padre si chiamò Epirochio di Sangue illustre, quale del 448 condotto a Roma Sisulfo suo figliolo minore, al servigio di Maroveo Re di Francia fu dedicato, qual accogliendolo in Casa sua, l'honorò di vantaggio, in riguardo della sua Nobiltà »
    e aggiunge che Sisulfo (o Gisulfo) dopo la morte del fratello San Lupo, vescovo di Troyes:
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    « pensò il modo col quale esso, e suoi descendenti, la felicissima memoria del Santo conservare si dovesse; e così di Franconio il cognome, col quale chiamato venia, determinò di lasciare, e sottoscriversi Sisulfo Lupo. E per corpo d'impresa, una Lupa di color Celeste ergendosi, animata dal motto T. E. D: con le quali lettere l'amor verso del fratello eccessivo palesar voleva, cioé Teco Esso Desidero, e con detto motivo ebbe l'arma de' Lupis il suo principio illustre »
    Sempre secondo Ippolito Calandrini ne Il publio Svezzese, Sisulfo fu preso come Scudiere del re di Francia Meroveo all'età di 18 anni e servì per 26 anni, sempre come scudiere, anche il successore, re Childerico. Lasciò il suo posto di scudiere reale al figlio Lupo (morto dopo il 481), che servì dall'età di 26 anni il successore re Clodoveo I
  4. Vedi tra gli altri:
    • Repertorio Genealogico della famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle provincie venete di Francesco Schroder, ad vocem, sulla
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    «Famiglia Lupati, detti anco Lupi, e Lovati: Famiglia nobile di Adria, e prima di Padova e Rovigo. Vennero innalzati al grado di Conti dalla Serenissima con Sovrane Risoluzioni datate: 29 marzo 1823 e 5 gennaio 1824.»
    .* Luigi Ignazio Grotto dell'Ero, Memorie intorno la famiglia de' Marchesi di Soragna, estratte dall'opera: Cenni Storici sulle famiglie di Padova, e sui Monumenti delle Università, Padova, s.d., pag. 149
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    «I Lupis di Parma, cari oltremodo ai signori di Padova e loro molto affezionati, cessano di figurare in questa città non molto dopo le catastrofi dei Carraresi. Antonio, figlio di Raimondino, nell'anno 1498 trapiantossi a Rovigo e di lui nacque Rutilio, il cui cognome di Lupo si corruppe in Lovo, Lovato, Lupato.

    Ammogliossi in Vittoria figlia del conte Giulio Macchiavelli, patrizio ferrarese e adriese. Di questo modo venne il cavaliere Atrinio, padre di Nobile e Bartolomeo de'Lovati; la linea primogenita ora estinta, cioè quella di Nobile, associò al proprio il cognome Macchiavelli, come erede del conte Giulio, ed a questa epoca la famiglia Lupati si stabilì nella città di Adria, nel cui circondario esistevano i beni della eredità. Tutti i testè ricordati furono personaggi distinti, che acquistarono onori e rinomanza al servigio della Veneta Repubblica.

    Raimondo, figlio di Nobile, fu fatto cavaliere dopo avere sostenuto l'ufficio di Sindico degli artisti nello studio di Padova.»
    * Dal Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, edizione 1933-36, pag. 592
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    «LUPATI,

    Famiglia di Adria, residente Padova. Lo Schroder, Segretario di Governo, nel suo "Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle provincie venete", parlando di questa famiglia, detta anche Lupis o Lovati, la dice derivata dagli antichi marchesi di Soragna. Nella Chiesa del Santo di Padova, nella cappella della famiglia sotto onorevoli lapidi esistono le ceneri di vari valorosi capitani figli del celebre Simone o Simeone Lupati, Presidente di Padova nel 1385. Nella Storia del Polesine del Nicolio si fa menzione di Alvise Lupati, che nel 1354 cooperò a distorre i signori di Carrara, che aspiravano alla conquista del Polesine, dall'assedio di Rovigo. Si distinsero poi con le armi in Terra Ferma e contro i Turchi per la Repubblica Veneta che li onorò con decreti altissimi, di pensioni, ed in più soggetti anche del cavalierato e del titolo di conte, con il quale erano descritti nell' Aureo Libro dei Veri Titolati. Ascritta alla nobiltà di Adria dal secolo XVI, riconosciuta dal Senato veneto nel 1780 e confermata con Sovrana Risoluzione Austriaca il 29 marzo 1823 e 5 gennaio 1824. Iscritta nell'Elenco Ufficiale della nob. Italiana col titolo di nobile (mf)

    Arma: d'oro al lupo rampante d'azzurro»
  5. vedi: Hail and farewell to Eagle Eye: General Mark Wayne Clark, a cura di Michael Angelo Musmanno
  6. vedi: Anna Maria Vacca Volpicella, Giovinazzo tra realtà e memoria, pag. 95 ed anche la lettera del Sig. Antonio Lupis al Sig. Antonio Paglia, nell'opera di Antonio Lupis La Valige Smarrita, Venezia, 1666, in cui si dimostra che il Paglia aveva ordinato a don Luigi Sagarriga , plagiato, di scrivere la vita del beato Nicola da Giovinazzo identificandolo come un membro della famiglia Paglia, appunto, e non della famiglia Lupis quale era.
  7. Gli eventi miracolosi legati a Caterina Lupis e alla Madonna di San Gallo, vennero riconosciuti ufficialmente dal Vaticano e sono riportati nell'opera Storia della Madonna Miracolosa e del Santuario della Costa di San Gallo', scritta dal sacerdote Luigi Traini, Rettore di San Gallo, nel 1891, ristampata nel 1984 a cura della Curia Vescovile di Bergamo.

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[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Fonti

[modifica] Voci correlate

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