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Canone della Bibbia - Wikipedia

Canone della Bibbia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Nota disambigua - Se stai cercando altri significati, vedi Canone.

Indice

La parola 'canone' è una traslitterazione del greco kanon, letteralmente 'canna', 'bastone diritto'. Il termine indicava lo strumento di misura per la lunghezza (solitamente appunto un bastone diritto), donde il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello.

In ambito giudeo-cristiano, con canone biblico si intende l'elenco dei testi riconosciuti come ispirati da Dio e dunque sacri, normativi per una determinata comunità di credenti in materia di fede e morale.

Il canone dei libri della Bibbia è differente a seconda delle confessioni religiose di riferimento. Si hanno così diversi canoni biblici:

A grandi linee, c'è una rilevante distinzione tra i vari canoni cristiani da un lato e quello ebraico dall'altro, che non accoglie i libri del Nuovo Testamento, relativi a Gesù. Tra i vari canoni cristiani le distinzioni sono limitate ai libri dell'Antico Testamento, essendovi comune accordo sulla canonicità di tutti i libri del Nuovo Testamento.

I testi che non sono accolti in un determinato canone sono detti apocrifi.

[modifica] Canone ebraico

[modifica] Formazione

Per approfondire, vedi le voci Tanakh, Apocrifi dell'Antico Testamento e Septuaginta.

Tre sono i gruppi di scritti prodotti nell'antico ambiente giudaico che entrano in gioco nella questione del canone ebraico.

Attuale Tanakh

I libri che compongono l'attuale Tanakh (leggi tanàh), cioè la cosiddetta 'Bibbia ebraica' (termine però improprio in quanto 'Bibbia' è tipicamente cristiano) sono stati composti in un ampio lasso di tempo che va dal X secolo a.C. alla metà del II secolo a.C. Sono scritti in ebraico, con alcune appendici in aramaico in alcuni libri più recenti. La maggior parte di tali testi sono stati caratterizzati da una tradizione orale più o meno prolungata prima che si arrivasse a una vera e propria redazione scritta (per la maggior parte degli oracoli profetici, considerati 'con sicurezza' parola di Dio, la stesura scritta deve essere avvenuta in tempi relativamente brevi). In particolare il V secolo a.C., in corrispondenza con il ritorno in Giudea dei deportati ebrei dall'esilio di Babilonia, si rivelò cruciale per il passaggio dalla fase orale a quella scritta, soprattutto per i 5 testi della Torah (leggi toràh) o pentateuco e per i libri che descrivevano la storia del popolo d'Israele.

Attuali apocrifi

Nei secoli immediatamente precedenti e successivi l'era cristiana (all'incirca III secolo a.C. - III secolo d.C.), quando la comunità religiosa ebraica era relativamente stabile attorno al tempio di Gerusalemme ma anche nella fiorente diaspora nei vicini paesi del medio oriente, vennero composti un elevato numero di scritti attualmente noti come apocrifi dell'Antico Testamento. La lingua di tali testi era l'ebraico (in questo periodo ormai una lingua morta usata solo nel culto liturgico), l'aramaico (la lingua ufficiale del medio oriente parlata anche in Palestina) e il greco (che costituiva la lingua franca all'interno della sfera ellenista, parlata in particolare dalle comunità giudaiche nella diaspora in Egitto). Il contenuto e/o l'attribuzione pseudoepigrafa di questi apocrifi era legato ai testi della attuale Tanakh, i soli ammessi nella liturgia ufficiale del tempio di Gerusalemme o della sinagoga.

Settanta

La comunità ebraica presente nella città ellenista di Alessandria d'Egitto tradusse i testi della Tanakh in greco, la loro lingua vernacolare, in un lasso di tempo che va dal III secolo a.C. (Torah) al I secolo a.C. (alcuni Scritti). Il nome col quale viene indicata la traduzione è Settanta, in riferimento al leggendario numero dei traduttori della Torah. La versione ebbe una notevole fortuna tra gli ebrei di lingua greca presenti non solo in Egitto ma nell'intero medio oriente: per essi, al pari dei loro con-religionari palestinesi, l'ebraico rappresentava ormai solo una lingua morta (analogalmente gli ebrei palestinesi di lingua aramaica avevano composto i targumim).

La Settanta includeva anche diversi libri in greco composti nella diaspora in Egitto che non erano usati né nel culto ufficiale del tempio di Gerusalemme né in quello della sinagoga della diaspora.

Per sottolineare la discrepanza numerica tra i testi contenuti nella Tanakh e nella Settanta tra gli attuali studiosi si parla solitamente di:

  • canone palestinese o canone breve, includente i libri ebraico-aramaici della attuale tanakh;
  • canone alessandrino o canone lungo, includente oltre ai libri presenti nel canone palestinese anche i testi scritti in greco nella diaspora, contenuti nella Settanta.

[modifica] Fissazione

Per approfondire, vedi la voce Concilio di Jamnia.

Fino al I secolo d.C. la comunità credente giudaica non avvertì con particolare urgenza la necessità di definire chiaramente un canone dei testi sacri. Gli unici libri usati nella liturgia ufficiale (tempio e sinagoga) erano quelli della Tanakh, soprattutto i 5 testi della Torah e i Salmi. Per gli altri testi (attuali apocrifi e Settanta) non erano viste come necessarie particolari restrizioni o divieti, essendo lasciato il loro uso alla devozione individuale (in molte sinagoghe della diaspora però la Settanta era parte integrante del culto, avendo soppiantato la lettura dei testi in ebraico, incomprensibile ai più).

Tale indefinita ma non problematica situazione mutò radicalmente in seguito al progressivo diffondersi del cristianesimo, nel corso del I secolo. La nuova religione, che nei primi tempi non si avvertiva come alternativa all'ebraismo ma il suo naturale compimento, adottava la traduzione della Settanta piuttosto che gli originali testi ebraici. La nascente Chiesa inoltre stava componendo lentamente i Vangeli, nuovi testi affiacati nell'uso liturgico ai tradizionali libri di quello che considerò l'Antico Testamento, e le lettere di alcuni apostoli (soprattutto Paolo), anch'esse usate nella liturgia cristiana.

La fissazione del canone ebraico avvenne verso la fine del I secolo d.C. Circa le circostanze di tale fissazione, molti studiosi contemporanei concordano tuttora con lo storico giudeo-tedesco Heinrich Graetz, il quale nel 1871 ha ipotizzato che verso la fine del I secolo d.C. si sia svolta nella località palestinese di Jamnia (dicitura inglese; ebraico Yavneh o Yabneh; latino Iamnia) un vero e proprio concilio di rabbini farisei, con lo scopo di riorganizzare la comunità ebraica rimasta orfana del tempio di Gerusalemme, distrutto dai romani nel 70, e della guida dei sadducei, legati ad esso. Negli anni '60 si sono mostrati di parere contrario gli studiosi Jack P. Lewis, Sidney Z. Leiman e altri, che hanno considerato quella del concilio come una mera ipotesi non sicuramente documentabile dalle fonti. La questione è tutt'ora aperta, anche se l'ipotesi di Graetz ha goduto per tutto il XX secolo di una diffusione che difficilmente può essere ridotta.

Concilio o meno, tra il 70 d.C. (distruzione del tempio di Gerusalemme in seguito alla prima rivolta antiromana) e il 135 (rivolta di bar Kochba o Simon ben Kosiba) le autorità religiose ebraiche (cioè i rabbini, vista la dissoluzione del movimento farisaico) mostrarono condiviso consenso nella definizione del canone ebraico:

  • sono definitivamente considerati testi sacri i testi della Tanakh, cioè Torah (leggi toràh, legge), Nevi'im (leggi nevi'ìm, profeti), Ketuvim (leggi ketuvìm, scritti). Questo terzo gruppo di testi in particolare venne definitivamente considerato ispirato, mentre prima vi erano pareri discordanti tra le varie scuole rabbiniche (soprattutto per il Cantico dei Cantici);
  • vengono rigettati i testi usati dai cristiani, in primis la Settanta, sebbene godesse di grandissima fama presso i giudei della diaspora;
  • sono rigettati tutti i testi attualmente indicati come apocrifi dell'Antico Testamento o giudaici.


[modifica] Elenco

Il canone dei libri sacri per gli ebrei comprende in definitiva 24 libri (il numero però diventa 39 contando separatamente i dodici profeti minori, Samuele, Re, Esdra e Neemia, Cronache):

1. בראשית (Bereshìt, in principio) - Genesi
2. שמות (Shemòt, nomi) - Esodo
3. ויקרא (Wayqrà, e chiamò) - Levitico
4. במדבר (Bemidbàr, nel deserto) - Numeri
5. דברים (Devarìm, parole) - Deuteronomio
  • נביאים ראשונים (neviìm rishonim, profeti anteriori) o Libri storici
6. יהושע (Yehoshua') - Giosuè
7. שופטים (Shofetìm) - Giudici
8. שמואל (Samuèl) - Primo e Secondo libro di Samuele
9. ספר מלכים (sèfer malchìm - Libro dei re) - Primo e Secondo libro dei Re
  • נביאים אחרונים (Neviìm aharonim, profeti posteriori) o profeti in senso proprio
10.ישעיהו (Ysha'ihàu) - Isaia
11. ירמיהו (Yermihàu) - Geremia
12. יחזקאל (Yehzqè'l) - Ezechiele
13. תרי עשר (Terè 'asàr, dodici in aramaico), comprendente i libri che sono detti dodici profeti minori (o 'dodici' o 'profeti minori'):
  • הושע (Hoshè'a) - Osea
  • יואל (Yoèl) - Gioele
  • עמוס ('Amòs) - Amos
  • עובדיה ('Obadiàh) - Abdia
  • יונה (Yonàh) - Giona
  • מיכה (Mikà) - Michea
  • נחום (Nahùm) - Naum
  • חבקוק (Habaqqùq) - Abacuc
  • צפניה (Zefanyàh) - Sofonia
  • חגי (Haggài) - Aggeo
  • זכריה (Zekaryàh) - Zaccaria
  • מלאכי (Mal'aki) - Malachia
14. תהילים (Tehillìm) - Salmi
15. משלי (Mishlè) - Proverbi
16. איוב ('Iòb) - Giobbe
  • חמש המגילות (Hamesh meghillot, cinque rotoli) comprendente
17. שיר השירים (Shìr hasshirìm) - Cantico dei cantici
18. רות (rut) - Rut
19. איכה ('Ekàh, ahimè) - Lamentazioni
20. קהלת (Qohèlet, radunante) - Qoelet detto anche Ecclesiaste
21. אסתר (Estèr) - Ester
22. דניאל (Dani'èl) - Daniele
23. עזרא ('Ezrà) - Esdra comprendente
נחמיה (Nehemyàh) - Neemia
24. דברי הימים (Debarè hayomim - Cose dei giorni) - Primo e Secondo libro delle Cronache

Secondo la tradizione giudaica i libri sono raggruppati fino a formare un totale di 24. Il numero corrisponde alle 22 lettere dell'alfabeto ebraico, a ognuna delle quali corrisponde un libro (א Genesi, ב Esodo...). La yod י, iniziale del nome di Dio YHWH, è associata a 3 libri.

[modifica] Canone samaritano

La minuscola comunità samaritana accoglie come testi sacri solamente i 5 libri della Torah più Giosuè. Si parla talvolta di Esateuco (gr. sei astucci, in assonanza a Pentateuco) samaritano.


[modifica] Il canone cristiano

[modifica] Formazione

Per approfondire, vedi le voci Nuovo Testamento, Letteratura sub-apostolica e Apocrifi del Nuovo Testamento.

4 sono i gruppi di scritti prodotti o usati nell'antico ambiente cristiano che entrano in gioco nella questione del canone cristiano.

Settanta

Le prime comunità cristiane hanno usato, nel culto liturgico e come riferimento per la compilazione dei testi del Nuovo Testamento, la traduzione greca dell’Antico Testamento (termine coniato dalla traduzione cristiana) iniziata ad Alessandria d’Egitto nel III secolo a.C. e terminata nel I secolo a.C. Questa non era una semplice traduzione greca della Tanakh, in quanto conteneva anche altri testi composti dalle comunità giudaiche di lingua greca della diaspora.

Nuovo Testamento

Letteratura sub-apostolica

Apocrifi del Nuovo Testamento


Riguardo il cd Nuovo Testamento, il primo scrittore ad attestarne l'autorità divina fu Basilide che insegnò ad Alessandria d'Egitto dal 117 al 138 d.C. Nel corso del tempo questa opinione prende piede e nel corso della prima metà del secondo secolo sono sempre più numerosi i riferimenti alla natura ispirata dei libri nel Nuovo Testamento fino a quando, a partire dalla seconda metà del secondo secolo, il processo si compie diventando fatto assodato l'ispirazione divina tanto quanto le Scritture dell'A.T.

[modifica] La formazione del canone del nuovo testamento

Per approfondire, vedi la voce Antilegomena.

Per gli scritti cristiani il processo di formazione del canone inizia nel II secolo e si conclude nel quarto secolo.

Una tesi sulla necessità di definire un canone è quella di A. Harnack secondo la quale la chiesa venne spinta in tale direzione a causa dell'eresia di Marcione. In realtà la scoperta del Vangelo gnostico di Tommaso e de Il vangelo della verità (la cui forma originale risaliva a prima di Marcione) fanno proprendere verso una normale attività di definizione e chiarimento della "regola" religiosa. Infatti prova della fluidità dei limiti del canone sono:

  • riguardo i codici il Codice alessandrino ed il Codice sinaitico che includono, nel loro Nuovo Testamento, altre opere che non sono considerate canoniche: come Il pastore di Erma e l'Epistola di Barnaba
  • Alcuni scrittori antichi come Clemente di Alessandria, Tertulliano ed Origene Adamantio non considerano il canone del N.T. come qualcosa di fisso, citando talvolta anche dai vangeli apocrifi e dai detti apocrifi attribuiti a Gesù.

Nei testi a noi pervenuti ci sono ampie evidenze di:

  • collezioni esclusive che inducono Giustino Martire a sostenere in una sua lettera che debbano essere accettati solo quattro vangeli
  • lettere testimoniate da Eusebio in una sua missiva a vescovo di Corinto Dionisio che raccontava di come le lettere di Clemente fossero lette in quella chiesa "di tempo in tempo per la nostra ammonizione" (Storia ecclesiastica, 4, 23, 11)
  • un vasto deposito di libri testimoniate sempre da Eusebio e da Clemente Alessandrino che cita Didachè, la lettera di Barnaba il Pastore di Erma, l' Apocalisse di Pietro.

Sempre nel secondo secolo, in diversi scrittori, appaiono discussioni su chi siano gli autori di varie lettere, ed una lista canonica, datata fra il secondo ed il quarto secolo, il Canone muratoriano (chiamato così dal nome dello scopritore Ludovico Antonio Muratori) elenca i libri canonici presso la Chiesa di Roma verso la fine del II secolo (elenco nel quale si nota l'assenza della lettera agli ebrei e della lettera di Giacomo), al fine di fare una distinzione fra i libri adatti ad essere letti durante il culto, e quelli che dovrebbero essere letti solo nella devozione privata.

Se è vero che molti testi inizialmente riconosciuti come autorevoli vennero in un secondo momento esclusi dal canone, è vero anche il contrario: ad esempio il quarto vangelo cominciò ad essere ampiamente conosciuto fra il 140 e il 160, ma non fu riconosciuto come autorevole se non al tempo di Taziano (ca. nel 170d.C.). Il riconoscimento delle Lettere pastorali, di 1 Pietro e di Apocalisse fu raggiunto forse un poco prima del termine del secondo secolo. L'accettazione di altri libri (Giuda, 2 Pietro, e le lettere di Giovanni) avvenne solo lentamente con un processo che si concluse solo nel quarto secolo. Infatti ancora nel 363, dall'elenco dei libri canonici del Sinodo di Laodicea l'Apocalisse di Giovanni ne era ancora esclusa. La Chiesa occidentale, durante il terzo secolo, aveva nutrito considerevoli dubbi su Ebrei, e la Chiesa orientale sull'Apocalisse fino alla fine del quarto secolo.

A mettere la parola fine a questa vicenda plurisecolare intervennero Atanasio e tre Sinodi (Laodicea, Ippona e Cartagine) nei quali si formarono delle maggioranze che arrivarono a definire un canone: la più antica lista dei libri del Nuovo Testamento, apparve nel 327 d.C. in una lettera di Atanasio, patriarca di Alessandria il cui ordine era: vangeli, Atti, Epistole generali, Epistole paoline, ed Apocalisse. Atanasio, nel 367 elaborò un canone che venne accolto dalla chiesa greca ma contestato in due sinodi nel 393 con il Sinodo di Ippona e nel 397 con il Sinodo di Cartagine dalla chiesa latina.

[modifica] Il canone greco

[modifica] Il canone latino

[modifica] Il canone romano

A partire dalla metà del secolo XVI - Sisto da Siena, 1566 - elencò sette libri dell'AT e sette del NT "deuterocanonici" (perché non sempre e ovunque riconosciuti come canonici):

  • per l'antico testamento Tb, Gdt, 1-2Mac, Bar, Lettera di Ger; alcuni brani di Est e Dan;
  • per il nuovo testamento Eb, Gc, 2Pt 2-3Gv, Gd, Ap

La chiesa cattolica, prendendo posizione nei confronti della Riforma di Lutero con il Concilio di Trento - 1546 - confermò il proprio uso antico di considerare canonici 46 libri dell'Antico Testamento e 27 libri del Nuovo Testamento.

[modifica] Il canone protestante

In ambito cristiano la questione fu riaperta durante la Riforma protestante. Molti protestanti ritennero che i deuterocanonici (da loro chiamati apocrifi) avessero valore come letture edificanti, ma non come testi dottrinali, pertanto venivano inseriti a parte fra l'Antico e il Nuovo Testamento. A titolo di esempio, il VI articolo di religione della Chiesa d'Inghilterra del 1571 elenca i libri del canone ebraico come canonici, mentre degli altri libri rimanenti del canone cattolico si afferma che "la Chiesa, come disse san Girolamo, li legge come esempi di vita e istruzione di comportamenti, ma non li utilizza per basarvi alcuna dottrina". Nondimeno sono inseriti nel Lezionario anglicano. Alcune chiese, a partire dal XIX secolo, li hanno eliminati del tutto.

Infatti Martin Lutero mise in discussione l'elenco dei libri sacri accogliendo per l'antico testamento il canone ebraico e auspicando l'eliminazione di alcuni libri dal nuovo testamento, in particolare la Lettera di Giacomo, perché non congruente con la dottrina della giustificazione per sola fede. Tuttavia questi libri furono inclusi nella sua versione della bibbia in tedesco. La moderna Bibbia protestante italiana segue l'ordine della Vulgata latina ed il contenuto della Bibbia ebraica tenuto conto del fatto che nelle vecchie redazioni della bibbia protestanti i libri supplementari della Settanta rispeto al testo masoretico (i deuterocanici), insieme a 1 e 2 Esdra e la preghiera di Manasse, sono stati posti fra l'Antico e il Nuovo Testamento e classificati come "apocrifi", e che nelle nuove redazioni sono del tutto assenti.

Infatti la riforma adottò il canone ebraico delle Scritture, piuttosto che il canone ampliato della Settanta greca e della Vulgata latina, in quanto:

  1. né Gesù né gli altri scrittori del Nuovo Testamento citano direttamente da questi libri
  2. alcuni fra gli apocrifi contengono testi che appoggiano dottrine come quella del Purgatorio (2 Ma. 12:43-45) e l'efficacia delle elemosine per fare ammenda per i propri peccati che non fanno parte delle dottrine protestanti (To. 4:7-11; 121:8,9; 14:10,11; Si. 3:30; 35:2).

[modifica] I canoni: un elenco

Il canone della Bibbia è l'elenco dei libri considerati ispirati dagli ebrei o dai cristiani. La Bibbia ebraica, detta in ebraico Tanach, non considera ovviamente il Nuovo Testamento e, per quanto riguarda l'Antico Testamento, accoglie solo i libri stabiliti nel cosiddetto Concilio di Jamnia, in cui vennero respinti alcuni libri già presenti nella versione detta dei LXX, in uso presso le comunità ebraiche di lingua greca, adottando come versione normativa il Testo masoretico.

La versione in lingua greca fu invece quella più usata dalle prime comunità cristiane, che pertanto hanno seguito un canone più ampio. I libri non presenti nel canone ebraico sono attualmente chiamati deuterocanonici.

Anche per il Nuovo Testamento cristiano esiste una questione deuterocanonica. Un certo numero di libri non venne accolto nei primi canoni neotestamentari. Il canone attuale venne approvato dalle chiese orientali e occidentali in diversi sinodi alla fine del IV secolo.

In ambito cristiano la questione fu riaperta durante la Riforma protestante. Molti protestanti ritennero che i deuterocanonici (da loro chiamati apocrifi) avessero valore come letture edificanti ma non come testi dottrinali, pertanto venivano inseriti a parte fra l'Antico e il Nuovo Testamento. Alcune chiese, a partire dal XIX secolo, li hanno eliminati del tutto.

Di seguito è indicato l'elenco completo dei libri canonici secondo le diverse comunità religiose:

[modifica] Canone cristiano

Comprende l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Per quanto riguarda l'Antico Testamento vi sono le seguenti differenze a seconda delle chiese:

[modifica] Antico Testamento cattolico

Tutti i libri del canone ebraico con aggiunti i seguenti libri:

Questi testi più alcuni passi dei libri di Daniele ed Ester fanno parte dei libri deuterocanonici.

[modifica] Antico Testamento Ortodosso

Al canone cattolico vanno aggiunti:

  • Libri Storici:
    • primo libro di Esdra
    • 3 Maccabei
    • 4 Maccabei

[modifica] Antico Testamento protestante

Solitamente è lo stesso di quello ebraico, sebbene le traduzioni storiche della Bibbia compiute dai riformatori comprendessero anche gli apocrifi/deuterocanonici. A titolo di esempio, il VI articolo di religione della Chiesa d'Inghilterra del 1571 elenca i libri del canone ebraico come canonici, mentre degli altri libri rimanenti del canone cattolico si afferma che "la Chiesa, come disse san Girolamo, li legge come esempi di vita e istruzione di comportamenti, ma non li utilizza per basarvi alcuna dottrina". Nondimeno sono inseriti nel Lezionario anglicano

[modifica] Nuovo Testamento

Per quanto riguarda il canone del Nuovo Testamento, esso è accettato da tutte le Chiese, sebbene non siano mancate in età antica controversie su alcuni scritti.

[modifica] Il canone nella cultura popolare

Recentemente nel romanzo Il codice da Vinci Dan Brown ha raccontato che durante il concilio di Nicea fu discusso il canone della Bibbia, riportando un aneddoto di Voltaire. L'affermazione è priva di fondamento storico.

Per approfondire, vedi la voce Primo concilio di Nicea.


[modifica] Bibliografia

  • J. R. McRay, Evangelical Dictionary of Theology, redatto da Walter A. Elwell. Grand Rapids, Michigan: Baker Book House, 1984, 1991.
  • R. P. C. Hanson, The Westminster Dictionary of Christian Theology, redatto da A. Richardson e J. Bowden. Philadelphia: Westminster Press, 1983.
  • Bruce M. Metzger, Encyclopedia of the Reformed Faith, redatta da Donald K. McKim, Louisville, Kentucky: Westminster /John Knox Press, 1992.

[modifica] Collegamenti esterni


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