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Storia dell'Estonia - Wikipedia

Storia dell'Estonia

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Mappa storica dell'Estonia e Livonia
Mappa storica dell'Estonia e Livonia

La storia dell'Estonia come stato indipendente si articola a partire dal 1918 al 1940 e successivamente dal 1991 fino ai giorni nostri. Il territorio, tuttavia, vanta una storia che inizia nel X-XIII millennio a.C..

Indice

[modifica] Preistoria

I primi stabilimenti umani nel territorio oggi noto come Estonia furono resi possibili quando il ghiaccio dell'ultima era glaciale si sciolse circa 11.000-13.000 anni fa. Il più antico stabilimento umano in Estonia è stato localizzato presso il fiume Pärnu, non distante dal paese di Pulli: il suo insediamento risale all'inizio del IX millennio a.C.. Comunità precedenti che vivevano di caccia e pesca sono state identificate vicino alla città di Kunda e i reperti risalgono al 6500 a.C.. Artefatti in pietra e ossa simili a quelli rinvenuti presso Kunda sono stati scoperti in altre zone dell'Estonia, cosiccome in Lettonia, nella Lituania settentrionale e nella Finlandia meridionale. La cultura di Kunda appartiene alla'età della pietra, o al Mesolitico (in Estonia perdurò dall'inizio del nono millennio al quinto millenio a.C.).

L'estone è una lingua ugrofinnica, discendente dalle lingue uraliche. La lingua moderna che è più vicina a quella estone è la lingua finlandese. Sia il finlandese che l'estone sono lingue baltofinniche, che costituisce una delle branche della famiglia delle lingue ugrofinniche.

L'origine del popolo estone e finlandese e della loro lingua è oggetto di qualche controversia. Nel XIX secolo il ricercatore finlandese Matthias Castrén prevalse cn la teoria che la "loro casa originale" era da ricercarsi nella Siberia centroccidentale. Più tardi, la teoria che sosteneva che l'antica patria degli ugrofinnici era situata nella regione compresa dai fiumi Volga e Kama nella Russia europea ricevette più consensi. Fino agli anni settanta i linguisti ritennero che gli estoni fossero arrivati in Estonia al più tardi nei primi secoli d.C.. Negli anni ottanta tutte queste teorie furono sconvolte: finì per prevalere l'idea che la patria originale degli estoni fosse una vasta regione compresa tra la Scandinavia e il Volga. Nell'età delle migrazioni di massa, i possibili avi della popolazione dei Sami si potrebbero essere spinti fino alle regioni più nordiche dell'Europa.

Gli estoni si considerano una delle popolazioni sedentarie più antiche in Europa, i cui avi potrebbero corrispondere ad un popolo insediatosi lungo le coste sudorientali del Mar Baltico oltre 5.000 anni fa. È probabile tuttavia che gli antenati degli estoni abbiano vissuto in quelle zone per circa 10.000 anni, se non più. Come molte società agricole, si può ritenere che l'antico popolo dell'Estonia fosse economicamente autosufficiente, organizzati in clan a dominazione maschile e con piccole differenze di status sociale o economico. Prima degli inizii del Medioevo, gli estoni erano per lo più piccoli proprietari terrieri organizzati in villaggi. Il governo del territorio rimase pertanto a lungo decentralizzato mentre le prime suddivisioni amministrative a livello locale emersero solo nel corso del I secolo d.C. Allora la popolazione annoverava 150.000 abitanti.

Il nome Estonia (oggi in estone Eesti) potrebbe derivare dalla parola "Aesti", il nome dato dagli antichi germanici ai popoli insediati presso il fiume Vistola. Lo storiografo romano Tacito nominò per la prima volta gli Aesti nel 98 d.C. e i primi scandinavi chiamarono il territorio a sud del golfo di Finlandia Eistland e la popolazione eistr.

[modifica] Medioevo

La Dannebrog cade dal cielo durante la battaglia di Lyndanisse (1219)
La Dannebrog cade dal cielo durante la battaglia di Lyndanisse (1219)

L'Estonia fu uno degli ultimi paesi europei ad essere cristianizzato: nel 1193 Papa Celestino III indisse una crociata contro i pagani del Nord Europa. Le crociate del Nord si conclusero in un primo tempo con l'occupazione della fortezza di Riga, nell'odierna Lettonia. Con il supporto delle popolazioni recentemente convertite, i crociati presero a penetrare in Estonia attorno al 1208. Gli estoni tuttavia resistettero fieramente agli attacchi nemici e anzi, dal canto loro, riuscirono anche a saccheggiare alcuni luoghi occupati dai nemici. Nel 1217 l'ordine germanico dei Cavalieri Portaspada e i loro neo-alleati vinsero un'essenziale battaglia durante la quale il comandante estone Lembitu fu ferito a morte. Questo periodo, tra il 1208 e il 1227, sarà ricordato come la prima lotta d'indipendenza per l'antica Estonia.

L'Estonia settentrionale fu conquistata dai crociati danesi, guidati da Valdemar II, che arrivò nel 1219 nel sito dell'odierna Tallinn (Battaglia di Lyndanisse). Nel 1227 i Portaspada eliminarono anche le ultime forme di resistenza nell'isola estone di Saaremaa. Dopo la conquista, tutti i pagani d'Estonia furono forzatamente convertiti al cristianesimo. Il territorio fu poi diviso in una parte livoniana dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici, nel voivodato di Dorpat (in estone: Tartu piiskopkond) e nel voivodato di Oesel-Wiek (in estone: Saare-Lääne piiskopkond). L'Estonia settentrionale, più precisamente i distretti di Harjumaa e Virumaa (in germanico: Harrien und Wierland), era possedimento formale della corona danese fino al 1346. Tallinn (Reval) fu soggetta a partire del 1248 alla legge di Lubecca e si unì alla lega anseatica verso la fine del XIII secolo. Nel 1343 le popolazioni del nord Estonia e dell'isola di Saaremaa (Oesel) si ribellarono nella notte di San Giorgio contro i loro despoti germanici. La rivolta fu sedata e Vesse, il "re" ribelle di Saaremaa, fu impiccato nel 1344. Nonostante le ribellioni locali e le invasioni russe del 1481 e 1558, il ceto alto, prevalentemente germanico, continuò a governare sull'Estonia e dal 1524 si impegnarono a preservare la religione cattolica nel paese, nonostante la dilagante riforma luterana.

[modifica] Età moderna

L'Estonia settentrionale fu assoggettata dalla Svezia nel 1561 nel corso della Guerra della Livonia, mentre tra il 1582-1583 l'Estonia meridionale (la Livonia appunto) passò al Granducato di Lituania (parte della confederazione Polacco-Lituana). Nel 1625 l'Estonia fu completamente sotto il dominio svedese (compresa la cosiddetta Livonia Svedese). Nel 1631, Gustavo II Adolfo di Svezia permise alla nobiltà di garantire più autonomia al popolo e nel 1632 fu costruita la prima stamperia e fu fondata l'Univesità di Tartu.

Nel corso della seconda guerra del Nord, la Russia imperiale riuscì a strappare con il trattato di Nystad (1721) alla Svezia il controllo del territorio estone. Nondimeno il sistema giudiziario, la religione protestante, le amministrazioni locali e regionali e il sistema educativo rimasero istituzione di stampo prettamente germanico, almeno fino alla fine del XIX secolo.

[modifica] Età contemporanea

[modifica] Nascita del nazionalismo e prima indipendenza

L'Estonia nel contesto baltico (in alto a destra), dominio dell'Impero russo
L'Estonia nel contesto baltico (in alto a destra), dominio dell'Impero russo

Nel 1819 le province baltiche furono le prime in ad abolire la schiavitù e la nobiltà cominciò a concedere sempre maggiore libertà al popolo, libero di possedere terre e muoversi nel contesto urbano. Tutto ciò riflesse lo sviluppo dell'autodeterminazione del popolo estone, con i suoi costumi e le sue tradizioni, il quale prese a far proprio lo spirito nazionalista eccepito nella metà dell'Ottocento in Europa. Un movimento culturale di questo tipo premette affinché nelle scuole fosse insegnata la lingua estone, dei festival in lingua locale furono tenuti regolarmente ogni anno a partire dal 1869 e la letteratura nazionale cominciò a muovere i primi passi: il poema epico Kalevipoeg fu pubblicato nel 1861 in estone, poi tradotto anche in tedesco. Nel 1889 il governo centrale dell'impero promosse una campagna di russificazione del territorio, in accordo al quale molte istituzioni germaniche furono abolite, o comunque adeguate ai canoni imperiali (un esempio ne è l'Università di Tartu).

Quando la Rivoluzione russa del 1905 approdò in Estonia, le autorità locali ne approfittatono per pretendere la libertà di stampa e di assemblea, il suffragio universale, e l'indipendenza. Per quanto di tutto ciò guadagnarono ben poco al termine della rivoluzione, gli estoni cominciarono a intravedere nel clima di tensione che prevalse nella Russia imperiale tra il 1905 e il 1917 la possibilità di costituire uno stato indipendente. Nel 1917, infatti, con la caduta dello zarismo durante la prima guerra mondiale, il governo provvisorio sancì l'autonomia nazionale all'Estonia in aprile: fu eletta un'assemblea nazionale popolare (Maapäev) che ebbe vita breve a causa delle pressioni bolsceviche. Ciò nonostante le autorità estoni proclamarono l'indipendenza il 24 febbraio 1918 , il giorno prima che la Germania li invadesse. Subito dopo il ritiro dei tedeschi, un governo provvisorio prese le redini del paese, per quanto un'invasione militare della Russia Sovietica lo abbatté immediatamente: iniziava la guerra di liberazione estone. Nel febbraio 1919 i capi dell'esercito dichiararono il territorio libero dal nemico: il 2 febbraio 1920 Estonia e Russia siglarono il trattato di Tartu che sanciva l'indipendenza della Repubblica d'Estonia. I termini dell'accordo prevedevano che la Russia rinunciasse per sempre ad ogni diritto sul territorio estone. La Repubblica d'Estonia ottenne riconoscimento internazionale ed entrò nella Società delle Nazioni nel 1921.

L'indipendenza durò 22 anni. In questo periodo fu intrapresa una stagione riformistica per adeguarsi agli standard europei per uno stato sovrano: la più importante fu la riforma agraria del 1919, con cui furono ridistribuite le terre appartenenti alla nobiltà al popolo, in particolare ai volontari durante la guerra di liberazione. Il mercato principale dell'Estonia divenne la Scandinavia e il Regno Unito, l'Europa occidentale e saltuariamente Stati Uniti e Unione Sovietica. La prima costituzione, adottata nel 1920, stabilì una forma di governo parlamentare. Il parlamento (Riigikogu) constava di cento membri eletti ogni tre anni. Tra il 1921 e il 1931 si succedettero undici governi: fu sancita così l'abrograzione dei partiti politici e il parlamento non fu chiamato più fino al 1938. Nel frattempo il potere era retto da Konstantin Päts, la cui carica di Presidente della Repubblica fu formalizzata con le elezioni del 1938.

Il periodo dell'indipendenza segnò un fiorente sviluppo culturale: furono erette scuole in lingua estone e le arti in generale fiorirono. Uno delle azioni più importanti in questo senso fu il riconoscimento dell'autonomia culturale delle minoranze che contassero almeno 3.000 persone, compresi gli ebrei: fu un provvedimento assolutamente unico nell'Europa del 1925.

[modifica] L'occupazione sovietica e l'invasione nazista

Per approfondire, vedi la voce Occupazione delle Repubbliche Baltiche.
La bandiera della SSR Estonia
La bandiera della SSR Estonia

La politica estera dell'Estonia era improntata sulla neutralità, ma ciò non ebbe rilevanza quando la Germania nazista stipulò con l'Unione Sovietica il patto Molotov-Ribbentrop, con cui definirono le sfere di influenza delle due potenze: i tre stati baltici furono costretti alla firma del "patto di assistenza e mutua difesa", che consentiva l'accesso militare ai sovietici. Dopo l'invasione della Polonia, il sottomarino polacco ORP Orzeł cercò riparo presso Tallinn ma fuggì dopo che i sovietici invasero la loro parte di Polonia: l'Unione Sovietica ne approfittò per dichiarare che il governo estone, incapace di disarmare o trattare con il sottomarino, stava aiutando i polacchi e ne dedusse la mancata neutralità. Il 24 agosto 1939 Stalin minacciò di dichiarare guerra all'Estonia se non avesse concesso la creazione di basi militari sovietiche nel territorio e il governo estone fu così forzato ad accosentire.

Il 16 giugno 1940 le truppe sovietiche varcarono il confine e occuparono l'Estonia, insediando un nuovo governo-burattino filosovietico: similmente alle cugine Lituania e Lettonia, anche in Estonia si tennero le elezioni parlamentari alle quali tutti i partiti, ad eccezione di quelli filocomunisti, erano banditi. Il governo così eletto proclamò il 21 luglio 1940 la costituzione della Repubblica Socialista Sovietica di Estonia e richiese all'unanimità l'annessione all'URSS. L'annessione e occupazione estone, come per le altre repubbliche baltiche, non incontrò mai il riconoscimento da parte delle potenze occidentali, in accordo alla dottrina Stimson. Le autorità sovietica, dal canto loro, avendo ottenuto il totale controllo del territorio, instaurarono subito un regime del terrore: solo nel primo anno di occupazione furono arrestate oltre ottomila persone, tra cui i vertici dell'esercito e dei partiti. Circa duemila e duecento degli arrestati furono giustiziati mentre il più dei rimanenti furono deportati nei campi di prigionia in Russia, da cui ben pochi tornarono a casa. Il 14 giugno 1941, quando iniziarono le grandi deportazioni di massa in tutti e tre gli stati baltici, circa diecimila civili estoni furono trasferiti in Siberia, o in altre remote aree dell'URSS, nelle quali quasi la metà di essi morì. Sotto il pretesto della leva obbligatoria dovuta all'Operazione Barbarossa attuata dai nazisti, trentaduemila e cento uomini estoni furono trasferiti forzatamente in Russia nel 1941: quasi il 40% perì entro l'anno venturo per fame, freddo e troppo lavoro.

Allorché la Germania nazista invase l'Unione Sovietica il 22 giugno 1941, la Wehrmacht raggiunse l'Estonia in meno di un mese e l'avvento dei tedeschi fu visto favorevolmente dal popolo estone, speranzosi di reinstaurare la repubblica indipendente: chiaramente la sovranità all'Estonia non fu mai riconosciuta dai nazisti, i quali anzi la inglobarono nei territori occupati dell'"Ostland". In Estonia abitavano circa quattromila e cinquecento ebrei prima della guerra. Nei primi due anni di occupazione sovietica ne furono deportati circa cinquecento in Siberia; successivamente con l'arrivo delle truppe tedesche cominciarono le rivalse e i pubblici stermini. Mentre le unità di sterminio Einsatzgruppen avazavano in Estonia, proseguivano gli arresti e le esecuzione da parte dei sovietici; quando la Germania prese il controllo del territorio, circa metà della comunità ebraica estone, consapevole del destino che le avrebbe aspettato, fuggirono in Russia; si suppone che tutti coloro che restarono (quasi un migliaio, tra uomini, donne e bambini) siano stati sterminati entro il 1941. Si annoverano meno di una dozzina di ebrei estoni sopravissuti dalla guerra. Il regime nazista decise inoltre di costituire ventidue campi di concentramento in Estonia per ebrei stranieri: il più grande, sito a Valvara, vide ventimila prigionieri varcare il suo cancello, mentre diverse migliaia di ebrei esteri furono assassinati nel campo di Kalevi Liiva.

Per quanto la Germania rifiutò di riconoscere la sovranità della nazione, molti estoni aderirono alla chiamata alle armi contro i sovietici: in particolare nel 1944, quando ormai la vittoria degli Alleati sembrava certa, combattere l'URSS era l'unico modo per dichiarare l'indipendenza prima che i sovietici riprendessero nuovamente l'Estonia, capitolata la Germania. La formazione originaria della legione SS di volontari estoni divenne per l'occasione una ben organizzata divisione della Waffen-SS, la ben nota 20. Waffen-Grenadier-Division der SS. Questa prese parte alla difesa della Narva durante il 1944. Il ritiro dei tedeschi giunse nel settembre 1944: l'ultimo primo ministro della Repubblica d'Estonia, prima dell'occupazione sovietica, Jüri Uluots, si assunse la carica di presidente (in accordo alla Costituzione) e nominò un nuovo governo; contemporaneamente cercò negli Alleati il riconoscimento della sovranità nazionale. Il nuovo governò volo a Stoccolma e operò in esilio fino al 1992, quando Heinrich Mark, primo ministro del governo estone in esilio, in qualità di presidente, si dimise a favore del presidente destinato a succedergli, Lennart Meri.

[modifica] Seconda indipendenza e l'Estonia oggi

Dalla seconda guerra mondiale l'Estonia uscì mezza distrutta: molteplici porti furono rasi al suolo, circa il 45% delle industrie e il 40% della rete ferroviaria fu gravemente danneggiatta. La popolazione stessa diminuì di un quinto, circa duecentomila abitanti: più o meno il 10% della popolazione (ottantamila persone) propendette per emigrare in Occidente tra il 1940 a il 1944. Oltre trentamila soldati caddero in guerra e i bombardamenti aerei russi nel '44 distrussero il ponte sulla Narva e un terzo dell'area residenziale di Tallinn. Prima dell'inverno del 1944, le forze sovietiche riuscirono a espellere dall'Estonia le ultime truppe naziste e procedettero agli arresti e alle esecuzioni capitali di tutti colori ritenuti infedeli al regime. Un movimento di guerriglia armata antisovietica nota come Metsavennad ("Fratelli della foresta") prese piede nelle campagne, acquisendo il massimo dei consensi tra il 1946-1948: si stima, per quando siano dati di difficile verificabilità, che in un determinato periodo fossero attive per il Metsavennad circa trenta-trentacinquemila persone: è possibile che gli ultimi attivisti siano stati catturati nel settembre 1978 e che gli stessi si siano suicidati all'atto della cattura. Nel marzo 1949, ventimila e settecentoventidue persone furono deportate in Siberia e entro l'inizio degli anni cinquanta il regime sovietico aveva sedato ogni movimento di rivolta. Dopo la guerra il Partito Comunista della Repubblica Socialista Sovietica d'Estonia (PCE) diventà l'organizzazione preminente della repubblica: la componente etnica tra i membri del partito diminuì dal 90% al 48% nel periodo tra il 1941 e il 1952. Dopo la morte di Stalin, i membri del partito espansero la loro base sociale, includendo più estoni: nella metà degli anni sessanta, la percentuale della componente etnica si stabilizzò attorno al 50%. Alla vigilia della perestroika, il PCE annoverava quasi centomila membri, metà dei quali rappresentativi dell'etnia estone: la loro rappresentanza copriva quindi meno del 2% della popolazione totale.

Lennart Meri,storico Presidente dell'Estonia
Lennart Meri,
storico Presidente dell'Estonia

Un aspetto positivo dell'era post-Stalin in Estonia è rappresentato dalla ripresa dei contatti con l'estero nei tardi anni cinquanta: alcuni collegamenti furono ristabiliti con la Finlandia e, negli anni sessanta, fu aperta una linea di traghetti da Tallinn a Helsinki. Arrivò anche la televisione finlandese. Questa "finestra sull'Ovest" procurò agli estoni ampie informazioni sulla politica estera e sulla cultura occidentale in generale, a dispetto degli altri paesi nell'Unione Sovietica: tutto questo si rivelerà importante quando gli estoni ricopriranno un ruolo d'avanguardia nell'estensione della perestroika sotto Gorbachev. Nei tardi anni settanta la società estone fronteggiò la pressione della russificazione delle istituzione culturali, che minacciava l'identità nazionale: nel 1981 il russo era insegnato in tutte le scuole primarie di lingua estone ed era stato introdotto anche negli insegnamenti prescolastici. Quando Gorbachev salì al potere, la preoccupazione per preservare la cultura nazionale raggiunse in Estonia livelli critici: il potere del PCE cominciò a vacillare nella seconda metà degli anni ottanta e diversi movimenti politici, associazioni e partiti si affrettarono a procurarsene. Tra questi preminemente fu il ruolo del Fronte Popolare Estone, costituitosi nell'aprile 1988 con un proprio statuto e leader; seguì l'avanzata degli ambientalisti e dei dissidenti del partito nazionalista. Nel 1989 la diversificazione del panorama politico era massima e nuovi partiti si formavano ogni giorno. La Repubblica si trasformò presto in un autentico corpo legislatore a livello regionale: questa legislatura relativamente conservativa approvò una dichiarazione di sovranità (16 novembre 1988), una legge sull'indipendenza economica (maggio 1989) rettificato dall'URSS in novembre, una legge che fece dell'estone la lingua ufficiale (gennaio 1989) e leggi elettorali che stabilivano i requisiti di residenza per godere del diritto di voto e candidatura nelle elezioni regionali e politiche (agosto, novembre 1989).

Il 20 agosto 1990 l'Estonia dichiarò l'indipendenza dall'Unione Sovietica ormai allo sfascio. Il 6 settembre la Russia riconobbe lo status indipendente della Repubblica Estone e il 31 agosto 1994 venne completata l'espulsione delle truppe militari russe dal territorio estone. Dal giorno dell'indipendenza ad oggi in Estonia si sono succeduti ben dodici governi presieduti da otto premier diversi: tra le più importanti conquiste sul fronte internazionale ci fu l'adesione all'Unione Europea promossa nel 1998 e l'entrata nella NATO, avvenuta nel 2004.

[modifica] Cronologia

[modifica] Note

[modifica] Bibliografia

  • Toivo U. Raun, Estonia and the Estonians (Studies of Nationalities), 2002, ISBN 0817928529
Per approfondire
  • Franco Angeli, La fine del sistema sovietico e i paesi baltici. Il caso dell'Estonia, 2003, ISBN 8846450132
  • Pietro Dini, L'anello baltico. Profilo delle nazioni baltiche. Lituania, Lettonia, Estonia, 1991, ISBN 882116893X

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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