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Partito della Rifondazione Comunista - Wikipedia

Partito della Rifondazione Comunista

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Partito della Rifondazione Comunista
Partito politico italiano
Leader Franco Giordano
Fondazione 12 dicembre 1991
Sede Via del Policlinico, 131
00161 Roma
Coalizione L'Unione
Ideologia Eurocomunismo
In Parlamento 41 deputati, 27 senatori
5 deputati europei
Partito europeo Partito della Sinistra Europea
Organo ufficiale Liberazione
Sito internet www.rifondazione.it

Il Partito della Rifondazione Comunista (PRC), o semplicemente Rifondazione Comunista, è un partito politico della sinistra radicale, movimentista e pacifista italiana, fondato nel 1991.

Il principale esponente del partito è Fausto Bertinotti, attuale presidente della Camera dei deputati, che è stato segretario per 12 anni. L'attuale segretario nazionale è Franco Giordano.

Il PRC fa parte della coalizione del centro-sinistra italiano, L'Unione, è membro e promotore del Partito della Sinistra Europea (organizzazione che raggruppa alcune formazioni della sinistra radicale europea), ed è presente nel Parlamento Europeo nel gruppo GUE/NGL.

Gli iscritti al partito sotto i 30 anni, si riuniscono nella struttura parallela dei Giovani Comunisti.

Indice

[modifica] Storia

[modifica] Le origini

Luciana Castellina
Luciana Castellina

Il Movimento per la Rifondazione Comunista, nasce nel 1991 a Rimini dove si svolge il XX e ultimo congresso del PCI e il I del PDS. A dar vita al Mrc sono una novantina di delegati del XX Congresso del PCI, che si opponevano al PDS ed erano favorevoli a una scissione. I fondatori cercano inutilmente di strappare il vecchio simbolo del PCI al PDS, che lo mantiene, però, rimpicciolito nel simbolo. Garavini venne eletto coordinatore nazionale.

Nel giro di pochi mesi confluisce nel MRC anche Democrazia Proletaria (guidata da Giovanni Russo Spena), il gruppo ex-PdUP di Lucio Magri e Luciana Castellina (proveniente dal PCI) e il Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) - Linea Rossa. Nelle elezioni amministrative ed in quelle regionali siciliane dello stesso anno, Rifondazione dimostrò di avere un consenso intorno al 6%.

Nel dicembre 1991, si svolse il I congresso del PRC, a cui parteciparono ben 1300 delegati. Il congresso decise: di istituire la figura del segretario nazionale e quella del presidente; di creare il Comitato Politico Nazionale (Cpn), erede del vecchio Comitato Centrale del PCI; di autorizzare le correnti organizzate, vietate di fatto nel PCI. Si deliberò che per il PRC sarebbe stata prioritaria "la lotta contro la svolta a destra sul piano istituzionale - la richiesta di impeachment contro Cossiga ma anche la opposizione ai referendum elettorale di Segni; il rifiuto del sindacato-istituzione con lo sviluppo di una lotta a fondo contro la finanziaria e le posizioni della Confindustria; il no alla NATO trasformata in una santa alleanza dei paesi ricchi".

Il congresso, però, a causa di divisioni interne, dovette essere riconvocato nel gennaio 1992 dove vennero eletti segretario e presidente del partito (rispettivamente Garavini e Cossutta). Il 1992 è anche il primo anno senza URSS. Alle elezioni il PRC raccoglie oltre 2 milioni di voti (5,6%) alla Camera e si piazza come quinta forza del Paese. Dopo Tangentopoli ed il referendum di Segni con cui venne introdotto un sistema elettorale prevalentemente maggioritario. Il tutto malgrado il PRC avesse lottato nel referendum per il "No". Il 6 giugno si torna alle urne per rinnovare molte amministrazioni comunali, ma per la prima volta con l'elezione diretta del sindaco. Il PRC ottiene un buon risultato e a Torino raccoglie più voti del PDS. Dopo poco inizia lo scontro tra Cossutta e Garavini, circa i compiti del presidente e del segretario. Garavini forza i meccanismi decisionali e ben presto viene accusato di "leaderismo". Nel maggio 1993 la direzione nazionale boccia la proposta di Garavini di un'unità d'azione col PDS. La bocciatura suona come una sfiducia al segretario che, in giugno, rassegnerà le dimissioni. Lucio Libertini nominato segretario muore improvvisamente e fino al II congresso il PRC viene retto da un direttorio.

[modifica] L'era Bertinotti

Fausto Bertinotti
Fausto Bertinotti

Il 10 maggio 1993, Fausto Bertinotti lascia polemicamente il Pds insieme ad altri 30 sindacalisti CGIL. Bertinotti è in quel momento il leader della corrente massimalista e minoritaria Essere sindacato della CGIL, ed è un socialista massimalista. E nel 1991, allo scioglimento del Pci, essendo giunto al Pci attraverso il PSIUP, aveva preferito rimanere nel Pds. Rifondazione e Bertinotti sembrano destinati a non unirsi. Poi, il 17 settembre, la svolta: Bertinotti è pronto ad entrare nel PRC e Cossutta lo vuole subito segretario. Il 23 gennaio 1994 Fausto Bertinotti diventa il secondo segretario di Rifondazione Comunista, grazie a un accordo tra Cossutta e Magri. In Cpn Bertinotti ottiene il voto favorevole di 160 membri su 193.

[modifica] Alleanza dei Progressisti e la sconfitta alle politiche del '94

Per le elezioni politiche del 1994, siccome il nuovo sistema elettorale impone la formazione di una coalizione in grado di competere con il centro-destra (Polo delle Libertà, Polo del Buon Governo) e con il centro (Patto per l'Italia), viene presentata l'Alleanza dei Progressisti che comprende otto partiti di centro-sinistra, tra cui il PRC. Alle elezioni il PRC raggiunge il 6% dei voti, ma la coalizione vincente è quella di centro-destra, che elegge Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio. Il 12 giugno, le prime elezioni europee fruttano 6 europarlamentari. Il 17 dicembre il PRC propone una propria mozione di sfiducia contro il governo Berlusconi I, in autonomia da quelle di Lega Nord-Partito Popolare Italiano e del Pds. Il 22 dicembre Berlusconi si arrende e si dimette.

[modifica] La scissione dei Comunisti Unitari

Rifondazione si trovò divisa circa il dopo-Berlusconi. Nel gennaio 1995 alla Camera 14 deputati, tra i quali Garavini ed il capogruppo Famiano Crucianelli, votano la fiducia al governo di Lamberto Dini, ex-ministro berlusconiano, governo voluto da Lega Nord, PPI e Pds. Crucianelli si dimette da capogruppo e viene sostituito da Oliviero Diliberto. I dissidenti sosterrano anche la manovra economica bis di Dini del marzo 1995. Il partito decide di non prendere provvedimenti disciplinari, ma chiede un "confronto" con l'ala ribelle, ma 14 deputati, 3 senatori, 2 europarlamentari e un gruppo di dirigenti locali, guidati da Sergio Garavini, Luciana Castellina e Lucio Magri, escono dal PRC per dar vita al Movimento dei Comunisti Unitari, che poi confluirà nel Pds.

[modifica] La "desistenza" con il centro-sinistra e le elezioni del 1996

Alle elezioni regionali del 1995, Rifondazione sale all'8% grazie alla battaglia contro la riforma delle pensioni voluta dal governo Dini. Di conseguenza il centrosinistra rende disponibile ad un accordo elletorale col PRC per le politiche dell'anno successivo, ma circa duecento dirigenti nazionali e locali del partito, sostenuti da Marco Ferrando leader della minoranza trotzkista si oppongono.

Il 25 ottobre il centro-destra cerca di far cadere il governo Dini con una mozione di sfiducia, ma la fiducia passa per 9 voti grazie all'astenzione del PRC, che aveva strappato al governo le dimissioni per il successivo dicembre. Il 6 dicembre Romano Prodi presenta il programma di governo della coalizione di centrosinistra. Il PRC boccia il documento insieme ai Verdi. Nel febbraio 1996, però, il Cpn del PRC approva un "patto di desistenza" con l'Ulivo. In pratica l'Ulivo rinuncia a presentarsi in 45 collegi maggioritari "sicuri", lasciandoli al PRC che però userebbe il vecchio simbolo dell'Alleanza dei Progressisti. Un mero patto elettorale che non prevede accordi di governo.

Il 21 aprile il PRC ottiene il suo massimo storico e risulta decisivo alla Camera per dare una maggioranza al centrosinistra. Il PRC decide di dare un appoggio esterno al neonato governo Prodi I. Solo la deputata Mara Malavenda vota contro il governo ed esce dal partito.

[modifica] La rottura col centro-sinistra e la scissione dei "Comunisti italiani"

Al III congresso del Prc, dicembre 1996, la mozione favorevole a "influenzare l'esperienza del governo Prodi" ottiene l'85,48% dei consensi. Nel gennaio 1997 Bertinotti, però, comincia a criticare l'operato del governo, in particolare sulle politiche per i metalmeccanici. Il 9 ottobre Diliberto presenta una risoluzione firmata anche da Bertinotti e Cossutta che boccia la finanziaria presentata dal governo. Prodi non aspetta il voto e va a rassegnare le dimissioni. La crisi di governo è formalmente aperta. Il 13 ottobre PRC e Prodi fanno pace grazie alla mediazione del Presidente della Repubblica Scalfaro. Il PRC accetta le modifiche avanzate dal governo e il governo si impegna a varare una legge che riduca le ore settimanali di lavoro a 35 entro il 2001 e a garantire adeguate pensioni a chi ha svolto lavori usuranti.

Tra il dicembre 1997 ed il gennaio 1998 "Liberazione", il quotidiano del partito, vede lo scontro tra il presidente, Cossutta, favorevole al dialogo con il Pds ed al sostegno più diretto al governo Prodi, ed il segretario, Bertinotti, favorevole ad un partito che pungoli continuamente il governo dall'esterno. Il partito si divide, così, tra cossuttiani, soprattutto militanti dell'ex Pci, ed i bertinottiani, prevalentemente ex militanti della cosiddetta "nuova sinistra" e del socialismo radicale (Dp, PSIUP, ecc...). Il 3 settembre si decide di tenere il IV congresso nei primi mesi del 1999, per una trasparente resa dei conti fra le due sottocorrenti.

Il 16 settembre il governo presenta la finanziaria 1999, non rendendosi disponibile a sostanziali modifiche. Nel Comitato Politico Nazionale del PRC, agli inizi di ottobre, prevale la mozione anti-governativa di Bertinotti (188 voti), sostenuta anche da cossuttiani dissidenti e dai trotzkisti di Bandiera Rossa. La mozione Cossutta ottiene, invece, 112 voti. Quella di Ferrando, anch'essa anti-governativa, ottiene 24 voti. Il 5 ottobre Armando Cossutta si dimette da presidente del partito. Molti iscritti al partito si autoconvocarono, allora, presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma per impedire la rottura con il governo. Il 9 ottobre, il capogruppo alla Camera, Oliviero Diliberto, annunciò che la maggioranza assoluta del Gruppo parlamentare comunista avrebbe votato a favore del governo Prodi. Bertinotti si dichiarò invece per la sfiducia. Pochi minuti dopo, il governo cadeva per un solo voto. Due giorni dopo, i sostenitori della mozione di Cossutta abbandonarono il PRC e diedero vita al Partito dei Comunisti Italiani. Si procedette così alla costituzione di nuovi governi di centro-sinistra, prima a guida di Massimo D'Alema, poi di Giuliano Amato, sostenuti dal PdCI, ma non dal PRC.

[modifica] Il nuovo corso

l'elezione di Bertinotti alla guida del partito e la frattura con i "comunisti italiani" spingono rifondazione verso la necessità di rinnovare il proprio bagaglio ideale. Molti eventi, tra il 1999 ed il 2005, contribuiranno a questi cambiamenti.

Nel marzo 1999 si svolge il IV congresso del PRC, che vede presentate due mozioni: quella "bertinottiana", sostenuta da bertinottiani, ex-cossuttiani e maitaniani (Bandiera Rossa), e quella trotzkista radicale di Ferrando, Grisolia e Ricci. La prima mozione passa con l'84% dei voti. Per la prima volta la parola "rifondazione" fa ingresso nel simbolo del partito. Bertinotti non chiude del tutto le porte al centro-sinistra, ma preferisce puntare su una scelta "movimentista". A giugno le elezioni europee del 1999 sono un fiasco, il PRC ottine il 4% dei voti (contro l'8% delle precedenti politiche). Il calo è solo in parte compensato dal 2% del Pdci. Nel Cpn del 4 luglio, Bertinotti avanza l'idea di un un "forum" aperto alla "sinistra antagonista ed ai movimenti anti-liberisti".

Il PRC non riesce, però, a cogliere l'ampiezza del "fenomeno movimenti", tanto che a Seattle per protestare contro il terzo meeting dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, sarà presente la sola presidente dei Verdi, Grazia Francescato. Il PRC non parteciperà, del resto, ad analoghi momenti oragnaizzati dal c.d. "popolo di Seattle durante il 2000. Il PRC preferì puntare molto sulla Conferenza intergovernativa dell'Ue di Nizza del dicembre 2000. Il successo dell'iniziativa, alla quale parteciparono solo PRC e Verdi, permise al partito di guardare in modo nuovo al rapporto con i movimenti.

In aprile, alle elezioni regionali il PRC preferì fare accordi di desistenza con il centro-sinistra. Ciò nonostante la Casa delle Libertà, la nuova coalizione del centrodestra, vinse in ben 10 regioni su 15.

[modifica] Le elezioni del 2001

Il 21 gennaio 2001, in occasione degli 80 anni dalla fondazione del Pci, a Livorno, Bertinotti chiede ai militanti di riscoprire la radice marxista, ma di sradicare dal partito qualsiasi residuo di stalinismo. Per il 13 maggio dello stesso anno sono previste le elezioni politiche. Dopo una lunga trattativa tra Ulivo e PRC, Rifondazione decide alla Camera di concorrere solo nella quota proporzionale (patto di "non belligeranza"), e di presentarsi al Senato come forza indipendente. I risultati non sono dei migliori, anche se il PRC risulta l'unico partito fuori dai poli a superare lo sbarramento del 4%.

A Palazzo Chigi torna il centro-destra con Berlusconi. Al Senato il mancato accordo tra Ulivo e PRC, permette ai conservatori di conquistare ben 40 seggi. Per questo motivo il PRC sarà oggetto di durissime critiche da parte del centro-sinistra.

Il PRC continua nel dialogo con i movimenti e si rende tra i principali protagonisti del del Genoa Social Forum (vedi Fatti del G8 di Genova), aggregazione di associazioni anti G8, creato da Vittorio Agnoletto, già candidato dal PRC alla Camera.

Il 17 agosto 2001, il governatore della Banca d'Italia, spinge per un ripensamento dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavotori, quello che impedisce i licenziamenti senza giusta causa in imprese sopra i 15 dipendenti. L'idea è accolta favorevolmente sia dal ministro per le Attività Produttive, sia dalla Confindustria; mentre un secco no arriva dai sindacati uniti. Bertinotti, allora, lancia la proposta di un referendum che estenda le tutele dell'articolo 18 anche alle aziende sotto i 15 dipendenti. La proposta referendaria è accolta favorevolmente dai Verdi, dalla corrente Ds Socialismo 2000 di Cesare Salvi, dalla Fiom e da parte della CGIL. Nel frattempo il governo Berlusconi rinuncia a modificare l'articolo 18.

[modifica] L'opposizione alla guerra in Iraq ed Afganistan

Dopo l'attacco alle Torri gemelle di New York ed al Pentagono dell'11.09.2001, gli USA, il 7 ottobre 2001, attaccarono l'Afghanistan, guidato dai talebani, ed accusato di difendere i terroristi. Rifondazione, appelandosi, all'articolo 11 della Costituzione italiana, che impedisce all'Italia di fare guerre di aggressione, si oppone all'invio delle truppe italiane in Afghanistan, un anno dopo l'attacco Usa. Il 3 ottobre a votare in parlamento contro l'invio del contingente militare, saranno solo il PRC, il PdCI, i Verdi e parte dei DS.

Il 16 ottobre il Presidente statunitense George W. Bush firma una risoluzione del Congresso che autorizza la guerra contro l'Iraq. Il PRC, allora, presenta in parlamento una sua mozione che chiede un "no" convinto contro ogni soluzione che preveda la guerra. Il 5 marzo, Bertinotti aderisce, con altri esponenti politici e sindacali, a una giornata di digiuno indetta dal Vaticano "contro la guerra e il terrorismo".

Al Cpn del 15 e 16 dicembre vengono approvate le 63 tesi su cui verterà il successivo V congresso del partito. A redigerle è Paolo Ferrero, già trotzkista all'opposizione nel partito, e ora l'uomo che Bertinotti ha voluto per far svoltare il partito.

Il 3 aprile viene comunque approvata dal parlamento una mozione sulla guerra in Iraq. Il centrosinistra presenta tre mozioni distinte. Una di queste è presentata da PRC, PdCI e Verdi.

[modifica] L'addio allo stalinismo e la sconfitta al referendum sull'art.18

Il 4 aprile 2002 si apre così il V congresso del PRC. Nella sua relazione introduttiva, Fausto Bertinotti pone subito "il problema della costruzione...di un nuovo progetto politico", per "costruire...un'alternativa di modello sociale e di democrazia, che può diventare anche alternativa di governo, fondata sulla duplice discriminante del no alla guerra e alle politiche neo-liberiste. E, contestualmente, si propone di rifondare la politica, a partire dalla ripresa della sua ambizione più alta, quella di trasformare la società capitalistica."

Bertinotti ribadisce anche che "lo stalinismo è incompatibile col comunismo" e pone come alternativa il modello proposta da Frei Betto. Bertinotti propose "di definire questa società con un termine che riassume, da circa due secoli, le aspirazioni dell'umanità a un nuovo modo di vivere, più libero, più ugualitario, più democratico e più solidale. Un termine che - come tutti gli altri ("libertà", "democrazia", ecc.) - è stato manipolato da interessi profondamente antipopolari e autoritari, ma che non per questo ha perduto il suo valore originario ed autentico: socialismo'. Anche per noi il futuro si chiama socialismo".

Nel frattempo si svolge il referendum per l'estensione dell'art. 18. Il referendum, però, risultò nullo perché a votare andò solo il 25,5% degli aventi diritto. I "sì" saranno comunque 10.572.538, ma Bertinotti ammetterà il risultato decisamente negativo.

Il 12 ottobre il PRC partecipa alla tradizionale e cattolica Marcia della Pace Perugia-Assisi. Bertinotti spinge affinché il pacifismo di Rifondazione approdi alla vera e propria nonviolenza.

[modifica] I distinguo sulla politica cubana

Il 29 aprile 2003 alla Camera si vota sulle misure da prendere contro Cuba, colpevole in quei giorni di aver incarcerato 75 oppositori di destra e averne fucilato altri 3, rei di aver dirottato un traghetto nel porto de l'Avana.

Vengono approntate 4 distinte mozioni dalla CdL, dall'Ulivo, dal PRC e dal PdCI. Solo quella del PdCI non condanna Cuba. Le risoluzioni dell'Ulivo e di Rifondazione, pur non invocando le sanzioni, condannano entrambe il regime castrista. Il PRC, in tal modo, inizia l'allontamento dal regime castrista.

Nel Cpn del 3 e 4 maggio, Bertinotti viene bersagliato da forti critiche per la scelta su Cuba. Il segretario chiarisce che "la questione...sulla pena di morte non è solo una questione etica, ma anche politica. La pena di morte va rifiutata hic et nunc, senza se e senza ma... Non credo che la divergenza verta sulla storia di Cuba".

Il 9 maggio esce un piccolo articolo di Fulvio Grimaldi (già giornalista del Tg3) in difesa di Castro. Il giorno dopo Grimaldi viene sostituito con Fabrizio Giovenale. Il caso Castro si riaprirà nel PRC in occasione della convocazione a L'Avana di più di 600 personalità di 70 paesi per un Incontro Internazionale contro il terrorismo, per la verità e la giustizia da tenersi nel giugno 2005. A rappresentare l'Italia, Cuba invita solo il Pdci ed esclude il PRC, ma accetta comunque una piccola delegazione della corrente rifondarola di Claudio Grassi. Il responsabile esteri Gennaro Migliore afferma: "È un fatto singolare, grave e incongruo nei rapporti tra i nostri partiti, che sono stati sempre corretti ...Rifondazione è solidale con le lotte del popolo cubano, ma rivendica la possibilità di criticare quanto non va in quella esperienza".

[modifica] Verso un nuovo centro-sinistra

Il 6 marzo invece si arriva a una svolta storica: a Montecitorio tutti i leader de L'Ulivo tornano a sedersi a un tavolo con Bertinotti. Alla fine dell'incontro con L'Ulivo, vengono anche costituite tre commissioni paritetiche per creare delle prime convergenze di programma. Il 16 maggio Bertinotti precisa la sua idea di accordo con L'Ulivo: "Rutelli dice che per vincere è necessario un "patto trasparente" con Rifondazione? Dice una verità elementare. Noi siamo disponibili solo a un accordo di programma, non a riesumare vecchie formule come la desistenza". Per la prima volta dal 1994, Rifondazione si dichiara disponibile ad un accordo organico che può anche tradursi in una presenza del PRC in un prossimo governo di centro-sinistra. Non, quindi, un semplice appoggio esterno.

Il 17 giugno la Direzione Nazionale, riunita per analizzare il risultato referendario, dà il via libera alla ricerca di nuove intese con l'Ulivo, con 21 voti favorevoli e 5 contrari (Ferrando), 10 astenuti. Ferrando è contrario e chiede di "avviare immediatamente un congresso straordinario". Anche il Cpn del 28 e 29 giugno sarà d'accordo, e stavolta il documento sarà votata da tutta la maggioranza uscita dall'ultimo congresso (68 sì, 14 no, 1 astensione). Viene così definitivamente abbandonata l'idea lanciata nel 2000 di "rompere la gabbia del centro-sinistra". Secondo i bertinottiani perché essa è stata rotta; mentre per le opposizioni interne così facendo il PRC accetta di entrare nella gabbia e pure in modo docile.

[modifica] La scelta nonviolenta

Già al V congresso del 2002, la nonviolenza è introdotta con la tesi di maggioranza, ma nel nuovo Statuto non vengono indicati riferimenti alla nonviolenza.

Nell'ottobre 2003 si verifica l'arresto di 8 appartenenti alle Brigate Rosse che hanno operato tra il 1999 e il 2002. Sul quotidiano la Repubblica Sergio Segio, fondatore di Prima Linea, afferma che "le Brigate rosse...sono e coabitano nel Movimento, hanno infiltrato il sindacalismo di base". A Segio replica Bertinotti secondo il quale "La scelta non può essere altra che respingere ogni atto di violenza". Nel frattempo gli scontri in Iraq continuavano, il Campo Antimperialista, piccolo coordinamento di movimenti di sinistra di vari paesi, organizzò una manifestazione di solidarietà con i "resistenti" iracheni. In proposito Bertinotti precisò di aver "chiesto con molta fermezza, a tutti i firmatari di quell'appello iscritti a rifondazione di ritirare la loro firma".

Nel novembre 2003, con lettere a vari quotidiani, Bertinotti si dà da fare "per spiegare il motivo per cui il comunismo e la non violnza che nel passato sono apparsi e sono stati antinomici, oggi, non possono che vivere insieme". Nel dicembre 2003, in un convegno sulle foibe, premessa la scelta antifascista, Bertinotti sostiene che "le foibe avvengono per "il trapasso cruento di potere tra regimi contrapposti". "Le foibe ci possono capitare addosso non solo per imbarbarimento indotto dall'avversario, ma perché nessuna cultura forte è immune dalla propensione fondamentalista". Per Bertinotti è dunque arrivato il momento di fare "una revisione coraggiosa" sull'"idea del potere" e sull'"idea della violenza" che hanno caratterizzato l'Unione Sovietica e che Rifondazione si ritrova in eredità.

Rifondazione, nel frattempo, continua ricerca di un rapporto migliore con la religione e col cattolicesimo in particolare. L'avvicinamento al cristianesimo non è facile per un partito erede di Marx, che considerava la religione "oppio dei popoli". Il PRC deciderà di essere presente alla prima visita di un pontefice al Parlamento italiano il 14 novembre 2002, scelta contestata dagli ex-compagni del Pdci. Il 16 ottobre Bertinotti sarà tra i tanti che invieranno auguri a Wojtyla per i suoi 25 anni di pontificato. Bertinotti, inoltre, circa la questione se togliere il crocifisso dalle scuole, dirà che "se dovessimo decidere ex novo, non metterei nessun segno religioso. Ma un conto è mettere, uno è togliere. E io avrei qualche difficoltà a togliere il crocifisso". Il 24 dicembre 2003 Liberazione approfondisce l'imminente festività del Natale con un articolo di Ritanna Armeni che riabilita esplicitamente la religione. Scrive l'Armeni: "Oggi non ci sentiremmo di dire che 'la religione è l'oppio dei popolì". L'operazione è giustificata come un modo nuovo di essere rivoluzionari, pacifisti e nonviolenti. Infatti per l'Armeni la religione va vista come "un messaggio di pace e non di guerra, di dialogo e non di contrapposizione".

[modifica] Nasce il Partito della Sinistra Europea

Dalla fine del 2002, Bertinotti intesse dialoghi coi leader europei dei partiti antiliberisti di varia estrazione. L'obiettivo è quello di fondare "un partito europeo di sinistra alternativa". Non una nuova internazionale "europea" di partiti comunisti, visto che è aperto anche a partiti socialisti massimalisti. Del progetto il partito è pressocché all'oscuro e ne avrà piena conoscenza solo il giorno della fondazione del Partito della Sinistra Europea, il 10 gennaio 2004 a Berlino, nella stessa stanza dove nella notte di capodanno del 1918 Rosa Luxemburg assieme a Karl Liebknecht fondò il Partito Comunista Tedesco.

A firmare l'appello fondativo saranno 11 partiti su 19 presenti, compreso il PRC, che Bertinotti leggerà come "una rottura di continuità con il passato, che non può limitarsi a rinnegare stalinismo e leninismo, ma che introduce la nonviolenza come elemento di riforma del comunismo medesimo". Si decide altesì, su idea di Bertinotti, di recarsi ad omaggiare la tomba della Luxemburg e di ripetere l'iniziativa ogni anno nella seconda settimana di gennaio.

Al suo ritorno in Italia, Bertinotti trova mezzo partito contrariato per l'adesione alla Se avvenuta per iniziativa del solo segretario e senza la consultazione di organi dirigenti. Il malumore sarà evidente nella Direzione Nazionale del 28 gennaio, dove l'adesione alla Se passa con appena 21 sì, 17 no (tra cui due bertinottiani) e un'astensione. Il 6 e 7 marzo tocca al Cpn la decisione definitiva. La maggioranza si sfalda e vengono presentati 5 documenti. Il documento del segretario passa comunque con 67 sì e 53 no. Viene così modificato anche il simbolo del PRC, dove viene aggiunta un'"unghia" rossa con scritto Sinistra Europea. Nello stesso Cpn passa anche la linea di proseguire l'unità d'azione col centrosinistra con 82 sì (bertinottiani e grassiani).

Con questo voto positivo, il PRC può partecipare l'8 e il 9 maggio a Roma al Congresso fondativo della Se, dove Fausto Bertinotti viene eletto presidente all'unanimità.

[modifica] Le elezioni regionali del 2005 e le elezioni primarie nell'Unione

L'11 ottobre 2004 tutti i partiti de l'Ulivo decidono di allargare la coalizione all'Italia dei Valori e a Rifondazione Comunista e danno via alla Grande Alleanza Democratica (Gad).

Contestualmente la neonata Gad decide di tenere delle elezioni primarie per trovare un proprio leader "entro febbraio" 2005.

Durante l'autunno 2004, Bertinotti incomincia un duro braccio di ferro con la Gad per imporre la candidatura di Nichi Vendola come Presidente della Regione Puglia, in alternativa a quella dell'esponente de La Margherita Francesco Boccia. Il 20 dicembre si arriva al compromesso di organizzare delle elezioni primarie tra Boccia e Vendola per il 16 gennaio 2005. La soluzione primarie per dei candidati presidenti per le imminenti elezioni regionali del 2005, era già stata battuta in Calabria il 28 novembre, ma allora s'era trattato di primari con grandi elettori. A sorpresa vince Vendola, seppur si strettissima misura e con una partecipazione al voto scarsa.

Due giorni dopo, 18 gennaio, la Gad a Roma decide di rinviare le primarie nazionali a maggio. E Bertinotti non ritira la sua candidatura, mentre si aggiungono anche quelle di Alfonso Pecoraro Scanio e di Antonio Di Pietro.

Nel mezzo si svolgono le regionali in 14 regioni il 3 e il 4 aprile e un nuovo cambio di nome: la Gad diventa l'Unione. L'Unione vince in 12 regioni su 14, compresa la Puglia con Vendola che però è l'unico a vincere con una percentuale inferiore al 50% e senza essere accompagnato da un successo del PRC che in Puglia perde voti.

La partecipazione alle elezioni primarie per il candidato dell'Unione alla presidenza del Consiglio sarà superiore di sette volte rispetto ai pronostici, ma Bertinotti arriva secondo dietro Prodi, raccogliendo 631.592 voti, il 14,7%.

[modifica] VI congresso - La segreteria composta solo da bertinottiani

Nel 2004 il PRC si ritrova diviso in due su moltissime questioni e Bertinotti riesce a far passare le sue proposte in Dn e Cpn con margini molto ristretti. In un simile clima, il VI congresso si pone come un vero e proprio regolamento di conti fra correnti. Nel Cpn del 30 e 31 ottobre la maggioranza decide di andare a un congresso a mozioni contrapposte, scontentando l'Ernesto che chiedeva un congresso a tesi emendabili.

Il Cpn del 20 e 21 novembre licenzia ben 5 documenti congressuali, rappresentativi delle 5 anime del partito. La mozione congressuale ("L'alternativa di società") di Bertinotti ottengono il 56% dei voti. La tesi vincente dei bertinottiani si presenta in forma molto snella e conferma tutte le svolte degli ultimi anni. I congressi di circolo si giocano in un clima teso e di sospetto, perché le minoranze denunciano un aumento imprevisto e eccessivo di tesserati che, a loro dire, servono a far vincere agilmente il congresso a Bertinotti.

Il 3 marzo al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, si apre quello che verrà ricordato come il congresso più violento del PRC. Bertinotti può contare su 409 delegati, Grassi su 181, Ferrando e Malabarba su 45 ciscuno e Bellotti su 11. Bertinotti apre assicurando che è l'ultima volta che si fa eleggere segretario e che punta a un "ricambio generazionale" con i giovani che non hanno conosciuto il Partito comunista italiano o Democrazia proletaria. Negli stessi giorni del congresso, Pietro Ingrao e Pietro Folena (DS) si avvicinano a Rifondazione. Bertinotti viene rieletto dal Cpn con 143 sì, 85 no e 2 astenuti (30 non hanno partecipato al voto), nonostante le 4 minoranze abbiano poi deciso di coalizzarsi quando hanno saputo che la segreteria sarebbe stata non più unitaria (cioè rappresentativa di tutte e 5 le mozioni), ma solo di esponenti vicini al nuovo segretario.

[modifica] Le elezioni politiche italiane del 2006

Alla fine del 2005, dopo tre legislature, viene ripristinata una legge elettorale proporzionale, da sempre gradita al PRC, ma stavolta con liste bloccate. Il Cpn del PRC, a maggioranza, approva le candidature del partito, tra cui vari indipendenti, come Francesco Caruso, noto leader newglobal, e la transgender Vladimiro Guadagno in arte Vladimir Luxuria. Alle minoranze (rappresentative di oltre il 40,5 del partito) vengono anche assicurati 9 pari ad appena il 14%. Trova posto in Senato anche Marco Ferrando, capofila della minoranza troskista. La candidatura di Ferrando farà più discutere, perché questi dichiarerà di lì a poco, di stare con i resistenti iracheni anche quando sparano contro gli italiani. La segreteria nazionale escluderà, allora, Ferrando dalle elezioni, sostituendolo con la cattolica pacifista Lidia Menapace.

Alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, l'Unione ottiene una vittoria di misura e Rifondazione Comunista ottiene un grande successo al Senato della Repubblica con il 7,4%, mentre alla Camera dei Deputati conferma la sua forza con il 5,8%.

Grazie alla nuova legge elettorale, Rifondazione è la lista che più ha guadagnato in termini di seggi: 52 in più rispetto al 2001, (41 deputati e 27 senatori). In Basilicata, per la prima volta, il PRC elegge un senatore ed in Sardegna passa dal 4 all'8,2%. Nelle aree metropolitane ottiene risultati migliori che in quelle rurali, ad esempio a Napoli, il PRC ha ottenuto il 9,7%. In alcune province il PRC si posiziona come secondo partito dell'Unione, sorpassando la Margherita. È successo a Roma, con il 9,4% di preferenze al Senato (7,9% alla Camera), a Livorno che supera il 18%, a Firenze con l'11%, a Pisa con il 12%, a Perugia e a Lucca con il 10%.

Fausto Bertinotti il 29 aprile viene eletto Presidente della Camera dei Deputati alla quarta votazione. A seguito della sua elezione, il Cpn del 7 maggio elegge Franco Giordano nuovo Segretario Nazionale del Partito.

[modifica] La scissione di PC-ROL e del PCL

Al VI congresso del partito la corrente "Progetto comunista" aveva ottenuto il 6,5% dei voti. Era la corrente del partito con le posizioni più estreme, contraria alla coalizione de L'Unione e dichiaratamente trotskista, il suo portavoce era Marco Ferrando. Riferimento internazionale dell'area è il Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, organizzazione trotzkista scissasi dal Segretariato Unificato nel 1997 con sede a Buenos Aires. Con la candidatura a parlamentare (poi ritirata dagli organismi dirigenti nazionali del PRC) di Marco Ferrando, l'area si è divisa: all'ultima conferenza nazionale dell'Associazione Marxista Rivoluzionaria - Progetto Comunista un gruppo di militanti capeggiati da Francesco Ricci (terzo firmatario della mozione, proposto dai suoi sostenitori come candidato alla Camera in rappresentanza dell'area al posto di Ferrando al Senato) hanno abbandonato i lavori congressuali fondando un nuovo gruppo, che nel 22 aprile 2006 uscirà dal PRC: PC-ROL (poi Partito di Alternativa Comunista), aderente alla Lega Internazionale dei Lavoratori. Il 18 giugno 2006 anche il resto della corrente, guidata da Ferrando, abbandona il PRC e da vita al Partito Comunista dei Lavoratori (salvo un piccolo gruppo capeggiato da Marco Veruggio e Bruno Manganaro, che costituisce la "Sinistra del PRC"). Nel dicembre 2006 esce dal PRC anche il gruppo guidato da Luigi Izzo (PC-Area Programmatica, scissosi da Progetto Comunista nel 2003) che prenderà il nome di Associazione Unità Comunista.

[modifica] Il Prc al governo

Il 17 maggio nasce il governo Prodi II e, per la prima volta in 15 anni di vita, il Prc vi aderisce con una sua delegazione.

Unico ministro del Prc è Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale. Patrizia Sentinelli è viceministro agli Esteri; mentre i 6 sottosegretari sono Alfonso Gianni (Attività Produttive), Franco Bonato (Interno), Danielle Mazonis (Beni Culturali), Donatella Linguiti (Pari Opportunità), Laura Marchetti (Ambiente) e Rosy Rinaldi (Lavoro).

Il nuovo presidente del gruppo alla Camera è Gennaro Migliore. Al Senato capogruppo è Giovanni Russo Spena.

Fin dai primi mesi di governo, il Prc assume un profilo medio-basso, a conferma del patto di governo che sta a monte della nascita de l'Unione.

I primi problemi sorgono con la parata del 2 giugno 2006, quando Bertinotti per dovere istituzionale vi partecipa, mentre il partito scende in piazza a protestare. Sei giorni dopo Lidia Menapace non diventa a sorpresa presidente della commissione difesa del Senato. Il Prc minaccia la verifica, ma alla fine si giunge ad un accordo: al Prc sarà data la presidenza della commissione antimafia.

Il 12 giugno fanno scalpore le dichiarazioni del ministro Ferrero di proporre la creazione di "stanze del buco" per chi si vuol drogare. Tuttavia non se ne farà niente.

Di lì a poco il Prc vota il rifinanziamento della missione in Afghanistan e promuove e ottiene la legge sull'indulto su molti reati commessi fino al 2 maggio 2006.

Il 3 luglio Bertinotti elogia i "borghesi buoni" come Marchionne e il 29 propone di trovare un modo per allargare la maggioranza di governo. Intanto il 5 luglio approva la legge che reistituisce la commissione antimafia, tra i malumori di chi avrebbe voluto una legge più restrittiva (divieto ai parlamentari inquisiti per mafia o avvocati di mafia di parteciparvi). Rifondazione opta invece per una linea garantista che non prevede alcun divieto. Il 19 luglio si dimette da deputato Paolo Cacciari che, insieme ad altri rifondaroli di minoranza, aveva dichiarato di essere pronto a votare no sul rifinanziamento delle missioni all'estero. Nascono i cosiddetti "senatori dissidenti" che verranno poi minacciati di espulsione dal segretario Giordano. Le dimissioni di Cacciari saranno respinte.

Il 17 settembre Bertinotti accetta l'invito di partecipare ad un incontro con Gianfranco Fini presso la festa nazionale dei giovani di Alleanza Nazionale. Le polemiche a sinistra sono inevitabili, ma An plaude.

Un mese dopo Bertinotti è in Ungheria per ricordare gli eventi del 1956. Qui dichiara che all'epoca dei fatti fu giusta la lettura che diede Pietro Nenni e non quella di Palmiro Togliatti. E, ritornato in Italia, rincara alla Camera asserendo che «i vinti di ieri sono i vincitori di oggi». e in aula scoppia la bagarre con dure accuse da parte del Pdci, come già accaduto in passato.

Poco dopo tornano le manifestazioni di piazza contro la legge Finanziaria 2007. Vi partecipano esponenti del Prc e qualche sottosegretario del partito. L'episodio crea non poche tensioni.

A dicembre viene lanciata l'idea di una "Conferenza di organizzazione" per la fine di marzo 2007. L'idea è quella di svolgere delle assemblee di partito di ogni grado come in un congresso, dove poter però verificare lo stato di salute del partito.

Tra gennaio e febbraio 2007 si deteriora il rapporto tra Prodi e Bertinotti. La goccia che fa traboccare il vaso è la scelta unilaterale del presidente del consiglio di dare il nulla osta all'allargamento della base Usa di Vicenza.

Il 21 febbraio Prodi si dimette e segue una crisi di una settimana, causata dalla mancata approvazione al Senato dell'ordine del giorno sulla politica estera. La bocciattura avviene sostanzialmente per il mancato appoggio di tre senatori a vita, ma non mancano le polemiche per la non partecipazione al voto del senatore di Rifondazione Franco Turigliatto, il quale non approva la mozione. Il senatore viene espulso dal partito.

Il 25 febbraio Bertinotti lancia dalla prima pagina di Liberazione l'idea di riunire la sinistra per salvarla, cosa che veniva già proposta dal Pdci fin dal 2000, e che il Prc voleva già concretizzare con la fondazione della sezione italiana della Sinistra Europea. La novità sta nel fatto che nell'intervista Bertinotti non cita mai la Sinistra Europea e non pone ostacoli ad un ingresso del Pdci, visto sempre con diffidenza dai dirigenti di Rifondazione e al quale Giordano nell'ottobre 2006 aveva detto no a proposte di riunificazione o confederazione anche all'interno della Sinistra Europea.

[modifica] Correnti

  • Bertinottiani, "L'alternativa di società": Non costituisce una vera e propria corrente organizzata in quanto comprende alcuni ingraiani usciti dal PCI (tra cui Bertinotti stesso), una componente ex-cossuttiana capeggiata da Graziella Mascia e Aurelio Crippa (aperta al dialogo con l'Ulivo) e la vecchia maggioranza movimentista di Democrazia Proletaria guidata da Paolo Ferrero e da Giovanni Russo Spena. Propone una rifondazione del comunismo attraverso la contaminazione culturale con il movimenti No-global ed una radicale revisione teorica del comunismo fondata sull'apertura alle culture del pacifismo, della non violenza, del femminismo e dell'ambientalismo. Particolarmente netta è la condanna di ogni degenerazione totalitaria del comunismo, dello stalinismo e del socialismo reale. Sostiene la necessità dell'ingresso di Rifondazione in un governo di centrosinistra. Al congresso 2005 ha raccolto il 59% dei voti. Documento al Congresso
  • L'Ernesto, "Essere comunisti": prende il nome dalla rivista della corrente, diretta dal senatore Fosco Giannini, ed ha come leader Claudio Grassi. In parte è la riorganizzazione dell'ala sinistra della vecchia corrente di Cossutta, quando questi era ancora presidente di Rifondazione e non del PdCI. Non si riconosce nella posizione ultracritica assunta dal vertice del partito nei confronti dell'esperienza storica del comunismo novecentesco. Sostiene la necessità della partecipazione di Rifondazione alla coalizione de L'Unione ma non necessariamente del suo ingresso al governo, senza precisi vincoli programmatici. L'area esprime una critica al progetto della Sinistra europea, giudicato non marxista ed escludente delle forze comuniste europee. Al sesto congresso ha ottenuto il 26% dei voti. Documento al Congresso
  • Sinistra Critica: chiamata anche Erre (dalla rivista), che ha come leader l'ex - senatore Luigi Malabarba. Erede della corrente fondata da Livio Maitan Bandiera rossa (dal nome della rivista), è contraria alle posizioni di Prodi e si oppone all'entrata del PRC in un possibile governo di centrosinistra. Si dichiara innovatrice e movimentista. Il riferimento internazionale della corrente è il Segretariato Unificato della Quarta Internazionale, una delle maggiori organizzazioni internazionali trotzkiste di cui fu dirigente lo stesso Maitan. All'ultimo congresso si è attestata al 6,5%. Documento al congresso
  • FalceMartello: prende il nome della rivista che la appoggia. Anche questa corrente si professa trotzkista. Propone il fronte unico dei partiti di sinistra (DS, PRC e PdCI) con un programma di trasformazione sociale e di difesa dei diritti dei lavoratori; di conseguenza sostiene la rottura col "centro borghese" di Prodi e si oppone alla coalizione de L'Unione. FalceMartello a livello internazionale si appoggia alla tendenza di Alan Woods e Ted Grant, il Comitato per un'Internazionale Marxista [1]. Il primo firmatario della mozione congressuale (1,6% dei voti) è stato Claudio Bellotti. Documento al Congresso
  • Controcorrente: corrente nata il 16 dicembre 2006 per sostituire quella che fu Progetto Comunista di Marco Ferrando. Può contare su tre membri in Cpn (Marco Veruggio, Alì Ghaderi, Luigi Minghetti) già organici alla corrente di Ferrando. Si assestano sulle vecchie posizioni di Ferrando, dal quale dissentirono sulla necessità di uscire dal PRC dopo l'approdo di quest'ultimo al governo. [2]

[modifica] Risultati elettorali

Voti % Seggi Note
Politiche 1992 Camera 2.202.574 5,6 35
Senato 2.163.317 6,5 20
Politiche 1994 Camera 2.334.029 6,0 39
Senato - - - (1)
Europee 1994 1.991.977 6,1 5
Regionali 1995 -
Politiche 1996 Camera 3.215.960 8,5 35
Senato 934.974 2,9 10 (2)
Europee 1999 1.330.341 4,3 4
Regionali 2000 -
Politiche 2001 Proporz. Camera 1.868.659 5,0 11
Europee 2004 1.971.700 6,0 5
Regionali 2005 1.382.581 5,6 - (3)
Politiche 2006 Camera 2.229.604 5,8 41
Senato 2.518.624 7,4 27
  • (1) Non può essere indicata una percentuale e un numero di voti del PRC in quanto si presenta all'interno dell'Alleanza dei Progressisti.
  • (2) La percentuale non deve considerarsi indicativa perché si stabiliscono dei "patti di desistenza" con l'Ulivo e quindi la lista del PRC non è presente in tutti i collegi.
  • (3) Si vota in 14 regioni.

[modifica] Iscritti

  • 1991: 112.278
  • 1992: 117.511
  • 1993: 120.911
  • 1994: 113.495
  • 1995: 115.984
  • 1996: 127.610
  • 1997: 130.509
  • 1998: 117.137
  • 1999: 96.125
  • 2000: 90.422
  • 2001: 91.993
  • 2002: 89.124
  • 2003: 85.770
  • 2004: 97.629[1]
  • 2005: 92.752
  • 2006: 93.196

1. ↑ dato contestato dalle correnti di opposizione

[modifica] Il simbolo

[modifica] Simboli storici

[modifica] Congressi nazionali

  • I Congresso - Roma, 12-14 dicembre 1991
  • II Congresso - Roma, 21-24 gennaio 1994
  • III Congresso - Roma, 12-15 dicembre 1996
  • IV Congresso - Rimini, 18-21 marzo 1999
  • V Congresso - Rimini, 4-7 aprile 2002
  • VI Congresso - Venezia, 3-6 marzo 2005


[modifica] Segretari


[modifica] Bibliografia

  • Simone Bertolino, Rifondazione comunista. Storia e organizzazione, Bologna, Società editrice il Mulino, 2004

Si veda anche:

  • Ritanna Armeni e Vichi De Marchi (a cura di), Cronache della rifondazione comunista. «Chiamateci compagni», Roma, Edizioni Associate, 1991
  • Jean-Yves Dormagen, I Comunisti. Dal PCI alla nascita di Rifondazione comunista. Una semiologia politica, Roma, Koyné, 1996
  • Alessio Diliberto e Oliviero Diliberto, La fenice rossa, Roma, Robin edizioni, 1998
  • Alessandro Valentini, La vecchia talpa e l'araba fenice, Napoli, la Città del Sole, 2000
  • Leonardo Caponi, Rifondazione comunista. La scommessa perduta. Fatti, personaggi, retroscena, Roma, Editori Riuniti, 2003

[modifica] Altri progetti

Principali partiti politici italiani
L'Unione L'Ulivo (Democratici di Sinistra - La Margherita) - Rifondazione Comunista - Rosa nel Pugno (Socialisti Democratici Italiani - Radicali) - Comunisti Italiani - Italia dei Valori - Verdi - Popolari UDEUR
Altri: Consumatori - Südtiroler Volkspartei - Partito Democratico Meridionale
Casa delle Libertà Forza Italia - Alleanza Nazionale - Lega Nord
Altri: Democrazia Cristiana per le Autonomie - Movimento per l'Autonomia - Fiamma Tricolore - Azione Sociale - Partito Pensionati - Partito Repubblicano Italiano
Altri Unione dei Democratici Cristiani e di Centro - Nuovo Partito Socialista Italiano - Associazioni Italiane in Sud America - Italia di Mezzo - Italiani nel Mondo
Altri

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