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San Pietro apostolo - Wikipedia

San Pietro apostolo

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Nota disambigua - Se stai cercando altri significati di San Pietro, vedi San Pietro (disambigua).
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«Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et tibi dabo claves regni Caelorum.»
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«Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e a te darò le chiavi del Regno dei Cieli.»
(Gesù Cristo, Mt XVI, 18-19; Città del Vaticano, scritta intorno alla cupola di San Pietro.)

L'apostolo Pietro (morto ca. nel 67 a Roma) fu uno dei dodici apostoli di Gesù.

Il suo nome originale era Simone (ebraico שמעון Šim‘ôn, Shim'on, dalla radice ebraica shama "ascoltare"), ma, secondo quanto afferma Matteo 16,18 e Giovanni 1,42, ricevette da Gesù stesso il nome di Kefa, che in aramaico significa "roccia", "pietra", e che in greco suona Petros; in latino Petrus. Anche San Paolo lo chiamava Kephas (1 Cor 1,12 3,22 9,5 15,5 e Gal 1,18 2,9 11,14) oltre che Pietro (Gal 2,7-8)

È Santo per cattolici ed ortodossi.

Indice

[modifica] La vita di Pietro nel Nuovo Testamento

La seguente è la descrizione della vita di Pietro, capo degli Apostoli, così come risulta dal Nuovo Testamento; i fatti storici possono coincidere per alcuni episodi o essere completamente diversi; la vita di Pietro così descritta appartiene spesso al campo della fede cristiana anziché della ricerca storica (per esempio le questioni riguardanti i miracoli).

[modifica] La vita da pescatore

Prima di diventare un discepolo di Gesù, Simon Pietro era stato un pescatore, un piccolo imprenditore: il vangelo ci dice che aveva barche sue.

Nato probabilmente a Betsaida, sulla riva orientale del Lago di Tiberiade, e vissuto a Cafarnao, dove incontrò Gesù, Pietro era sposato ed aveva un fratello di nome Andrea.

[modifica] Apostolo di Gesù

Pietro si getta incontro a Gesù
Pietro si getta incontro a Gesù

[modifica] L'incontro con Gesù

Secondo quanto riportato da Mt 4,18-20, Mc 1,16-17, Lc 5,1-11, Gv 1,40-42, Simone incontrò per la prima volta Gesù quando questi salì sulla sua barca per predicare a una folla che aveva radunato sulla riva del Lago di Genezaret.

Dopo che ebbe finito di predicare, Gesù chiese a Simone di portare la barca al largo per pescare. Simone espresse dubbi sul fatto che sarebbero riusciti a pescare qualcosa, perché avevano tentato inutilmente per tutta la notte precedente. Tuttavia si lasciò convincere e alla fine, catturato un gran numero di pesci, Simone si vergognò di aver dubitato di Gesù. Ad ogni modo, Gesù gli chiese di diventare suo discepolo, dicendogli: "Non aver paura; d'ora in poi sarai pescatore di uomini!" (Lc 5,10).

La trattazione dell'incontro con Gesù è più ricca di particolari nel vangelo di Luca 5,1-11 che negli altri tre vangeli.

La Trasfigurazione interpretata da Raffaello; Pietro è disteso a terra in mezzo agli altri due apostoli
La Trasfigurazione interpretata da Raffaello; Pietro è disteso a terra in mezzo agli altri due apostoli

[modifica] La trasfigurazione

Per approfondire, vedi la voce Trasfigurazione di Gesù.

I vangeli sinottici Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36 raccontano che Gesù si appartò su un monte con Pietro, Giacomo e Giovanni, là cambiò aspetto mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e una stupefacente bianchezza delle vesti, e sarebbero apparsi al suo fianco Mosè ed Elia. Pietro prese la parola dicendo:

Collabora a Wikiquote «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia»   (Mt 17,4)

Ma Gesù ignorò il suggerimento e chiese di non riferire ad alcuno dell'episodio.

[modifica] La fede in Gesù come Messia

Secondo i Vangeli, Simone fu la prima persona a credere che Gesù fosse il figlio di Dio, cioè il Messia (Mt 16,13-20, Mc 8,27-30 e Lc 9,18-22), e l'evento accelerò l'adozione del suo nuovo nome, "Pietro".

Più in dettaglio, Matteo 16,13-20, riporta l'episodio in cui Gesù chiese ai suoi discepoli chi pensavano che lui fosse. Fu Simone a rispondere: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente". Gesù allora disse:

Collabora a Wikiquote «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli.»   (Mt 16,17-19)

Nel Vangelo secondo Giovanni, Pietro, dopo che vari discepoli avevano allontanato Gesù, ritenendo i suoi insegnamenti troppo "duri", dice:

Collabora a Wikiquote «Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".»   (Giovanni 6,68)

[modifica] Pietro rimproverato da Gesù

Subito dopo questo episodio, Gesù perde la pazienza con Pietro che vuole impedirgli di portare a termine la sua missione (Mc 8:31-33 e Mt 16:21-23):

Collabora a Wikiquote «Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».»   (Mt 16:21-23)

[modifica] Durante gli ultimi giorni di Gesù

[modifica] Il tradimento

I Vangeli raccontano anche che Gesù predisse che Pietro lo avrebbe tradito dopo il suo arresto (Mt 26,31-35, Mc 14,26-31 e Lc 22,31-34), secondo Matteo, la sera prima del Venerdì Santo, Gesù predisse ai suoi discepoli che si sarebbero separati da lui quella sera. Pietro rispose: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai". Gesù replicò: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".

Il Vangelo ci dice quindi che Pietro in effetti negò di conoscere Gesù dopo che egli venne arrestato, allo scopo di evitare di essere arrestato lui stesso (Mt 26,69-75, Mc 14,66-72, Lc 22,54-62 e Gv 18,15-18;18,25-27). Subito dopo egli udì il canto di un gallo e, ricordando quanto gli aveva detto Gesù, pianse.

Pietro assale il servo del sommo sacerdote
Pietro assale il servo del sommo sacerdote

[modifica] L'assalto al servo del sommo sacerdote

Tutti i vangeli riportano che, al momento dell'arresto di Gesù, uno di quelli che stava con lui tagliò con la spada un orecchio al servo del sommo sacerdote (Mt 26,51; Mc 14,47; Lc 22,50; Gv 18,10). Il vangelo secondo Giovanni identifica l'aggressore in Pietro.

[modifica] La visita alla tomba di Gesù

Alcuni giorni dopo la crocifissione di Gesù le donne che lo avevano seguito visitarono il sepolcro e lo trovarono vuoto (Mt 28,1-8, Mc 16,1-13, Lc 24,1-11 e Gv 20,1-2). Riferirono la notizia agli apostoli e Pietro andò alla tomba, non trovando il corpo ma solo le bende della sepoltura (Lc 24,12 e Gv 20,1-10).

Il vangelo di Giovanni riporta che egli sarebbe stato accompagnato dal discepolo che Gesù amava.

[modifica] La predicazione del Vangelo

Un angelo aiuta Pietro ad evadere
Un angelo aiuta Pietro ad evadere

[modifica] Il carcere

Pensando di fare cosa gradita ai Giudei, re Erode fece imprigionare Pietro (Atti 12:1-17), che sarebbe poi riuscito ad evadere.

[modifica] La morte di Anania e Saffira

Gli atti 5:1-10 riportano che due coniugi, Anania e Saffira, dichiararono di aver venduto il loro podere e deposero la somma di denaro ottenuta ai piedi degli apostoli; Pietro rimproverò ad Anania di aver mentito versando solo una parte della somma, meglio sarebbe stato non vendere il terreno o non tenersi l'intero ricavato della vendita:

Collabora a Wikiquote «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio»   (At 5,3-4)

Anania sarebbe quindi morto, e lo stesso sarebbe successo a Saffira poco dopo.

La Crocifissione di San Pietro, Caravaggio, Chiesa di S. Maria del Popolo, Roma
La Crocifissione di San Pietro, Caravaggio, Chiesa di S. Maria del Popolo, Roma

[modifica] Il martirio

Giovanni 21,18 indica, attraverso parole che oggi suonano enigmatiche, che Pietro venne martirizzato per crocifissione, e Clemente di Roma (morto ca. 95), colloca la sua morte all'epoca di Nerone. Secondo gli studi dell'archeologa Marta Sordi, le due ipotesi più probabili sono l'anno 67 (martirio di Pietro e Paolo) o il 13 ottobre 64 (giorno in cui Nerone festeggiò con cruenti giochi il decennale della sua ascesa all'impero e avviò le persecuzioni dei cristiani per il Grande incendio di Roma).

La tradizione seguente sostiene che i Romani lo crocifissero a testa in giù (su sua richiesta; egli non voleva paragonarsi a Gesù).

Un'altra tradizione afferma che sulla strada verso la sua esecuzione egli incontrò Gesù e chiese: Domine, quo vadis? ("Signore, dove stai andando?"). Altre versioni della storia sostengono che questo avvenne mentre Pietro stava fuggendo da Roma per evitare l'esecuzione; l'incontro l'avrebbe fatto tornare indietro.

[modifica] Girolamo: De viris illustribus

Sofronio Eusebio Girolamo (San Girolamo), nel suo libro De viris illustribus, descrive le vite e le opere di tutti coloro che hanno scritto a proposito del cristianesimo (anche "eretici", ebrei e "pagani") da Pietro a suoi giorni, con l'intento apologetico di mostrare il valore anche letterario del cristianesimo. Essendo della fine del IV secolo si basò su fonti più antiche, soprattutto Eusebio di Cesarea. A proposito di Pietro scrisse:

Collabora a Wikiquote
«Simon Pietro, figlio di Giovanni, dal villaggio di Betsaida nella provicia di Galilea, fratello di Andrea apostolo, ed egli stesso capo degli apostoli, dopo essere stato vescovo della Chiesa di Antiochia ed aver predicato alla Diaspora- i credenti nella circoncisione, nel Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia e Bitinia - si spostò a Roma nel secondo anno di Claudio per spodestare Simon Mago, e vi mantenne il seggio sacerdotale per venticinque anni fino all'ultimo, ovvero il quattordicesimo, anno di Nerone. A causa sua ricevette la corona del martirio venendo inchiodato alla croce con la testa verso terra e i piedi innalzati al di sopra, sostenendo che era indegno di essere crocifisso nella stessa maniera del suo Signore. Scrisse due lettere che sono dette "cattoliche", la seconda delle quali, essendo diversa nello stile rispetto alla prima, è considerata da molti non di sua mano. Anche il vangelo secondo Marco, che era suo discepolo ed interprete, è ritenuto suo. D'altra parte i libri ascritti a lui, di cui il primo è intitolato Atti, un secondo Vangelo, un terzo Discorso, un quarto Apocalisse, un quinto Giudizio, sono respinti come apocrifi. Seppellito a Roma in Vaticano presso la via del trionfo, è venerato da tutto il mondo.»
(Sofronio Eusebio Girolamo, De viris illustribus)

[modifica] Pietro fu a Roma?

Roma è menzionata in nove versetti delle sacre scritture, nessuno dei quali dice che Pietro si trovasse li.

L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma verso il 56 E.V., salutò una trentina di componenti di quella congregazione, senza menzionare neppure una volta Pietro. (Romani 1:1, 7; 16:3-23) Poi, tra il 60 e il 65 E.V., Paolo scrisse da Roma sei lettere, nelle quali non si parla di Pietro, una solida prova indiziaria che Pietro non era lì. (Confronta 2 Timoteo 1:15-17; 4:11). L’attività di Paolo a Roma viene descritta nella conclusione del libro di Atti, ma ancora una volta, non si fa alcun cenno a Pietro (Atti 28:16, 30, 31).

Primo Pietro 5:13 indica che egli era a Babilonia: “Colei che è in Babilonia, eletta come voi, vi manda i suoi saluti”. Secondo la maggior parte dei biblisti sia cattolici che protestanti questo è un nome allusivo per indicare Roma, e il consenso è tale che in nota a Bibbie interconfessionali come la TOB troverete questa lettura. Un tale uso è attestato tanto nel cristianesimo primitivo (l'Apocalisse stessa chiama "Babilonia la Grande" l'impero romano) quanto nella letteratura giudaica (Ap. Bar. 11,1; 67,7; e IV Esdra 3,1.18.21; Oracoli Sibillini V, 59). Nella letteratura cristiana primitiva si vedano Papia e Clemente Alessandrino (in Eus, Storia Ecclesiatica II, 15,2), Tertulliano( Adv. Judeos 9; Adv. Marcionem 3,13), molteplici in Origene ed Agostino, ecc. Per un elenco completo si veda H. Fuchs, Der geistige Widerstand gegen Rom, 1938, pag 74 ss. E B. Altaner, art. Babylon, in Reallexikon fü Antike und Christentum, I, coll. 1121 ss, e O. Cullmann, op. cit. pag. 111 (nota 65).

Una nota in calce nella New American Bible, una moderna traduzione cattolica romana, identifica questa “Babilonia” come segue: “Roma la quale, come l’antica Babilonia, conquistò Gerusalemme e ne distrusse il tempio”. Tuttavia questa stessa traduzione cattolica riconosce che, se Pietro scrisse la lettera, “dovette avere una data anteriore al 64-67 d.C., periodo in cui ebbe luogo sotto Nerone la sua esecuzione”. Ma Gerusalemme non fu distrutta dai Romani fino all’anno 70 E.V. Potevano tuttavia esistere altri motivi per i quali, prima ancora della distruzione di Gerusalemme, Roma fosse, dagli Ebrei e Cristiani, chiamata Babilonia (raffigurazione del potere politico, terreno, nemico di Dio), a cominciare dall'occupazione romana della Palestina, esistente già ai tempi di Gesù Cristo. D'altra parte, la tesi della corrispondenza fra Babilonia e Roma fu messa in dubbio perfino da eruditi cattolici romani dei secoli passati, compresi Pietro De Marca, Giovanni Battista Mantovano, Michele De Ceza, Marsile di Padova, Giovanni Aventino, Giovanni Leland, Carlo Du Moulin, Luigi Ellies Dupin e il noto Desiderio (Gerardo) Erasmo. Lo storico ecclesiastico Dupin scrisse: “La Prima Epistola di Pietro ha la data di Babilonia. Molti antichi han compreso che quel nome significhi Roma; ma pare che non possa prevalere nessuna ragione secondo cui S. Pietro cambiasse il nome di Roma in quello di Babilonia. Come avrebbero potuto quelli ai quali scrisse capire che Babilonia era Roma?”

A parte i riferimenti a “Babilonia la Grande” nel libro di Rivelazione (Apocalisse), una sola città è chiamata Babilonia nelle Sacre Scritture. Quella città è la Babilonia situata sull’Eufrate.

I Testimoni di Geova sono soliti far notare che una presenza di Pietro a Babilonia era probabile visto che in quella città c'era una comunità ebraica, ed è dimostrato dal Talmud di Babilonia. Ma tale testo è stato redatto quattro secoli dopo, mentre noi parliamo del I secolo. Non esiste alcuna tradizione su una morte di Pietro a Babilonia né è attestata la presenza cristiana in quei luoghi prima del III secolo, si aggiunga poi che apprendiamo da Giuseppe Flavio di come verso la metà del primo secolo gli Ebrei avevano abbandonato Babilonia e si erano trasferiti nella città di Seleucia (Ant. Giud. XVIII,9.8 ), e dunque sebbene abbiamo testimonianze di attività giudaica a Babilonia nei secoli successivi non sono credibili in questo periodo. L’interpretazione di Babilonia nell’epistola petrina come la città mesopotamica, non è affatto verosimile né si appoggia alla tradizione cristiana posteriore, la quale come già ricordato non conosce in quelle regioni attività missionarie di Pietro bensì solo dell’Apostolo Tommaso. (Su questo punto si veda Oscar Cullmann, Il primato di Pietro, Il Mulino, pag 113)

Anche gli scavi, intrapresi in Roma intorno al 1940 alla ricerca della tomba di Pietro e durati circa una decina di anni, sono stati al centro di molte polemiche. Cosa trovarono gli archeologi incaricati dal papa? Prima di tutto un cimitero pagano con parecchie tombe. In mezzo ad esse, proprio sotto l’attuale altare papale, identificarono un monumento a edicola (cioè con una nicchia atta a contenere una statua o un’immagine) addossato a un muro con intonaco rosso e chiuso da due muri laterali. Infine, venne alla luce piuttosto misteriosamente qualche resto umano che, si disse, proveniva da uno dei due muri laterali.

A quel punto cominciarono le interpretazioni. Secondo diversi studiosi cattolici, i ritrovamenti confermavano la tradizione secondo cui Pietro era venuto a Roma ed era morto martire sotto Nerone, forse nella persecuzione del 64 E.V. Qualcuno, anzi, arrivò a dire che i resti trovati erano quelli dell’apostolo, identificati anche da un graffito che, secondo una delle interpretazioni, diceva “Pietro è qui”. E, nel 1968, papa Paolo VI sembrò avallare questa ipotesi, dichiarando che erano stati ritrovati i “resti mortali di San Pietro, degni di tutta la nostra devozione e venerazione”.

Con le interpretazioni, tuttavia, sono arrivate anche le polemiche. Un archeologo cattolico, il gesuita Antonio Ferrua, che prese parte agli scavi vaticani, ha affermato più volte di ‘non aver potuto pubblicare’ tutte le informazioni in suo possesso, le quali smentirebbero chi sostiene di aver identificato le reliquie di Pietro. Inoltre una guida di Roma, curata dal cardinale cattolico Paul Poupard e pubblicata nel 1991, diceva che “le ossa umane ritrovate sotto le fondamenta del Muro rosso non hanno rivelato, all’esame scientifico, alcun rapporto con l’apostolo Pietro”. Stranamente, nell’edizione successiva (sempre del 1991) la frase è stata tolta ed è stato invece aggiunto il capitolo: “Una certezza: Pietro a S. Pietro”.

È evidente che i reperti vanno interpretati e che, a seconda del punto di vista da cui li si guarda, possono dire cose diverse. Gli storici cattolici più autorevoli riconoscono infatti che “il problema storico dell’effettivo martirio a Roma di Pietro e quello del luogo della sua sepoltura sono ancora oggetto di dibattito”.

Cosa rivelano i reperti? Il monumento a edicola, stando a coloro che cercano conferme della tradizione cattolica, è il “trofeo” di cui parlava un certo Gaio, un religioso vissuto ai primi del III secolo. Secondo Eusebio di Cesarea, storico ecclesiastico del IV secolo, Gaio si diceva in grado di ‘mostrare il trofeo di Pietro sul Vaticano’. I fautori della tradizione sostengono che l’apostolo venne sepolto lì, sotto quello che è stato poi chiamato “trofeo di Gaio”. Altri, però, interpretano diversamente i risultati degli scavi e fanno notare che i primi cristiani prestavano scarsa attenzione alla sepoltura dei loro morti e che, anche supponendo che Pietro fosse stato giustiziato lì, sarebbe stato molto improbabile poterne ricuperare il corpo.

Per alcuni, poi, il “trofeo di Gaio” (sempre che quello sia il reperto rinvenuto) non era una tomba, ma un monumento eretto a ricordo di Pietro verso la fine del II secolo e che solo in seguito “finì per essere ritenuto un monumento funebre”. Secondo il teologo Oscar Cullmann, perciò, gli “scavi vaticani non permettono affatto di identificare una tomba di Pietro”.

E le ossa? Va detto, in primo luogo, che la loro effettiva provenienza è tuttora un enigma. Poiché nel I secolo sul colle Vaticano sorgeva una necropoli pagana, i resti umani vi abbondano e ne sono stati infatti ricuperati parecchi. Il graffito incompleto (probabilmente del IV secolo) che secondo alcuni identifica il luogo in cui si trovavano le reliquie può al massimo riferirsi “alla presunta presenza delle ossa di Pietro”. Molti epigrafisti, oltretutto, ritengono che la scritta possa addirittura significare ‘Pietro non è qui’.

“Le fonti più antiche e attendibili non menzionano il luogo del martirio [di Pietro], ma quelle più tarde e meno attendibili sono praticamente concordi nell’indicare l’area vaticana”, dice lo storico Daniel W. M. O’Connor. Chi cerca la tomba di Pietro in Vaticano si fonda perciò su tradizioni poco attendibili. “Allorché le reliquie assunsero grande importanza”, dice O’Connor, “i cristiani finirono per credere sinceramente che il [trofeo] . . . di Pietro indicasse precisamente il suo sepolcro”.

Queste tradizioni si svilupparono di pari passo col culto delle reliquie. Dal III-IV secolo in poi, nella lotta per la supremazia “spirituale”, le varie sedi ecclesiastiche usarono reliquie (vere o false) per far valere la propria autorità, con vantaggi anche economici. Così i pellegrini si recavano sul presunto sepolcro di Pietro, convinti del potere miracoloso dei suoi resti. Alla fine del VI secolo, ad esempio, i devoti gettavano sulla “tomba” pezzetti di stoffa di cui determinavano prima il peso. “Fatto straordinario”, dice un resoconto dell’epoca, “se la fede del supplice è forte, la stoffa ripresa da sopra la tomba si impregna talmente di virtù divina che pesa più di prima”. Questo dà un’idea del livello di credulità dell’epoca.

Nel corso dei secoli leggende come questa, unite a tradizioni prive di fondamento, contribuirono moltissimo ad accrescere il prestigio della basilica vaticana. Ci furono però anche voci dissenzienti. Nei secoli XII e XIII i valdesi condannavano questi eccessi e, facendo riferimento alla Bibbia, spiegavano che Pietro non era mai stato a Roma. Lo stesso fecero secoli dopo esponenti della Riforma protestante. E ancora nel XVIII secolo famosi pensatori ritenevano la tradizione infondata storicamente e scritturalmente, un punto di vista tuttora sostenuto da studiosi rispettabili, cattolici e non.

La Chiesa Cattolica ha teso ad accreditare la tradizione secondo cui Pietro risiedette per qualche tempo a Roma. Secondo altre tradizioni antiche l’apostolo fu sepolto non sul Vaticano, ma altrove a Roma.

[modifica] Pietro zelota?

Che la figura di Pietro sia sempre stata controversa non è cosa nuova: per quello che possiamo leggere dalle testimonianze del nuovo testamento, per i contrasti con il cristianesimo dei "gentili" di Paolo, per la questione del primato del Vescovo di Roma, ecc. Alcune letture (quali ad es. quelle di Donnini e Cascioli in bibliografia) della figura di Pietro danno risposte alternative a quelle proposte dalla Chiesa. Tali interpretazioni, che ad alcuni appaiono isolate, si collocano all'interno di una corrente minoritaria (vedi Mito di Gesù), ma risalente a studiosi illustri come Voltaire, Albert Schweitzer, Bruno Bauer, ecc. Coloro che condividono tale teoria ritengono che gli ostacoli che ha incontrato e che incontra siano di natura psicologica e culturale, data l'importanza e la complessità degli interessi in gioco. A ciò si aggiunge la notevole distanza nel tempo degli eventi oltre che la qualità e quantità del testi a noi pervenuti. Secondo queste teorie Pietro sarebbe stato uno zelota, un assassino dal carattere aggressivo e autoritario, con tendenze alla coercizione ed anche un galeotto evaso dal carcere.

[modifica] Pietro "figlio di Giovanni" o "Bariona"

Pietro è generalmente indicato nelle diverse traduzioni della Bibbia come "Figlio di Giona/Giovanni" [1] Gv 1,42;21,15-17 e Mt 16,17, esiste una corrente critica [2] [3] che propone invece la lettura Bariona = "partigiano alla macchia, latitante, ricercato".

Il ragionamento che porta taluni a sostenere che Simone fosse indicato come Bariona si sviluppa secondo i passaggi seguenti:

  1. il testo greco del Vangelo di Matteo porta l'espressione "σίμωνβαριωνᾶ", che la Vulgata latina interpreta Simon bar Iona
  2. "Figlio di..." è reso con bar, termine aramaico, invece che con uios, termine greco come ad es. in Mt 23,35 ζαχαρίου υἱοῦ βαραχίου (Zaccaria figlio di Barachia)
  3. in aramaico, la lingua parlata in Palestina al tempo di Gesù al posto dell'ebraico dotto della Bibbia, "Bariona" significa appunto "partigiano alla macchia, latitante, ricercato"

[modifica] Identificazione con Simone lo Zelota

I vangeli annoverano tra gli apostoli di Gesù Simone lo Zelota, che secondo le versioni dei vangeli comunemente accettate [4] è distinto da Simon Pietro mentre secondo altri potrebbe essere la stessa persona.

Il fariseo Gamaliele, dottore della legge, fa rilasciare gli apostoli appena arrestati citando gli esempi di due famosi capi zeloti, Giuda il Galileo e Teuda:

Collabora a Wikiquote «Ma essi, udendo queste cose fremevano d'ira, e si proponevano di ucciderli. Ma un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, onorato da tutto il popolo, alzatosi in piedi nel sinedrio, comandò che gli apostoli venissero un momento allontanati. Poi disse loro: «Uomini d'Israele, badate bene a quello che state per fare circa questi uomini. Poiché, prima d'ora, sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch'egli perì, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi. E ora vi dico: tenetevi lontani da loro, e ritiratevi da questi uomini; perché, se questo disegno o quest'opera è dagli uomini, sarà distrutta; ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio».»   (At 5,33-39)

A proposito vi sono due possibili interpretazioni:

  • il discorso di Gamaliele non paragona tanto le caratteristiche violente dei capi dei movimenti ormai dispersi con gli apostoli capi del nascente movimento dei cristiani, quanto fa leva sul fatto che se il movimento dei cristiani è opera di uomini, sarà disperso, come i movimenti già dispersi, mentre se è opera di Dio è meglio non rischiare di mettersi a combattere anche contro Dio [5].
  • il discorso di Gamaeliele ricorda le ribellioni precedenti verso i romani e chiede che non venga presa una posizione in quanto se gli apostoli sono dei ribelli (galileo per i romani è sinonimo di ribelle, vedi anche zelota) privi dell'assistenza divina saranno certamente sconfitti, se, al contrario, gli apostoli sono dei ribelli ispirati da Dio, allora mettersi contro di loro equivale a mettersi contro Dio stesso [2].

[modifica] Pietro "Figlio del tuono"?

Il testo originale in lingua greca e latina del vangelo di Marco 3,16-17 [6] è:

Καὶ ἐποίησεν τοὺς δώδεκα, καὶ ἐπέθηκεν ὄνομα τῷ Σίμωνι Πέτρον· καὶ Ἰάκωβον τὸν τοῦ Ζεβεδαίου καὶ Ἰωάννην τὸν ἀδελφὸν τοῦ Ἰακώβου, καὶ ἐπέθηκεν αὐτοῖς ὀνόματα Βοανηργές, ὅ ἐστιν υἱοὶ βροντῆς Et imposuit Simoni nomen Petrus, et Iacobum Zebedaei et Iohannem fratrem Iacobi, et imposuit eis nomina Boanerges, quod est filii tonitrui

Le traduzioni dei Vangeli canonici in tutte le versioni maggiormente diffuse [1] riservano l'appellativo "Boanerges" ai soli Giacomo e Giovanni, riferendo a loro il pronome αὐτοῖς - eis ("ad essi"):

Collabora a Wikiquote «Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono.»   (Mc 3,16-17)

Secondo alcune interpretazioni [2] in contrasto con le traduzioni ufficiali, eis si riferirebbe invece a tutti gli apostoli, e quindi anche a Pietro, che sarebbe quindi anch'egli un "figlio del tuono".

[modifica] Aggressività

Tutti i vangeli riportano che, al momento dell'arresto di Gesù, uno di quelli che stava con lui tagliò con la spada un orecchio al servo del sommo sacerdote (Mt 26,51; Mc 14,47; Lc 22,50; Gv 18,10). Il vangelo secondo Giovanni identifica in Simone Cefa (la pietra) l'autore del colpo di spada. Gesù rimprovera il discepolo, dicendo di riporre la spada perché deve bere il suo calice.

Collabora a Wikiquote
«Pietro, che aveva una spada, la prese e colpì il servo del sommo sacerdote, recidendogli l'orecchio. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?». "»
Il bacio di Giuda, a sinistra si nota Pietro che ferisce l'orecchio del servo
Il bacio di Giuda, a sinistra si nota Pietro che ferisce l'orecchio del servo

Negli Atti degli apostoli si dichiara che Simone Cefa imprigionato per fare cosa gradita ai Giudei, evade dal carcere e diventa un latitante.

Collabora a Wikiquote «In quel periodo, il re Erode cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; 2 e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3 Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro...»   (At 12:1-17)

Il passo per alcuni non ha nessuna valenza in quanto si sottolinea che la fuga dal carcere avviene, secondo la narrazione evangelica, miracolosamente, senza alcun atto violento da parte di Pietro. Secondo altri, a parte la veridicità del racconto evangelico che parla di una fuga miracolosa, la questione rilevante concerne il motivo per il quale Erode "maltrattava alcuni della chiesa" e perché questo "fosse gradito ai Giudei". La spiegazione che viene data[3] riguarda la caratteristica "sovversiva", rivoluzionaria dei seguaci di Gesù (vedi zeloti) che contrastando (in funzione politico fondamentalista il dominio romano) non incontravano il favore della popolazione stanca delle continue rivolte e del sangue versato (vedi anche Giuda il Galileo).

In un altro esempio, inoltre, due coniugi, Anania e Saffira, non avendo versato l'intero ricavato dalla vendita di un loro podere (nella setta esseno-zelotica era fatto obbligo di mettere in comproprietà tutti i beni rinunciando a mantenere beni personali), sarebbero improvvisamente morti in rapida successione appena comparsi innanzi a Simone (5:1-10).

Sempre negli Atti degli Apostoli Simone narra di come Giuda sia morto squarciandosi il ventre in seguito ad una caduta (1:15-19). Ciò secondo l'interpretazione tradizionale non ha alcuna relazione con il temperamento di Pietro, che riporta l'avvenimento[5], secondo altri[3] la morte violenta ("gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si sparsero") di Giuda sarebbe una vendetta degli apostoli ed in particolare di Pietro.

Nei vangeli canonici è raccontato di Gesù che perde la pazienza con Simone detto Pietro. Secondo una interpretazione i rimproveri non sono determinati dal carattere di Pietro, ma dalla sua mancanza di fede, secondo altri stanno a rivelare il carattere di Pietro[3]. Ecco i due passi paralleli di Marco e Matteo che riportano lo stesso episodio:

Collabora a Wikiquote « allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». »   (Mt 16:21-23)

[modifica] Coercizione

Nella lettera ai Galati Paolo rimprovera Pietro di costringere i pagani a vivere come i giudei (2:11-14),

L'interpretazione comune [5] è che il comportamento di Pietro non sia determinato da una sua idea personale o da volontà di potenza, ma dal fatto che tutta la Chiesa di Gerusalemme seguiva questa prassi, poiché i giudeo-cristiani non ritenevano lecito abbandonare la legge mosaica e il culto del Tempio, che Gesù stesso aveva rispettato. Il conflitto sorto fra seguaci di Paolo, di stirpe "gentile", e i giudeo cristiani di origine ebraica (i "circoncisi") sarà il dibattito di maggior peso nella chiesa del primo secolo. Il rimprovero di Paolo di Tarso non è tanto sulla sua presunta aggressività caratteriale, ma piuttosto di essere troppo "timoroso" nei confronti della tradizione giudeo cristiana. Si tratta di un conflitto teologico, non un problema di personalità.

C'è consenso fra gli studiosi, ed è confermato da diversi passi del Nuovo Testamento, che il passo di Paolo rifletta due idee diverse della cristinianità: quella sostenuta da Paolo favorevole ad una apertura verso i gentili (i non ebrei) con il conseguente abbandono di alcune caratteristiche delle tradizioni tipiche delle comunità esseno-giudaiche e quella sostenuta in primis da Simone detto Pietro (Cefa), Giacomo (i maggiori esponenti) dalla Chiesa di Gerusalemme fedele alle tradizioni giudaico-cristiane, contrasti che richiederanno un concilio apposito: il concilio di Gerusalemme.

[modifica] Comportamenti da zelota

Gli Zeloti erano una fazione anti romana dell'epoca che voleva liberare la terra di Israele dal domino di Roma Imperiale, il possesso di una spada da parte di Pietro, la sua identificazione come "pietra" (i.e. testa dura), "zelota", figlio del tuono, "bariona" e le altre caratteristiche, possono essere spiegate [3][2] con la sua appartenenza al gruppo degli zeloti. Non c'è accordo tra gli studiosi su questa teoria, che viene negata dalle chiese cristiane.

[modifica] Pietro fratello di Gesù?

Per approfondire, vedi la voce Fratelli di Gesù.

Secondo la scuola critica, abbracciata da Donnini e Cascioli, Pietro sarebbe stato uno dei fratelli di Gesù e per questo motivo avrebbe rivestito un ruolo rilevante nella comunità cristiana di allora.

Collabora a Wikiquote «...Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono considerati i più autorevoli...»   (Gal 2,9)

[modifica] Testimonianze sulla morte di Pietro

Foto della tomba di Pietro nelle grotte vaticane
Foto della tomba di Pietro nelle grotte vaticane

[modifica] La tomba e i resti di Pietro

Per approfondire, vedi la voce Tomba di Pietro.

La tomba di Pietro è stata rinvenuta in corrispondenza dell'altare della Basilica di San Pietro in Vaticano durante scavi effettuati nelle Grotte vaticane a partire dal 1939, solo nel 1953 furono trovati dei resti umani che sono attribuiti all'apostolo.

Sulla tomba di Pietro la tradizione cristiana ha espresso precedentemente altre versioni contrastanti a causa delle due traslazioni che tale tomba ha subìto nei primi due secoli prima di tornare alla posizione originaria. Secondo il presbitero Gaio la sepoltura di Pietro era "alla via del Vaticano o sulla via di Ostia" mentre secondo altre testimonianze la tomba di Pietro era "ad Catacumbas" (cioè presso l'attuale S. Sebastiano), comunque tutte le tradizioni non hanno mai indicato altra città oltre Roma.

[modifica] Vangelo di Giovanni

In un passo del vangelo secondo Giovanni 21,15-19 Gesù si rivolge a Pietro dicendogli

Collabora a Wikiquote «In verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti»   (Giovanni 21,18)

e successivamente compare l'inciso:

Collabora a Wikiquote «Disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio»   (Giovanni 21,19)

Si può supporre quindi che l'evangelista, ed anche i lettori a cui egli si rivolgeva, conoscessero alcuni dettagli della morte di Pietro.

[modifica] Lettera di Pietro

La prima lettera di Pietro si conclude con:

Collabora a Wikiquote «La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, vi saluta. Anche Marco, mio figlio, vi saluta.»   (1Pietro 13)

Pietro dichiara di trovarsi presso la chiesa di Babilonia, il nome Babilonia si riferisce probabilmente a Roma, che è chiamata Babilonia anche in altri scritti cristiani antichi, quali l'apocalisse di Giovanni 17,5;18,10 e gli Oracoli della Sibilla cristiani. [7].

Il riferimento potrebbe anche essere alla Nuova Babilonia (Seleucia) lungo le rive del Tigri, alla città egiziana di Babilonia presso Memphis, o Gerusalemme.

Eusebio di Cesarea [8] scrisse che il vescovo Papia di Gerapoli e Clemente di Alessandria dichiarano che Marco scrisse il suo vangelo a Roma su richiesta dei cristiani di quella città, che desideravano una testimonianza scritta degli insegnamenti di Pietro e dei suoi discepoli; questa notizia è confermata da Ireneo di Lione [9]. Sulla base di queste testimonianze Eusebio dichiara che Pietro si rivolgeva a Roma con il nome figurato di Babilonia nella sua prima lettera.

[modifica] Lettera di Clemente

Nella prima lettera di Clemente, attribuita a Clemente di Roma e scritta forse tra il 95 ed il 97 [10] si trova scritto:

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«Per invidia e per gelosia i più validi e i più importanti pilastri [della Chiesa] hanno sofferto la persecuzione e sono stati sfidati fino alla morte. Volgiamo il nostro sguardo ai santi Apostoli... San Pietro, che a causa di un'ingiusta invidia, soffrì non una o due, ma numerose sofferenze, e, dopo aver testimoniato con il martirio, assurse alla gloria che aveva meritato»
(Clemente di Roma, lettera ai Corinzi, v)

Sono poi menzionati Paolo ed altri, dichiarando che essi patirono il martirio presso di noi, ovvero tra i romani, espressione che è chiarita dal capitolo IV. In questa lettera ci si riferisce a quella che fu poi interpretata come la prima persecuzione dei cristiani dopo il grande incendio di Roma, sotto l'imperatore Nerone, collocando quindi la morte di Pietro in quell'epoca.

[modifica] Lettera di Ignazio

Nella sua lettera scritta all'inizio del II secolo, prima del 107, il vescovo Ignazio di Antiochia cerca di dissuadere i cristiani di Roma dall'intercessione in suo favore, con la quale avrebbero potuto evitarne la condanna a morte, dichiarando:

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«Non vi comando, come Pietro e Paolo: loro furono apostoli, mentre io non sono altro che un rifiuto»
(Ignazio di Antiochia, Ai Romani 4)

Questo passo può essere interpretato come la dichiarazione che Pietro e Paolo proclamarono la dottrina cristiana a Roma di persona.

[modifica] Lettera di Dioniso

Il vescovo Dioniso di Corinto, nella sua lettera alla chiesa romana durante il pontificato di papa Sotero (165-174) scrive che:

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«Dovete quindi, con la vostra più vivida esortazione, riunire insieme i prodotti della semina di Pietro e di Paolo a Roma ed a Corinto. Poiché entrambi hanno seminato la parola del Vangelo anche a Corinto, e insieme lì ci hanno istruiti, nello stesso modo in cui insieme ci hanno istruiti in Italia ed insieme hanno patito il martirio»

Il testo è riportato nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea (II, xxviii).

[modifica] Testimonianza di Ireneo

Ireneo di Lione, che trascorse del tempo a Roma poco dopo la metà del secondo secolo prima di recarsi a Lione, descrive la chiesa di Roma come

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«la più grande ed antica chiesa, conosciuta da tutti, fondata ed organizzata a Roma dai due più gloriosi apostoli, Pietro e Paolo»
(Ireneo di Lione, Contro gli eretici, III, iii; cf. III, i)

Fa quindi uso della nota attività apostolica di Pietro e Palo a Roma per usarla come prova della tradizione.

[modifica] Clemente di Alessandria

Clemente di Alessandria dichiara che:

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«Dopo che Pietro ebbe annunciato la Parola di Dio a Roma e predicato il Vangelo nello spirito di Dio, la moltitudine degli uditori richiese a Marco, che aveva a lungo accompagnato Pietro nei suoi viaggi, di scrivere quello che gli apostoli avevano loro insegnato.»
(Clemente di Alessandria, Hypotyposes)

Il testo è riportato nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, (IV, xiv).

[modifica] Tertulliano

Tertulliano fa spesso riferimento alla predicazione di Pietro e Paolo a Roma:

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«Se sei in Italia, hai Roma, da cui si diffonde un'autorità che va molto oltre [i confini della stessa Italia]. Quanto è fortunata questa Chiesa per cui gli Apostoli hanno versato la loro dottrina con il loro sangue, dove Pietro ha emulato la passione del Signore, dove Paolo è stato coronato con la stessa morte di Giovanni[11]»
(Tertulliano, De Praescriptione, xxxv)

Riferendosi al passo del vangelo descritto precedentemente (Giovanni 21,15-19):

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«La germogliante fede cristiana fu insanguinata per primo da Nerone a Roma. Là Pietro fu legato da un altro [come Gesù gli aveva profetizzato]], quando fu legato alla croce»
(Tertulliano, Scorpiace, xv)

Per illustrare il fatto che non è importante con quale acqua si amministri il battesimo, scrive che non c'è

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«[...] nessuna differenza tra quella con cui Giovanni battezzava nel Giordano e quella con cui Pietro battezzava nel Tevere»
(Tertulliano, Sul battesimo, capitolo 5)

e contro Marcione si riferisce alla testimonianza dei cristiani romani:

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«[...] a cui Pietro e Paolo hanno trasmesso in eredità il Vangelo racchiuso nel loro sangue»
(Tertulliano, Contro Marcione, IV, v)

[modifica] Gli scritti attribuiti a Pietro

Il Nuovo Testamento comprende due lettere tradizionalmente attribuite a Pietro: la prima lettera di Pietro e la seconda lettera di Pietro. Basandosi sulla buona qualità del greco, e considerando che Pietro doveva essere un pescatore di Galilea, quindi un illetterato, molti studiosi dubitano che l'apostolo Pietro abbia scritto queste lettere, e si ipotizza che siano state scritte dal suo segretario (amanuense) o da un seguace dopo la sua morte. In particolare i dubbi si concentrano sulla seconda, che nei primi secoli era fra i testi "discussi". C'è chi ipotizza anche che essa sia una rifacitura della lettera di Giuda, anch'essa canonica.

Con il nome di Pietro esistono anche diversi testi apocrifi, fin dall'antichità considerati pseudoepigrafi; tra questi ci sono:

  • il vangelo di Pietro
  • gli atti di Pietro
  • una lettera di Pietro a Filippo, di cui è stata rinvenuta una copia a Nag Hammadi
  • l'Epistula Petri, la lettera di introduzione ascritta a Pietro che appare all'inizio di almeno una versione degli scritti clementini[12].
  • l'apocalisse di Pietro, che è stata esclusa dal canone della Bibbia più tardi e considerata autografa fino al IV secolo

[modifica] Il primato di Pietro

Per approfondire, vedi la voce Primato di Pietro.

La Chiesa cattolica è l'unica comunità cristiana che riconosce il primato dell'apostolo Pietro sugli altri apostoli.

Il ragionamento è il seguente. Pietro è il primo degli apostoli. Pietro è vicario di Gesù. Pietro fu vescovo di Roma. I vescovi di Roma hanno le stesse caratteristiche di Pietro.

Benché molti siano i versi del Nuovo Testamento in cui si parla di Pietro, il dibattito si riduce spesso alla discussione sul significato e la traduzione del verso 16,18 del vangelo di Matteo.

[modifica] Vescovo di Antiochia

Per approfondire, vedi la voce Patriarcato di Antiochia.

Pietro è considerato il primo vescovo di Antiochia.

[modifica] Pietro fu il primo vescovo di Roma e papa?

Pietro
Papa della Chiesa cattolica
[[|240px|Immagine di papa Pietro]]
'
[[|100px|Stemma pontificio di Pietro]]
Al secolo:
Nato
Elezione
al pontificato
30 circa (?)
Consacrazione:
Fine del
pontificato:
64 o 67 (?)
Segretario
personale:
{{{segretario}}}
Predecessore: {{{predecessore}}}
Successore: papa Lino
Antipapi:
Elenchi dei papi: cronologico · alfabetico
Progetti Cattolicesimo e Storia · uso tabella

[modifica] Documenti

[modifica] I secolo

Nella lettera che Paolo, nel 58 d.C., indirizza ai Romani, egli menziona personalmente 29 esponenti della comunità cattolica, eppure non solo non saluta ma addirittura non menziona affatto Pietro: un'omissione importante se Pietro fosse stato effettivamente il vescovo di Roma e si trovasse là. Tuttavia tradizionalmente si pone la morte di Pietro a Roma durante la persecuzione di Nerone nel 64. Egli potrebbe essersi recato presso la chiesa di Roma ed avervi esercitato il ministero (e poi trovato la morte) successivamente al 58 d. C.

[modifica] II secolo

Tra gli autori del II secolo non ci sono riferimenti a Pietro, ma di essi, con l'eccezione di Ignazio, Policarpo e Clemente di Alessandria, si possegono solo scritti apologetici verso ebrei o pagani, in cui probabilmente non c'era ragione per citare l'episcopato di Pietro.

Il nome di Pietro non appare in alcuni dei primissimi elenchi dei vescovi di Roma: Ireneo, vescovo di Lione dal 178 al 200 d.C. e primo teologo cristiano ad utilizzare il principio della successione apostolica, cita con precisione la sequenza di "tradizione" vescovile fino a risalire direttamente all'apostolo Giovanni, elencando tutti i vescovi di Roma fino al dodicesimo, Eleuterio: ma, come primo vescovo, parte da Lino, e non da Pietro.

Ma lo stesso Ireneo in due passaggi parla di Igino come del nono vescovo di Roma:

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«[Cerdo] venne a vivere a Roma al tempo di Igino, che detenne il nono posto nella successione episcopale a partire dagli apostoli.
[...]
Valentino venne a Roma al tempo di Igino, fiorì sotto Pio, e rimase fino ad Aniceto. Anche Cerdo, predecessore di Marcione, arrivò al tempo di Igino, che fu il nono vescovo»
(Ireneo di Lione. Contro gli Eretici, I,27:1, e III,4:3)

Poiché tra papa Lino e papa Igino sono compresi solo sei altri vescovi, Ireneo riconosce la presenza di un predecessore di Lino. Lightfoot ha contestato la veridicità di questa asserzione, poiché nella più antica versione latina del testo di Ireneo conosciuta al passo 3:4:3 si parla di octavus, ma nel testo greco riportato da Eusebio sta scritto enatos.

Un precedente passo di Ireneo (Adv. haer. 3:3:3) può essere interpretato come la dichiarazione che Pietro e Paolo si divisero l'episcopato di Roma, ma anche come un ulteriore argomento usato da Ireneo contro gli gnostici per difendere la dottrina della Chiesa di Roma.

[modifica] III secolo

Nella metà del III secolo San Cipriano di Cartagine si riferisce alla sede di Roma (la sede vescovile, ovvero la diocesi di Roma) come cattedra di San Pietro, dicendo che papa Cornelio successe al posto che fu di Fabiano che è il posto di Pietro (Ep 55:8; cf. 59:14).

Sempre Cipriano (Ep. 75:17), riporta un passo di Firmiliano di Cesarea in cui si dice che Stefano dichiarò che avrebbe deciso riguardo alla controversia sul battesimo poiché vantava la successione da Pietro. Firmiliano riporta questa asserzione senza contestarla, mentre probabilmente lo avrebbe fatto se fosse stato possibile[13]; su questa base si può affermare che circa nel 250 d.C. l'episcopato di Pietro a Roma era ammesso non solo a Roma ma anche nelle chiese dell'Africa e dell'Asia minore.

Nel primo quarto dello stesso secolo (circa nel 220) Tertulliano (De Pud. 21) menziona una dichiarazione di Callisto I in cui egli asserisce che il potere di perdonare i peccati era disceso a lui da Pietro in modo particolare. Neanche Tertulliano contesta questa dichiarazione, ed egli conosceva la Chiesa di Roma avendo risieduto nell'urbe.

Nello stesso periodo, Ippolito (probabilmente l'autore della prima parte del Catalogus Liberianus attribuito a Clemente di Roma, 1:259) riconosce Pietro nella lista dei vescovi di Roma.

In Adversus Marcionem, scritto apparentemente nello stesso periodo, si dice che Pietro aveva passato a Lino la sedia in cui egli stesso aveva seduto (P.L., II 1077).

Nella Costituzione Apostolica dell'anno 270, si dice che papa Lino ottenne la sua nomina direttamente da Paolo, non da Pietro.

Questa voce è di parte

Questa sezione riguardante un argomento di religione è ritenuta di parte, o non neutrale, (vedi l'elenco delle voci non neutrali). Se vuoi contribuire alla voce, e per ulteriori informazioni, partecipa alla pagina di discussione relativa. (uso di questo tag) (voce segnalata nel mese di settembre 2006)
Motivazione: non si spiega come mai questo passo contrasti con il primato di Pietro, mi appare una considerazione dei fatti abbastanza originale. Io leggo: "tutti gli apostoli si occuparono insieme della Chiesa" e basta Vedi anche: Progetto religione Portale religione Segnalazione di Riccardo 11:55, 3 set 2006 (CEST)

Riguardo il primato effettivo di Pietro i pareri discordanti non mancano. Ad esempio:

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«[...] Giacomo, fratello del Signore, succedette all'amministrazione della Chiesa insieme agli altri apostoli [...]»
(Eusebio da Cesarea, Historia Eccl., II,23,4)

termine sezione non neutrale

Sempre Eusebio scrive che:

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«Così come gli altri suoi seguaci, Paolo testimonia che Crescenzo fu inviato in Gallia. Ma Lino, che egli menziona nella seconda lettera a Timoteo come suo compagno a Roma, fu il successore di Pietro nell'episcopato della Chiesa di quella città, come è già stato mostrato»
(Eusebio di Cesarea. Historia Ecclesiastica, III,4,9 [3])

Nella tradizione seguente, Pietro è considerato il primo vescovo di Antiochia e in seguito vescovo di Roma:

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«Visitò Gerusalemme, Corinto, Bari, fino ad arrivare a Roma, dove sembra che predicò fra le classi meno abbienti. Gli successe Papa Lino (67-76).»

[modifica] Le controversie in merito

La questione di Pietro primo papa e del suo primato è oggetto di disputa fra i teologi delle diverse chiese cristiane.

La durata del pontificato di San Pietro viene data da fonti tradizionali, ma la loro accuratezza è incerta (in particolare, vengono proposte due differenti date di morte). Secondo la tradizione San Pietro spese 25 anni a Roma, ma il suo mandato viene calcolato dal momento in cui, secondo i Cattolici, Gesù lo incaricò di questo ufficio.

I cristiani non cattolici contestano il fatto che San Pietro debba appartenere alla lista dei papi in generale, sulla base del fatto che il papato come lo conosciamo oggi non esistette se non alcuni secoli dopo la morte di Cristo. Pertanto San Pietro - soprattutto per gli studiosi protestanti - è il primo Papa per imposizione di fede (senza alcun criterio storico); si obietta ai cattolici una interpretazione ad hoc -non anteriore al terzo secolo- di un passo del Vangelo di Matteo (e di un altro diverso del Vangelo di Giovanni): in questo breve passo, l'apostolo Pietro viene chiamto da Gesù Kefa, cioè Pietra, Pietro, e viene dato al nome il senso di 'pietra di fondazione' della chiesa. Secondo i non-cattolici le parole di Gesù esprimono un riconoscimento più che un incarico e sono presenti solo in Matteo, che secondo la ricerca storico-letteraria protestante è un Vangelo 'petrino' - benché moderato-, cioè difensore dell'attività di Simon Pietro a Gerusalemme, rivolta solo ai cristiani ebrei, attività che si contrappone perciò a Paolo che si rivolge invece ai non-ebrei, tra cui anche i cristiani di Roma.

In realtà i cattolici rispondono che il brano matteano nei suoi aspetti tipicamente semitici offre la prova più convincente dell'autenticità e dell'antichità delle parole dette da Gesù.

Se poi si legge la prima lettera che Paolo scrive ai Corinti (15, 3-5) Pietro viene menzionato in testa alle lista (da Paolo) come testimone autorevole della risurrezione e anche nei capitoli precedenti sempre Paolo aveva fatto riferimento a Pietro come modello esemplare del ruolo apostolico: tutti brani che vengono a mettere in dubbio le obiezioni dei protestanti.

Per quest'ultimi è solo a partire dal Medioevo che la chiesa cattolico-romana ha interpretato i vari versetti nel significato del primato.

Nell'interpretazione cattolica delle parole del Cristo a Pietro sono affidate le chiavi del Regno dei cieli, una nota metafora semitica per indicare l'investitura di un potere. Pietro è pertanto costituito vicario di Cristo, in ordine alla fondazione di Cristo che è la Chiesa, con poteri che vengono esercitati sulla terra ma ricevono una immediata e concorde sanzione divina. La promessa delle chiavi, in armonia con la funzione di "roccia" attribuita al solo Pietro, specifica le funzioni che nella chiesa competono a lui e non agli altri. E poiché Gesù ha promesso che la sua fondazione durerà fino alla fine del mondo, i poteri di Pietro avranno la stessa durata. Pietro cioè dovrà avere dei successori perché a Cristo non venga meno il vicario e alla Chiesa il suo fondamento.

Per gli studiosi protestanti invece l'ufficio di Vescovo o Episcopo non nasce prima del II secolo d.C. in alcune chiese dell'Asia Minore, e si generalizza non prima del III secolo. Inoltre oggi alcuni arrivano a mettere in dubbio il fatto che Pietro sia stato a Roma, ipotizzando un martirio a Gerusalemme e tenendo scarso conto di tutte le fonti e le testimonianze storiche che invece affermano la sua venuta a Roma e il suo martirio e tacendo la conferma che gli scavi archeologici 1939-1949 hanno compiuto sulla ubicazione del sepolcro dell'Apostolo in Roma.

La questione si fa veramente aspra e dibattuta e si rimanda a dizionari ed enciclopedie specializzate (lessicali del Nuovo Testamento, teologiche) dove poter visionare da una parte il punto di vista cattolico, dall'altra quello dei teologi protestanti ed in parte di altre chiese.

L'interrogativo se l'autorità di guida trasmessa a Pietro in Mt 16,13-20 avesse (e abbia) valore anche per un successore dipende dall'altro interrogativo se Gesù abbia voluto una comunità (chiesa) anche per il tempo successivo alla sua morte sulla croce.

Alexander Sand, professore di Teologia del Nuovo Testamento alla Università della Ruhr (Bochum), scrive:

A causa di premesse condizionate dal punto di vista confessionale e di certi presupposti ermeneutici, le opinioni su questo interrogativo divergono notevolmente (Il Vangelo secondo Matteo, Brescia, 1992, 489)

Per gli Ortodossi, la chiesa ha una dimensione di sacralità, e Gesù Cristo ha effettivamente investito gli Apostoli del ruolo di suoi successori alla guida della chiesa, ma in tale organizzazione Pietro avrebbe dovuto essere soltanto un Primo tra Pari, che governasse collegialmente, semplicemente presiedendo e rappresentando il collegio degli apostoli (come effettivamente fa quando chiamato a rendere conto del suo operato in Atti 10, 34, e in seguito, sempre negli Atti degli Apostoli, nel concilio di Gerusalemme). Secondo gli Ortodossi, su tale modello, di un collegio di Apostoli, presieduto da un rappresentante più autorevole degli altri, fu costruita la chiesa dei primi nove secoli, con i suoi Patriarchi nei Concili Ecumenici, in seguito però i Papi di Roma cercarono di assumere un ruolo più marcatamente monocratico e furono perciò esclusi dalla comunità delle chiese ortodosse, lasciando il primato (inteso però sempre in senso di Primo tra Pari) al patriarca ecumenico di Costantinopoli. Mentre, quindi, per i Cattolici Romani il capo della chiesa è il Pontefice, per gli Ortodossi il capo della Chiesa è il Sinodo dei Capi di ognuna delle quattordici Chiese Autocefale Ortodosse (organizzativamente separate una dall'altra), presieduto dal Patriarca di Costantinopoli.

Tutto ciò è argomento importante sul quale prende corpo la separazione delle varie chiese cristiane fra loro.

Icona raffigurante San Pietro risalente al VI secolo, monastero di Santa Caterina
Icona raffigurante San Pietro risalente al VI secolo, monastero di Santa Caterina

[modifica] Iconografia

La più antica rappresentazione esistente [14] è un medaglione di bronzo con la raffigurazione delle teste degli apostoli, datato tra la fine del II secolo e l'inizio del III, conservato nel museo della Libreria Vaticana: Pietro mostra una testa arrotondata con il mento prominente, la fronte sfuggente, i capelli spessi e ricci e la barba. Queste caratteristiche sono così individuali che fanno pensare ad un ritratto.

Questo tipo di rappresentazione è stato rinvenuto in due rappresentazioni di Pietro in una camera della catacomba di Pietro e Marcellino, della seconda metà del III secolo [15]. Nei dipinti della catacomba di Pietro e Paolo appare frequentemente come intercessore e protettore dei defunti nelle rappresentazioni del giudizio finale [16] e nell'atto di accompagnare una figura di defunto in preghiera nel paradiso. Nelle numerosi rappresentazioni di Cristo insieme agli apostoli che compaiono nei dipinti delle catacombe e nei sarcofagi, Pietro e Paolo occupano sempre i posti d'onore alla destra ed alla sinistra di Gesù.

La statua di San Pietro nella Basilica di San Pietro in Vaticano
La statua di San Pietro nella Basilica di San Pietro in Vaticano

Nei mosaici delle basiliche romane, datati tra il IV ed il IX secolo, Cristo compare al centro dell'immagine con Pietro e Paolo alla sua destra e sinistra, ed accanto a loro i santi che in quella località erano specialmente venerati.

In sarcofagi ed altri memoriali dei defunti sono presenti scene della vita di San Pietro come descritta nei vangeli: Pietro che cammina sulle acque del lago Genazaret dopo aver lasciato la barca alla chiamata di Cristo, la profezia del suo tradimento, la lavanda dei piedi, la resurrezione di Tabitha, la cattura e la condanna a morte di Pietro. In due gilt glasses è rappresentato come Mosè che fa sgorgare acqua dalle rocce con il suo bastone; il nome Pietro compare al di sotto della scena che può essere interpretata come una sua rappresentazione come guida dei cristiani.

Nel periodo tra il IV ed il VI secolo è particolarmente frequente l'immagine della consegna della legge a Pietro, che compare in vari tipi di monumenti. Cristo consegna a Pietro una pergamenta aperta o arrotolata in cui spesso si trova la scritta Lex Domini (in latino: la legge del Signore). Nel mausoleo di Costanza a Roma questa è affiancata alla raffigurazione della consegna delle tavole della legge a Mosè.

In alcuni carvins del IV secolo Pietro porta spesso un bastone nella sua mano, e successivamente una croce con una lunga asta trasportata sulla spalla, come se fosse uno scettro indicativo del suo compito. Nelle rappresentazioni dei sarcofagi del V secolo Gesù presenta a Pietro le chiavi (solitamente due, talvolta tre) invece della pergamena, dalla fine del VI secolo la rappresentazione con le chiavi diventa prevalente e queste diventano un caratteristico simbolo di Pietro [17].

Le catene conservate a San Pietro in Vincoli
Le catene conservate a San Pietro in Vincoli

[modifica] Reliquie

Della tomba di Pietro e dei resti del suo corpo si è già detto sopra.

Nella basilica di San Pietro in vincoli si conservano le catene con le quali Pietro sarebbe stato incatenato nella sua prigionia nelle Carceri mamertine (il nome "in vincoli" deriva appunto dal latino in vinculis, "in catene").

[modifica] San Pietro nella cultura popolare

Negli anni "San Pietro" è diventato un personaggio molto riportato in strisce umoristiche, cartoni, commedie, drammi e sceneggiature teatrali. Spesso la sua immagine gioca sul suo ruolo di "portatore delle chiavi del regno di Dio"; su questa base è spesso rappresentato come un uomo anziano con la barba che siede presso le porte del paradiso, interrogando le anime dei morti e accompagnandole all'interno del paradiso o catapultantole all'inferno secondo il giudizio divino.

[modifica] Santo patrono

Nella Chiesa cattolica San Pietro è il santo patrono di: fornai, costruttori di ponti, macellai, pescatori, mietitori, cordai, orologiai, fabbri, calzolai, tagliapietre, costruttori di reti da pesca e di navi; è anche il patrono della longevità e del papato ed è invocato per intercedere in caso di rabbia, problemi ai piedi e febbre

È anche il patrono della Chiesa universale.

Varie città, paesi e regioni considerano Pietro loro patrono, tra cui:

È il patrono anche di numerose altre città, quali Brema, Worms, Chartres, Calbayog, Colonia, Dabaw, Dunajská Streda, Köpenick, Leiden, Lessines, Maralal, Moissac, Naumburg, Obermarsberg, Poznan, Providence, Rhode Island, Regensburg, San Pietroburgo, Sint Pieters Rode, Toa Baja.

[modifica] Luoghi dedicati a Pietro

A Pietro, oltre alla Basilica di San Pietro in Vaticano, sono dedicate varie chiese ed anche alcune importanti abbazie, quali la abbazia di Bath e la abbazia di Berchtesgaden

[modifica] Note

  1. 1,0 1,1 si vedano i siti che rendono disponibili traduzioni della Bibbia, quali http://www.laparola.net o l'inglese http://www.biblegateway.org
  2. 2,0 2,1 2,2 2,3 David Donnini [1], Gesù ed i manoscritti del Mar morto, Coniglio Editore, Roma, Marzo 2006
  3. 3,0 3,1 3,2 3,3 3,4 Luigi Cascioli [2], La favola di Cristo
  4. si vedano, tra gli altri, gli elenchi degli apostoli, che distinguono tra Pietro e Simone Cananeo/Zelota
  5. 5,0 5,1 5,2 interpretazione accettata dalla grande maggioranza delle chiese cristiane
  6. Novum Testamentum Graece et Latine (A.Merk, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933; pag. 119)
  7. vedi Oracula Sibyl., V, ai versi 143 e 159, Geffcken, Leipzig, 1902, 111
  8. Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica ai versi II, xv; III, xl; VI, xiv
  9. Ireneo di Lione, Contro gli Eretici, III, i
  10. L'attribuzione di questa lettera a papa Clemente I e la sua datazione sono discusse
  11. Giovanni si riferisce a Giovanni Battista.
  12. vedi (EN) clementine literature
  13. Catholic Encyclopedia, voce Papa
  14. Vedi la sezione VI (REPRESENTATIONS OF ST. PETER) della voce su Pietro nella Catholic Encyclopedia. Queste informazioni potrebbero essere obsolete.
  15. Wilpert, Die Malerein der Katakomben Rom, pagina 94 e 96
  16. Wilpert, op. cit., pagina 390 e seguenti
  17. Grisar, Analecta romana, I, Roma, 1899, pagina 627 e seguenti

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