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Santa Flavia - Wikipedia

Santa Flavia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Stub Comuni
Questa voce fa parte dei comuni della regione Sicilia ancora da sviluppare: ampliala seguendo le linee guida del progetto Comuni.


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Santa Flavia
Immagine:Santa Flavia-Stemma.png
Stato: Italia
Regione: Sicilia
Provincia: Palermo
Coordinate:
Latitudine: 38° 5′ 0′′ N
Longitudine: 13° 32′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 55 m s.l.m.
Superficie: 14 km²
Abitanti:
9.535 2001
Densità: 680 ab./km²
Frazioni: Porticello, Sant'Elia, Solanto 
Comuni contigui: Bagheria, Casteldaccia, Misilmeri
CAP: 90017
Pref. tel: 091
Codice ISTAT: 082067
Codice catasto: I188 
Nome abitanti: flavesi 
Santo patrono: Sant'Anna 
Giorno festivo: 26 luglio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Santa Flavia è un comune di 9.525 abitanti della provincia di Palermo, e si trova a c.a. 15 km ad Est del capoluogo, sulla costa tirrenica.

Indice

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Pietro Sanfilippo dal 26/05/2002
Centralino del comune: 091 904042
Email del comune: disponibile non disponibile

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Storia

Fino al 1880 si chiamò Solanto.

[modifica] Monumenti e luoghi d'interesse

[modifica] Santa Flavia

  • Villa Filangeri

Fu la residenza per la villeggiatura estiva della famiglia Filangeri. Il nucleo originario, risale probabilmente ai primi decenni del XVII secolo; fu tuttavia nel secolo successivo che interventi di ampliamento e decorazione cambiarono radicalmente l’assetto dell'edificio. La Villa oggi si presenta con un prospetto Barocco caratterizzato da una scenografica scalinata a doppia rampa, decorato con medaglioni a stucco ornati da ghirlande Rococò e da quattro statue in marmo bianco poste su alti basamenti in pietra, allegorie delle Quattro Stagioni. Tra Otto e Novecento, Ernesto Basile fu autore di alcuni interventi di ristrutturazione: al piano terreno, ricavò la Sala da Biliardo, che porta oggi il suo nome, dotata ancora delle originarie boiseries lignee con reggi mensole a colpo di frusta (tipico elemento decorativo Art Nouveau), ed un soffitto a volta decorato con motivi floreali dalle tenui cromie. Nel prospetto posteriore, che guarda verso il parco, realizzò l’arioso Giardino d’Inverno, una struttura in tufo con archi a tutto sesto chiusi da vetrate con infissi in bronzo di gusto eclettico. In fondo al giardino, sempre al Basile si deve una collinetta artificiale di gusto romantico sovrastata da un piccolo coffee house in bronzo, che riproduce una "capanna" orientale in bamboo. Sull'ingresso sinistro, si trova anche una piccola Cappella neogotica in mattoni, con una lunetta sovrapporta in ceramica invetriata policroma, ispirata allo stile dei Della Robbia. Nel dopoguerra fu venduta dai Lanza di Mazzarino al Comune, che ne ha fatto la propria sede.

  • Basilica Soluntina

Adiacente Villa Filangeri, è la Chiesa Madre dedicata a Sant'Anna, costruita su una preesistente cappella rurale dell’inizio del XVII secolo. Nel 1666, acquistata dai principi Filangeri insieme con una vicina “casina” – in seguito sostituita dalla Villa Filangeri – assunse il ruolo di cappella di famiglia: i primi interventi d'ingrandimento iniziarono nel 1704 e terminarono nel 1756, con la consacrazione del 25 luglio. Una seconda fase d’ingrandimento ebbe inizio nello stesso anno 1756 e si concluse nel 1785: la trasformazione fu radicale, tanto da rendere necessaria una seconda e definitiva consacrazione il 24 luglio, festività della Titolare Sant’Anna. All’inizio della prima fase dei lavori risale la navata ovale con quattro nicchie provviste di altari in marmi policromi, ispirata al Barocco Romano; soltanto in seguito si aggiunsero le due navate laterali e il presbiterio. Di grande impatto scenografico la luminosa cupola a cassettoni ottagonali che ricopre la navata ovale, con l’oculo del lanternino – rivestito all’esterno con lastre di rame – circondato da un affresco con angeli che reggono un drappo con frange dorate. Affreschi della stessa epoca si trovano sopra gli archi del tamburo, con la rappresentazione delle otto Beatitudini. A uno dei pilastri della navata ovale, è addossato il Monumento commemorativo dedicato al principe Pietro II Filangeri, medaglione con busto ad altorilievo in marmo bianco incorniciato da decorazioni vegetali e sovrastato dallo stemma di famiglia, opera di Ignazio Francesco Marabitti (Palermo, 6 gennaio 1719 - Palermo, 9 gennaio 1797) del 1762 circa. Di grande pregio il Baldacchino, eccellente lavoro d’ebanisteria che sovrasta l'Altare maggiore, riproduzione in scala ridotta e con colonne corinzie del famoso Baldacchino di San Pietro in Vaticano, di Gian Lorenzo Bernini: realizzato da Domenico Di Stefano e parzialmente dorato a foglia da Antonio Pellegrino, fu ideato dall’architetto Antonio Interguglielmi (Palermo, 1724 circa - 1822). Con l’aggregazione alla Basilica di San Giovanni in Laterano nel 1764, la Chiesa acquisì il titolo di Basilica con il privilegio di concedere indulgenze a chiunque la visitasse. Nel 1794 Papa Pio VI donò le ossa del martire romano Agapene alla Basilica, reliquie ancora custodite nell’originaria teca in legno dorato e dipinto, posta tra le colonnine in marmo rosso dell’altare maggiore. Attraverso un’articolata doppia scala a chiocciola che precede l’altare maggiore, protetta da una cancellata originale in ferro battuto di Antonio Campanella, si accede a una cripta circolare con tre altari alternati a quattro nicchie, affrescata sulla volta con putti e simboli araldico - religiosi. La sua funzione originaria era quella di custodire il tesoro di Sant'Anna e le reliquie di santi e martiri; dall’altare centrale, parte un cunicolo che si sviluppa lungo l'asse longitudinale della zona presbiterale, che termina nel pavimento dell'abside attraverso una griglia di ferro: perse la sua funzione di ventilare l’ambiente, in seguito alla costruzione del coro e dell’abside semicircolare nel 1785. L’altare maggiore è sormontato da un’alta cupola circolare, all’esterno rivestita da piastrelle policrome, i cui pennacchi sono affrescati con i Dottori della chiesa d’Occidente e d’Oriente. Gran parte delle decorazioni a stucco furono eseguite da Bartolomeo Sanseverino (attivo a Palermo dalla metà degli anni '30 agli anni '70 del XVIII secolo): suo è l'angelo reggi ombrello in stucco, che sovrasta il pulpito rococò in legno dorato e laccato. Affiancano l’altare maggiore due organi con i frontoni identici, in legno scolpito, dipinto e dorato: quello di sinistra, restaurato nella sola parte meccanica negli anni Novanta, risale al 1791 ed è opera di Giacomo Andronico in collaborazione con il messinese Carlo Grimaldi. Alle pareti dell’adiacente Sacrestia, del 1781, si possono osservare alcuni ritratti di casa Filangeri, databili dal XVII al XVIII secolo. Il prospetto principale in tufo, innalzato nel 1771 su progetto di Antonio Interguglielmi, Giovan Battista Cascione Vaccarini (Palermo, 17291795 circa) e del conte Giovanni Filangeri di Santa Flavia (Palermo, ? – 1752), si presenta con tre portali d'ingresso, ripartito da colonne doriche alla base e da semicolonne ioniche al piano superiore, con al centro una serliana che accoglie il gruppo di Sant’Anna con Maria bambina in marmo bianco. Completano l’insieme i due campanili allineati agli ingressi laterali, con cuspidi barocche: quello di sinistra dotato di orologio meccanico, l’altro con una meridiana solare. Il prospetto e le coperture, sono attualmente sottoposti a interventi di restauro;

  • Villa San Marco

Venne edificata nel 1673 intorno ad una preesistente torre d'avvistamento del XVI secolo per il controllo di piantagioni di "cannamele" (canna da zucchero). Progettista fu l'architetto Domenico Cirrincione, frate domenicano, incaricato da Vincenzo Giuseppe Filingeri, Conte di San Marco, Principe di Mirto e Grande di Spagna. È un raro esempio di architettura civile di stile Manierista, che fonde elementi militari (bastioni angolari, merli, ponte levatoio, alte mura di cinta), a caratteri tipici dell'architettura residenziale (scalone monumentale a doppia rampa, balconi, cappella). Da due portali monumentali si accede ai giardini recintati, denominati "floretta" e "fruttiera", dove sono presenti alberi dalle dimensioni monumentali. Durante la seconda guerra mondiale lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, cugino dei Filingeri per parte di madre, soggiornò in questa Villa. Proprietà privata;

  • Villino Basile

Prima opera di Ernesto Basile, del 1874, era la bizzarra residenza per la villeggiatura estiva della famiglia, che coniuga una struttura di stile neorinascimentale, con vivaci decorazioni che ornano la torre cilindrica sul lato sinistro, che anticipano lo stile Liberty; gli esterni dell’edificio sono ravvivati dal contrasto cromatico tra le superfici lisce rivestite con piastrelle esagonali rosse, e le decorazioni e i bugnati in tufo giallo-dorato. Attualmente l'edificio verso in un preoccupante stato d'abbandono. Proprietà privata;

  • Villa Spedalotto

Villa Spedalotto è una residenza di villeggiatura situata su una collina ai margini della piana di Solanto, circondata da oliveti e agrumeti. La casa, ad un piano, è costruita attorno ad una corte aperta, con due corpi di servizio che si dipartono dal corpo principale, al centro del quale si trova un pronao in stile Neoclassico. Commissionata nel 1783 da don Barbaro Arezzo all'architetto Giovanni Emanuele Incardona (o Cardona, attivo a Palermo dal 1775 al 1820), fu costruita tra il 1784 ed il 1793. Il progettista fu allievo dell'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, il massimo esponente del Neoclassicismo in Sicilia. Nel 1790, ancora in costruzione, fu acquistata da Onofrio Emanuele Paternò, Barone di Spedalotto. Gli interni sono affrescati in uno stile tra il Neoclassico-Pompeiano e l'Impero, e sono attribuiti ad Elia Interguglielmi. Nel 1845 fu posta l'attuale pavimentazione della terrazza, in maioliche bicrome bianche e blu di Vietri, mentre tra il 1900 ed il 1902 furono sostituiti i pavimenti all'interno. La parte centrale del prospetto, parzialmente danneggiata da un bombardamento aereo alleato nel 1943, fu ricostruita nel 1945. Dal 9 ottobre al 9 dicembre 1799, sono stati ospitati i principi reali ereditari Francesco di Borbone (futuro Re Francesco I) con la consorte Maria Clementina d’Asburgo, e la figlia Maria Carolina (futura Duchessa di Berry). La famiglia reale, fuggita da Napoli per la rivoluzione del 1799, era divisa tra Villa Spedalotto (i principi reali) e Villa Valguarnera (i sovrani Ferdinando I e Maria Carolina). Successivamente vi soggiorneranno Francesco di Borbone, duca di Calabria, e Luigi Filippo d'Orleans, futuro re dei Francesi. Una tradizione vuole che in questa Villa sia nato, nel 1810, Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie, ma la storiografia ufficiale lo indica nato a Palermo, a Palazzo Reale. Durante gli anni 70 del XIX secolo vi soggiornò spesso l'astronomo gesuita padre Angelo Secchi che, amico del Marchese di Spedalotto, usava la terrazza per le sue osservazioni. Nel 1991 è stata la location per alcune scene del film Johnny Stecchino di Roberto Benigni. Proprietà privata;

  • Villa Valdina

Villa Valdina è una la residenza di villeggiatura, costruita tra il XVII ed il XVIII secolo dai Papè Principi di Valdina, Protonotari del Regno. Si trova al centro della piana di Solanto, circondata da un grande fondo agricolo che ne lambisce gli estremi, il Castello dal lato mare, e l'antica Cosolare de Spuches a monte. Intorno all'originaria torre quattrocentesca fu edificata una grande villa barocca con due corti, una ovale di servizio ed una quadrata privata. Intorno alla casa furono furono piantati i giardini, riccamente decorati da vasi e fontane. Uno dei giardini cinto da mura, racchiude la deliziosa cappella "Rocaille" della villa, con il prospetto ricoperto da conchiglie incastonate. Pietro novelli detto il "Monrealese", allievo palermitano di Antoon van Dyck, fu ospite del Principe di Valdina per qualche mese nel 1631. Per sdebitarsi dell'ospitalità (era fuggito da Palermo), decoró l'interno del muro di cinta del giardino della cappella, con le stazioni della Via Crucis, e l'interno della Cappella con affreschi sulla Natività. Gli affreschi sul muro sono stati quasi cancellati dal tempo, mentre quelli della cappella sono stati trasportati su tela negli anni Settanta. Proprietà privata;

  • Villa Campofranco

Villa Campofranco è una residenza di villeggiatura, costruita agli inizi del XVIII secolo dai Lucchesi Palli, Principi di Campofranco.

  • Villa Oliva

Villa Oliva è una residenza di villeggiatura, incompleta, voluta da un membro cadetto dei Branciforte, Principi di Butera.

  • Villa Cefalà

Villa Cefalà, è una residenza di villeggiatura a Fondachello. Il portale in tufo riporta inciso l'anno 1778. Oggi ben poco resta della struttura originale, mascherata dai pesanti interventi del XX secolo.

  • Palazzina Perez-Raimondi, casa per la villeggiatura dello statista Francesco Paolo Perez ed il grande ex Orfanotrofio Pezzillo, entrambi della fine del XIX secolo.
  • Cimitero

Realizzato su progetto dell'ingegnere Mario Umiltà (Livorno 1898 - Palermo 1998) negli anni Trenta, sostituì il precedente camposanto del tardo Settecento voluto dai principi Filangeri. L'ingresso monumentale con esedra mostra un'impostazione aulica fedele ai canoni dell'architettura del Ventennio Fascista; al centro del camposanto si erge la Cappella circolare in marmo grigio; interessanti alcune sepolture e Cappelle, con architetture, sculture e decori dallo stile eclettico, Liberty, Decò.

  • Stazione ferroviaria

Progettata dall'ingegnere Mario Umiltà (Livorno 1898 - Palermo 1998) negli anni Trenta, presenta un linguaggio aderente all'architettura Fascista, tuttavia alleggerito nel razionale prospetto con una torre-orologio asimmetrica. Nella piazza antistante, degno di nota il Monumento a Francesco Paolo Perez, busto marmoreo degli anni Dieci dello scultore Francesco Sorgi, posto su un alto basamento con fregi "a nastro" Liberty.

[modifica] Solanto

  • Castello e Palazzo Reale;

Il Castello di Solanto diede il nome alla baronia omonima, antica divisione ammministrativa di parte del territorio di Santa Flavia e Bagheria, e si trova sul mare. Edificato al tempo di Re Ruggero sopra una grande scogliera, era anticamente destinato, come tanti altri, a protezione di una attigua tonnara. Quale proprietà demaniale il castello venne assegnato da Federico III a Manfredo Layhabixa, dietro compenso sugli introiti della tonnara. Successivamente re Martino, nel 1392, concesse castello e tonnara a Francesco de Casaya. Il figlio di questi nel 1415 vendette il castello a Corrado Spadafora e nel 1500 circa apparteneva ancora a questa famiglia, nella persona di Giovanni Antonio Spadafora barone di Solanto. In seguito esso pervenne a Gerardo Alliata, genero dello Spadafora (1517) alla cui famiglia rimase fino al 1660 circa con Ludovico Alliata barone di Solanto. In quell'epoca venne venduto ad asta pubblica ed acquistato da Asdrubale Termini duca di Vatticani. Al tempo di Carlo II furono signori del castello Francesco Catena (1666) e poi Mario Antonio Joppolo Colnago principe di Sant'Elia (1682). In seguito, per linea femminile pervenne a Cristoforo Riccardo Filangeri principe di Santa Flavia (1765). Interessanti, in una piccola sala del castello, gli stemmi dei signori che lo possedettero da Re Ruggero fino al 1879, anno in cui pervenne a Benedetto Mantegna principe di Gangi. Il cosidetto Palazzo Reale di Solanto è un'ala del castello che fu restaurata agli inizi del XIX secolo in stile Neogotico, per ospitare Ferdinando I di Borbone.

[modifica] Porticello

  • Chiesa di Maria Santissima del Lume

I lavori di costruzione iniziarono intorno al 1800 per volere dei pescatori, ma subito dopo vennero interrotti per ragioni economiche. Nel 1805, i lavori ripresero grazie alla donazione di Antonia Joppolo Filangeri principessa di Santa Flavia e baronessa di Solanto, della Regina Carolina di Napoli e dell'arciprete di Santa Flavia don Gaetano De Dominici. Di grande pregio il quadro della Madonna del Lume, dipinto su ardesia probabilmente nel 1722 dal missionario gesuita padre Giovanni Antonio Genovesi (o Genovese; Palazzo Adriano, 4 Maggio 1684 - ?, 1743). L’aspetto attuale della Chiesa si deve alla ristrutturazione novecentesca;

[modifica] Solunto

  • Area archeologica della cittadina fenicia di Solunto

Oltre alle rovine dell'antico sito, è visitabile un piccolo museo, l'Antiquarium, situato all'ingresso degli scavi; in esso trovano esposizione materiali di varia tipologia: ceramiche, frammenti d'intonaci dipinti, steli, statuette, rilievi votivi, capitelli e monete soluntine e di altra provenienza.

[modifica] Collegamenti esterni

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