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Cellamare - Wikipedia

Cellamare

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Cellamare
Stato: Italia
Regione: Puglia
Provincia: Bari
Coordinate:
Latitudine: 41° 1′ 0′′ N
Longitudine: 16° 56′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 110 m s.l.m.
Superficie: 5 km²
Abitanti:
5.183 31-12-04
Densità: 936 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Capurso, Casamassima, Noicattaro
CAP: 70010
Pref. tel: 080
Codice ISTAT: 072018
Codice catasto: C436 
Nome abitanti: cellamaresi cellamaresi 
Santo patrono: Sant'Amatore 
Giorno festivo: 30 aprile 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
[Comune di Cellamare Sito istituzionale]
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Cellamare è un comune di 4.678 abitanti della provincia di Bari, che dista 12km a Sud-Est dal capoluogo della Regione Puglia, Bari.

Indice

[modifica] Storia

Le sue origini si fanno risalire al secolo XI; l'unico documento attendibile in tal senso può essere considerato uno statuto delle città e delle terre appartenenti all'Arcidiocesi di Bari, compilato nel 1171 dall'Arcivescovo Rainaldo nel quale per la prima volta si cita una località di nome Cellamare o Cellamarii. Alcuni storici sono invece concordi nel segnalare l'esistenza di questo sito o villaggio di pastori e contadini in concomitanza con le escursioni saracene. Si racconta infatti che nel 988 i saraceni attuarono una delle più feroci incursioni nel territorio intorno a Bari, depredando le popolazioni ed incendiando le loro abitazioni. Dopo aver distrutto Ceglie e Valenzano si trasferirono nel territorio di Capurso, ma qui furono respinti ed uccisi dai capursesi e cellamaresi. La zona ancora oggi viene chiamata Massaracina per ricordare il massacro dei saraceni. In quanto al toponimo "Cellamare" gli storici rimandano all'episodio riguardante l'arcivescovo di Bari Giovanni V, che a seguito della distruzione di Bari perpetrata dal sovrano normanno Guglielmo il Malo si rifugiò col suo seguito nel territorio che da allora mutò il nome da Cella Amoris in Cella Amaris per sottolineare il dolore degli esuli. Si ignora come e quando Cellamare si tramutò in feudo. Il primo signore di cui si hanno notizie è Roberto Venato. Gli successe il fratello Galeotto Venato, morto nel 1294. Con la sua scomparsa il feudo di Cellamare passò al Regio Fisco, cioè allo Stato per mancanza di eredi. Trasformatosi nuovamente in feudo nel 1407, Cellamare fu appannaggio di diverse famiglie (Sandionigi, Di Sangro, Marra, Caracciolo), fino a quando con l'avvento di Murat passò al regno di Napoli.

IL BORGO

L'attuale chiesa della SS. Annunziata è costruita sul suolo di un'altra antica chiesa edificata sulle fondamenta dall'arcivescovo Rainaldo (1171-1188). La nuova chiesa fu costruita nel 1854 sotto l'arcivescovo di Bari Michele Basilio Clary, come si rileva dall'epigrafe posta sotto l'architrave della porta maggiore. La pianta è ad una navata con tre cappelle per lato. All'interno è possibile ammirare un pregevole dipinto su tavola raffigurante lo "sposalizio di Santa Caterina). Il dipinto è attribuito alla scuola fiorentina del secolo XII. Sullo stesso piano della facciata si eleva la Torre Campanaria costituita da grossi conci in pietra e divisa in due ordini. Quello inferiore ha una luce quadrilobata in cornice circolare; l'ordine superiore, che si sopraeleva dall'altezza della chiesa, è la cella campanaria con lesene angolari e bifore. La Torre Civica, comunemente chiamata Torre dell'orologio, si erge in Largo don Bosco di fronte alla chiesa matrice. Realizzata nel 1923 è composta da un basamento trapezoidale. Una piccola scaletta interna conduce al piano del loggiato dotato di quattro bifore, una su ogni lato, costituite da tre colonnine in pietra locale. Il secondo piano è decorato da una scultura a basso rilievo che raffigura lo stemma comunale

Da un articolo di M. Saraceno edito su "La sera del Corriere delle Puglie" il 14 maggio 1922

La storia della minuscola Celi Amor, o Cella Amoris, come fu chiamata più tardi e Cellamare; come chiamasi oggigiorno, oltre a presentare più o meno quell' interesse che tutte le storie particolari della città hanno per lo studioso di cose patrie, racchiude, noi crediamo, un interesse veramente speciale per il filologo: l'origine del nome, o meglio la trasformazione del nome. Dall' esame etimologico della parola Cellamare, balza, come vedremo, quasi intera la storia del comunello della provincia di Bari.Il primo documento in cui è nominato Cellamare (Cellamarii) per quanto consti a noi, è del 1171. È uno statuto della Città e terre appartenenti alla archidiocesi di Bari, compilato dallo stesso Arcivescovo Rainaldo. Bisogna però notare che dalla Bolla di Papa Alessandro III dello stesso anno (III kal. Julii, V. indictio ), sul medesimo oggetto, non è segnata Cellamare. Ciò vuoI dire che questo paese era del tutto tra scurabile e affatto sconosciuto alla Curia Romana. Difatti dagli storici baresi sappiamo che Cellamare era formata, a quei tempi, da unavilla di proprietà degli arcivescovi di Bari, circondata da misere capannelle, abitate da pastori e da contadini che lavoravano le terre circostanti, appartenenti pure alla stessa mensa arcivescovile. Questa villa situata ad un miglio a sud di Capurso, chiamavasi prima del 1171 Celi Amor e Cella Amoris, come risulta da altri autori. In essa, secondo il Beatillo, il Cerri, e il Carruba, gli arcivescovi Baresi passavano i mesi più caldi dell' anno. E noi non stentiamo a credere che, per l'aria salubre che ivi si respira per il clima temperato che vi si gode, per l' amena posizione su cui è messa e per la verdeggiante campagna che la circonda, Cellamare non sia stata in quei tempi degni di tal nome ammaliante: Celi Amor. Ma purtroppo, giorni di scorno eterno e di beffe atroci si maturavano per la piccola borgata. Era arcivescovo di Bari Giovanni V, consacrato da Papa Eugenio III il 12 febbraio 1151, quando scese in Puglia Guglielmo il Malo, Re di Sicilia, il quale dopo aver distrutto parecchie città pugliesi, come Gioia del Colle, Bitetto, ecc., si avviò alla volta di Bari con sanguinosi intendi menti, perché i Baresi avevano dato man forte al Conte Loritello e a Roberto di Basville, nemici di lui; perché avevano accolto nella loro città il Paleologo greco, comandante le truppe greche, e perché infine avevano distrutto il regio castello. Marciando così adirato il Re alla volta di Bari, continua il Garruba; i cittadini certamente ad insinuazione di Giovanni, uscirono ad incontrarlo senz' armi, ed in abito di penitenza chiedendo misericordia. Ma altro non ottennero se non lo spazio di due giorni per uscire di città con quanto potevano trasportare. Dopo di che, spia nata prima le mura, la nostra Bari, sì ricca, sì popolata, sì celebre fu ridotta in un mucchio di pietre, che il popolo disperse nei luoghi circostanti. L'afflitto nostro Giovanni si ridusse con buona porzione del clero e con qualche altro della città in una villa detta Cella di Amore. Se l'indole di questa breve monografia ce lo permettesse noi ci proveremo a ricostruire le peripezie ora tragiche ora buffe che certamente saranno accadute durante il viaggio a quella tipica comitiva che si recava in esilio dopo essere sfuggita per miracolo alle unghie di Guglielmo il Malvagio, e ci sforzeremo di riferire i soliloqui e i dialoghi aggirantisi, forse ìtorno al destino serbato loro dalla nuova residenza, che i veri personaggi, dall'afflitto Giovanni all'opulento Canonico cantore, dallo smilzo pri micerio, al rubicondo confessore del monastero, avran potuto fare, durante il penoso cammino. Noi ci asteniamo dal far ciò e lasciamo che la fantasia, del benevolo lettore si sbizzarrisca a suo talento. Gli facciamo solo considerare che quei poveri reverendi, dopo le terribili notizie avute per parecchio tempo delle atrocità commesse dalle soldatesche di Guglielmo nelle altre città dopo la tremarella provata nel sentire che quei diavoli di normanni col loro satanasso alla testa erano già alle porte di Bari, dopo lo spavento provato nel vederseli davanti in carne ed ossa duri alle loro preghiere, pronti ad abbattere la loro patria e a commettere ogni sorta di atrocità non avranno avuto altro pel capo che di fuggire lontano per salvarsi la pelle. Perciò l' invito rivolto loro dall'Arcivescovo Giovanni giunse in buon punto e li rassicurò e li consolò tanto più che il loro soggiorno aveva il più seducente, il più affascinante dei nomi: Celi Amor. Di leggeri si. Immaginerà che la loro fantasia percorreva o pre gustava la tranquillità le dolcezze l'incantesimo della nuova vita! Siamo giusti: dopo quel po' di ben di Dio, avevan veramente bisogno di pace e di quiete. Ma, poiché come abbiamo detto sin da principio, Cellamare in quei tempi era composta della villa dello arcivescovo e di qualche capanna di pastore o di contadino, il lettore immaginerà anche facilmente che per i numerosi ospiti (buona parte del clero e qualche altro della città- certamente nobile - pensiam noi) saranno state addirittura insufficienti le abitazioni trovate disponibili. E difatti sappiamo dal Cerri che l'Arcivescovo Giovanni fece costruire delle altre case: "domus construi fecit " Ma non dice quando furono edificate queste case se cioè prima dell'arrivo dei profughi o dopo, quando se ne vide il bisogno. Noi siamo per quest' ultima ipotesi e allora, fin a quando le case non saranno state pronte, come avran fatto a stare tutti nella vecchia villa? E dopo la costruzione delle nuove stanze saranno stati contenti i malcapitati fuggiaschi baresi di vivere in ambienti fatti di fresco e perciò umidi? Tutte queste considerazioni ci inducono a credere che il luogo di rifugio offerto loro dall'arcivescovo non rispondeva alle esigenze anche, modeste della comitiva, e che molti, se non proprio tutti, avranno cominciato a mormorare contro l' "Amore" di quella "Cella ", che avran trovato troppo fredda e non conforme a quanto si aspettavano. A questa. situazione troppo amara, se ne aggiunse un' altra di capitale importanza. Che provviste avran potuto avere quei pastori, quei contadini in tempi calamitosi? Ne, pensiamo, sarà mancato il caso di fare assegnamento sulla campagna, che era deserta, devastata ed ammiserita dalle continue scorrerie dei soldati stranieri. Perciò i reverendi, noi temiamo forte avran sofferte, oltre ai mille disagi della vita di profughi, anche la fame! Giunte le cose a tal punto, i fuggiaschi baresi, noi crediamo, non avranno avuta che una idea: vendicarsi contro la Cella d' Amore, causa di tante sciagure. E per vendetta avranno cambiato il se ducente, l' ammagliante, l'ingannevole nome al misero yillaggio e gli avranno imposto il nuovo di Cella Amaris. E ne avevan per bacco, un sacco ed una sporta di ragioni! Qui il nostro lettore potrebbe osservarci: le vostre ipotesi (e di fatti sono ipotesi} non reggono; noi vogliamo fatti accertati. Dove sono i documenti "storici? Noi a tale domanda rispondiamo che sfortunatamente documenti, non ve ne sono, e, meglio, non ne abbiamo potuto trovare. Forse qualche notizia avremo potuto ricavare da quel mucchio di carte antiche che, in pascolo ai topi esistevano nella soffitta di quella casa comunale, e che dall'autorità Sindacale, di parecchi anni fa non ci fu permesso neanche di toccare. Ma, se mancano i documenti le considerazioni che andremo facendo vogliamo sperare riusciranno a tra scinare il benevolo lettore nel campo della nostra tesi:

È fatto certo che all'epoca della distruzione di Bari e della conseguente emigrazione dei preti e nobili baresi, l'odierna Cellamare nominavasi Cella Amoris come fanno fede il Beatillo e il Garrubba.

Nello Statuto dell'Arcivescovo Rainaldo nell' anno 1171 cioè quindici anni dopo la distruzione di Bari questa piccola terra è chiamata col nuovo nome Ce1lammarii , nome già riconosciuto come il più appropriato ad essa. Lo stemma di Cellamare è - a nostro avviso - 1a conferma più convincente di quanto abbiamo esposto. Esso rappresenta una sirena in mezzo al mare, sormontata dalle parole Celi Amor. Si sa da tutti che le' sirene erano delle deità mitologiche, dotate di rara bellezza, le quali, col loro melodioso canto, attiravano i naviganti, che poi facevano morire. Noi crediamo che negli involontari digiuni e astinenze, nelle lunghe e scomode veglie, i canonici baresi, gente letterata e forse dotta in mitologia avrà detto: anche Celi Amor è una sirena. Col suo nome ammagliante, attraente (e per ciò scritto a caratteri cubitali sulla parte più alta dello stemma) ci ha dapprima adescati e poi ingannati condannandoci a morire di fame e di disagi. Ed ecco la sirena a simboleggiare l' inganno patito dai profughi baresi. Che Cellamare nel 1156 sia stata tanto amara che poco più è morte, è facile desumerlo da ciò che è oggi giorno nel secolo XX, nel secolo dell'elettricità e dei dirigibili. E diciamo ciò senza la minima idea di offendere il popolo di Cellamare, che per la sua laboriosità per la sua ospitalità e per la sua bontà è degno di stima e simpatia.

CELLAMARE NELL'ETA' PREISTORICA

Nel territorio di Cellamare non vi sono tracce di insediamenti risalenti all'età della pietra. Solo verso il XV secolo a.c., nell'età del bronzo, la vita si affaccia nella zona "COCEVOLE", ad un paio di chilometri dal paese, sulla via vecchia per Casamassima. È qui che si sviluppò il primo insediamento nell'area dell'odierna Cellamare. Dai numerosi reperti ritrovati nella zona è facile dedurre che si trattò di un insediamento di eccezionale importanza e che occupò una grande area di territorio. La posizione favorevole derivava dal fatto che l'avvallamento, che si oggi si osserva, era un importante via canale (solco torrentizio) che partiva da Monte Sannace, presso Gioia del Colle, proseguendo in direzione della vicina Cellamare ed Azetium, che si trovava tra Noicattaro e Rutigliano, e passando dinanzi alla chiesetta rurale dell'Annunziata, nel territorio di Rutigliano, sfociava nell'Adriatico dove oggi è la città di Mola di Bari. La parola Cocevole significa orto , campo in cui crescono bene gli ortaggi. Come mai è stata data questa denominazione a questo angolo dell'agro di Cellamare? Se c'erano gli orti allora c'era acqua? E che acqua: quella sorgiva o quella piovana? Se esaminiamo attentamente la struttura del suolo, ci accorgiamo che esiste un avvallamento, una leggera lama. È il letto di un corso d'acqua che non c'è più. Quando la pioggia cade giù per diversi giorni l'acqua forma un grande pantano, essendo la zona più bassa di quelle circostanti. Se c'è un'alluvione l'acqua passa proprio di lì. Non va dimenticato che le popolazioni primitive costruivano i loro villaggi proprio lungo i corsi d'acqua che permettevano di spostarsi, con una certa facilità , da una zona ad un'altra. Inoltre, la zona Cocevole, è più alta delle altre e perciò permetteva agli abitanti di controllare le vie di comunicazione e di difendere le abitazioni che erano più giù. Le attività praticate erano la pastorizia e l'agricoltura. La maggior parte dei reperti, riportati in superficie durante i lavori di trasformazione delle colture, purtroppo è andata persa. Non sono pochi i contadini, i più anziani, che possono testimoniare che gli aratri meccanici hanno fatto riaffiorare decine di lastroni calcarei ,cocci ,anse ed oggetti di pietra. Nella stessa zona si trovano, come dicono i contadini, i "paretoni". Si tratta delle "muragge" ‘ossia muri formati di pietre, poste le une sulle altre con bravura e perizia, senza malta, a secco. Diversi storici ritengono si tratti di monumenti sepolcrali "i dolmen". Esistono tre principali tipi di dolmen: il primo è costituito da una galleria con lastroni di pietra laterali, sormontati da altri lastroni, poi coperti da un cumulo di pietrame a forma ellittica; il secondo consiste in un sarcofago in pietra ,ricoperto come il precedente da pietrame a forma ellittica; il terzo, più modesto, consta di un piccolo sarcofago monolitico coperto da un minuscolo cumulo di pietre. Quest'ultimo tipo si nota nel territorio di Cellamare, in agro Cocevole.

Il Menhir di Cellamare

In territorio di Cellamare, e precisamente al confine tra il territorio di Noicattaro e Cellamare, strada della Cappella, sulla via per Rutigliano è ubicato un menhir. Quel blocco di pietra su cui è incisa la parola "NOJA" ha un grande valore archeologico ed ha millenni di vita. Come i dolmen, anche i menhir, per molto tempo, hanno stuzzicato la fantasia popolare. Il significato di questi monoliti è tuttora oggetto di studi. Diversi sostengono che la loro funzione fosse quella di segnalare il confine tra territori . Non manca chi sostiene che fossero punti di riferimento per la viabilità dell'epoca. Il termine proviene dal dialetto brettone e letteralmente significa "pietra fitta e lunga" ("men" –pietra, "hir"-lunga). Il menhir di Cellamare è un segno dimostrativo (forse unico) del sistema antico divisionale dei territori amministrativi.

Stemma comunale: cosa significa e da dove trae le sue origini?

Delle "Sirene" parla ufficialmente il Pomba nella sua enciclopedia del 1953 definendole come dee marine, figlie di Acheloo e Calliope, che dalle Muse gelose furono trasformate in mostri: donne fino alla cintura e di qui in giù pesci; con la voce affascinante attiravano i naviganti a precipitarsi in mare. Venivano localizzate sulle spiagge del mar Tirreno, fra Caprera e la costa Italiana: Presso Sorrento sorgeva loro un tempio ed il sepolcro d'una (Partenope) era a Napoli, dove ogni anno si faceva una corsa con le fiaccole in onore delle sirene. In araldica la figura tradizionale della Sirena è simbolo di bellezza fallace.

Sant'Amatore
Il Santo Patrono

Nacque a Tuccitano in Spagna. La sua adolescenza e giovinezza fu radiosa. I suoi bravi e buoni genitori gli insegnarono ad amare Dio ed il prossimo, specie i sofferenti. Perduta la mamma, il babbo prese Amatore e gli altri figli e si trasferì a Cordova per mandarli comodamente a scuola. Il suo maestro fu il dotto e santo vescovo Eulogio. Anche questo morirà martire. Infuriando la persecuzione musulmana si unì ad un monaco di nome Pietro, a Ludovico fratello di Paolo diacono e martire, entrambi Cordovesi, e si lanciarono da leoni alla conquista delle anime. Furono afferrati, trucidati. I loro corpi furono buttati nel fiume Quadalquivir il 30 aprile 855. Dopo alcuni giorni i tre cadaveri, trovati sulla spiaggia di Beta, furono raccolti da mani pietose. Dio preparava il trionfo ai suoi eroi. Il Papa Clemente X dava la reliquia insigne di S. Amatore al Duca di Giovinazzo, D. Domenico De Iudice, che, in missione di ubbidienza andò a Roma con D. Pietro di Aragona luogotenente del Re di Napoli. Il Duca di Giovinazzo la donava a Cellamare verso l'anno 1670.

- Si ricorda che:

L'ultima Domenica di Aprile per l'intera mattinata è presente il cosiddetto mercato generale, dove è possibile reperire quasi ogni sorta di articolo, dal più comune al più strano e ricercato. Nel pomeriggio c'è il consueto corteo storico per rievocare la consegna delle reliquie di Sant'Amatore alla Chiesa Matrice del Paese S. Maria Annunziata.

La Domenica successiva, che è la prima del mese di Maggio, c'è la celebrazione della S. Messa] officiata nella Chiesa di S. Maria Annunziata in Piazza Don Bosco, con relativa [http://it.wikipedia.org/wiki/Processione processione]. In serata [http://it.wikipedia.org/wiki/Fuochi_artificiali fuochi artificiali] e concerto di [http://it.wikipedia.org/wiki/Musica_classica musica classica in Piazza Aldo Moro.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Eventi recenti nella cittadina

Un possibile gemellaggio tra Martos (Spagna Meridionale) e Cellamare

C'è grande entusiasmo in paese per le notizie provenienti dalla Spagna Meridionale dove nella cittadina di Martos nella provincia di Jaén si concluderà a fine gennaio l'Anno Amadorista indetto in occasione del MCL anniversario della testimonianza di fede del giovane presbitero Amador. Già durante la scorsa festa patronale erano circolate voci secondo cui Sant'Amatore fosse venerato in una cittadina spagnola che un tempo si chiamava Tuccitano, così come aveva annunciato lo stesso Sindaco Michele Laporta durante la cerimonia di consegna delle chiavi del paese al Santo Patrono. Le conferme sono arrivate nelle settimane scorse grazie alle ricerche di Lino Cacciapaglia e Antonio Filipponio. Cacciapaglia, cellamarese, che per lavoro vive attualmente a Bolzano, è stato recentemente in visita alla cittadina di Martos dove ha potuto constatare la grande devozione che viene tributata a San Amador non solo nella ex Tuccitano ma in tutta l'Andalusia. Infatti anche nella cattedrale di Cordoba si trova un prezioso ed antico dipinto raffigurante il martirio di Sant'Amatore. "È stato per me, ha affermato Cacciapaglia, una grande emozione trovarmi di fronte alla casa natale ed ai luoghi in cui ha vissuto il nostro Santo Patrono. Sono molto felice di essere stato probabilmente il primo cellamarese a visitare Martos". Filipponio, residente a Capurso ma da anni appassionato della vita del Santo Martire Spagnolo, ha intrapreso un proficuo rapporto epistolare, anche via e-mail, con Miguel Angel Cruz, Presidente del comitato coordinatore dell'anno Amadorista e con Josè Caballero Puyana, parroco di Martos, ed ottenendo un pubblico ringraziamento sulla rivista Mj Patron: "Damos las gracias efusivamente a Antonio Filipponio que nos ha proporcionado tan grata sorpresa". "Nei pressi della porta della città detta Porta del Sol, dice Filipponio, ritroviamo una lapide che ci addita quella che la tradizione ha indicato come la casa di Sant'Amatore. Vi si trova anche un elegante tempio dalle classiche forme architettoniche spagnole, dedicato a Sant'Amatore e a Sant'Anna. Una chiesa che quasi ricorda vagamente la facciata della Matrice di Cellamare, e sull'altare maggiore tre immagini sacre: Sant'Anna, l'Immacolata e il Patrono del paese Sant'Amatore Martire". "Siamo molto fieri ed orgogliosi di essere l'unica località italiana, conclude il Sindaco, in cui viene venerato quale Santo Protettore, San Amador, tanto amato nella Spagna Meridionale. Per questo stiamo stabilendo i contatti con l'Amministrazione Civica di Martos per un possibile gemellaggio con la cittadina spagnola".

[modifica] Come arrivare a Cellamare

  • In aereo: Aeroporto Internazionale di Bari "Karol Wojtyla", poi trasferimento in taxi (circa 25km) oppure bus navetta diretto alla Stazione Centrale di Bari, dunque un breve tratto a piedi fino a Largo Ciaia dove è possibile utilizzare la linea automobilistica Ferrovie Sud-Est, con autobus diretti a Cellamare
  • In auto: Strada Statale 100 uscita Cellamare
  • In autobus: Ferrovie Sud-Est bus per Cellamare (il capolinea a Bari, con annessa biglietteria, sala d'attesa e punto informazioni, è a Largo Ciaia)

[modifica] Curiosità

Il Comune di Cellamare non è raggiunto da nessun operatore di televisione via cavo, sebbene sia ovviamente possibile ricevere la tv satellitare. È raggiunto dal segnale di televisione digitale terrestre di tutti gli operatori.

La Stazione ferroviaria più vicina è a 4km, nel Comune di Capurso, sulla linea ferroviaria delle Ferrovie Sud-Est. Di qui, per raggiungere il Paese, è possibile utilizzare una corsa automobilistica della stessa azienda oppure tramite taxi.

Il Calcio e il Volley sono praticati a livello agonistico.

Altri appuntamenti

Pasqua: riti e processioni della Settimana Santa

Natale: presepe artistico in Piazza don Bosco

Arcangelo: festa di minor importanza, si svolge la domenica successiva al 24 Ottobre.

Scuole

Scuola Media Statale "G. Modugno" Via Casamassima tel. 0804656012

Scuola Elementare S. "S.D. Savio" Piazza Risorgimento tel. 0804656969

Scuola Materna Statale "S.D. Savio" Piazza Risorgimento tel. 0804657479

Scuola Materna Privata "Il mondo di Oz" Via Manzoni

Sport

Campo Sportivo Comunale: viale Olimpia

Campetto Polivalente: via Caduti in guerra.

Servizi utili

· POLIZIA MUNICIPALE: piazza A. Moro tel. 0804656240

· CASERMA DEI CARABINIERI: Via S. D'Acquisto, 4 tel. 0804657539

· GUARDIA MEDICA: piazza Risorgimento tel. 0808780357

Associazioni di volontariato


Volontari del Soccorso e Prot. Civile: piazza A. Moro - tel. 0804656558

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Michele, Laporta dal 14/06/2004
Centralino del comune: 080 4656012

[modifica] Collegamenti esterni

Rete Civica Cittadina
Sito Promozione Turistica di Cellamare
Sito "Cellamare Centro", giornale locale
Sito FSE, servizio di trasporto metropolitano
Sito Protezione Civile di Cellamare

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