New Immissions/Updates:
boundless - educate - edutalab - empatico - es-ebooks - es16 - fr16 - fsfiles - hesperian - solidaria - wikipediaforschools
- wikipediaforschoolses - wikipediaforschoolsfr - wikipediaforschoolspt - worldmap -

See also: Liber Liber - Libro Parlato - Liber Musica  - Manuzio -  Liber Liber ISO Files - Alphabetical Order - Multivolume ZIP Complete Archive - PDF Files - OGG Music Files -

PROJECT GUTENBERG HTML: Volume I - Volume II - Volume III - Volume IV - Volume V - Volume VI - Volume VII - Volume VIII - Volume IX

Ascolta ""Volevo solo fare un audiolibro"" su Spreaker.
CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Alto Medioevo - Wikipedia

Alto Medioevo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'Alto Medioevo è, per convenzione, quella parte del Medioevo che va dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente, avvenuta nel 476, all'anno 1000.

La carica imperiale rimase vacante dopo la deposizione di Romolo Augusto nel 476. L'impero bizantino mantenne la sovranità nominale sui territori appartenuti all'impero d'Occidente e molte delle popolazioni germaniche che vi si erano stanziate riconobbero formalmente l'autorità del sovrano di Costantinopoli. La restaurazione bizantina in Italia mirò al controllo del papato, nell'ottica del tradizionale cesaropapismo orientale, suscitando la viva opposizione dei pontefici.

Alla fine dell'VIII secolo, dopo le invasioni barbariche e la breve riconquista operata da Giustiniano, si erano consolidati il regno dei franchi a Occidente; il regno dei Longobardi nell'Italia settentrionale; l'Impero Bizantino nel sud dell'Italia e nei Balcani.

La Chiesa si riorganizzò e grazie al prestigio politico e morale e all'accentramento esercitò un fermo controllo sulla popolazione. L'unità dell'impero carolingio fu ben presto minata dalle lotte fra i successori e dalle spinte disgregatrici delle aristocrazie.

Indice

[modifica] La Chiesa ed il monachesimo

La Chiesa consiste sostanzialmente in una federazione di chiese episcopali che vengono riunite in province metropolitane: i vescovi designavano il clero locale, spesso in accordo con le autorità civili, di cui erano la guida suprema e si consultavano con altri vescovi nei sinodi provinciali sulle questioni liturgiche e legate alla disciplina del clero. Spesso, tuttavia, i vescovi rispondevano ad un capo politico, come il re visigoto, che era riuscito a legare a sé l'episcopato e riusciva a riunire tutti i vescovi del regno visigoto: questi spesso, tale la loro importanza assunta, erano influenti nella scelta dei nuovi sovrani. Il vescovo di Roma, diversamente dagli altri, andava acquisendo maggiormente quel ruolo di guida della gerarchia ecclesiastica che lo porterà a frequenti confronti in materia teologica con la Chiesa d'Oriente, come la questione dell'iconoclastia nell'VIII secolo.

Nel VI secolo in Europa si diffuse il monachesimo, un'istituzione dai tratti originali, che si presenta come una novità rispetto alla tradizionale società cristiana fondata sul dualismo tra il clero e i fedeli. L'esperienza monastica vedeva nel raggiungimento di un modello di vita cristiana, unicamente una condotta di vita estremamente rigida, nella penitenza, nell'isolamento dal mondo, nelle preghiere, in un radicalismo religioso del tutto nuovo: questo nasceva sia dall'esigenza di una coerente imitazione di Cristo, sia in un percorso di salvezza immediato. I precursori erano gli anacoreti, individui che si ritiravano nell'isolamento più assoluto, rifiutando ogni contatto umano; in seguito però molti di essi compresero l'importanza di una comunità più allargata in cui la disciplina era regolata da norme comuni: Sant'Antonio Abate, San Basilio Magno e San Pacomio furono gli iniziatori del primo cenobitismo in Oriente.

Tra il IV e il VI secolo il monachesimo si diffonde inizialmente nelle regioni mediterranee, in Catalogna, in Provenza e in Italia, per poi raggiungere le regioni interne del continente. San Benedetto da Norcia, che nel 529 si stabilisce a Montecassino, è il primo ad aver elaborato una regola comune che nel corso dei secoli verrà impiegata in tutto l'Occidente: il lavoro manuale diventa elemento importante nel percorso della comunità monastica.

Il modello benedettino si impose lentamente, nel corso di un paio di secoli, su un'altra grande tradizione, quella del monachesimo irlandese, che fa capo a san Colombano (nato attorno al 530): nel suo peregrinare dall'Irlanda, passando per la Gallia fino all'Italia settentrionale, fonda numerose comunità monastiche che rispettavano la regola irlandese: tuttavia questa, eccessivamente legata a tradizioni culturali estranee all'Occidente latino, e poco attenta agli aspetti organizzativi della comunità, sarà appunto abbandonata quasi ovunque in favore della regola di San Benedetto. La tradizione irlandese, nata in un contesto originale, in una terra mai sottomessa a Roma e slegata all'Occidente, avrà importanza decisiva soprattutto nell'attività missionaria presso gli anglosassoni, che ricevono una prima evangelizzazione. I monasteri si diffusero in Europa e divennero non solo centri religiosi, ma anche economici e di diffusione e conservazione della cultura. Infatti, nelle biblioteche dei monasteri furono raccolti, conservati e copiati moltissimi testi classici che, in tal modo, si salvarono dalla distruzione.

Il monachesimo benedettino fu propagato e diffuso grazie all'opera di san Gregorio Magno (540-604), il quale, monaco presso il monastero di Sant’Andrea a Roma, divenne vescovo di Roma. Il suo merito fu, prevalentemente, quello di aver compreso la distanza tra la Chiesa orientale e quella occidentale: in tal senso, pur riconoscendo l'autorità di Bisanzio, legò maggiormente il vescovo di Roma all'episcopato occidentale, conferendogli un ruolo di guida, e rafforzò la sua autorità politica nel ducato bizantino di Roma. Si impegnò inoltre nella conversione dei popoli di religione ariana, come i visigoti (nel 587 con re Recaredo) e i longobardi (all'inizio del VII secolo con re Agilulfo), ma soprattutto inviò in Inghilterra sant’Agostino, monaco benedettino, a evangelizzare gli anglo-sassoni ancora pagani. Sant’Agostino ottenne la conversione dei sovrani, riuscendo così a far ricostruire le antiche sedi episcopali (egli stesso divenne vescovo di Canterbury), a fondare monasteri e a favorire una cristianizzazione attenta nel rispettare gli usi locali. La penetrazione a nord dell'isola, portò i missionari benedettini a scontrarsi presto con gli evangelizzatori irlandesi, che però a partire dal 664, su decisione presa in comune accordo dai sovrani dei regni anglosassoni, devono ripiegare.

Dall'Inghilterra, dove più fertile è il movimento benedettino, inizia un percorso di evangelizzazione che interessa soprattutto il nord della Germania: l'anglosassone San Bonifacio di Winfrid nell'VIII secolo evangelizzò la Turingia e l'Assia e fondò diverse abazie. L'Inghilterra diventò così un centro propulsore di cultura cristiana e latina ed ebbe il ruolo decisivo di propagare il cristianesimo in regioni culturalmente e linguisticamente più vicine e legarle maggiormente al nuovo occidente cristiano, romano e germanico insieme.

[modifica] I barbari

Le Invasioni Barbariche sono state inventate durante il Rinascimento come semplificazione della storia antica vista come contrapposizione tra Civiltà (Roma) e Barbarie (i non Romani). In realtà, le società fuori dall'impero romano vedevano nella guerra e nel saccheggio una utile attività per i giovani e quindi ci fu sempre una minaccia di incursioni. A questo si aggiunse la necessità di allontanarsi di fronte a minacce di altri popoli semi-nomadi, come successe a Marcomanni e Goti.

La presenza di "Barbari" nell'impero va però vista in modo diverso. Fin dalla riforma di Settimio Severo, i soldati romani vennero a costituire una casta (ereditaria) di privilegiati mentre gli altri, soprattutto gli agricoltori, si trovarono oberati da tasse. Di conseguenza molti cercarono di abbandonare la terra per trasferirsi in città, fino al divieto di abbandonare la terra (servitù della gleba). Inoltre, l'ereditarietà del ruolo di soldato, rendeva sempre più difficile trovare persone adatte ad indossare le nuove pesanti armature che, adottate dai Parti, erano diventate necessarie anche per i romani, senza contare la nuova cavalleria corazzata, sempre di origine partica, che comportava cavalli e cavalieri giganteschi.

I legionari romani, invece, erano sempre più dei commercianti, attratti dai privilegi di ogni genere che continuavano a piovere su di loro, per essere i veri arbitri dell'elezione imperiale. A questo si fece fronte, all'inizio con arruolamenti di Germani (legalmente liberi di arruolarsi, a differenza dei cittadini Romani) e poi con la stipula di contratti con gruppi di guerrieri con relative famiglie, che ricevevano terre sottratte ai cittadini oltre a somme di denaro annuali per il loro servizio.

Le difficoltà di riscuotere le tasse necessarie a pagare le annualità portò alla concessione di regioni in cui questi "federati" avrebbero potuto riscuotere direttamente il denaro pattuito, in pratica a creare delle zone di "proprietà" di costoro. Ben presto il potere nominale dell'imperatore divenne inutile e quindi abolito, mentre sempre più numerosi gruppi esterni si introducevano nell'impero per disputare a chi lo deteneva il ruolo di "protettore", "federato": addirittura interi popoli, come nel caso del Goti e dei Longobardi, senza che questo debba far pensare a migrazioni bibliche: i Longobardi, ad esempio, erano 70.000. Tutto questo mantenendo sempre separati giuridicamente i vari componenti: i cittadini romani continuavano ad essere soggetti al diritto romano, mentre i federati ("barbari") avevano ognuno le loro leggi. Solo con Carlomagno questo sistema venne intaccato e cominciò a nascere l'Europa moderna.

[modifica] I regni romano-barbarici

Per approfondire, vedi la voce Regni latino-germanici.

A seguito della penetrazione dei popoli germanici nelle regioni occidentali dell'impero si formano delle unità politiche particolari che contribuiscono alla definitiva divisione dell'Europa ed all'incontro tra la civiltà classica, mediterranea, ed il mondo nordico e germanico. I primi regni romano-barbarici si caratterizzano per una limitata presenza degli elementi germanici e per un riconoscimento formale dell'autorità del re da parte di Bisanzio che conferiva una parvenza di legittimità allo stanziamento (oltre ad altri aspetti che verranno trattati in seguito).

I Visigoti, stanziatisi in Aquitania giunsero a controllare anche la Penisola iberica, ma, sconfitti dai Franchi nel 507, abbandonarono il Midi francese, per formare il Regno visigoto di Toledo, che avrà fine nel 711 con l'invasione araba. Il regno dei Burgundi viene cancellato dai Franchi nel 534 con la vittoria di Autun, mentre i Vandali stanziatisi nel nord Africa vengono sconfitti da Bisanzio nel 535. Il regno degli Ostrogoti, ha inizio nel 493 con la sconfitta degli Eruli di Odoacre, da parte di Teodorico con la approvazione dell'imperatore Zenone; a seguito dell'uccisione della figlia di Teodorico, Amalasunta, da parte del cugino Giustiniano inizia una guerra di conquista (guerra greco-gotica) che vede la conquista della penisola italiana soltanto nel 555.

La caratteristica principale di questi regni consiste principalmente nella permanenza delle istituzioni e delle cariche romane, che continuavano ad operare per le popolazioni conquistate e che, pertanto, assicuravano una certa continuità con l'ordinamento tradizionale; d'altra parte, i Germani continuavano ad essere organizzati secondo la loro organizzazione dell'esercito popolo in cui i capi militari guidavano singole comunità, così come i romani rispondevano alle proprie cariche e istituzioni. Perciò la giustizia era regolata in base alla personalità del diritto, ovvero alla scelta dell'ordinamento giuridico in base alla appartenenza etnica: i Germani ad esempio, continuavano a utilizzare la varie forme di giustizia, la faida, l'ordalia. Numerosi erano i codici che regolavano le consuetudini romane e germaniche: l'Edictum Theodorici (del re visigoto Teodorico II 453-466), la Lex Romana Wisigothorum, la Lex Romana Burgundorum etc. Il re aveva, dunque, una duplice funzione: da una parte era responsabile delle cariche romane, dall'altra continuava ad esercitare le funzioni di guida dell'esercito popolo, mantenendo, soprattutto, la sua carica militare tradizionale. Il riconoscimento da parte dell'imperatore di Bisanzio e il titolo di patricius purpureus, non sta a significare che il re recuperava le funzioni dell'imperatore, bensì che il re riteneva importante tale riconoscimento in quanto gli consentiva di legittimare il possesso delle terre di cui si era appropriato dopo la conquista e soprattutto dinastizzare questi possessi assieme alla carica: pertanto, le interpretazioni che hanno spesso attribuito ai primi regni una forma statualistica di tipo romano-bizantino, che vedeva al vertice un re, fonte del diritto, non sono sostanzialmente accettabili.

Questo processo è maggiormente evidente nel Regno dei Franchi Merovingi e nel Regno dei Longobardi: il re iniziò ad assumere importanza oltre che come guida degli uomini liberi dell'esercito popolo, anche in quanto più importante possessore fondiario, comportando, di fatto una patrimonializzazione della propria carica militare. Questo, ad esempio, comportò presso i Longobardi un cambiamento nella figura del re.

Il re, dopo la morte di Clefi attorno al 580, non venne più scelto dai duchi, ma soltanto dieci anni dopo venne eletto di nuovo come guida per contrastare i Franchi, pertanto, egli era considerato come suprema carica militare; mentre alla fine del VII secolo, avendo il re un possesso fondiario vastissimo, aveva un controllo su vasta parte della popolazione contadina inquadrata nel regime del colonato, nelle sue proprietà fondiarie: questo gli conferiva maggiore importanza anche in quanto era a capo di numerosi agenti signorili che gestivano i fondi del patrimonio regio ed amministravano una giustizia di tipo signorile, non più legata all'ordinamento tradizionale ma condizionata dal rapporto di coercizione del proprietario fondiario e chi era legato da vincoli di tipo patronale. In tal senso, alla fine del VII secolo erano frequenti gli scontri tra i gastaldi, agenti regi che imponevano nuove forme di giustizia nelle proprietà regie, e gli sculdasci, capi militari che erano preoccupati di far rispettare l'ordinamento dei liberi. Inoltre, il re longobardo, soprattutto nel secolo VIII, iniziò ad avere ruoli attivi anche di tipo assistenziale: sostentamento degli indigenti, delle vedove etc. Allo stesso modo i re merovingi, acquisendo con le conquiste un patrimonio consistente, acquisirono importanza non soltanto come capo militare di tutte le comunità di Franchi, ma anche come maggior possessore fondiario. Oltretutto il re, avendo a disposizione un patrimonio più vasto di altri signori fondiari (i cui più potenti erano i capi militari, conti, duchi etc.), aveva più terre da cedere in beneficio, pertanto legava a sé gran parte dell'aristocrazia franca: in tal modo il suo potere era tale non solo in virtù della sua carica popolare germanica, ma anche poiché legava maggiormente a sé i membri più importanti dell'aristocrazia franca. Tale sistema sarà maggiormente consolidato da Carlomagno, sotto il cui regno i rapporti vassallatici avranno maggior rilievo nel legare il re in modo diretto ai conti e ai duchi.

Come si può dedurre anche nel regno franco e longobardo le cariche dell'esercito popolo mantennero la loro funzione tradizionale: i duchi longobardi, stanziati nelle città italiane, non differivano nelle funzioni di guida della comunità dai conti merovingi. La differenza sostanziale, rispetto ai primi regni, consisteva nel fatto che l'elemento germanico e l'elemento romano hanno visto una fusione più consistente, specialmente nel regno franco, dove l'immediato abbandono dell'arianesimo favorì una più conciliante politica di convivenza; ciò comportò la scomparsa delle cariche romane (ovvero spesso la fusione: il "conte" merovingio nasce dalla fusione tra il capo militare franco il "graphio" stanziatosi nelle città, e il "comes civitatis" romano ad esso preesistente), ma soprattutto lo sviluppo di un sistema di giustizia che faceva unicamente riferimento al modello germanico, con la fusione delle norme romane e germaniche in un unico diritto consuetudinario, tutelato dalle cariche popolari germaniche e secondo la prassi della giustizia privata.

Un altro elemento di novità, che si è accennato, consiste nello sviluppo di un regime di tipo curtense. Innanzitutto è importante osservare che in seguito allo stanziamento nelle terre conquistate, i capi militari acquisirono almeno due terzi delle terre dell'aristocrazia romana; pertanto, nella società germanica iniziò la rottura di una organizzazione sociale teoricamente egualitaria, in cui tutti gli uomini che possono combattere sono liberi: infatti i possessori romani e i nuovi possessori germanici formarono un'aristocrazia fondiaria dai contorni sempre più definiti (a partire soprattutto dal VII sec.), mentre ai romani già inquadrati nelle ville romane, legati al padrone da regime colonico, si aggiungevano elementi germanici di rango più basso. Pertanto, la fusione ci fu su due livelli, delle aristocrazie e delle popolazioni rurali, inquadrati nelle curtes. La conseguenza maggiore fu la difficoltà dei capi militari nella tutela dell'ordinamento tradizionale contro una giustizia che il possessore fondiario applicava in modo autonomo, senza ricorrere alla assemblea dei liberi ed alla guida della comunità: pertanto, spesso ricorreva all'impiccagione o ad altre forme di giustizia diretta, senza tener conto delle forme di giustizia consuetudinaria.

Ma il problema è che spesso, proprio chi presiedeva la corte di giustizia popolare, infrangeva la prassi della tradizione germanica, nell'ambito dei suoi possessi fondiari. Pertanto, il controllo sociale che il signore fondiario esercitava sulle comunità rurali, nell'ambito delle sue curtes, andò lentamente ad esautorare l'autorità delle cariche tradizionali, sempre meno capaci di esercitare il banno e far rispettare la giustizia tradizionale: i contadini, che rispondevano a un conte, autorità popolare, erano però sottomessi ad un regime colonico e ad un signore fondiario che spesso presiedeva una corte di giustizia domestica, del tutto autonoma.

In seguito alla divisione dell'Impero carolingio ed, in particolare, alle invasioni di Ungari, Arabi, Vichinghi nel IX-X secolo, le cariche militari tradizionali, in particolare il re, cessarono sostanzialmente di esistere nella forma propria dell'ordinamento germanico, infatti il potere pubblico, nella incapacità del re di convocare il popolo in battaglia contro i nuovi invasori, nella incapacità delle autorità tradizionali di difesa delle comunità minacciate, andò frazionandosi nelle mani dei signori fondiari più intraprendenti, che si appropriarono dei titoli della tradizione germanica, dinastizzandoli, per conferire legittimità alla propria autorità.

[modifica] Principali regni romano-barbarici

[modifica] I Longobardi

Per approfondire, vedi la voce Longobardi.

[modifica] I Franchi

Per approfondire, vedi la voce Franchi.

[modifica] L'apporto culturale delle tribù germaniche

Con l'inizio del Medioevo cominciò un inevitabile confronto tra l'antica e raffinata cultura romana e quella più rozza, ma allo stesso tempo più energica, dei Germani. Poiché nei nuovi regni i Romani più colti furono impiegati nell'amministrazione della legge, dell'economia e come insegnanti, le usanze germaniche si imposero in modo particolare nel campo bellico e nelle abitudini quotidiane, mentre lingua e giurisdizione rimasero tendenzialmente su base latina. Tuttavia, sono numerosissimi gli esempi di vocaboli di origine germanica che già prima dell'anno Mille entrarono a far parte, nel nostro caso, dell'italiano, quasi tutte inerenti all'arte bellica: agguato, guardia, guerra, schiera, spia, trappola, zuffa, eccetera.

Dai Germani abbiamo importato molte delle pratiche e dei metodi che oggi sono diffusi in tutta l'Europa, nonché nei territori d'oltreoceano conquistati. Essi mangiavano prevalentemente carne e prevalsero sulla tradizione del pesce; non consumavano i pasti comodamente sdraiati su triclini, ma sedevano a tavola su comuni sgabelli. Erano i migliori fabbri dell'Occidente e i loro spadoni lunghi e pesanti presero il posto delle lance e delle spade corte. Ciò nonostante, non sapevano usare pietra e mattoni - mentre l'abilità dei costruttori romani era proverbiale - e non avevano Stato. Essendo analfabeti difettavano di leggi scritte, e quelle tramandate oralmente erano poche e imprecise. Romani e barbari non erano però completamente differenti, ma avevano alcune usanze comuni, di poca importanza e slegate tra di loro: l'amore per i gioielli, per esempio, o l'assenza di sella e staffa per cavalcare. Insomma, la cultura germanica, fondata su secoli di saccheggi, non riuscì né sentì il bisogno di eliminare quella romana, fondata su secoli di politica, ed ogni popolo donò le proprie caratteristiche migliori per dare vita ai regni romano-barbarici.

[modifica] La società dei Germani

La società dei Germani era organizzata in base a criteri del tutto diversi rispetto alla società romana, fondata sul riconoscimento di un'autorità pubblica, lo stato, fonte del diritto, e caratterizzata dalla presenza di un apparato burocratico e di un sistema fiscale; soprattutto i popoli germanici erano popoli non stanziali, in cui il nomadismo era correlato con la ricerca di maggiori risorse, ed in particolare erano popoli guerrieri, alla ricerca di comunità e villaggi da depredare.

Si comprende allora la semplicità di un ordinamento sostanzialmente "primitivo" fondato prevalentemente da norme consuetudinarie, che riflette l'assenza di un potere definito cui rispondono i membri della comunità. Al contrario, hanno un ruolo decisivo i rapporti di tipo personale, o parentale, che determinano la coesistenza di diversi momenti aggregativi della società. Ad esempio, la Sippe, che rappresenta una unità parentale, aggregato di famiglie legate da vincoli di sangue che provvedeva alla difesa e al sostentamento comune, coesisteva con un'altra forma di legame, il comitatus, un seguito di armati che circondava un guerriero più valoroso: questi offriva parte del bottino delle scorrerie, in cambio di fedeltà e aiuto in battaglia. Tale vincolo di fedeltà era forte per lo più in tempo di guerra, ma anche nei periodi di pace doveva restare ben saldo.

Inoltre, i processi di ricomposizione tra due membri della comunità, in seguito ai reati, ovvero alla violazione delle norme vigenti, non avvenivano attraverso il ruolo attivo di una autorità pubblica che garantiva essa stessa la giustizia, bensì la corte di giustizia, presieduta da un'assemblea di liberi, vigilava sul corretto svolgimento della ricomposizione. Questa, pertanto, si svolgeva in modo privato ovvero il processo aveva uno scopo esclusivamente dichiarativo. Le più diffuse forme di giustizia erano la "faida", la vendetta privata, per cui si aveva il diritto di infliggere lo stesso torto subito; e il guidrigildo, ovvero la ricomposizione tramite una somma di denaro.

La struttura fondamentale della società germanica, nonostante le varie forme associative, era comunque di tipo militare, nel senso che si trattava di un "popolo-esercito" perennemente organizzato in funzione della guerra: i capi militari guidavano ciascuno un numero variabile di uomini liberi in battaglia, mentre in pace assicuravano la protezione di tale comunità, e presiedevano la corte di giustizia che rispondeva alla comunità che a lui faceva capo: questi erano, pertanto, detentori del "banno", il diritto di giudicare e di punire. I conti erano i più importanti tra i capi militari, ma erano presenti anche capi alla guida di contingenti più ridotti, come i millenari, centenari o decenari.

Il re, naturalmente, rappresentava il capo militare più importante dell'intero popolo e aveva un ruolo non diverso dagli altri capi militari, ma era più attivo soprattutto quando guidava l'esercito alla conquista di nuove terre. La corte popolare che egli presiedeva, ovvero l'assemblea dei liberi, era la più importante poiché ciascun libero, pur dipendente da un altro capo militare, poteva appellarsi ad essa. Tali cariche militari erano generalmente elettive, ed erano scelte dalla assemblea dei liberi che in origine accoglieva tutti i membri della comunità del popolo ovvero delle singole comunità se era convocata da capi minori: in seguito, però, iniziò ad essere preclusa ai liberi di minor rango sociale, considerando che il possesso della terra, generava elementi più importanti economicamente.

[modifica] Nascita del Sacro Romano Impero

Per approfondire, vedi la voce Sacro Romano Impero.

Il conflitto tra il papato e Costantinopoli, che si era creato con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, si acuì sotto il regno dell'imperatore bizantino Leone III di Bisanzio, il quale proibì l'uso delle immagini sacre nelle cerimonie religiose causando la rottura con il papato (730-732).

[modifica] Carlomagno

Per approfondire, vedi la voce Carlomagno.

Carlo condusse diverse campagne militari di successo, specie contro i Sassoni e gli Avari, convertiti a forza al Cristianesimo. Un sostanziale fallimento fu invece la sua azione contro gli Arabi di al-Andalus che doveva servire a qualificarlo come "difensore" della Cristianità, rinverdendo il passato trionfo del nonno Carlo Martello contro i musulmani nella Battaglia di Poitiers. Non solo Carlo dovette rinunciare al suo assedio di Saragozza, vuoi per l'indisponibilità dei cristiani spagnoli di avere Carlo come loro "difensore", vuoi per l'arrivo di inquietanti notizie circa un'improvvisa grave ribellione dei Sassoni, ma la sua retroguardia, nel valicare i Pirenei per tornare in territorio franco, fu decimata dalle popolazioni basche (in parte sommaria cristianizzate ma ancora sostanzialmente pagane) nel famoso passo di Roncisvalle: episodio ricordato nei secoli avvenire dalle Chansons des gestes. Carlo assunse ciò nonostante l'epiteto onorifico di "Magno".

[modifica] L'organizzazione del Sacro Romano Impero

Carlomagno era a capo di una federazione di popoli che conservavano i loro costumi. L'organizzazione del vasto impero creato da Carlomagno si caratterizza per la permanenza delle cariche elettive della tradizione germanica, tra le quali i conti costituivano la più importante. Questi mantenevano le funzioni tradizionali dell'età merovingia: presiedevano l'assemblea dei liberi, esercitavano la giustizia e riunivano sotto il loro comando la comunità di liberi in caso di guerra. I conti, nonostante vengano indicati, per comodità, a capo di una circoscrizione, non governavano una unità territorialmente definita, bensì guidavano una comunità di individui che si riconoscevano come Franchi: in Italia infatti, essendo i Franchi poco numerosi anche dopo la conquista, si mantenevano attive le cariche longobarde, i duchi, così come in Sassonia prevalevano le autorità proprie di quel popolo.

La maggiore differenza consiste nel fatto che i conti diventarono i possessori fondiari più importanti, sia per le proprie terre in allodio, sia per le terre concesse in beneficio, da parte del re o di un altro signore più potente, cui si legavano. Questo comportò una duplice funzione: carica popolare della tradizione germanica e signore fondiario di vaste curtes, che lo rendeva responsabile di una giustizia, nelle sue terre, di tipo signorile, che proprio egli nella tutela dell'ordinamento tradizionale, doveva combattere. In tal senso, i continui capitolari del re, e gli appelli inviati tramite i suoi emissari, i missi dominici, erano indirizzati ai conti nella necessità di richiamarli al rispetto delle consuetudini popolari nelle loro proprietà, e in favore delle comunità sottoposte al patronato di altri signori, nell'ambito della sua potestà.

La presunta centralizzazione dell'Impero carolingio pertanto, deve essere considerata in base al più frequente legame del re, la cui carica popolare era ora maggiormente legittimata nella nuova veste di imperatore cristiano, con i capi militari. La difficoltà da parte del re di gestire le terre fiscali in suo possesso lo portò a favorire la concessione di numerose curtes in beneficio, in favore di importanti elementi della nobiltà fondiaria, i quali, la maggior parte, ricoprivano le cariche popolari: i conti, dunque, oltre a rispondere al re come capo dell'esercito popolo, gli erano fedeli in quanto membri della sua clientela vassallatica, e in base a ciò erano legati ad alcuni obblighi che tale legame comportava, la fedeltà, particolarmente militare, il consiglio.

D'altra parte è importante considerare che erano diversi gli elementi a capo di una clientela vassallatica, e la interpretazione tradizionale che trasferisce al Regno franco una piramide feudale che fa capo al re, in cui tutti i funzionari erano suoi vassalli, non è accettabile, e si tratta di un trasferimento all'età carolingia di un sistema organizzativo presente soltanto a partire dal XIII sec. quando il re, in effetti, lega a sé i principi territoriali tramite il suo riconoscimento di signore feudale di tutto il regno. Nel periodo carolingio il rapporto vassallatico ha una funzione importante, (sarà decisivo mezzo di ricomposizione territoriale soltanto tra il X e XII) ma non costituisce un sistema definito, e soprattutto l'ordinamento prevalente, anche sotto Carlomagno, resta quello tradizionale dell'esercito popolo. Il re inoltre disponeva di cariche importanti come gli scabini - giudici che tutelavano la giustizia tradizionale - e i marchesi. Questi ultimi erano posti alla guida delle regioni periferiche dell'impero, e avevano la funzione di guidare le autorità più importanti, raggruppando più contee, ed avevano funzione prevalentemente di coordinamento militare.

[modifica] Economia

Mentre l'impero romano d'Occidente aveva basato la propria economia sugli scambi commerciali, soprattutto marittimi e sulla vita urbana, gravitando verso il Mediterraneo, il Sacro Romano Impero aveva come base economica l'agricoltura latifondistica, caratterizzata prevalentemente da una produzione di sussistenza. Le curtes erano articolate in base ad una distinzione tra la terra direttamente gestita dal proprietario fondiario attraverso manodopera servile direttamente alle sue dipendenze, la pars dominica (terra del dominus), e la terra data in concessione ai coloni, la pars massaricia. Quest'ultima era composta da piccoli poderi, detti mansi, sufficienti al sostentamento di una famiglia, concessi in affitto a famiglie di massari liberi in cambio di un canone in denaro o in natura oppure affidati al lavoro dei servi casati. I massari pagavano al proprietario il canone e si impegnavano ad effettuare nella pare dominica un certo numero di servizi per il signore, detti corvées (richieste).

Le curtes non rappresentano territori compatti, ma risultano frammisti spesso a possessi di altri signori fondiari, indominicati o in concessione: i "villaggi" erano spesso collocati dove maggiore era la concentrazione di terre frammiste, e riunivano le abitazioni di coloni che rispondevano a diversi signori. Gli scambi erano quasi del tutto inesistenti, tuttavia viene valutato in modo piuttosto positivo il ruolo delle eccedenze della produzione fondiaria: nei villaggi o in centri più consistenti e di nuova formazione, erano frequenti piccoli mercati locali, dove lo scambio avveniva prevalentemente tramite il baratto, data la scarsità di monetazione. Perciò è indubbia la presenza di scambi spontanei, regionali: d'altra parte le rotte continentali nord-sud, vedevano commercianti musulmani che dalle sponde occupate dell'Africa proponevano beni di lusso e merci pregiate, così come i Frisoni, attivi nella regione moso-renana, e gli Ebrei.

È in questo periodo grosso modo (per tutto il sec. IX) che si assiste alla nascita di insediamenti più consistenti: questi erano prevalentemente collocati alla foce di corsi fluviali, presso sedi di zecche (come nella zona moso-renana), oppure presso sedi vescovili, e in generale in prossimità di nuclei più antichi di urbanizzazione romana (in particolare nelle regioni mediterranee). Soltanto oltre il sec. IX, nel X e XI l'incastellamento favorirà una concentrazione territoriale che vede la fine della dispersione in insediamenti sparsi propri del regime curtense, e l nascita, a partire dai castelli di città vere e proprie. Inoltre, è a partire dall'età carolingia che vengono applicate nuove tecniche agricole fondamentali per il futuro incremento produttivo del suolo: l'utilizzo del mulino ad acqua, il collare per buoi e cavalli posto in posizione più comoda, l'abbandono dell'aratro in legno in favore di quello in ferro, la rotazione triennale.

In sintesi, in un ottica più ampia, è a partire dall'inizio del sec. IX, nonostante le invasioni, che inizia quel movimento che comporterà un aumento della resa agricola e conseguentemente demografico, fondamentale per la rinascita dell'occidente medievale. Certamente, nel periodo carolingio, l'elemento più rilevante, rispetto al quadro desolante dei due secoli precedenti, sembra limitarsi ad una riorganizzazione della produzione agricola nella nascita della villa classica carolingia: le vie di comunicazione sono sempre prive di manutenzione, e le vie fluviali e marittime sono privilegiate.

[modifica] Rinascita carolingia

Carlomagno sostenne una ripresa culturale (rinascenza carolingia), favorita dall'influenza della cultura anglosassone, che si concretò nell'istituzione della scuola palatina, presso il palazzo reale di Aquisgrana: fu favorito l'insegnamento delle arti secondo la divisione nel trivium, e nel quadrivium, in un rinnovato interesse per gli studi classici. In generale ripresero vigore le scuole presso le sedi vescovili, le scuole cattedrali, e nei monasteri. I più importanti autori contemporanei (e vicini) a Carlomagno sono ricordati prevalentemente per opere storiche: Eginardo, scrisse un importante l'unica biografia di Carlo "Vita Karoli", in cui il sovrano è tratteggiato prevalentemente secondo la tradizionale regalità germanica; e Paolo Diacono, longobardo, che fu autore dell'"Historia Langobardorum", opera fondamentale per la storia del regno longobardo. Alcuino di York, fu importante per la direzione della Schola Palatina.

È nel periodo carolingio che viene elaborata una nuova forma di scrittura, la minuscola carolina, inventata per facilitare il lavoro di copia degli amanuensi e la lettura dei testi essenziali, costituendo la base di ogni successiva corsiva minuscola.

[modifica] Nascita della società feudale

Per approfondire, vedi la voce Feudalesimo.

[modifica] Gli Arabi

Nel VI secolo, la Penisola arabica era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da tribù nomadi indipendenti mentre in quelle meridionali erano attive, sotto il nome di Himyariti (i latini Homerites), gli eredi dei grandi regni sabei, del Hadramawt, del Qataban, di Awsan e dei Minei, tutte culture sedentarie estremamente progredite nelle conoscenze idrauliche e assai attive fin dal secondo millennio a.C. nel commercio dei cosiddetti "aromata", fra cui il famoso incenso, assai richiesti in area mediterranea, mesopotamica e iranica.

I beduini, abitanti della steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di produzione che si legava strettamente all'allevamento di ovini e del dromedario (arabo jamal, collettivo ibil) e assaltando altri gruppi nomadi o le carovane dei mercanti. Erano politeisti e il santuario di Mecca era forse il più importante centro di incontro sia religioso sia commerciale, quanto meno nella regione del Hijāz.

All'inizio del VII secolo, Maometto riuscì a fare degli Arabi una Nazione, fondando uno Stato teocratico.

[modifica] Muhammad (570-632)

Per approfondire, vedi la voce Maometto.

Quando Muhammad morì nel 632, già per disposizione del primo califfo, Abū Bakr, ma assai più per volontà del terzo califfo ʿUthmān b. ʿAffān, furono raccolte le tradizioni orali e i pochissimi appunti scritti relativi al Corano, il libro sacro dell'Islam, ma anche la sua legge, perché nello Stato islamico la sovranità appartiene a Dio. Il Corano, tra i tanti altri precetti etici, autorizzava, e in certi casi ordinava, la "guerra santa" (il jihād) per difendersi dai propri nemici ma anche per diffondere la religione di Allāh.

I successori politici di Muhammad, i califfi, avviarono una fortunata e rapida espansione territoriale, occupando Gerusalemme e Damasco e annientando l'Impero Persiano sasanide.
Al 717 risale l'assedio di Costantinopoli, nel corso del quale fu però distrutta la flotta araba, impedendo temporaneamente l'espansione verso la penisola balcanica.

Nel 711, gli Arabi conquistarono la Penisola iberica, ponendo fine al regno visigoto, e passarono i Pirenei, ma nel 732 furono fermati nella battaglia di Poitiers dai Franchi di Carlo Martello. Nel Mediterraneo gli Arabi (detti talora Saraceni) conquistarono la Sicilia, toccarono la Sardegna e la Corsica, oltre che un tratto della costa provenzale e parte della Calabria, della Puglia e della Campania.

La diffusione del dominio arabo-musulmano non fu solo dovuta ai successi militari ma fu favorita dal fatto che molte popolazioni, soggette ai Bizantini o ai Persiani sasanidi, preferirono sottomettersi agli Arabi, piuttosto che pagare le fortissime tasse richieste dai persiani. Secondo la legge coranica, inoltre, i convertiti ottenevano i pieni diritti civili ed erano tenuti solo al versamento dell'elemosina legale (zakāt), mentre coloro che, come gli Ebrei, preferivano restare fedeli alla propria religione erano tenuti a pagare tasse non esorbitanti mantenendo libertà assoluta di culto e, con qualche limitazione, di commercio, seguitando autonomamente a gestire il proprio statuto personale (matrimonio, divorzio, eredità).

Un importante tramite fra mondo islamico e cristiano latino furono gli ebrei. Se non si è ancora ben certi di chi fossero in realtà i Radaniti che operarono fra al-Andalus e le regioni franche al di là dei Pirenei, siamo però ben documentati circa l'azione intermediatrice svolta da un po’ tutti gli ebrei spagnoli che, sfruttando la benevolenza dei governi islamici, si avvalsero della loro possibilità di aggirare la norma coranica che vieta il cosiddetto “commercio di denaro” ai musulmani e, in definitiva di lucrare sulle plusvalenze.

In al-Andalus gli Ebrei Sefarditi costituirono una fondamentale classe mercantile che godeva in qualche misura del vantaggio di un analogo statuto giuridico concesso loro dal mondo cristiano che conosceva un identico divieto di conseguire interessi economici su un capitale, importando ed esportando le preziose merci prodotte nell'area islamica e trafficando sui beni che riusciva a produrre il mondo cristiano latino (un esempio è rappresentato dal panno di lana), oltre a tutte le materie prime (specialmente ferro e legname) che difettavano in al-Andalus.

L'apporto ebraico non fu tuttavia solo di tipo economico-finanziario bensì, in misura tutt’altro che trascurabile, anche scientifico e artistico. Grazie ai divieti islamici che impedivano agli ebrei determinate professioni (soldato, giudice e proprietario terriero), gli israeliti furono indirettamente costretti ad occuparsi oltre che di commercio anche di tutte le cosiddette professioni “liberali” (nel senso di libere), tra cui quelle del medico, del farmacista, dello studioso e del traduttore, trovando benevola e conveniente accoglienza nella società islamica andalusa, giungendo ad occupare non di rado importanti funzioni burocratico-amministrative (anche ai massimi livelli vizirali) nella macchina governativa islamica.

L'elemento arabo-berbero (ma non dimentichiamo anche la presenza persiana) portò all'Occidente cristiano nuove conoscenze tecnologico-scientifiche, specie nell'agricoltura, con l'introduzione di non poche piante del tutto sconosciute (canna da zucchero, carciofo, riso, spinaci, banane, zibibbo, cedri, limone, arancia dolce o cotone, come pure spezie di vario tipo, quali la cannella, i chiodi di garofano, la noce moscata - ossia di Masqat - il cardamomo, lo zenzero e lo zafferano) ovvero reintroducendo colture abbandonate dalla fine del cosiddetto periodo classico "antico" (innanzi tutto l'ulivo o l'albicocco). Furono introdotte le tecniche costruttive dei mulini ad acqua e a vento, la carta (di provenienza cinese), e tecniche bancarie quali l'assegno e la lettera di cambio, senza dimenticare il formidabile apporto nella scienza della matematica, quali l'algebra o la trigonometria, il sistema decimale (elaborato in ambito indiano o il concetto di zero.

I musulmani svilupparono grandemente la medicina, l'alchimia (genitrice della moderna chimica) e l'astrologia, con gli annessi studi astronomici (da ricordare l'introduzione dell'astrolabio). Anche nella filosofia il loro apporto contributivo per l'Europa continentale fu formidabile massiccio e, grazie alle traduzioni da essi approntate o da essi commissionate, si tornò a conoscere non pochi testi di filosofia e di pensiero scientifico prodotto in età ellenistica. Grazie a tali traduzioni l'Europa occidentale e centrale (che aveva quasi del tutto cancellato il ricordo del retaggio culturale espresso nell'antichità classica in lingua greca) tornò in possesso di opere da tempo trascurate e a rischio di totale oblio.

I musulmani sotto dominazione abbaside, fatimide e andalusi crearono biblioteche e strutture d'insegnamento pubbliche che - come nel caso di Cordova - costituirono di fatto le prime università del Vecchio Continente, alimentate dal sapere della cultura persiana antica, da quella indiana e da quella greca ed ebraica. In Occidente la fama di medici quali Avicenna e Razī divenne duratura, tanto che i loro lavori divennero libri di testo fino al XVIII secolo, mentre di notorietà non minore fruirono gli studi di filosofi quali Averroè (che di Aristotele "il gran Comento feo", diceva Dante Alighieri) e Geber, considerato per secoli anche in ambito cristiano il più grande alchimista.

Classi sociali nelle zone conquistate dagli Arabi:

1. Il potere politico era in toto riservato all'elemento islamico conquistatore. 2. I convertiti all'Islam (mawali) avevano teoricamente gli stessi diritti dei musulmani di prima generazione ma per tutto il primo secolo islamico (VII-VIII d. C.), sia in Asia e in Africa, sia in al-Andalus, i diritti politici pieni furono loro speciosamente negati dai conquistatori che li forzarono talora a pagare tributi cui i convertiti dovevano in teoria essere del tutto esentati, assoggettati come sarebbero dovuti essere alla sola zakat. 3. I non-musulmani godevano di diritti civili alquanto ridotti e pagavano tributi non eccessivi (jizya e kharaj) ma in ogni caso più gravosi di quelli dovuti dai musulmani. 4. Gli schiavi - pur trattati con relativa umanità - non avevano diritti politici ed economici, anche se, a partire dal IX secolo d. C., fu loro aperta la carriera militare. Massimamente preferiti erano per il "mestiere delle armi" i Saqaliba (all'incirca traducibile con “Schiavoni”), provenienti dalle aree balcaniche ma anche dalle regioni franco-germaniche e dalla stessa Italia.

Dalla morte di Muhammad, nel 632, fino al 661 si succedettero alla guida dei musulmani quattro califfi elettivi che mantennero la capitale a Medina e che i musulmani definiscono "ortodossi" (al-rāshidūn).
Intorno al 661 i musulmani cominciarono a differenziarsi. Dapprima con il kharigiti, con l'alidismo (poi evoluto nello sciiti, con il mutaziliti e, infine col sunniti.
Punto di grande divergenza fu a chi competesse guidare la Umma islamica, coi kharigiti che indicavano il migliore dei musulmani, a prescindere dalla sua razza e dalla sua condizione sociale, con gli alidi (poi sciiti) che limitavano alla sola famiglia stretta del Profeta Muhammad (la Ahl al-Bayt) tale diritto e con i sunniti che, pur preferendo che il califfo fosse arabo e della stessa tribù del Profeta, non indicavano tutto questo come condizione dirimente e assoluta (tant'è vero che nel XIII secolo Ibn Taymiyya, un noto pensatore hanbalita, pensava possibile un califfato mamelucco (e quindi turco) per il fatto che proprio i Mamelucchi erano stati in grado di avanzare la catastrofica avanzata mongola con la vittoria inattesa di Baybars a ʿAyn Jālūt (La fonte di Golia), in territorio palestinese.

Nel 661 fu fondata la dinastia degli Omayyadi, il califfato divenne ereditario e la capitale fu spostata a Damasco: nel 750 prese il potere la dinastia degli Abbasidi e la capitale fu portata a Baghdad, anche se per qualche decennio fu edificata una nuova capitale a Sāmarrā', nell'attuale Iraq.

[modifica] I califfi "ortodossi"

Nel 632, alla morte di Muhammad nella Penisola le opposizioni interne erano state sconfitte ed era stata raggiunta l'unità religiosa degli Arabi. I territori circostanti erano controllati in gran parte dall'impero bizantino e dalla dinastia persiano-sasanide.

Vari furono i motivi che spinsero gli arabi alla successiva campagna di conquiste, da un lato scontri passati con le forze persiane avevano dimostrato la superiorità della cavalleria leggera araba sui catafratti e si era quindi diffusa la convinzione di poter battere l'impero persiano; dall'altro lato una serie di rivolte interne affrontate dal primo successore di Muhammad, Abū Bakr (632-634), che ebbe il titolo di califfo, cioè di vicario del Profeta, spinsero a dirigere la combattività verso obiettivi esterni.
Tutto il governo del primo califfo fu infatti impegnato nella cosiddetta "guerra della ridda", per domare le tribù beduine che pensavano di poter recuperare la loro libertà d'azione precedente alla loro conversione o alla loro sottoscrizione di un accordo con la Umma islamica di Medina.

Le truppe arabe, comandate dal successivo califfo ʿUmar b. al-Khattāb (634-644) riuscirono con una serie di vittorie sui pur agguerriti eserciti bizantini guidati dall'imperatore Eraclio a occupare Damasco, fatale ai bizantini fu la battaglia del Yarmuk in cui una serie di errori da parte dei comandanti dell'esercito provocarono la disfatta e il ritiro delle truppe bizantine. Nel 638 gli arabi conquistarono anche Gerusalemme e, nel 642, conquistarono l'impero persiano. Dopo la morte di ʿOmar, sotto la guida del terzo califfo elettivo ʿOthmān ibn ʿAffān (644-656) l'espansione continuò verso l'Armenia, e lungo la costa africana del Mediterraneo fino alla Tunisia.

Tramite contatti con le popolazioni semitiche siriane e con quelle cristiane copte d'Egitto, gli arabi avevano ulteriormente migliorato le loro già buone tradizioni marinare, iniziarono quindi ad inoltrarsi nel Mediterraneo dove, battuta la flotta bizantina, occuparono Cipro dando inizio alla talassocrazia araba, almeno nel quadrante centrale e occidentale del Mediterraneo, in quello orientale il controllo dei mari fu sempre aspramente conteso ai Bizantini che coi loro dromoi (flotte) conservarono un'eccellente capacità dissuasiva.

Il califfo ʿOmar si dedicò al rafforzamento delle strutture amministrative, stabilì con l'istituto del dīwān (amministrazione scritta) che gli infedeli "protetti" versassero un'imposta personale (jizya) e una tassa fondiaria (kharāj), mentre i musulmani e i convertiti all'Islam pagavano una sola tassa, l'elemosina obbligatoria (zakāt). Lo stato requisì le terre abbandonate dal proprietari di fronte all'avanzata delle truppe mentre per i proprietari rimasti furono istituite delle tasse fondiarie; venne creato un efficiente organo amministrativo, che aveva il compito specifico di pagare il soldo ai combattenti e le pensioni alle vedove dei caduti e ai loro figli rimasti orfani (dīwān al-harb, cioè "amministrazione militare").

Al tempo di ʿOthmān cominciarono a delinearsi contrasti e conflitti nel mondo arabo. Il califfo fu accusato di favorire i propri potenti famigliari, gli Omayyadi. Contemporaneamente, poiché ʿOthman aveva provveduto a una definitiva redazione scritta del testo coranico, si ribellarono i Qurrà, o "recitatori" del Libro sacro, che contribuirono (con le insoddisfatte popolazioni egiziane e di Kufa) a provocare nel 656 un complotto che finì con l'assassinio dello stesso califfo.

Per alcuni anni il califfato fu retto da ʿAlī b. Abī Ṭālib, cugino e genero di Muhammad, che dovette lottare contro gli Omayyadi e affrontare la rivolta scismatica del kharigiti, culminata nel 661 nell'assassinio dello stesso ʿAlī, ucciso da un kharigita avverso tanto a lui quanto al suo antagonista Muʿāwiya b. Abī Sufyān, che chiedeva si punissero i responsabili dell'omicidio del suo parente ʿOthmān e che sarà il fondatore della dinastia omayyade. L'uccisione di ʿAlī causò la nascita di un forte sentimento alide che più tardi evolverà nello Sciismo, che sosteneva per ʿAlī e i suoi diretti discendenti il legittimo potere califfale.

Dal 661, fino al 750, il califfato diventò dinastico e fu retto da una serie di califfi appartenenti tutti alla famiglia omayyade, del ramo sufyanide dapprima e di quello marwanide poi.

[modifica] Il califfato arabo degli Omayyadi

Nel 732 furono respinti a Poitiers (Francia) da Carlo Martello.

A causa della sua vastità l'impero, verso la metà dell'VIII secolo entrò in crisi. La dinastia omayyade dovette affrontare l'opposizione alide e il crescente malumore dei convertiti non arabi (mawālī), insofferenti del sistema burocratico e fiscale con il quale gli Omayyadi controllavano l'impero. Entrambi contribuirono al successo della rivolta guidata dalla famiglia meccana degli Abbasidi che nel 750, dopo una serie di vittorie militari, presero il potere e sterminarono gran parte della famiglia degli Omayyadi. L'unico superstite si rifugiò in al-Andalus dove fu acclamato come emiro dopo aver sconfitto il vecchio governatore che s'era reso in quei frangenti autonomo. I suoi discendenti, nel X secolo, ripresero il titolo di califfo con ʿAbd al-Rahmān III.

[modifica] Il califfato degli Abbasidi

Da al-Mansūr ad al-Mutawakkil il califfato conobbe la sue epoca d'oro, con un impero vastissimo che toccava da una parte l'Atlantico e dall'altra penetrava nel sub-continente indiano. L'eccessiva ampiezza fece lentamente collassare il sistema, con un'amministrazione fiscale sempre più preoccupata a drenare risorse per forze armate pletoriche e relativamente efficienti e disciplinate. Questo aveva perso le sue caratteristiche nazionali e, se già con la caduta degli Omayyadi s'era persa la caratterizzazione araba a vantaggio di quella iranica, con il califfato di al-Muʾtasim aveva fatto il suo prepotente ingresso sulla scena l'elemento turco. Inizialmente schiavo, l'elemento turco prese via via consapevolezza della sua forza e della sua centralità nella risoluzione delle continue tensioni che muovevano la periferia contro il centro.

L'enorme dilatazione del califfato e la sempre minor efficienza dell'amministrazione favorirono rivendicazionismi nazionali e, dopo l'autonomia di governo riconosciuta dagli Abbasidi ad Aghlabidi e Tahiridi, si ebbero le prime esperienze indipendentistiche, prima delle quali fu quella dei Tulunidi in Egitto e Siria (si veda Storia dell'Egitto tulunide). Si formarono così, con l'andare del tempo, emirati e sultanati indipendenti, non di rado in lotta fra loro. Tutto ciò moltiplicò le corti dando nuovo respiro all'economia (in grado ora d'investire sul posto e di non essere costretta ad arricchire il solo centro dell'impero), oltre che alla scienza e alle attività culturali in genere grazie a una vivace committenza da parte dei vari sovrani.

[modifica] Gli Arabi in Sicilia

La grande offensiva araba che investì il Mezzogiorno d'Italia nel corso dell'VIII e del IX secolo ebbe come protagonista la dinastia degli emiri aghlabidi, consolidatasi a partire dall'800 in quel periodo in quella regione che gli Arabi chiamavano Ifrīqiya e che era costituita in pratica dalla Tunisia, da parte dell'Algeria occidentale e piccole parti della Cirenaica.

La penetrazione araba in Sicilia ebbe inizio nell'827, sostenuta dal nobile locale Eufemio in chiave anti-bizantina, ma l'esercito arabo-berbero, guidato inizialmente dall'anziano giureconsulto Asad ibn al-Furāt, impiegò numerosi decenni prima di superare la forte resistenza locale e quella dei Bizantini che avevano il controllo dell'isola. In Sicilia, dopo la caduta di Palermo nell'831, sorse così un emirato che, nell'899, diventò di fatto autonomo per quasi un secolo dal potere dei Fatimidi che, nel frattempo, avevano sostituito in Ifrīqiya gli Aghlabidi.

Mediante una lenta conquista prolungatasi per tutto il secolo e completata nel 902 con la caduta di Taormina, gli Arabo-Berberi d'Ifrīqiya si insediarono stabilmente in Sicilia, sostenuti con una consistente immigrazione dal Nord Africa e da una riuscita opera di islamizzazione delle popolazioni isolane, soprattutto nella zona occidentale dell'isola, pur se maggioritario rimase comunque l'elemento latino e greco e anche se non deve essere trascurato il ruolo delle comunità ebraiche che abbandonarono l'isola solo molti secoli dopo, per disposizione spagnola.

Nel resto del Meridione, ad eccezione dell'emirato di Bari, che peraltro non si orientò mai verso la costruzione di un dominio regionale, e di quello di Taranto, in Puglia e in Campania la presenza araba ebbe il significato solo di un'espansione al fine di realizzare bottino. Per questo i musulmani talora dettero vita a insediamenti stabili che potessero fungere da basi e sostenere le loro azioni militari nell'entroterra e sui mari (in particolare si ricordi la base sul Garigliano, o del Traetto). Non migliore fortuna ebbero i tentativi di espansione islamica verso la Calabria sul finire dell'VIII secolo.

Il dominio arabo sulla Sicilia ebbe termine nel 1091 ad opera dei Normanni. Il periodo della dominazione araba ebbe influssi positivi sull'isola sia in campo economico (introduzione di forme di agricoltura a causa dell'introduzione di più avanzate tecniche di coltivazione e per l'eliminazione del precedente latifondo, con miglioramento della produttività che contribuì a dare un forte impulso ai già attivi commerci) sia in quello culturale (Palermo conobbe una splendida fioritura artistica e fu ricordata come la principale città islamica del Maghreb, dopo Cordova, per il suo alto numero di moschee, di bagni pubblici hammām e di istituzioni scolastiche).

[modifica] I Normanni

Per approfondire, vedi la voce Normanni.

[modifica] I Veneziani

Con la caduta dell'impero romano le terre della Venethia e dell'Istria vennero invase a più riprese da diverse popolazioni germaniche organizzate, parte transitarono, come gli Unni, parte vi si fermarono, come i Goti e i Longobardi, sostituendosi alla nobiltà locale precedente e venendo in breve tempo culturalmente assorbite nella numerosa popolazione storica. Purtroppo, le campagne si fecero meno sicure e la popolazione locale si rifugiò nelle città, che si dotarono in fretta e furia di mura (mai esistite nei precedenti 1000 e più anni), o sulle montagne. Così il complesso sistema idrografico della pianura, non più curato, cadde presto in rovina causando alluvioni disastrose (p. es la "rotta della Cuca" nel 589 che deviò completamente il corso dell'Adige di parecchi chilometri).

Un effetto particolare ebbero sulla nobiltà queste invasioni, infatti, essendo per lo più guerrieri gli invasori, rispettavano i contadini perché questi gli garantivano il sostentamento e le tasse (p. es. la "Sala" per i Longobardi, da cui il nome di alcuni paesi). Invece non avevano scrupoli per la nobiltà ed i proprietari terrieri perché sottraevano loro il controllo delle terre e le relative rendite. È per questo che i signorotti Veneti da Padova, Altino, Oderzo, Aquileia e città vicine, essendo abituati da secoli a vivere nei pressi di fiumi e lagune, preferirono traslocare beni e famiglie sulle isole più remote della laguna veneta, pure abitate da secoli da pescatori, ricostruendo le loro città su fitte foreste di pali conficcati nel suolo melmoso (usanza vecchia di millenni - vedi palafitte nel paleolitico presenti in tutti i laghi). Qui, a più riprese fino alla caduta ed alla distruzione di Padova nel 601, si trasferirono tutte le più importanti famiglie con il seguito di lavoranti e servitù.

Queste lagune funsero da incubatore per le genti venete civili, coraggiose e sapienti che qui crearono un arcipelago di isolotti intensamente abitati. Queste genti operose continuarono i lucrosi commerci di sempre sul mare da queste nuove basi e, sotto la protezione dell'ancora possente Impero di Bisanzio, in breve riorganizzarono anche il loro stile di vita politico arrivando sin dal 697 a eleggere il loro primo "doge", rappresentante della federazione dell'arcipelago delle lagune venete, da Chioggia a Caorle.

In pochi secoli, difendendosi accanitamente dai germanici ormai padroni della terraferma, arrivarono anche a rinfrancarsi dalla sempre più lontana tutela di Bisanzio e con l'anno 1000 questa federazione di isole inizia la sua espansione nell'Adriatico affermando la supremazia navale. Nel 1004 il dogado sconfigge i pirati illirici e decide di dare un nome al proprio "stato": Repubblica di Venezia (o Venethia). "Repubblica", perché da sempre i Veneti erano avvezzi a questa forma di governo (prima ancora dell'impero romano), "di Venezia" in memoria della propria antica e onorata stirpe di "Veneti" - dunque la terra dei Veneti non può che essere la Venethia (in latino), Venezia (in italiano) e Venesia (pronunciato, in gergo veneto, con la "s" sibilante, molto simile ad una "z" per i forestieri).

Storia | Portale Storia | Categoria:Storia
Preistoria | Storia antica | Storia medievale | Storia moderna | Storia contemporanea | Storia militare
Aiutaci partecipando al Progetto Storia e ampliando uno stub di storia! Scrivi alla Taberna Historiae
Altre lingue

Static Wikipedia (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2006 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu

Static Wikipedia February 2008 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu