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Lucini Passalacqua - Wikipedia

Lucini Passalacqua

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Stemma Lucini Passalacqua
Stemma Lucini Passalacqua

I Lucini Passalacqua, conti di Rovello Porro, sono tra le più antiche famiglie di Como, di cui furono Decurioni dal XIII al XIX secolo e vennero inoltre ascritti al patriziato di questa medesima città.

Indice

[modifica] Origini

Stipo Passalacqua
Stipo Passalacqua

I Lucini Passalacqua assunsero questo nome nel XVI secolo quando al cognome dei Lucini venne aggiunto quello dei Passalacqua.

[modifica] I Lucini

La famiglia Lucini originaria di Como, e che alcuni scrittori fanno discendere dal Console Romano Fabrizio Lucino che guerreggiò con Pirro intorno al 280 a.C. e che avrebbe fondato la città di Lucimburgo, oggi Lussemburgo, contò in Como ed altrove personaggi illustri per dottrina e per alte cariche ecclesiastiche, civili e militari.

Ardizzone I Lucini fu Vescovo di Como nel 1120 ed ottenne notevoli privilegi dall' Imperatore Federico Barbarossa, privilegi che furono confermati ed aumentati, nel 1196, ad Ardizzone II Lucini, egli pure Vescovo di Como, dall' Imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa. I Lucini occuparono altresì la Sede Vescovile di altre città d'Italia, e particolarmente nel 1279 quella di Novara. Figurano inoltre diversi Arcidiaconi della Cattedrale di Como, i più antichi dei quali furono: Emanuele Lucini, morto nel 1279, ed Enrico Lucini, morto nel 1294. Per di più verso la metà del XVIII secolo fiorì a Roma il Padre Domenicano Luigi Lucini (1666-1745), che per la sua dottrina e per le sue virtù ottenne i primi onori del suo Ordine, venendo poi, nel 1724, nominato Commissario del Sant'Uffizio, e, nel 1743, creato Cardinale di Santa Chiesa dal Sommo Pontefice Benedetto XIV.

Fra i personaggi di questa famiglia, che per la loro dottrina o per il loro valore occuparono importanti cariche militari o civili, vanno particolarmente distinti i seguenti: Arnaldo Lucini, Capitano dei Comaschi nella guerra fatta ai Milanesi dall' Imperatore Federico Barbarossa e che fu da questo, dopo la rotta di Legnano nel 1176, mandato in qualità di Oratore ai Milanesi per trattare il riscatto dei Comaschi fatti prigionieri in quella battaglia. Goffredo lucini fu, nel 1226, Rettore della Lega Lombarda, della Marca e Romagna, e, nel 1231, Prefetto di Padova. Giovanni Lucini fu Pretore di Milano nell'anno 1280 ed un altro Giovanni Lucini fu Podestà di Bologna nel 1294. Francesco Lucini fu Professore di Diritto Civile all' Università di Pavia nel 1391 e Lucino Lucini Professore di Medicina alla suddetta Università nel 1392. Battista Lucini venne deputato dai Decurioni della città di Como ad accompagnare e servire Gabriele Ludovico del Vasto, Marchese di Saluzzo, il quale, nel 1539, si trovava a Como, e fu dallo stesso Del Vasto eletto Capitano. Giacomo Lucini fu poi Milite del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti Conte di Vertus e nella pompa funerale, celebrata a Milano, nel 1402, in onore del defunto Duca, fu il Lucini tra i personaggi scelti ad accompagnare il feretro. Questo medesimo Giacomo Lucini fu inoltre mandato nel 1404, dalla fazione dei Vitani della città di Como, in qualità di Ambasciatore al neo Duca di Milano Giovanni Maria Visconti, figlio e successore di Gian Galeazzo, per conchiudervi la pace stipulata davanti a quel Duca dalle due parti Guelfa e Ghibellina. Alessandro Lucini, Giureconsulto e letterato distinto, trovandosi a Roma, verso il 1590, fu nominato Governatore d' Ostia e Velletri; ritornato, due anni dopo, a Como, fu dal Clero della città e diocesi eletto Ambasciatore al Sommo Pontefice Clemente VIII, nell'anno 1539. Antonio Lucini fu valoroso Capitano e fiorì sul finire del XVI secolo e nel principio del XVII; militò sotto le bandiere di Enrico III Re di Francia, dal quale ebbe il comando di 500 cavalli, passò in seguito al servizio di Vittorio Amedeo I Duca di Savoia, e finalmente prese partito per Filippo III Re di Spagna e Duca di Milano, finché rottagli una gamba, in un combattimento presso Asti, si ritirò in patria, ove morì pochi anni dopo.

[modifica] I Passalacqua

Originari anch'essi di Como e si distinsero in altre città d' Italia, particolarmente a Pavia, Tortona, Asti ed Alessandria.

Nel 1393 fu Professore di Diritto Civile all' Università di Pavia Giacomo Passalacqua, il quale occupò tale cattedra fino a tutto l'anno 1397. Verso la medesima epoca, cioè nel 1396, Venceslao, Imperatore del Sacro Romano Impero, creò, in premio al loro valore, Capitani e Nobili Giacomo, Pietro, Nicola e Giovanni Passalacqua. Gian Pietro Passalacqua, Proposto della Cattedrale di Como, fu poi nel 1508 Protonotario Apostolico e famiglaire del Sommo Pontefice Giulio II. Nicola Passalacqua ottenne ampissimi privilegi, nel 1556, dall' Imperatore Carlo V, e Muzio Passalacqua, Cavaliere di Malta, fu assai distinto da Filippo III Re di Spagna, il quale, oltre vari privilegi, gli conferì un' onorevole carica nel Regno di Napoli. Altro personaggio illustre della famiglia Passalacqua fu pure Giovanni Battista, già Protonotario Apostolico a Roma, cultore delle belle lettere, tenne nella propria casa a Como l' Accademia dei Lari. Fu questo Giovanni Battista l'ultimo discendente della linea maschile della famiglia Passalacqua di Como.

[modifica] L'unione delle due Famiglie

Quel Battista Lucini, di cui si è parlato sopra, e che venne eletto Capitano, nel 1539, dal Marchese del Vasto, era figlio di Cristoforo Lucini e di Lucia Benza, ed ebbe per moglie una Passalacqua, che lo fece padre di cinque figli, i quali furono obbligati dai loro genitori, per disposizione testamentaria, a chiamarsi de' Lucini e de' Passalacqua insieme.

Il primo di questi figli, Marcello, morì a Roma, dove prestava servizio alla Corte Pontificia, il secondo, Claudio, fu frate Cappuccino col nome di Lorenzo ed infine il terzo fu Quintilio, Dottore in legge, Canonico della Cattedrale di Como, nonché autore delle quattro lettere stampate a Como nel 1620. In queste lettere Quintilio narra la storia delle famiglie dei Lucini e dei Passalacqua e fornisce una descrizione approfondita della suddetta città.

Fu per Quintilio che venne costruito a Como, nel 1613, il mobile oggi appartenente alle Civiche raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, su cui è raffigurato il castigo dei peccati dei sensi con un complesso programma iconografico eseguito da noti artisti tra cui Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone. Dalle lettere di Quintilio non emergono notizie relative ai fratelli, ma dai censimenti dei proprietari di immobili nella città murata, si apprende che uno di questi rispondeva al nome di Fabrizio ed è da lui che discende l'attuale famiglia Lucini Passalacqua.

[modifica] Storia

[modifica] XVI - XIII Secolo

La famiglia Lucini Passalacqua partecipò attivamente alla vita pubblica della città di Como, i suoi membri ricoprirono la carica di Decurioni ininterrottamente dal 1282 al 1729, anno in cui Alessandro venne esentato da incarichi pubblici in quanto padre di dodici figli e, ai sensi degli Statuti di Como, cessava, con i suoi figli, l'esercizio del Decurionato.

Il palazzo di famiglia, costruito nel XVI secolo, si trovava nell'attuale Via Vittorio Emanuele a Como, dietro la chiesa di San Fedele e negli Estimi del 1591 viene attribuito a Fabrizio Passalacqua e Fratelli e descritto:

  • "Casa con Giardino ed orto di sua abitazione" (Archivio di Stato di Como)

La costruzione era costituita da ventidue vani e ancora nel 1751 il Catasto Teresiano la definiva abitazione propria di Don Giovanni Lucini Passalacqua quondam Alessandro. Accanto a questo palazzo esisteva una costruzione di trenta locali adibita dai Passalacqua ad affitto, che fu demolita alla fine dell'Ottocento per aprire l'attuale Via Perti. L'antico palazzo Passalacqua fu ereditato da Elisabetta, figlia di Giovanni Battista, e da questa venduto nel 1844 a Giosuè Tagliabue. All'inizio del Novecento il palazzo fu sostituito dalla sede della Società Bancaria Italiana progettata da F.Frigerio e L.Catelli, oggi Palazzo delle Poste.

Come quasi tutti i nobili di Como, anche i Lucini Passalacqua possedevano una villa sul lago, detta la "Speciana", una costruzione del Cinquecento adibita a residenza estiva della famiglia, rinominata in seguito "Passalacqua Vecchia".

Il periodo di maggior splendore economico per la famiglia si registra nel XVIII secolo e coincide con la figura di Andrea, marito di Donna Elisabetta Cusani, figlia di Don Francesco Marchese di Chignolo Po. Andrea ereditò dalla madre Caterina Brentano Monticelli (+ 9 luglio 1785), figlia del Conte Carlo Andrea, che a sua volta l'aveva ereditata dal fratello Giovanni Pietro (+ 8 ottobre 1778), una casa in via Dei Tre Monasteri, a Como, ed una cospicua sostanza.

Il palazzo, dimora dello zio, era più grande di quello della famiglia Passalacqua e dotato di ampio giardino. Andrea ed Elisabetta, dopo grandi lavori di ammodernamento, decisero di farne la loro residenza:

  • "Il salone, colla volta a rosoni e stucchi dorati, venne innalzato sopra di un terrazzo che pria esisteva con ringhiera in facciata" (Francesco della Torre di Rezzonico, Memorie Patrie dal 1812 al 1835 e Cronaca della Città di Como e sua Diocesi dal 1831 al 1835, Biblioteca Civica di Como)

Nel 1788 Andrea acquistò Palazzo Lambertenghi e negli anni successivi la famiglia acquisì altre unità di modo che, all'inizio dell'Ottocento, la proprietà si estendeva (escluse due piccole abitazioni) su tutto il vastissimo isolato, compreso fra le attuali Via Lambertenghi, Via Volta, Via Indipendenza e Via Diaz.

Con Diploma del 6 settembre 1779, Andrea venne nominato Conte dall' Imperatrice d' Austria Maria Teresa e nel 1781 il titolo venne legato al feudo di Rovello Porro con la possibilità di trasmetterlo alla primogenitura in linea maschile.

Il neo Conte investì una parte dell'eredità avuta dalla madre nell'acquisto di un vasto possedimento della Certosa di Milano e nel 1783 comprò per 518.000 Lire l'intera zona di Paina, che comprendeva tra le sue cascine anche Perticato.

La tenuta contava 3.580 pertiche, di cui 2.683 nel solo territorio di Brugazzo e Paina.

  • "L'anno 1783 pone termine alla Certosa di Milano ed alla sua giurisdizione sul nostro paese. Si apre una nuova era col dominio di Casa Passalacqua che, però, si mosrò sempre molto benigna es indulgente" (Prof. Padre Silvio Antonio Riva di Paina, pubblicazione in onore del Parroco Don Gaetano Cerrini, Paina 1936)
Villa Lucini Passalacqua, Moltrasio (Co). Sala da pranzo con particolare della "Madonna col Bambino", realizzato da Andrea Appiani
Villa Lucini Passalacqua, Moltrasio (Co). Sala da pranzo con particolare della "Madonna col Bambino", realizzato da Andrea Appiani

Nella tenuta sono compresi anche i terreni di Mariano Comense che includono la villa, restaurata nel 1841 dall'Architetto Antonio Rinaldi su ordine di Giovanni Battista, figlio di Andrea, e che oggi costituisce la sede del municipio del comune. Le proprietà terriere di Andrea sono pertanto composte da due grandi nuclei, la tenuta di Mariano e quella di Olgiate.

Nel XVIII e XIX secolo questi territori non sono interessati dal fervente sviluppo industriale dell'epoca nonostante esistesse a livello domiciliare un' attività manifatturiera legata alla lavorazione della seta e del lino. Per ciò che riguarda la struttura fondiaria e la ripartizione delle colture, si riscontra che nell'Ottocento, come nel secolo precedente, la destinazione d'uso prevalente era il campo arato. L'economia agricola di queste zone, il cui regime idrico non consentiva un'irrigazione regolare, era basata prevalentemente sulla coltivazione di frumento, granoturco, segale e legumi. Tali colture risultavano frammiste alla vite ed al gelso, le cui coltivazioni, diffuse fin dal Settecento, assunsero nel secolo seguente un ruolo rilevante fino a quando non entrarono in crisi a causa di una serie di malattie che le colpirono. La coltura del gelso in particolare ebbe nel XIX secolo uno sviluppo vastissimo. Facendo riferimento alla struttura delle proprietà edilizia e fondiaria in Lombardia, si rileva che fra Settecento e Ottocento la classe dei proprietari non muta, pur registrando un aumento della percentuale di perticato in suo possesso.Questo incremento si rileva a seguito della scomparsa della proprietà degli enti ecclesiastici, dovuta alle soppressioni da parte delle autorità austraiche e francesi di fine Settecento. L'assetto della proprietà terriera perpetuava ad essere costituita da uno strato ridotto di grandi proprietari nobili, che detenevano la maggiore e migliore parte delle terre e delle case. Nell'Ottocento questi grandi possessori, provenienti quasi esclusivamente da Milano, rappresentavano il trait d'union tra la grande città e le comunità locali ed esercitavano una grande influenza sul contesto sociale, economico e politico, occupando posti di rilievo all'interno degli organismi locali. Le proprietà dei Lucini Passalacqua si inserivano perfettamente in questo contesto.

La "Speciana" di Moltrasio era ormai divenuta troppo modesta per le esigenze della famiglia del Conte Andrea, che nel 1787 diede inizio alla costruzione della nuova villa della Vignola su un preesistente fabbricato degli Odescalchi. Il Conte era una persona estremamente ricca e raffinata e queste doti le profuse a piene mani nella nuova costruzione. Andrea Lucini Passalacqua evidentemente, dai suoi nobili avi guerrieri, aveva ereditato, oltre alla ricchezza, il senso della concretezza e della praticità, ragion per cui, fra i vari progetti che l'architetto Felice Soave gli propose, scelse per la villa quello in cui il celebratissimo luganese riuscì a far risaltare particolarmente le sue doti di sobrietà. Tra le grandi ville del Lago di Como, infatti, la Passalacqua può essere considerata la più semplice e severa. Andrea ed i suoi successori seppero armonizzare splendidamente l'austerità architettonica esterna insieme alla decorazione interna, realizzata dall' architetto Giocondo Albertolli , arricchendo l’edificio di un arredamento sontuoso e avendo cura soprattutto del parco, costruito su grandi terrazzi colmi di vegetazione varia e rara. Nell'Ottocento romantico furono ospiti di questa dimora principesca letterati, artisti e personaggi illustri. Andrea Appiani dipinse nel 1790 "La Madonna col Bambino" che ornerà la volta della sala da pranzo della villa, Vincenzo Bellini fu qui ospite dal 1831 al 1833 e vi compose La Sonnambula, Carlo Porta, amico dei padroni di casa, era tra i frequentatori abituali, Pietro Anderloni, incisore famosissimo a Milano, dedicò a Rosa e Caterina Lucini Passalacqua due incisioni.

[modifica] XIX Secolo

Purtroppo Andrea non riuscì a godersi per molti anni la sua nuova dimora: morì, ancor giovane, nel 1805 preceduto di un anno dalla moglie. Nel suo testamento, Andrea lasciò al cognato Conte Gio Batta Porro, marito della sorella Daria, la tutela dei quattro figli: Caterina di dieci anni, i gemelli Battista ed Alessandro di nove anni e Rosa di sei. Diede inoltre precise istruzioni su come volesse che questi venissero allevati. Stabilì che, ad occuparsi dei figli maschi, fosse il loro precettore, il Sacerdote Gio Batta Torricelli, la cui retribuzione doveva corrispondere al suo attuale stipendio. Caterina e Rosa saranno educate sotto la direzione di Giuseppe Staldenhez, che già svolgeva quel compito in qualità di aja, e che si guadagnò con questo incarico, oltre allo stipendio, il diritto di abitare a palazzo vita sua natural durante. Tutto questo, secondo le intenzioni di Andrea, fu sempre sotto l'occhio vigile di Monsignor Carlo Rovelli, Vescovo di Como, al quale il Conte raccomandò la sua famiglia.

Il Conte Porro morì nel 1811 e venne sostituito nella tutela dal Marchese Francesco Cusani, nonno materno dei minori. Oltre alla figura del tutore, il Tribunale di Como costituì un consiglio di Famiglia per gestire il patrimonio ed indirizzare l'educazione dei quattro eredi. Nel 1813 il Consiglio risultava composto da:

  • Don Antonio Perti, notaio, quale procuratore di Francesco Cusani, avo materno;
  • Carlo de' Molo, savio presso la municipalità, cugino in quarto grado del lato paterno;
  • Sacerdote Pasquale Ricci, Maestro di Musica;
  • Sacerdote Francesco Corti, Preposto Vicario Foraneo;
  • Giuseppe Balocca, membro del Collegio Elettorale;
  • Don Giuseppe Malachisio, Vice Cancelliere presso la Corte Dipartimentale di Giustizia di Como;

Gli ultimi quattro, viene specificato, in assoluta deficienza di altri parenti domiciliati nel Circondario. Il Consiglio di Famiglia decise sulla dote in occasione delle nozze di Caterina col Conte Diego Visconti, sull' emancipazione di Giovanni Battista e di Alessandro nel 1815 e, nel 1819 si riunì per stabilire la dote in occasione delle nozze di Rosa con il Conte Michelangelo Leonardi di Novara. Dopo questi eventi, il Consiglio decadde in quanto i figli di Andrea erano ormai tutti giuridicamente in grado di badare a loro stessi.

Intanto i fratelli si stabilirono a Milano ed in questa città si sposarono. Giovanni Battista sposò Donna Rachele Calderari dei Conti di Palazzolo, discendente di un'antichissima famiglia Lombarda, ed Alessandro sposò Donna Leopolda D'Adda, figlia di Don Febo VI Marchese di Pandino. Formate le nuove famiglie anche il patrimonio venne diviso. A Giovanni Battista toccarono le terre di Mariano Comense, il palazzo cinquecentesco di Como ed una parte di Via dei Tre Monasteri, Alessandro ricevette invece la casa Passalacqua nella medesima via, il palazzo Lambertenghi, la "Speciana", la villa di Moltrasio e le terre di Olgiate Comasco.

Il Conte Giovanni Battista fece sistemare nel 1841 la Villa di Mariano, come visto in precedenza, dove si ritirò a vivere con la moglie e la figlia Elisabetta, ma qui morì nel 1842 a soli quarantesei anni.

Il Conte Andrea fu l'ultimo della famiglia ad aver preteso di essere seppellito nella chiesa di San Fedele a Como, nella tomba voluta dal Canonico Quintilio nel 1620.Dato che le leggi napoleoniche avevano proibito questo tipo di sepolture e che la famiglia Passalacqua non aveva avuto altri decessi dopo il 1804, si rese pertanto necessario erigere una tomba per il Conte Giovanni Battista. Il compito di realizzare il Sepolcro Passalacqua venne affidato all'architetto Antonio Rinaldi, che già aveva seguito il restauro del palazzo di Mariano.

Con la morte di Giovanni Battista, Alessandro assunse il titolo di Conte. Uomo colto e raffinato, preferì vivere a Milano che non a Como e negli anni Trenta dell'Ottocento vendette parte delle sue proprietà immobiliari a Como per far erigere a Milano un nuovo palazzo in via Monti di Pietà n.3. La costruzione venne salutata come una delle realizzazioni più interessanti della città ed è uno dei capisaldi dell'architettura neoclassica milanese:

.

  • "All'architetto Crivelli è dovuto il bell'edificio del Palazzo Passalacqua. La facciata è composta da due ordini d'architettura felicemente collegati. Vasto ne è il cortile, ed un elegante giardino inglese forma nel fondo una graziosa prospettiva." (Nuovissima guida dei viaggiatori in Italia, Milano 1839, presso Ferdinando Artaria e Figlio, Editori, pp. 69)
  • "Qui sorge la splendida casa Lucini-Passalacqua, costruita nel 1831 dall'architetto Gioacchino Crivelli, che si inspirò a modelli palladiani (oggi sede delle Suore del Cenacolo). La facciata a tre piani ha il corpo mediano sporgente, secondo uno degli schemi consueti dell'arte neoclassica, e con due ordini sovrapposti: ionico a pianterreno, corinzio al piano nobile, che forma una loggia chiusa da vetrate. Qui, in origine, con apposito impianto termico, si conservavano fiori come in una serra, costituendo un salotto-giardino di piacevole effetto, e che divenne subito famoso: (...). L'ordine del primo piano è coronato da un attico architravato. Attraversato il vestibolo, con volte rette da colonne di granito, gli ospiti osservarono il cortile rettangolare, a sua volta ornato di due ordini: ionico e corinzio; il lato verso strada ha un terzo piano attico. Vi sono poi edifici minori di servizio, fra cui è notevole la rimessa delle carrozze, costruita in ferro e vetro, una vera novità, che allora fu molto ammirata. (...) vi si conservava una delle più cospicue raccolte private di ceramiche; l'edificio si arricchisce di affreschi del bellunese Demin, di dipinti del Luini e dell'Appiani, di sculture di Gaetano Monti e d'altri artisti."(G. C. BASCAPE', I palazzi della vecchia Milano, Hoepli, 1945, pp. 188-189)

Questa dimora venne chiamata nell'Ottocento "Palazzo del Cenacolo", in quanto il Conte Alessandro era solito riunirvi artisti e letterati. Il Padrone di casa era anche un raffinato collezionista e, nel palazzo di Milano e nella villa di Moltrasio, raccolse centinaia di opere d'arte, quadri, arazzi e sculture che diedero vita ad una collezione conosciuta ed ammirata da studiosi di tutta Europa.

Alessandro frequentava non solo artisti, ma anche politici e liberali, tant'è che nei moti di Milano del 1831 era stato indagato dalla polizia col cugino Giovanni Lambertenghi per attività antiaustriaca. Il palazzo Lucini Passalacqua, durante le Cinque giornate di Milano, fu sede de "Il 22 Marzo", giornale ufficiale del governo provvisorio e, in quell'anno, sua moglie Leopolda D'Adda firmò una petizione delle nobili Milanesi contro l' Austria. C'è da chiedersi come reagì il suocero di Caterina, il Conte Galeazzo Visconti, Ciambellano dell' Imperatore Francesco Giuseppe I, legatissimo alla Casa D'Austria.

Da Gioacchino Crivelli, Alessandro fece anche ricostruire la villa di Olgiate, dove soggiornava per occuparsi della gestione della tenuta e che oggi è sede della Biblioteca Comunale.

Dall'unione fra Alessandro e Leopolda nacquero tre figli: Maria nel 1834, Rosa nel 1843 e, finalmente, l'erede maschio nel 1845, al quale venne dato il nome di Giovanni Battista in memoria dello zio morto tre anni prima.

Maria fu senz'altro la nipote prediletta della Contessa Caterina Visconti ed i suoi preparativi di matrimonio, nel 1852, furono seguiti con molta partecipazione dalla zia:

  • "Questa giovane è contentissima del suo sposo, il quale venne da Genova in compagnia di loro, e questa mattina se ne partì, per essere però di ritorno in breve: da quanto si può sperare, Maria va ad essere felice, poiché lo sposo è proprio un bravo giovine, ben educato, di belle maniere, ed anche di buona figura: si dice che anche il padre e la madre siano comme il faut" (Lettera di Caterina Visconti a Giovanni Antonio Filippi, Milano, 15 Maggio 1852)

Il "bravo giovine" fu il Marchese Stefano Negrotto Cambiaso di Genova ed il regalo di nozze di Caterina Visconti fu un paio di boccole con brillanti del valore di 1.800 lire.

Il Matrimonio di Maria portò a seguito quello della cugina Elisa:

  • "Presto è probabile che anche Elisa sceglierà fra i molti che la chiedono in sposa, quello che si crederà più atto a renderla felice" (Lettera di Caterina Visconti a Giovanni Antonio Filippi, Milano, 15 Maggio 1852)

E colui che la rese felice fu Don Ludovico Trotti Bentivoglio, VI Marchese di Fresonara e Conte di Castelnuovo Calcea. Elisa diede tre figlie al marito e morì prima del 1861, anno in cui Ludovico convolerà a nuove nozze con Maria Barbiano di Belgioioso, figlia unica della Principessa Cristina, famosa eroina risorgimentale.

Come già successe al padre, anche Alessandro morì con due figli, Rosa e Giovanni Battista, ancora minorenni. La morte avvenne nel 1861. Il Conte Lucini Passalacqua lasciò un patrimonio di grande entità e l'erede fu il figlio Giovanni Battista, dato che le figlie, come d'uso, venivano liquidate con le doti al momento del matrimonio.

Intanto anche Rosa giunse alle nozze con Don Augusto Giorgi Bellingeri Conte di Vistarino, figlio di Carlo, e andarono a vivere in Rocca de' Giorgi nella provincia di Pavia.

Nel 1868 morì poi anche la moglie di Alessandro, Leopolda D'Adda, per la quale il figlio Giovanni Battista, che prediligeva vivere a Moltrasio, fece costruire, nel giardino della villa, una grande Cappella funebre dove fece portare anche la salma di Andrea e quella degli antenati seppelliti nella chiesa di San Fedele a Como, nella tomba voluta da Quintilio Lucini Passalacqua nel 1620.

Giovanni Battista, dopo la laurea all'Università di Pavia, si dedicò allo studio dell'arte in ogni sua forma e mantenne ed aumentò le collezioni ereditate dal padre. Curioso di ogni manifestazione artistica, compì un lunghissimo viaggio in oriente, dove studiò in modo particolare l' arte giapponese. Da questo paese tornò con un' ingente collezione di vasi e di bronzi.

La crisi economica della fine del XIX secolo danneggiò gravemente l'agricoltura ed impoverì numerose famiglie nobili che vivevano sui proventi delle loro proprietà terriere. Anche la famiglia Lucini Passalacqua, come quasi tutte le famiglie aristocratiche di quel periodo, non seppe reciclare le grandi proprietà fondiarie nel nascente sistema industriale.

I primi sentori di questo malessere si notarono con la vendita della "Speciana". La villa sicuramente era una costruzione dal mantenimento molto costoso e non utilizzata da decenni, ma mai, in assenza di problemi economici, Giovanni Battista avrebbe venduto una proprietà che apparteneva alla famiglia dal Cinquecento. Un' altra avvisaglia di una mutata condizione economica si verificò quando, alla morte della Contessa Visconti, il nipote accettò l'eredità col beneficio d'inventario, una mancanza di riguardo non ammessa in tempi economicamente felici.

In un secondo tempo vendette al Museo del Castello Sforzesco di Milano il famoso stipo costruito nel Seicento per il Canonico Quintilio e nel 1885 disperdette, in un' asta che attirò mercanti da tutta Europa, la Collezione Lucini Passalacqua.

[modifica] Dal XIX Secolo ai giorni nostri

Giovanni Battista fu l'ultimo discendente in linea maschile della famiglia Lucini Passalacqua, in quanto morì, a soli quarantacinque anni, celibe e senza figli nel 1890. Ereditiera dell'ancora notevole fortuna della famiglia fu, per la maggior parte, la sorella Maria, che, lo stesso anno della morte del fratello, vendette la ricchissima biblioteca di Moltrasio, vanto della famiglia insieme alle collezioni d'arte. Tremila volumi sceltissimi, codici antichi, incunaboli, rarità librarie ed una serie di storie italiane di comuni e città. Una delle opere più famose era un' edizione dell' Orlando Furioso, con appunti e note scritti di mano dal Torquato Tasso. Ad ogni modo già Giovanni Battista aveva donato alla Biblioteca Civica di Como un volume rarissimo, l' "Opus Statutorum Alberici de Rosate", che è il secondo libro stampato a Como ed alla sua morte aveva lasciato in dono alla Biblioteca Ambrosiana di Milano uno splendido manoscritto persiano miniato, Il "Tuhfat al-Ahrar" del XV secolo, un "Libro d'ore" dello stesso secolo ed il volume Torquato Tasso, "Scelta delle rime", Ferrara 1582 con correzioni e postille di mano dell'autore. Si vuole che a questa biblioteca alludesse Antonio Fogazzaro a proposito della collezioni di libri di una nobile famiglia lombarda, al riordino della quale il Conte d' Ormengo chiamò Corrado Silva.

Maria, dal matrimonio col Marchese Negrotto, ebbe tre figli: Alessandra, Lilla e Pierino, quest'ultimo morto ancor giovane e senza figli. Lilla sposò un certo De Gasperi, di cui s'ignora il nome ed Alessandra convolò a nozze con Ugo Angelo Conz (1871 - 1948), Ammiraglio e Senatore del Regno d'Italia. Dall'unione di quest' ultimi nacque Enrico Stefano, al quale la nonna Maria, oltre a quello paterno, volle aggiungere il cognome Lucini Passalacqua, per impedire che l'antico nome venisse a morire per assenza di una discendenza maschile. In ragione di questo Enrico Stefano ed i suoi discendenti assunsero il cognome Conz Lucini Passalacqua. Alessandra e Ugo, oltre al primogenito ebbero poi altri due figli: Gian Franco e Maria Luisa.

Per poter stare accanto al marito di stanza a Livorno e Genova, Alessandra dovette vendere, tra il 1900 ed il 1910 la villa di Moltrasio, tranne la cappella di famiglia, e le terre, ereditate dalla madre morta nel 1905, che ancora le rimanevano a Mariano Comense ed Olgiate per comprare a Marlia, nei pressi di Lucca, una nuova e splendida villa, chiamata poi Villa Conz. Dopo circa 800 anni, quindi, la famiglia Lucini Passalacqua dovette lasciare le proprietà ed i luoghi che furono dei loro avi per andare a vivere in una terra straniera.

Trasferitosi stabilmente a Genova, Enrico Stefano sposò nel 1947 la Nobildonna Matilde dei Marchesi Gavotti, figlia di Carlo e di Guglielmina dei Principi Giustiniani, da cui ebbe nel 1948 Ugo Angelo, chiamato così in onore del nonno morto lo stesso anno, e Maria Carla, nata pochi anni dopo. Enrico morì poi nel 1970, lasciando i suoi due figli poco più che ventenni.

Ugo Angelo nel 1981 sposerà, a Genova, Alessandra Giriodi Panissera, figlia di Augusto Conte di Monastero e di Francesca dei Conti Balduino, e la coppia darà alla luce nel 1983 Stefano Augusto.

Nel 1995 la famiglia Conz Lucini Passalacqua cambierà nuovamente dimora, traferendosi a Torino, città natale del padre di Alessandra, dove tuttora risiede.

[modifica] Galleria Fotografica

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Bibliografia

  • Antonio Rinaldi, Sepolcro Passalacqua in Paina Provincia di Milano disegnato e descritto dall'Architetto Antonio Rinaldi parmigiano, Milano 1844, Tipografia di G.B. Bianchi di Giacomo
  • Matteo Giaconelli-Stefano Della Torre, Microanalisi di una città, Como, 1984 Edizioni press
  • Catalogo dei Decurioni, Archivio di Stato di Como
  • Richiesta di riconoscimento della nobiltà e del titolo dei Fratelli Giovanni Battista e Alessandro Lucini Passalacqua alla commissione Araldica, 1816. Archivio di Stato di Milano, Fondo Araldica Moderna, Busta 128
  • Notaio Ciceri, rogito del 1/2/1844, Como
  • Notaio Giovanni Antonio Borasco, rog 10 maggio 1778, Como
  • Isec, Sesto San Giovanni, Fondo Famiglia Lucini passalacqua
  • Testamento di Andrea Lucini Passalacqua. Rogito Notaio Giacomo Filippi Clerici di Como, 14/31804, Archivio di Stato di Como
  • Bombe sulla città-Milano in guerra 1942-1944, Milano, 2004, Skira
  • Testamento di Leopolda D'Adda, rogito notaio Pharisien, Milano 1868
  • Impresa di vendite Giulio Sambon, Catalogue de la Collection Passalacqua de Milan, Tableaux objects d'art e de curiositè. Milan, Imprimerie Louis jaques pirola, 1885
  • Catalogo della Biblioteca del fu Conte Gian Lucini-Passalacqua, Patrizio Comasco. Roma, 1896, Dario G.Rossi, Libraio
  • Storia dell'Ambrosiana, L'Ottocento, IntesaBCI, Milano 2001
  • Emilio Filippi. Famiglia Lucini Passalacqua, dattiloscritto, Torino 2006, lavoro preparatorio per uno studio su "Caterina Visconti, nata Lucini Passalacqua"

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