Storia di Oderzo
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La voce riguarda la storia[1] della città di Oderzo dalla sua fondazione fino ad oggi.
Indice |
[modifica] Origini
La fondazione della città si può fissare intorno al XI secolo a.C. ad opera dei Paleoveneti, con il nome di Opterg. All'epoca la zona, leggermente in collina[2] e posta tra il fiume Monticano ed un ramo non più esistente del Piave, era attraversata da importanti rotte commerciali, essendoci già degli stanziamenti fissi probabilmente da qualche secolo.
L'importante posizione strategica della zona è stata la causa, per secoli, delle fortune e delle disgrazie della città. Scavi archeologici effettuati lungo tutto il XX secolo hanno portato alla luce parecchi reperti risalenti a questa epoca storica, i più interessanti presso la cosiddetta "Mutera di Colfrancui".
[modifica] Il periodo romano
In seguito, con l'espansione a nord della Repubblica Romana, Romani e veneti giungono a contatto, e la città passerà quindi spontaneamente e gradualmente sotto il dominio di Roma prendendo il nome di Opitergium. Nel 148 a.C. si ritrova attraversata dalla via Postumia, importante via di comunicazione che, attraversando tutta la pianura padana, collegava Genova ad Aquileia.
[modifica] L'elevazione a municipium romano
Le fortune della città continuano nel I secolo a.C.: in occasione della guerra civile di Giulio Cesare contro Pompeo, Opitergium si schiera con il primo: i soldati opitergini, guidati dal centurione Caio Voltejo Capitone, preferiranno suicidarsi anziché cadere prigionieri del nemico durante una battaglia presso Fiume, nel 49 a.C..
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Per approfondire, vedi la voce Caio Voltejo Capitone. |
Fu questo evento che convinse Cesare ad elevare la città allo status di municipium e a dare la cittadinanza romana ai suoi abitanti, all'epoca ancora piuttosto indipendenti. Capitone, prima ancora del padovano Tito Livio, è il più antico veneto di cui si conosca almeno in parte la vita.
Opitergini gli esecutori della crocifissione di Gesù? |
Recenti studi hanno accertato come i soldati d'istanza a Gerusalemme nel periodo della morte di Gesù (30 d.C.) fossero originari della decima regione Venetia et Histria. Non essendo all'epoca la città di Concordia ancora molto sviluppata, si è giunti all'ipotesi, forse un po' affrettata, che il leggendario san Longino e gli altri soldati che hanno interagito con Cristo nei suoi tre anni di apostolato fossero originari di Oderzo[3] |
Dopo questo evento inizia il periodo di massimo splendore della città che durerà per tutto il primo secolo dopo Cristo: diventa così una delle più importanti città nel nord-est italiano, arrivando forse a cinquantamila abitanti, a capo di un territorio che comprendeva la zona del Veneto orientale dalla laguna fino alle montagne del Cansiglio, chiamate da Plinio il Vecchio i monti Opitergini, più il Friuli fino al fiume Tagliamento. Si tratta, in pratica, del territorio delle attuali Diocesi di Vittorio Veneto e di Pordenone.
Dopo lo sviluppo di Julia Concordia Sagittaria, Opitergium perde il controllo della zona ad est del fiume Livenza a vantaggio di quest'ultima, città di fondazione romana nelle vicinanze dell'attuale Portogruaro.
[modifica] Collegamenti
In epoca romana la città è servita da un porto fluviale, alimentato dalle acque di un antico ramo del Piave (sul cui letto nel medioevo fu scavato il canale Piavon), e un porto marittimo, posto nelle vicinanze dell'attuale paese di Ceggia, che all'epoca si trovava in riva al mare. Nella zona gli opitergini fonderanno le attuali Eraclea e Jesolo, note località balneari del veneziano.
La città era inoltre collegata, via terra, anche con Altino (via Altinate), Serravalle, Lorenzaga, Settimo sul Livenza (attuale Portobuffolè), Trento (via Tridentina).
[modifica] L'alto medioevo
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Per approfondire, vedi la voce Italia medievale. |
Con la diffusione del cristianesimo Opitergium diventa sede vescovile: è curioso notare come dei cinque vescovi conosciuti della città, tre siano stati canonizzati: san Tiziano, san Magno e san Floriano. La Diocesi di Oderzo ricalcava i confini amministrativi romani, e li ha mantenuti con poche varianti fino al giorno d'oggi. La Cattedrale sorgeva con ogni probabilità all'incrocio delle attuali via delle Grazie e via San Martino[4].
Con il declino dell'Impero Romano inizia un periodo nero per la città, che verrà più volte saccheggiata e distrutta dai Barbari, tra cui i Quadi e i Marcomanni nel 167 e i Longobardi di re Rotari nel 643. Si dice anche da Attila, intorno al 452: questo ha alimentato una leggenda secondo la quale il celebre capo unno avrebbe nascosto il prezioso bottino dei suoi saccheggi gettandolo in un pozzo della città: il fatto che storie simili sono raccontate in altre città di fondazione romana in nord Italia forse prova l'inconsistenza storica di questa leggenda[5].
Intanto, nel 589, una spaventosa alluvione muta la geografia del Veneto e della Pianura Padana[6]: oltre all'Adige e ad altri fiumi anche il Piave muta il suo corso assumendo quello attuale, circa 8 km più a sud-ovest.
La città si trova inevitabilmente coinvolta nelle guerra tra Longobardi e Bizantini per la supremazia in Italia. Nel 616 o nell'anno successivo, un periodo di tregua durato trent'anni termina improvvisamente dopo un tragico fatto di sangue avvenuto proprio a Oderzo.
[modifica] L'omicidio di Tasone e Caco
Nel 616, o nell'anno successivo, Oderzo è sotto il controllo bizantino. Gregorio, Esarca di Ravenna, invita a Oderzo i longobardi Tasone e Caco, figli di Gisulfo II duca del Friuli per un incontro conviviale, e giura di tagliare la barba al primo e di "adottarlo" come proprio figlio[7]. I due giovani arrivano in città con gli amici, ma una volta entrati vengono barbaramente uccisi. Gregorio quindi scioglie il giuramento tagliando la barba alla testa mozzata di Tasone[8].
La vendetta arriverà cinquant'anni dopo ad opera di Grimoaldo, fratello minore dei due divenuto nel frattempo re dei Longobardi: questo raderà definitivamente al suolo la città nel 667.
Ma vista l'instabilità politica della zona e la scarsa difendibilità del centro abitato, esposto ad ogni scorribanda, la sede vescovile ed il corpo di San Tiziano (morto nel 632) erano già stati trasferiti in una zona più sicura, prima ad Eraclea, ed infine a Ceneda, attuale Vittorio Veneto.
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Per approfondire, vedi la voce Leggenda di san Tiziano. |
[modifica] L'abbandono della città
Già da tempo ormai la città era semi disabitata, essendo i suoi abitanti scappati verso la laguna dove, insieme ad altri profughi provenienti da Concordia Sagittaria, Aquileia, Padova, Altino e altre città della pianura veneta, fonderanno Rialto, la futura Venezia, alla quale Oderzo darà il primo Doge, il leggendario Paolo Lucio Anafesto.
Da quel periodo fino alla fine del millennio Oderzo non è altro che un piccolo villaggio di agricoltori che costruiscono le loro misere case intorno ai ruderi del vecchio centro, continuamente spogliato dai primi Veneziani essendo tutto materiale utile per l'edificazione della loro nuova città. Oderzo viene nominata in un documento solo nel 963, forse neanche come paese, ma come semplice località; col passare dei regni Oderzo era stata prima Corte Regia, poi Gastaldia Longobardica, poi Pieve nel 994. Oderzo fu distrutta nuovamente, stavolta dai Veneziani, nel 974.
Il declino della città favorirà lo sviluppo di altri centri della zona rimasti fino a quel momento in secondo piano: Treviso, Conegliano, Serravalle, Motta di Livenza, oltre appunto a Ceneda e Venezia.
[modifica] Il basso medioevo
Dopo l'anno 1000 Oderzo riprende a vivere intorno al suo nuovo castello, anche se non ritroverà mai più i fasti di un tempo. All'epoca la città si sviluppa quasi totalmente all'interno della cinta muraria. L'attuale campanile del Duomo è stato edificato sulla base di una delle quattro torri che facevano da angolo; la seconda è stata ricostruita negli anni novanta e prende il nome di "Torreson"; la terza si trovava in prossimità dell'attuale "Piramide", l'ultima vicino all'attuale piccola rotatoria in Piazza Castello.
[modifica] Le diatribe tra feudatari e Comuni
La posizione strategica della città resta immutata, tanto che nel 1089 una nobile famiglia delle Prealpi venete, i da Montanara, si trasferisce tre chilometri a nord della città, presso il centro di Camino, edificandovi un castello e assumendo il nome della località diventando così i "da Camino".
Per tutto il basso medioevo la città verrà contesa da autorità religiose (i Vescovi di Belluno e Ceneda), civili (il Comune di Treviso) e dalle famiglie feudali (i già citati Caminesi e gli Ezzelini) fino a quando nel 1380 passa definitivamente sotto la Repubblica di Venezia[9].
[modifica] Il periodo veneziano, napoleonico e austriaco
I secoli passati sotto la dominazione veneziana non saranno particolarmente felici per la città, la quale non riuscirà mai ad uscire da uno stato di arretratezza e da un'economia quasi esclusivamente agricola. Tra il Cinquecento e il Settecento si sviluppa l'attuale centro storico della città.
I saccheggi perpetuati dalle truppe francesi con l'arrivo di Napoleone porteranno allo stremo la popolazione, già provata da periodiche carestie e epidemie. Per questo due illustri rappresentanti di Oderzo e della vicina Motta di Livenza, si recheranno a Campoformio (o a Villa Manin a Passariano), per chiedere un risarcimento danni, e ci riusciranno, sbandierando le presunte origini trevigiane del generale francese: Tolberto da Camino, nobile locale marito della celebre nobildonna duecentesca Gaia, era infatti figlio di una Bonaparte.
Per gli abitanti di Oderzo le cose non cambieranno molto né sotto la dominazione francese né dopo il 1815 con il passaggio al Regno Lombardo-Veneto controllato dagli Austriaci.
[modifica] L'età contemporanea
Nel 1866 avviene il passaggio plebiscitario al Regno d'Italia: nei decenni successivi la toponomastica cittadina si riempirà di nomi di esponenti di casa Savoia.
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Nel 1889 il vescovo di Ceneda Sigismondo Brandolini, preoccupato per la gioventù della zona, chiama a Oderzo san Leonardo Murialdo, fondatore dei Giuseppini affinché apra un'opera a favore dei giovani. Il 1 ottobre il futuro santo torinese fonda il "Patronato Sacra Famiglia", probabilmente il primo oratorio mai aperto in città. In seguito i Giuseppini fondano un collegio che diventerà una delle scuole private più antiche e rinomate della zona.
Alla fine del secolo con Alberto Martini (1876-1954), precursore del surrealismo, a Oderzo inizia una lunga tradizione di pittori che continua fino ai giorni nostri.
[modifica] Dalla prima alla seconda guerra mondiale
Nel 1917, per la vicinanza con le rive del Piave, Oderzo si ritroverà ad essere sul fronte e subirà le pesantissime conseguenze della tristemente famosa ritirata di Caporetto: archivi comunali distrutti, opere d'arte trafugate o danneggiate, edifici distrutti.
Il 16 agosto del 1921 ancora una volta i Giuseppini fondano il "Patronato Turroni", oratorio esistente ancor'oggi. Fedeli al motto "Pregare Imparare Giocare", i Giuseppini istituiranno a breve in patronato anche una filodrammatica, la squadra ginnica, la banda, il cinema e il gruppo scouts "Oderzo 1". Subito dopo la guerra in Patronato, passato nel frattempo in gestione alla parrocchia del Duomo di Oderzo, nascerà una squadra di calcio nella quale tireranno i primi calci insieme quattro futuri professionisti: Zigoni, Faloppa, Gregori, Catto.
Nel 1929 il Comune di Oderzo assorbe il territorio comunale della vicina Piavon.
Nello stesso periodo inizia una grande fase di rinnovamento guidata dall'Abate della città, monsignor Domenico Visentin, il quale tra gli anni venti e gli anni cinquanta tra le varie cose restaura il Duomo, edifica nuove scuole e fa costruire un nuovo cinema e una zona residenziale dedicata ai migranti opitergini ritornati in patria (l'attuale Quartier Alcide De Gasperi).
A partire dal 1943 con lo scoppio della guerra civile la zona è luogo di aspri scontri tra fascisti e partigiani, con rappresaglie ed episodi di violenza gratuita compiuti da entrambi le parti in causa. Queste culminarono con l'impiccagione a Camino di Giovanni Girardini e Bruno Tonello, due studenti universitari antifascisti, il 12 settembre 1944[10], e la strage di Oderzo del 30 aprile 1945, ovvero l'esecuzione sommaria di 120 persone sospettate di appartenere al Partito Fascista, evento riportato in auge da Gianpaolo Pansa nel suo romanzo Il sangue del vinti del 2003[11].
[modifica] Il secondo dopoguerra
Alla fine della guerra anche qui si sentono a pieno le conseguenze del boom economico degli anni sessanta, che chiudere decenni di massiccia emigrazione. Ulteriore spinta all'economia cittadina viene data dal cosiddetto "miracolo del Nord-Est" negli anni ottanta e novanta[12].
La città è stata governata da giunte della Democrazia Cristiana ininterrottamente dal 1945 fino al 1993, quando in piena Tangentopoli sale al potere una giunta a maggioranza leghista. Alle ultime elezioni politiche (2006) la lista del Carroccio è stata battuta a sorpresa da una lista civica apartitica.
[modifica] Note
- ↑ Fonti principali per la storia di Oderzo:
- E. Bellis, Annali Opitergini, Comune di Oderzo 1957-1960
- E. Bellis, Oderzo Romana, Edizioni Bianchi, Oderzo 1960
- E. Bellis, Origini di Oderzo, Edizioni Coden, Oderzo 1960 (ristampa 1979)
- D. Canzian, Oderzo medievale, Università di Padova - Edizioni Lint, Trieste 1995
- Guida di Oderzo, a cura di G. B. Brisotto, 1999
- ↑ Il piccolo altipiano dove fu fondata Oderzo è stato parzialmente livellato nei secoli a causa delle continue distruzioni della città.
- ↑ Vedi Ivone Cacciavillani, Corso di storia della Chiesa Veneta, 1990 e AA.VV., Storia religiosa del Veneto - Diocesi di Vittorio Veneto, Giunta Regionale del Veneto – GregorianaLibreria Editrice, Padova 1993.
- ↑ Sul luogo esisteva, fino alla metà del XIX secolo, una chiesuola in rovina chiamata dei documenti Chiesa di San Pietro Rotto, costruita probabilmente sui con i resti dell'antica Cattedrale.
- ↑ Nonostante questo, fino in pratica alla fine della Seconda guerra mondiale, nei contratti di vendita di un terreno era solitamente inserita una clausola la quale prevedeva che, nel caso scavando fosse tornato allla luce il tesoro di Attila, questo sarebbe spettato almeno in parte al vecchio proprietario.
- ↑ Paolo Diacono, Historia Langobardorum.
- ↑ Era usanza longobarda tagliare barba e capelli ai giovani che raggiungevano la maggiore età: da questo derivano i due termini veneti tosa e tosàt, ovvero "ragazza" e "ragazzo".
- ↑ L'episodio è raccontato da Paolo Diacono nell'Historia Langobardorum. Vedi anche (EN) Tasso of Friuli, Kakko of Friuli, Gregory (exarch).
- ↑ Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, I Da Camino, Vittorio Veneto 2002
- ↑ Federico Maistrello, Partigiani e nazifascisti nell'Opitergino (1944-1945), Cierre edizioni, Verona, 2001, pag. 65-67
- ↑ Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, 2003, pag. 193-206
- ↑ Per ulteriori informazioni vedi la sezione Economia.
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