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San Bonifacio (VR) - Wikipedia

San Bonifacio (VR)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nota disambigua - Se stai cercando altri significati del termine, vedi San Bonifacio.
Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni San Bonifacio
Stato: Italia
Regione: Veneto
Provincia: Verona
Coordinate:
Latitudine: 45° 24′ 0′′ N
Longitudine: 11° 17′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 31 m s.l.m.
Superficie: 33,9 km²
Abitanti:
17.371
Densità: 526 ab./km²
Frazioni: Lobia, Locara, Prova, Villabella, Villanova 
Comuni contigui: Arcole, Belfiore, Gambellara (VI), Lonigo (VI), Monteforte d'Alpone, Soave
CAP: 37047, 37040 frazioni
Pref. tel: 045
Codice ISTAT: 023069
Codice catasto: H783 
Nome abitanti: sambonifacesi 
Santo patrono: Sant'Abbondio 
Giorno festivo: 8 settembre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

San Bonifacio è un comune di 17.371 abitanti della provincia di Verona.

Fa parte della zona di produzione del vino Arcole DOC.

Indice

[modifica] Geografia

San Bonifacio dista 26 chilometri da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione est. Confina con la provincia di Vicenza. E' facilmente raggiungibile grazie all'autostrada A4 (uscita Soave-San Bonifacio), alla strada regionale 11 ed alla linea ferroviaria Milano - Venezia. Come giurisdizione ecclesiastica il Comune di San Bonifacio appartiene alla diocesi di Vicenza e comprende le parrocchie del Duomo (Santa Maria Maggiore), del quartiere Praissola (San Giuseppe lavoratore), di Villanova (San Pietro; titolo abbaziale), di Prova (patrono San Biagio ma chiesa dedicata alla Presentazione della Vergine Maria), di Lobia (Santa Lucia) e di Locara (San Giovanni Battista).

[modifica] Storia

Le origini e l'epoca romana

Nella zona di San Bonifacio probabilmente esistevano piccoli villaggi (vicus o pagus) fin da epoche remote con epicentro sull'altura della Motta, tuttavia non se ne hanno prove documentarie o archeologiche. Di epoca romana abbiamo l'ara dedicata a Mercurio (attualmente murata, come pietra angolare, nel campanile della chiesa parrocchiale), un'ara di marmo dedicata a Giove, una lapide funeraria (entrambe nella cripta dell'abbazia di Villanova) e iscrizioni trovate a Villabella (ora in musei di Verona). La via Postumia attraversava (probabilmente) a nord il territorio di San Bonifacio. In particolare, a Villanova, venne trovato nel 1942 (in occasione dell'allargamento dell'ex SS 11), a circa due metri sotto il letto del torrente Tramigna (che qui si getta nell'Alpone) un ponte romano sovrastato da una via romana dai caratteristici blocchi di sasso nero, consumati dal passaggio di ruote. Si è inoltre confermato che già in epoca romana i confini tra Verona e Vicenza passavano per la frazione Locara: infatti la strada Lobia - Locara costituiva l'ultimo cardine orientale della centuriazione dell'agro veronese di Colognola ai Colli (oltre questa strada iniziava la centuriazione di Lonigo). Nella frazione di Lobia, nel 1490, venne scoperto un importantissimo cippo romano (attualmente presso il Museo Lapidario Maffeiano di Verona) che indicava i confini tra il territorio romano d'Este e quello di Vicenza.

Il Medioevo

Questo confine fu mantenuto anche durante il periodo medievale fino ad arrivare ai nostri giorni, nonostante modesti cambiamenti. Importante è la località chiamata "Torri di Confine" con la sua chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo, venerato (specie dai Longobardi) come difensore dei confini. E' proprio un luogo di culto come la chiesetta di San Michele a Torri di Confine in Locara a testimoniare la presenza longobarda sul territorio del comune sambonifacese mentre frati benedettini, tra VI e VII secolo d. C. edificarono l'abbazia di Villanova dedicandola a San Pietro(probabilmente in sostituzione di un antico tempio pagano dedicato a Giove). La storia riferisce che intorno al 763, sant'Anselmo del Friuli, fondatore del monastero di Nonantola, fece costruire una chiesetta ai confini della diocesi vicentina, dedicandola a San Pietro. Questa si presume possa essere stata, nella sua struttura originaria, nell'abside destra dell'abbazia di Villanova. I benedettini chiamarono a raccolta gli abitanti del luogo e col loro aiuto bonificarono l'intera campagna che dalla Postumia si estendeva fino all'Adige. Nel periodo carolingio la zona di San Bonifacio rientrava nel Comitato Vicentino che si estendeva verso occidente ben oltre gli attuali confini della provincia di Vicenza visto che comprendeva località come Porcile (l'odierna Belfiore), Montecchia di Crosara, Arcole ed Albaredo d'Adige. Di pari estensione era la Diocesi vicentina, tant'è che ancora il Comune di San Bonifacio, pur essendo in provincia di Verona, ne fa parte. Dissolto l'impero carolingio, la minaccia veniva da est ed erano gli Ungari: probabilmente il castello della Motta venne costruito in tal occasione. Nella zona sambonifacese esistevano già degli agglomerati rurali e, con la disgregazione del Comitato vicentino, il marchese Milone (di origine franca e capostipite della famiglia dei Conti di Sambonifacio) approfittò della situazione per estendere i suoi domini anche nelle terre sambonifacesi. Il testamento di Milone (955) parla di un castello e di una cappella dedicata a San Bonifacio. Questa chiesetta, di cui non resta nulla (ma si sa che si trovava all'interno delle mura del castello sulla Motta) diede probabilmente il nome al castello ma anche a tutto il territorio (da qui il nome del paese) in parte incolto e coperto da boschi e paludi e in parte coltivato (terre appartenenti ai Conti ma anche all'abbazia di Villanova) . Intorno al XII sec., nel territorio fra il castello della Motta e l'abbazia, stava nascendo una numerosa comunità rurale; per tale motivo si costruì una nuova chiesa dedicata a Sant'Abbondio (vicino alle mura del castello), una pieve che possedeva alcuni terreni nella zona. Sempre nel XII nacquero alcune realtà rurali come i Comuni di San Bonifacio, di Villanova e Locara (ma sarà il primo ad avere un territorio molto grande). Non è un caso che la chiesa di Sant'Abbondio venga costruita fuori dalle mura e a Locara si costruisca una nuova chiesa indipendente dall'abbazia di Villanova: questi sono segni di una volontà d'indipendenza come quella di un comune rurale. Nel 1222 abbiamo il primo documento che dimostra l'esistenza della chiesa di Santa Maria Maggiore (dove ora sorge, con stesso titolo, il Duomo), chiesa nella quale si trasferì l'arciprete di Sant'Abbondio ancora prima della distruzione del castello. Sia la chiesa di Sant'Abbondio che la chiesetta di San Bonifacio, infatti, vennero distrutte nel 1243 assieme al castello dal tiranno Ezzelino da Romano (che già aveva assediato il castello nel 1237). San Bonifacio, passata sotto il dominio scaligero, divenne così una villa di confine e la sua Pieve dipendeva dalla Diocesi di Vicenza. Per assicurarsi la fedeltà dei sambonifacesi, nel 1299 Bartolomeo della Scala stipulò un patto col Comune di San Bonifacio (ripreso da tutti i successivi dominatori di Verona) Sotto Cansignorio della Scala il territorio scaligero venne ordinato in Capitaniati ovvero aggregazioni di Comuni; la zona sambonifacese apparteneva al Capitaniato con centro Soave. I Capitaniati, ebbero però breve durata e a fine '300 furono sostituiti dai"Vicariati" aventi minore estensione. Sede del Vicariato nella zona divenne San Bonifacio con giurisdizione su località come Torri di Confine, Locara e Villanova. Ad una maggior potenza del Comune sambonifacese corrispondeva il periodo di decadenza dell'abbazia di Villanova. La dominazione veneziana portò (con la pace) un aumento dei traffici e degli scambi commerciali tra i prodotti rurali e quelli della città. Per questo nel secolo XV San Bonifacio godette di una gran prosperità arricchendosi di estese campagne, ricostruendo molte case in muratura, allargando l'area abitativa del paese e vedendosi riconfermare nel 1407 i privilegi concessi dal patto del 1299. Dell'aumentata ricchezza della zona ne approfittano anche l'Abate di Villanova e l'Arciprete della Pieve di San Maria Maggiore. Il primo, Guglielmo da Modena, tra fine '300 e inizio '400 fece restaurare l'abbazia dopo un lungo periodo di decadenza e le restituì gran parte del perduto prestigio. Fu lui a far elevare l'enorme cuspide del campanile di Villanova e, probabilmente, fu sempre lui ad arricchire la chiesa con l'ancona absidale. L'Arciprete della Pieve, invece, nel 1417 promosse l'ampliamento della chiesa di Santa Maria-Sant'Abbondio, ormai incapace ad accogliere le persone che in sempre maggior numero assistevano alle celebrazioni sacre. Oltre alla chiesa appena citata venne costruita anche un'altra chiesa (dove ora si trova il Cinema Centrale) detta di S. Maria della Misericordia oppure della Disciplina, con accanto un piccolo ospedale (adesso entrambi distrutti). Sarà presa invece a fine '400 la decisione di ricostruire la chiesa di Sant'Abbondio nel luogo dove si trovava (ovvero fuori dalle mura del distrutto castello).

L'età moderna

La rinascita dell'abbazia di Villanova durò poco visto che dal 1450 al 1562 venne data in "commenda perpetua e talora ereditaria" ad altissimi prelati (molti dei quali vissero a Roma) facendo così cadere la vita monastica e l'interesse per la cura d'anime a favore di riscossione di decime e livelli. Nel 1562, a seguito del Concilio di Trento, i frati benedettini rinunciarono all'abbazia di Villanova ed a loro subentrarono gli Olivetani, anch'essi aventi per regola quella benedettina. San Pietro di Villanova restò dunque per qualche tempo aggregato al monastero (olivetano anch'esso) di Santa Maria in Organo di Verona ma poi, a fine '500, la vita monastica era ripresa. Dopo la peste di memoria manzoniana (1630) e le guerre (specie nel '500) la popolazione lentamente si stava riprendendo. Nel 1743 l'Arciprete di Santa Maria Maggiore segnalò al Comune la cattiva situazione della sua chiesa (tanto che una visita pastorale del 1745 segnalerà la mancanza di vetri alle finestre) che era divenuto piccolo per le necessità dell'epoca. Nel 1753 iniziarono i lavori (mentre la chiesa vecchia veniva incapsulata in quella nuova, permettendo così la continuità dei divini offici) ma questi durarono a lungo e procedettero con lentezza (per motivi finanziari ma anche di continui cambi di direzione della costruzione) fino agli anni '60 dell'800. L'8 settembre 1883 la chiesa venne consacrata ufficialmente. Mentre si edificava la nuova parrocchiale, il Senato della Serenissima soppresse il monastero di San Pietro di Villanova (1771). L'abbazia diveniva così sottoposta alla giurisdizione della Diocesi vicentina. Era arrivata l'epoca napoleonica e l'11 novembre 1796, prima della celebre battaglia d'Arcole, Napoleone fu sconfitto a Villanova in uno scontro furioso contro il generale austriaco Alvinczj che vi aveva posto il quartier generale. Dello scontro restano alcune tracce (lasciate dai proiettili dei cannoni) visibili sulle murature dell'abbazia e del suo campanile. Oltre 400 soldati francesi, feriti o ammalati, furono ammassati nell'antico complesso monastico. In seguito, comunque, il generale francese vinse ad Arcole: San Bonifacio risentì solo marginalmente della battaglia.

L'età contemporanea

Ciò che cambiò profondamente il paesaggio sambonifacese sarà, negli anni '50 dell'800 il tracciato della "strada ferrata lombardo-veneta" detta anche "Ferdinandea". Essa aveva una stazione (eretta nel 1849) nel Comune di San Bonifacio e lo attraversava interamente collegando Milano a Venezia. Fu una fortuna per l'economia locale. Vista l'importanza come centro del Distretto austriaco, il livello economico di molti cittadini e la facilità di comunicazione con i comuni vicini e con le città di Verona e Vicenza, San Bonifacio fu uno dei pochi comuni dotati di un teatro stabile durante la dominazione austriaca: era il "Teatro Adelfico". Nel 1876, con San Bonifacio nel regno d'Italia, si costruì l'odierno Municipio, realizzato su disegno di Antonio Caregaro Negrin. Nello stesso anno si sostituì il vecchio ponte sull'Alpone (quello che conduceva alla Motta) con un altro (l'attuale) avente strutture in ferro ma più basso degli argini. Per favorire l'attività produttiva agricola, nel 1892, venne costituita l'Associazione Agraria del Basso Veronese che prese successivamente il nome di Unione dei Consorzi Agrari di Legnago, Cologna Veneta, Isola della Scala, Sanguinetto e San Bonifacio. Fu grazie all'Unione che si sviluppò in maniera particolare la coltivazione delle barbabietole da zucchero che portarono alla costruzione dello zuccherificio a Villanova (edifico esistente,esempio di archeologia industriale seppure in stato di abbandono). Altro campo d'intervento fu la zootecnia per cui venne rilanciata l'antica Fiera di San Marco in occasione del 25 aprile e continuò la felice tradizione della Fiera di San Michele (che prima si svolgeva a Torri di Confine) il 29 settembre. Verso la fine del XIX sec. Locara volle dotarsi di una chiesa più grande per soddisfare le esigenze della popolazione aumentata. Così nel 1875 vennero gettate le fondamenta del nuovo edificio sacro poco lontano dalla vecchia chiesa del 1750. I lavori però si bloccarono e ripresero solamente nel 1906 e, nel 1911, il parroco benediva il nuovo edificio (consacrato, in seguito a nuovi lavori, nel 1927). Agli inizi del XX sec. venne restaurata anche l'antica chiesa di Sant'Abbondio. Altri episodi da segnalare nella prima metà del '900 sono la bonifica della valle Zerpana nel primo dopoguerra, la nascita della parrocchia di Lobia (1925), l'inaugurazione dell'ospedale Zavarise Manani (1933), la nascita dell'oratorio con la chiesa di San Giovanni Bosco (1935), la costruzione della nuova chiesa di parrocchiale di Prova (anni '40). Durante la Seconda Guerra Mondiale, causa la linea ferroviaria e il ponte per Monteforte d'Alpone, il paese e le sue vicinanze subirono bombardamenti e mitragliamenti intensi (provocando anche alcuni morti e sfiorando l'abbazia di Villanova).

[modifica] Cultura

[modifica] I monumenti

L'abbazia di San Pietro in Villanova

L'abbazia romanica di San Pietro di Villanova, sicuramente l'edifico storico più interessante del paese, venne costruita nel VII sec., è facilmente visibile (e raggiungibile) vista la sua vicinanza all'ex-SS 11 (ora strada regionale). E' una chiesa in stile romanico a tre navate con tre absidi rivolte verso est. La facciata è divisa in tre parti; il rosone centrale (che, probabilmente, sostituisce una originaria bifora romanica) venne chiuso a causa dell'abbassamento del soffitto della chiesa e, per dar luce all'interno, vennero aperti tre finestroni. Aggiunte barocche sono invece le statue e gli stemmi dell'ordine benedettino olivetano. Sulla sinistra, attaccato alla chiesa, si eleva l'imponente campanile avente base romanica risalente al 1131 (probabilmente, in origine, appartenente ad una torre di difesa), trifore gotiche e cuspide quattrocentesca. L'interno della chiesa, a tre navate, aveva in origine una copertura a capriate che venne coperta, in età barocca, dalle volte ancora esistenti. Nella fiancata meridionale della navata centrale si apriva una serie di finestre romaniche che, oggi scomparse, hanno lasciato il posto a tre mezzalune barocche. Interessanti, a destra, sono degli affreschi di scuola giottesca con scene della vita di San Benedetto mentre, sulla parete sinistra, è visibile un affresco rettangolare con sei figure di santi, fra i quali San Zeno e San Michele Arcangelo. Il presbiterio, a causa della sottostante cripta, è molto sopraelevato rispetto al piano della chiesa. Il catino absidale ospita un affresco del 1700 rappresentante la gloria di San Benedetto (a memoria dei benedettini, antichi custodi dell'abbazia) mentre a sinistra, in basso, sta il Beato Bernardo Tolomei (a ricordo dei benedettini Olivetani, custodi dell'abbazia) e, a destra, è dipinta Santa Francesca Romana con accanto il figlio. Opera pregevole è l' "ancona" in pietra del XV secolo situata al centro dell'abside. Sono presenti delle figure ad altorilievo, chiuse in cinque nicchie separate da colonnine tortili. Nella nicchia centrale, più ampia delle altre, è raffigurato San Pietro in trono. Nello spazio ricavato sopra l'abside di destra si ammira un affresco con l'Annunciazione, sembra di scuola giottesca. La cripta è una delle più belle fra quelle romaniche della provincia veronese. Vi si accede mediante due scalinate laterali aperte nel 1925 sulle tracce delle scale originarie romaniche (da segnalare come in passato la cripta fosse stata parzialmente murata ed usata come cantina). Larga quanto la chiesa, è costituita da cinque piccole navate; da notare che la navata destra è parte dell'antica chiesetta, anch'essa dedicato a San Pietro, poi incorporata nella costruzione della nuova (e più grande) chiesa. Nel pavimento abbiamo reperti della prima epoca romana come una lapide funeraria (usata come base di una colonna) e un vaso cinerario. Anche nella cripta si trovano affreschi (passione e martirio di Sant'Agata; Cristo tra i Santi Pietro e Paolo). Nella cripta si trova un sarcofago nel quale riposa il corpo del venerabile don Giuseppe Ambrosini (del quale è in corso la causa di beatificazione). La chiesa, a sud, è affiancata da ciò che rimane del monastero, soppresso nel 1735 e trasformato in casa colonica; tutto il complesso è stato recentemente restaurato ed ospita, tra l'altro, il Museo geopaleontologico “Giuseppe Dalla Tomba”.

Il Duomo di Santa Maria Maggiore

La chiesa parrocchiale (e Duomo), che chiude a sud la piazza centrale del paese, piazza Costituzione, intitolata a Santa Maria Maggiore, fu costruita all'inizio del XII secolo e ricostruita nel 1417. Successivamente venne trascurata a tal punto che fu riedificata nel 1769 ed ampliata nel 1837 in stile ottocentesco e consacrata l'8 settembre 1883. Attualmente si presenta ad un'unica navata e con sei altari laterali. Da segnalare la pala di San Rocco attribuita a Bonifacio de' Pitati. Pochi anni fa è stato restaurato l'alto campanile che si slancia alla sinistra della facciata; da notare che nella costruzione venne usata, come pietra angolare, un'ara romana dedicata al dio Mercurio.

La chiesetta di Sant'Abbondio alla Motta

Poco lontana dal Duomo, verso sud, al di là dell'Alpone, si trova la chiesetta romanica di Sant'Abbondio, ad un'unica navata, ricostruita nel biennio 1491 - 1493 sopra i resti di una precedente chiesetta dedicata ai Santi Abbondio e Bonifacio (distrutta con il castello dei Conti di San Bonifacio nel 1243 ad opera di Ezzelino da Romano). All'interno vi sono vari affreschi (opera di anonimi), dipinti, alcuni ex-voto, una statua dedicata al Santo titolare ed una Pietà in terracotta. Vicino alla chiesa, la vegetazione del “Parco della Rimembranza”, sulla collinetta della Motta nasconde i ruderi del distrutto castello dei Conti di San Bonifacio, coloro che diedero il nome al paese.

Villa Carlotti (Prova)

Uscendo dal centro e dirigendosi verso Lonigo, nella campagna ad est della frazione Prova abbiamo villa Carlotti (ora abitata dalla famiglia Colli) avente struttura tipica di un palazzo signorile del primo '700: a tre piani, vastissima, con ampie sale ad ogni piano ed in ottimo stato di conservazione. All'altezza del tetto si erge un attico, al centro del quale si trova una statua raffigurante "Giove con aquila" ai cui piedi è sistemato lo stemma dei marchesi Carlotti con la data 1704 (anno in cui si completò il rinnovamento della primitiva villa). La statua della divinità greca è probabilmente l'unico pezzo superstite di un più ampio ciclo di sculture raffigurante divinità dell'Olimpo e resta unico segno dello splendore settecentesco che il palazzo ha smarrito con la perdita degli arredi originali. .

La chiesetta (o oratorio) di San Biagio (Prova)

Dall'altro lato della strada che delimita villa Carlotti, troviamo, addossata alla corte Lora, la chiesetta (detta anche oratorio) di San Biagio, prima chiesa parrocchiale di Prova (con la costituzione della parrocchia nel 1838). L'edificio (sotto il quale si trova una cantina a volta) venne terminato nel 1695, come attesta una lapide sopra l'altare, che attribuisce la costruzione al marchese Giulio Carlotti. Il portale d'ingresso è probabilmente proveniente da un'altra chiesa, più antica e anch'essa dedicata a San Biagio, che doveva trovarsi non lontano e che andò in rovina. La chiesetta è ricca internamente di affreschi di pregevole valore storico, è stata restaurata negli anni '90 del XX sec. La pianta è di forma poligonale secondo una metodologia tipica del periodo barocco; l'originale copertura a capriate lignee della navata è attualmente occultata da un controsoffitto. Al centro dell'altare troviamo la pala (attribuita al Prunati ma sicuramente precedente) dedicata a San Biagio tra San Carlo Borromeo e San Francesco, anch'essa restaurata per motivi di conservazione ma anche a causa di un trafugamento che aveva subito.

La chiesa parrocchiale di Prova

L'attuale chiesa parrocchiale di Prova, nel centro del paese, sulla strada per Lonigo, fu costruita negli anni 1940-42 ed è dedicata alla Presentazione di Maria Vergine.

La chiesa parrocchiale di Locara

L'attuale chiesa parrocchiale di Locara fu ricostruita a tre navate negli anni 1906-1909 e fu consacrata il 23 luglio 1927. È dedicata a San Giovanni Battista e si trova a pochi metri dalla precedente chiesetta del 1750. In realtà l'esistenza della parrocchia è documentata già precedentemente dai registri parrocchiali di metà '600; inoltre è probabile che risalga al VII sec. il ruolo di Locara come oratorio (luogo di preghiera) dipendente da Montecchia di Crosara. Interessante è la presenza di una statua di San Benedetto all'interno della chiesa in quanto ricorda i benedettini di Villanova (è documentata, nel X sec., la presenza a Locara di una cappella sottoposta all'abbazia di San Pietro) mentre sull'altare dedicato a San Giovanni Battista è posta una tela della "Natività" del santo, opera di scuola veneziana del Tiziano (questo era anche l'altare maggiore della vecchia chiesa; tutti gli altari della parrocchiale e il fonte battesimale provengono dalla vecchia chiesa). Accanto alla sacrestia c'è la cappella con l'altare barocco in marmo dedicato alla Madonna della Salute la cui immagine viene portata in processione il 15 Agosto e nella festa del Santo Rosario.

La chiesa parrocchiale di Lobia

Passata la frazione di Prova, sulla strada per Lonigo, troviamo il paese di Lobia e la sua chiesa dedicata a Santa Lucia. Venne eretta nel 1645 ad unica navata e fu affidata alla gestione di un curato che dipendeva dalla pieve di San Giovanni di Locara (in quanto Lobia era, all'epoca, contrada di Locara). Nel 1925 venne costituita la parrocchia di Lobia e per l'occasione la chiesa venne ampliata con due navate laterali; un ulteriore ampliamento fu realizzato nel 1935.

[modifica] Bibliografia

  • Fausto Rossi, San Bonifacio e le sue frazioni, 1995
  • A cura di Ernesto Santi, Chiese romaniche nel territorio dell'Est veronese: secoli IX - XII, Premariacco (UD), 1998
  • Guida rossa del Touring Club, Veneto, 2005


[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Gli appuntamenti

  • Fiera di San Marco

Parcheggio Palù (vicino al centro di San Bonifacio); giorni intorno al 25 Aprile

  • Festa di San Giuseppe lavoratore

quartiere Praissola; giorni intorno al 1 Maggio

  • Festa della Sorana

a Locara in agosto

  • Sagra di Sant'Abbondio

in agosto presso la chiesa di Sant'Abbondio

  • Truck Festival

Festival dei camion a Lobia in Maggio

  • Sagra di San Biagio

a Prova, nei weekend adiacenti al 3 Febbraio

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Silvano Polo dal 14/06/2004, partito: Liga Veneta Repubblica
Centralino del comune: 045 6132611
Email del comune: urp@comune.sanbonifacio.vr.it

Il comune fa parte dell'associazione città del vino

[modifica] Collegamenti esterni

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