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Utente:Margherita/sandbox - Wikipedia

Utente:Margherita/sandbox

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La letteratura italiana nasce nel Duecento, quando, contemporaneamente, in quasi tutte le regioni della penisola si iniziò a scrivere, con intenti letterari, in italiano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua.

Indice

[modifica] Le lingue volgari in Europa

La lingua italiana, come molte lingue europee, ha origine in un periodo, durato oltre cinque secoli, che va dal crollo dell’Impero romano (476 DC) all’anno 1000 circa.

In quel lungo periodo il latino, parlato da tutte le genti romanizzate, si trasforma di continuo poiché entra in contatto prima con i dialetti germanici usati dai Franchi, dai Goti, dai Longobardi, in seguito con il greco che era la lingua ufficiale dell’impero bizantino, infine con l’arabo che si diffonde lungo tutto il bacino del Mar Mediterraneo a partire dal VII secolo.

Progressivamente nascono le nuove lingue d’Europa che essendo parlate dalla gente, cioè dal volgo, vennero dette volgari. Esse si contrappongono al latino che continuerà ancora per molto tempo ad essere la lingua ufficiale del potere e della cultura.

[modifica] I primi documenti scritti in volgare

In Italia i primi documenti in lingua volgare compaiono nel IX secolo. In essi è molto evidente la derivazione della nuova lingua dal latino.

Uno dei più antichi è un indovinello sulla scrittura:

Se pareba boves
alba pratalia araba
albo versorio teneba,
negro semen seminaba
(Spingeva innanzi i buoi =le dita
arava un bianco prato =la carta
teneva un bianco aratro =la penna
seminava nero seme =l’inchiostro).

Fino al DuecentoTrecento il volgare rimane, soprattutto una lingua usata dal popolo nella vita quotidiana perché solo molto di rado viene utilizzato in documenti di una certa importanza, per redigere i quali si preferisce ancora la lingua latina.

[modifica] Diffusione del volgare nei secoli XIII e XIV

La nuova lingua diventa importante nel Duecento e nel Trecento perché in quei secoli fioriscono le città e i comuni e si sviluppano le attività economiche e gli scambi commerciali; crescono anche le relazioni politiche e culturali tra gli Stati.

Si diffonde, perciò, il bisogno di una lingua che superi le differenze dialettali e che possa essere capita in tutta la penisola.

I mercanti, ad esempio, la cui rete d’affari diventa sempre più estesa, adottano il volgare come lingua commerciale. In questo modo l’uso della stessa lingua facilita i contatti e le trattative così come il fiorino, la moneta d’oro coniata a Firenze nel 1252 e accettata in tutti gli Stati, rende più semplice il cambio della valuta.

Anche le fiere, i mercanti e i pellegrinaggi in diversi luoghi di culto, occasione di incontro tra gente di provenienza geografica differente, contibuiscono alla creazione di una lingua comune, comprensibile a tutti.

Il volgare rimane di fatto soltanto una lingua parlata fino al XIII-XIV secolo, quando si diffonde il suo uso scritto tra molti autori di opere in prosa o in versi:nasce così una nuova lingua letteraria.

[modifica] La Scuola Poetica Siciliana

A Palermo, alla corte dell'imperatore Federico II (1194-1250), i letterati compiono i primi tentativi di scrivere le loro opere in volgare fondando così la Scuola Siciliana.

Poeti come Jacopo da Lentini, Pier delle Vigne e Cielo (o Ciullo) d'Alcamo compongono raffinate liriche d'amore in volgare siciliano.

In seguito il primato delle attività letterarie passa all'Italia centrale, alla Toscana e all'Umbria e la nuova lingua diventa strumento sempre più adatto, per ricchezza di parole e sintassi articolata, ad esprimere sentimenti e comunicare pensieri.

[modifica] Il Duecento e la letteratura religiosa

Le prime opere letterarie scritte in lingua italiana sono poesie di argomento religioso. Sono, in genere, laudi, cioè componimenti in lode di Dio o dei santi.

Nel Medioevo tutta l'Europa è pervasa da un profondo sentimento religioso: i grandi papi come Gregorio Magno, i monasteri, la conversione al Cristianesimo dei popoli barbari, suscitano una forte tensione spirituale di cui sono testimonianza ancora oggi le grandi cattedrali gotiche costruite alla fine di quell'epoca.

Tra le laudi più significative vi è il Cantico di frate Sole di San Francesco d'Assisi e Donna del Paradiso di Jacopone da Todi

[modifica] Tra il Duecento e il Trecento: il Dolce Stil Novo

Negli ultimi decenni del XIII secolo e nei primi anni del secolo successivo si afferma il primo grande movimento letterario italiano, il Dolce Stil Novo.

Si tratta di una scuola poetica i cui maggiori esponenti sono il bolognese Guido Guinizzelli e i fiorentini Dante Alighieri e Guido Cavalcanti.

Nelle loro opere i poeti del "Dolce Stil Novo" dedicano i versi alla donna amata e cantano l'amore ispirandosi ai seguenti concetti:

  • la donna è paragonata ad un angelo, è una creatura perfetta la cui contemplazione eleva a Dio;
  • l'amore è, perciò, una forza spirituale ma solo un "cuor gentile", cioè una persona che possiede per natura la possibilità di migliorarsi e di raggiungere la perfezione morale, può provare questo sentimento.

Lo Stil Novo, cioè il nuovo modo di scrivere poesie d'amore, richiede ai poeti la scelta di parole "dolci", ovvero chiare, gentili, eleganti, da usare in una composizione di tono alto e nobile.

Il "Dolce Stil Novo" esprime gli ideali della classe borghese del Trecento che sente l'esigenza di conciliare la sua nuova visione della realtà - concreta e legata ai piacere della vita - con la spiritualità religiosa del Medioevo.

Con il "Dolce Stil Novo", la nobiltà spirituale che il "cuor gentile" raggiunge per mezzo dell'amore, si contrappone alla nobiltà del sangue, così come la borghesia ha sostituito l'aristocrazia feudale, ormai in declino, nel ruolo di classe dirigente.

[modifica] Tra il Duecento e il Trecento: Dante e la Divina Commedia

Con Dante Alighieri la lingua volgare riceve il suo massimo impulso espressivo e la letteratura italiana, appena nata, tocca subito uno dei suoi vertici più alti. Per questo l'Italia ha riconosciuto in lui il "padre" della lingua italiana e il suo poeta nazionale.

L'opera da lui scritta più nota è la Divina Commedia. Scritta in lingua volgare è un grande poema composto in versi endecasillabi suddivisi in 100 canti e in tre parti dette cantiche: l'Inferno, il Purgatorio, il Paradiso. Si tratta di un poema allegorico che si serve di personagi e figure simboliche per trasmettere un messaggio morale: mostrare agli uomini gli effetti negativi del peccato e insieme indicare la via per la redenzione spirituale.

Al valore letterario e morale dell'opera si aggiunge quello culturale, perchè la Divina Commedia è la più alta sintesi della civiltà medievale.

[modifica] Il Trecento

Nel Trecento importanti eventi storici cambiano il volto dell'Europa e segnano la fine della cultura gotica medievale di cui Dante è il maggior rappresentante.

Le due forze dominanti del Papato e dell'Impero attraversano una crisi profonda: i papi dal 1308 al 1377, non risiedono più a Roma ma ad Avignone in Francia e, dal 1378 al 1418, i papi sono addirittura due, uno a Roma e l'altro ad Avignone, in guerra l'uno contro l'altro mentre gli imperatori del sacro romano Impero Germanico perdono sempre più potere.

Gravi carestie, una terribile epidemia di peste, guerre continue tra cui quella, scoppiata nel 1337, che oppone Francia ed Inghilterra per cento anni, provocano un notevole calo di popolazione.

Travolta da questi fatti e dai cambiamenti che ne derivano, la grande civiltà medievale scompare ma, dopo il 1350, si pongono le basi per una cultura nuova, che si può definire pre-umanistica.

Infatti, ai valori religiosi del Medioevo si affiancono e spesso si contrappongono nuovi valori laici e si afferma una visione della vita non più legata soltanto agli ideali religiosi.

Soprattutto l'uomo borghese, fiducioso nelle proprie capacità, mostra desiderio di conoscere la realtà e di dominarla, vuole assaporare i piaceri dell'esisternza, cerca nuovi ideali e riferimenti culturali nelle opere di autori greci e latini.

In questo periodo, due sono i grandi scrittori che meglio testimoniano nelle loro opere la complessa fase di trasformazione culturale, sociale e politica del Trecento e che rappresentano, nella letteratura italiana, un momento di passaggio tra l'età medievale e l'Umanesimo del Quattrocento: Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375).

[modifica] Il Quattrocento e il Cinquecento

Dopo la terribile epidemia di peste del 1348-1350, l'Europa lentamente supera la grave crisi economica e si avvia ad una profonda trasformazione culturale, già anticipata dal Petrarca e dal Boccaccio, e politica, con la nascita degli stati nazionali e delle signorie in Italia.

Intorno al 1400 questo processo si può considerare compiuto: la grande civiltà medievale è scomparsa e si è affermata una nuova visione dl mondo.

Fondamentale è il contributo delle grandi corti signorili che diventano centri di rinnovamento culturale in tutti i settori: quello artistico, scientifico, filosofico, letterario e politico.

In Italia le corti che danno un maggior impulso alla nuova cultura, indicata per il Quattrocento con il nome di Umanesimo e per i primi decenni del Cinquecento con il nome di Rinascimento, sono quelle degli Aragonesi a Napoli, dei Montefeltro ad Urbino, degli Este a Ferrara, dei Gonzaga a Mantova, dei papi a Roma e degli Sforza a Milano.

A Firenze, intorno a Lorenzo dei Medici, detto il Magnifico, si riuniscono filosofi come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, letterati come Angelo Poliziano e Luigi Pulci, artisti come Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci e il giovane Michelangelo Buonarroti.

In questo periodo si studiano gli autori classici latini e greci (le Humanae litterae da cui deriva il nome Umanesimo) e scopo degli umanisti non è solo quello di studiare opere di grande valore letterario ma di rintracciare modelli di comportamento esemplare e di perfezione da additare ai loro contemporanei.

Si esaltano le qualità dell'uomo come la dignità, la libertà e la creatività del suo pensiero.

Si diffonde così una grande fiducia nell'intelligenza umana, nelle capacità di penetrare con gli strumenti della scienza nei segreti della natura, di allargare i confini del mondo conosciuto (il 1492, data della scoperta d'America segna anche, per tradizione, la data di passaggio dall'età medievale all'età moderna).

Gli autori di questo periodo cercano di realizzare gli ideali di bellezza e armonia, non solo in letteratura, ma anche in altri settori come la pittura, l'architettura, la scultura, la musica.

Si estende sempre di più l'uso della lingua volgare e anche le cronache e alcuni trattati scientifici vengono scritti in italiano perchè destinati ormai ad un pubblico sempre più vasto.

La letteratura italiana acquista via via coscienza delle sue possibilità espressive e del suo valore.

Nel Cinquecento nasce la questione della lingua e si iniziano a fare studi e ricerche con l'intento di fissare le regole di un lingua letteraria nobile, ben distinta da quella comune, parlata da tutti.

Vengono proposti come modelli il Petrarca per la poesia e il Boccaccio per la prosa, cioè quello che viene chiamato il fiorentino illustre.

Con lo scopo di difendere la tradizione e il patrimonio linguistico nazionale, viene fondata, nel 1583, l' Accademia della Crusca che continua la sua opera ancora ai giorni nostri.

Molti sono gli autori importanti del Quattrocento e del Cinquecento, come Angelo Poliziano, Lorenzo il Magnifico, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso.

[modifica] La seconda metà del Cinquecento

Nei secoli XV e XVI la fiducia nelle capacità dell'uomo raggiunge i suoi momenti culminanti con le grandi scoperte geografiche e la Riforma Protestante ma, all'incirca verso la metà del Cinquecento, la cultura umanistica entra in crisi.

In Italia questo periodo è caratterizzato, sul piano politico dalla dominazione spagnola e sul piano culturale, dalla Controriforma come reazione della Chiesa cattolica al diffondersi delle dottrine protestanti.

A questo scopo il Concilio di Trento (1545-1563) cerca di porre sotto controllo il libero pensiero, proibendo, ad esempio, la lettura di quei libri che la Chiesa riteneva pericolosi per la fede dei cattolici.

Si determina così una progressiva crisi culturale, si spegne lo spirito di ricerca e si smarrisce la fiducia nelle capacità creative dell'uomo, mentre va diffondendosi la coscienza che le risorse della mente umana siano limitate e ostacolate dal destino e dal peccato. Viene in questo modo a prevalere la paura del cambiamento e il pessimismo nel fututo.

Gli autori del tardo Rinascimento si dedicano soprattutto ad imitare i classici o i grandi autori del passato con l'attenzione rivolta in particolare alla forma e al rispetto di regole precise.

Questo impegno sul piano stilistico dà a volte origine ad opere scritte con eleganza ed armonia, a volte soltanto prive di slancio espressivo e di idee.

L'autore che emerge decisamente sugli altri è Torquato Tasso (1544-1595).

[modifica] Il Seicento

In Italia la crisi politica e culturale iniziata alla metà del Cinquecento si protrae per tutto il Seicento, mentre la Spagna consolida il suo potere politico e la Chiesa della Controriforma la sua influenza spirituale.

In campo economico e sociale, oltre alla peste, alle carestie e alle guerre, la decadenza è dovuta anche alla nuova classe dirigente. Infatti alla borghesia si sostituisce la nobiltà e la vecchia mentalità, legata allo sfruttamento estensivo della terra, prende il sopravvento sull'intraprendenza commerciale.

Sul piano culturale la nobiltà e il clero impongono per tutto il secolo il loro interesse per i riti e i cerimoniali ed anche il gusto per la magnificenza sempre esibita: e sono queste le caratteristiche della cultura barocca.

Il Seicento è però un secolo di contraddizioni, infatti se da un lato l'arte, la letteratura, l'abbigliamento, l'arredamento, la vita di corte, le cerimonie religiose, sono dominate dalla ricerca di forme sfarzose, complicate e stravaganti, tipiche del gusto barocco, dall'altro lato, in campo scientifico, si pongono le basi di un metodo d'indagine razionale e rigoroso.

In letteratura gli autori mettono mettono una cura estrema nella scelta della forma linguistica e nell'invenzione delle immagini che devono piacere al lettore e soprattutto meravigliarlo.

Le opere più riuscite sono perciò ricche e originali di metafore impreviste ed estrose, di invenzioni sorprendenti e la lingua, in esse utilizzata rivela notevoli potenzialità espressive.

Invece, nelle opere più scadenti, lo stile barocco diventa fastidioso perchè puro esercizio tecnico all'insegna dell'esagerazione, con uno stile spesso ridicolmante grandioso e con immagine troppo ricercate e bizzarre.

E' comunque importante in questo periodo, il contributo che in tutta Europa i letterati danno alla riflessione sulla lingua, sui generi letterari e sullo stile ed in questo essi portano avanti il processo iniziato dagli umanisti e continuato nel Rinascimento.

In alcuni paesi d'Europa la letteratura barocca ha prodotto molti capolavori in questo periodo ma in Italia, a causa della crisi politica e culturale, pochi sono gli autori che hanno prodotto opere di grande interesse.

Tra costoro si possono annoverare Giambattista Basile che scrive in dialetto napoletano una raccolta di fiabe (Lo cunto de li cunti), Giambattista Marino, il più noto tra i poeti barocchi, e lo scienziato Galileo Galilei.

[modifica] Il Settecento

Il Settecento, soprattutto nella seconda metà è profondamente segnato dalle trasformazioni economiche e sociali che avvengono in tutti i paesi d'Europa.

La borghesia, che ha accresciuto la sua importanza, elabora una nuova cultura caratterizzata dell'ottimismo e dalla fiducia nel progresso, considerato come la conseguenza del corretto intervento della ragione ed infatti il Settecento è stato definito come il secolo dei lumi, o meglio della razionalità.

In campo economico il nuovo sistema dà origine al moderno sistema capitalistico, la produzione agricola subisce un aumento come conseguenza dei metodi di coltivazioni più moderni ed efficaci e cambia il modo i produrre manufatti con l'introduzione di macchinari industriali azionati dall'energia idraulica e poi dal vapore (la Rivoluzione industriale), si afferma il libero commercio e si intensificano gli scambi con le colonie.

Nel XVIII secolo ricevono grande importanza la libera ricerca, l'applicazione sperimentale delle scoperte, la divulgazione della scienza e della cultura.

La cultura illuminista cambia la mentalità e opera grandi trasformazioni. Si diffonde ovunque un nuovo spirito di tolleranza, idee sulla eguaglianza tra gli uomini, si discute contro la pena di morte e contro il dispotismo politico.

Il confronto e la diffusione delle nuove idee avvengono nelle opere degli scrittori, nei salotti dove si incontrano gli intellettuali, e sui giornali, fogli stampati con scansione periodica, che rappresentano il primo moderno mezzo di comunicazione di massa.

Le idde illuministiche si diffondono in Italia verso la metà del secolo ma solo Napoli e Milano diventano importanti centri di rinnovamento politico e letterario.

In campo letterario si reagisce agli eccessi del barocco e si cerca di riportare la poesia a quelle norme di misura, armonia e razionalità che i poeti del Seicento avevano ignorato.

A Roma nasce un'accademia letteraria, l'Arcadia, che si propone di ristabilire il buon gusto nella poesia che deve saper esprimere con forme semplici e aggraziate situazioni e sentimenti.

Proprio a Milano viene pubblicato, dal 1764 al 1766, una delle prime riviste italiane, Il Caffè, un periodico che esce ogni dieci giorni.

Il fondatore, Pietro Verri e i suoi collaboratori, tra i quali Cesare Beccaria, si propongono di presentare agli italiani le nuove idee trattando argomenti letterari, economici, giuridici, sociali, scelti secondo un criterio "del nuovo e dell'utile" e secondo il motto "fatti e non parole".

I tre grandi autori del Settecento che meglio interpretano lo spirito rinnovatore dell'illuminismo sono Carlo Goldoni, Giuseppe Parini e Vittorio Alfieri.

[modifica] Tra il Settecento e l'Ottocento

Negli ultimo decenni del Settecento e nei primi decenni dell' Ottocento si manifesta, sia nelle arti figurative che in poesia, un nuovo fermento culturale che sfocia nel movimento del Neoclassicismo o Nuovo classicismo (ad esempio nella poesia di Vincenzo Monti e nella scultura di Antonio Canova).

Gli artisti neoclassici si ispirano all'arte classica, all'arte quindi dei Greci e dei Romani e vogliono riprodurre nelle loro opere l'armonia delle opere antiche che essi assumano come modelli di equilibrio e di perfezione formale.

Gli scrittori neoclassici, e Ugo Foscolo in particolare, anticipano anche alcuni aspetti del romanticismo esprimendo l'amor di patria, la partecipazione agli eventi storici del loro tempo, la nostalgia del passato.



[modifica] L'Ottocento

Nei primi anni dell'Ottocento il termine "romantico", che era usato in Inghilterra fin dal Seicento per indicare in modo spregiativo il contenuto fantastico dei romanzi cavallereschi e pastorali, viene usato con un significato positivo e molti scrittori adottano il termine "romantico" in contrapposizione a "classico" per sottolineare che nelle loro opere essi privilegiano le emozioni e l'irrazionalità rifiutando il razionalismo degli autori neoclassici.

[modifica] Il quadro storico

L'età del Romanticismo coincide con gli anni in cui la borghesia si afferma come classe dirigente e toglie potere ai nobili guidando grandi trasformazioni economiche, culturali e politiche.

Negli anni della Rivoluzione Francese, i borghesi conquistano spazi di libertà e di partecipazione politica mai raggiunti in precedenza e dopo la Restaurazione (1814) continuano a rappresentare le forze progressiste della società.

Essi organizzano le società segrete, lottano contro l'assolutismo, vogliono l'unità e l'indipendenza delle nazioni e per merito loro si diffonde il principio che lo stato deve fondarsi sulla libertà individuale e quindi sulla libertà di pensiero, di parola, di stampa.

Sono ancora i borghesi che con la Rivoluzione industriale introducono nell'economia le regole del Capitalismo e spingono l'Europa verso un ammodernamento tecnologico che cambia profondamente la vita delle popolazioni.

Per lottare contro lo sfruttamento e l'emarginazione, gli operai costituiscono delle associazioni di tipo sindacale e molti di essi aderiscono alle idee di uguaglianza tra gli uomini difuse dal socialismo.

Anche se l'Italia partecipa al grande movimento di trasformazione della società in ritardo e in posizione di debolezza riguardo ad altri paesi a causa della sua industria che si è sviluppata molti anni dopo rispetto a quella inglese, tedesca e francese, il clima culturale è molto vivace e gli intellettuali e gli artisti vivono intensamente le vicende storiche e politiche del tempo e nell eloro opere si riflette il nuovo modo di sentire.

[modifica] I caratteri del romanticismo

Il romanticismo è un movimento culturale complesso che presenta molte differenze tra un Paese europeo e l'altro ma ovunque è caratterizzato da alcuni aspetti comuni:

  • il sentimento: in opposizione agli illuministi che sostenevano il primato della ragione e identificavano in essa il principio di uguaglianza tra gli uomini, i romantici rivalutano il sentimento, la passione, l'istinto, ed esaltano le differenze individuali. Essi inoltre riscoprono la potenza creatrice della fantasia e credono che l'intuizione e il sogno possano, più della ragione, penetrare i misteri dell'uomo e del mondo.
  • l'inquietudine: i romantici aspirano ad evadere dalla realtà perchè la sentono come una prigione che soffoca la potenza creativa dell'io. Il contrasto con il mondo reale dà loro un senso continuo di infelicità e un'inquietudine che li spinge a cercare i valori assoluti: Dio, l'amore perfetto, gli ideali più alti della patria e dell'umanità. Essi, per raggiungere ciò in cui credono assumano a volte atteggiamenti di eroi ribelli pronti a violare ogni norma, altre volte diventano eroi vittime, condannati al dolore e alla noia.
  • la storia: i romantici attribuiscono alla storia un grande valore perchè la ritengono maestra di vita convinti che ogni evento non è frutto di errori casuali, ma deriva dagli eventi che lo hanno preceduto.

L'uomo, dicono i romantici, deve ricercare la propria identità nazionale nella cultura del popolo, nei suoi usi e costumi, nei dialetti, nelle fiabe e nelle leggende che ogni generazione tramanda a quella seguente.

[modifica] La Letteratura romantica in Italia

Il più famoso manifesto del Romanticismo viene pubblicato nel 1816 da Giovanni Berchet ed è la Lettera semiseria di Grisostomo al proprio figlio.

In essa Berchet afferma che la letteratura deve nascere da forti sentimenti e da una salda coscienza morale. Egli sostiene che gli scrittori italiani devono rifiutare le regole e i valori del classicismo e scoprire il mondo cristiano, contribuendo con le loro opere a formare negli italiani una coscienza nazionale e collaborare all' unificazione politica dell'Italia.

Nasce in quegli anni il primo gruppo di scrittori italiani che si ispirano alle idee del romanticismo e che scrivono sulla rivista Il Conciliatore (1818-1819) fino a quando la polizia austriaca non la sopprime. Tra essi ci sono Alessandro Manzoni, Silvio Pellico e Giovanni Berchet.

Il movimento letterario romantico diventa l'interprete degli ideali del Risorgimento e ben presto la parola romantico diventa sinonimo di patriota.

Tra gli autori più importanti dell'Ottocento sono da annoverare Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni che con i Promessi Sposi lascia il modello più alto e compiuto di romanzo storico italiano e Giacomo Leopardi.

Tra gli altri autori di questo periodo, suddivisi in base alla loro produzione, si possono menzionare:

[modifica] Tra l'Ottocento e il Novecento

[modifica] Verga e il Verismo

Negli ultimi decenni dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento si diffonde un movimento chiamato Verismo, termine che deriva dalla parola vero.

Esso si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda, in cui si raccolgono intellettuali di regioni diverse; le opere veriste rappresentano però soprattutto le realtà sociali dell'Italia centrale, meridionale e insulare.

Così la Sicilia è descritta nelle opere di Giovanni Verga (1840-1922), il più importante tra gli scrittori veristi, in quelle di Luigi Capuana e di Federico De Roberto; Napoli in quelle di Matilde Serao e di Salvatore Di Giacomo; la Sardegna nelle opere di Grazia Deledda; Roma nelle poesie di Cesare Pascarella; la Toscana nelle novelle di Renato Fucini.

Secondo i veristi lo scrittore ha il compito di ripodurre la realtà in modo oggettivo e di far emergere la verità in modo impersonale, senza esprimere giudizi nè manifestazione alcuna di partecipazione emotiva.

[modifica] Giosuè Carducci e il neoclassicismo

Un altro grande di questo periodo fu Giosuè Carducci che sostenne il valore dei modelli classici contro i fautori della strofa libera e del verso libero, rifiutando così i modelli della poesia moderna che, dal Leopardi in poi, non si riteneva più obbligata a seguire le regole della metrica.

[modifica] Il Decadentismo

All'incirca tra il 1870 e il 1920 si diffonde in Europa una corrente chiamata il Decadentismo.

Gli autori di questa corrente sentono il fascino delle epoche storiche in cui la civiltà è in decadenza; sono interessati ad esprimere le esperienze individuali di malessere fisico e psicologico; sono attratti dal mistero della morte e vedono nella bellezza una ragione di vita.

I protagonisti delle loro opere non si occupano dei problemi sociali né di quelli storici e la loro attenzione è tutta rivolta all'analisi soggettiva di ciò che essi stessi pensano, sentono o fanno.

[modifica] Quadro storico

Gli anni del “Decadentismo” sono gli anni della seconda rivoluzione industriale durante i quali le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro industriale trasformano la società in modo radicale.

È il periodo in cui l'idea di nazione e l'amore di patria degenerano nel nazionalismo e si diffonde il mito della razza, cioè la convinzione che certe razze umane siano superiori ad altre.

La borghesia, che nella prima metà dell'Ottocento ha lottato per gli ideali di libertà, fratellanza e uguaglianza nati con la Rivoluzione Francese, ora, in difesa del potere che ha acquisito e del profitto delle sue imprese, calpesta la libertà dei popoli, sostiene una politica conservatrice e spesso reazionaria.

La classe sociale, attraverso le manifestazioni di piazza e la lotta politica e sindacale, riesce ad ottenere importanti riforme sociali.

A partire dal 1870 l'Europa vive un lungo periodo di pace ma nel 1914 scopppia la Prima guerra mondiale.

Tutte queste trasformazioni mettono in crisi i valori e le idee in cui hanno creduto i romantici, cioè gli ideali di patria, lo spirito religioso, la tradizione popolare.

[modifica] I caratteri del decadentismo

Al romanticismo si sostituiscono nuove tendenze, quelle del decadentismo che in tutta Europa si manifestano con caratteri comuni:

  • i decadenti non hanno fiducia nella ragione;
  • I decadenti si isolano dalla società;
  • i decadenti sono dominati dall'ansia di evadere dalla realtà;
  • i decadenti sono individualisti;
  • i decadenti adottano un nuovo linguaggio.

Cambia anche il romanzo che diventa, più che una narrazione di vicende, un'opera di riflessione e analisi di sé che il protagonista fa in prima persona.

I fatti , in genere, non vengono raccontati secondo la loro successione logica o cronologica ma nell'ordine in cui dal passato affiorano alla coscienza del narratore-protagonista.

Spesso per esprimere la complessità dei pensieri e delle sensazioni e il contrasto che avviene nell'intimo del personaggio, lo scrittore ricorre alla tecnica del monologo.

[modifica] Gli scrittori

I decadenti italiani si ispirano alle esperienze degli intellettuali europei che hanno radicalmente trasformato la cultura in quegli anni:

  • il filosofo tedesco Friederich Nietzsche che elabora il mito del superuomo, esaltatore della volontà di potenza del singolo, il quale, per affermare la propria vitalità, deve sottrarsi al condizionamento dela morale tradizionale;

In Italia gli autori che meglio rappresentano la corrente letteraria del decadentismo negli anni del suo maggior sviluppo sono i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunnzio, e gli scrittori Italo Svevo e Luigi Pirandello.


[modifica] Il Novecento

Nei primi decenni del Novecento le opere più importanti della narrativa italiana sono quelle di Pirandello e Svevo, autori legati alla sensibilità del Decadentismo.

Gli scrittori che operano dopo quegli anni non sempre sono riferibili a correnti letterarie precise, anche se si tende a raggrupparli secondo alcune tendenze e tematiche comuni.


[modifica] I narratori

[modifica] Il ritorno alla tradizione

E' una tendenza rappresentata soprattutto d Riccardo Bacchelli che sceglie come modello il romanzo storico di Manzoni con il suo più famoso romanzo Il Mulino del Po (1940).


[modifica] Il Neorealismo

E' la tendenza a rappresentare la realtà in modo realistico, con i suoi problemi e le sue ingiustizie. Qiesta tendenza nasce da un nuovo impegno che incomincia a manifestarsi già verso il 1930 come opposizione alla cultura fascista dominante e come superamento dei temi tipici del Decadentismo.

In quegli anni infatti si sviluppa la concezione secondo la quale gli intellettuali devono assumersi delle responsabilità storiche e farsi portavoce dei bisogni del popolo.

Per questo essi adottano un linguaggio semplice e diretto che spesso ricalca la lingua quotidiana.

Gli anni di maggiore affermazione del neorealismo sono quelli che vanno dal 1943 al 1950: sono gli anni di resistenza contro il fascismo e il nazismo e gli anni del dopoguerra, durante i quali molti scrittori sono attivamente impegnati nella lotta partigiana prima e nel dibattito politico po.

I temi più frequenti nelle opere neorealistiche sono la lotta dei partigiani, le rivendicazioni degli operai e la rivolta dei contadini.

In quel periodo anche il cinema racconta storie ispirate alla realtà e ai problemi sociali dell'Italia che, dopo gli orrori e le distruzioni della guerra civile, cercava di costruire il suo fututo: i film neorealisti più noti sono quelli del regista Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Luchino Visconti e dello sceneggiatore Cesare Zavattini.

Il termine neorealismo in realtà è stato coniato per indicare questo modo di fare cinema e solo in un secondotempo è stato adottato in letteratura:

molti sono gli scrittori importanti che in questi anni hanno sentito l'influenza delle idee neorealiste; tra di essi: Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Italo Calvino, Alberto Moravia, Vasco Pratolini.

[modifica] La letteratura meridionalista

Sotto questa definizione si possono raggruppare le opere di quegli scrittori che si sono interessati in modo particolare alla realtà sociale e politica del' italia meridionale. Sono opere che da un lato continuano la tradizione del Verismo mentre dall'altro assumono l'ompegno morale e politico del Neorealismo.

Tra gli scrittori più noti si possono menzionare Corrado Alvaro ( che descrive la realtà della Calabria), Francesco Jovine ( la realtà del Molise), Ignazio Silone ( la realtà dell'Abruzzo);Carlo Levi (la realtà della Basilicata), Vitaliano Brancati e Leonardo Sciascia (la realtà della Sicilia), Domenico Rea (la realtà di Napoli).

[modifica] Altri scrittori

Durante il periodo neorealista e soprattutto negli anni seguenti, la narrativa sperimenta forme e temo nuovi, in una grande varietà di produzione in cui è difficile distinguere dei filoni.

Tra gli scrittori più noti: Carlo Cassola, Giorgio Bassani, Pier Paolo Pasolini, Carlo Emilio Gadda, Emilio Lussu, Italo Calvino, Elio Vittorini, Dino Buzzati, Alberto Moravia, Elsa Morante, Romano Bilenchi, Natalia Ginzburg, Giovanni Arpino, Goffredo Parise, Primo Levi, Umberto Eco.

[modifica] La poesia

Molto cospicua è stata la fioritura della poesia in tutto il Novecento dando l'avvio a particolari correnti come il Crepuscolarismo, il Futurismo, l'Ermetismo


[modifica] Il Crepuscolarismo

Crepuscolari fu l'aggettivo con cui il critico G.A. Borghese definì un gruppo di poeti che operarono all'incirca nel primo ventennio del nostro secolo e che interpretarono in modo particolare la sensibilità e i temi del Decadentismo italiano.

Il crepuscolo è il momento della giornata che precede l'alba o segue il tramonto, è l'ora in cui si diffonde una luce tenue e morente: i poeti crepuscolari derivano il loro nome dal gusto per la penombra e dall'amore per gli aspetti più grigi, meno appariscenti e meno solari dell'esistenza.

Essi cantano le piccole cose di ogni giorno, gli oggetti e gli ambienti più banali, le abitudini, gli affetti e l'intimità di una vita senza grandi ideali, rifiutando l'impegno nella realtà sociale, sognando il ritorno all'infanzia e aspirando ad una vita semplice, confortata dai valori della tradizione.

Manca nei poeti crepuscolari lo slancio e la passione ed essi considerano con ironia il loro sogno di una felicità quieta, quasi modesta.

Fra i crepuscolari il poeta che ha acquistato maggior fama è Guido Gozzano, accanto a lui si ricorda Sergio Corazzini e, per quanto riguarda le prime opere, Corrado Govoni e Marino Moretti.

[modifica] Il Futurismo

Nei primi anni del Novecento, opposta a quella dei crepuscolari fu la voce dei futuristi. Mentre i primi si ripiegavano su se stessi e con linguaggio prosastico e dimesso invocavano un ritorno ai buoni sentimenti del passato, i secondi reagivano alla caduta di ideali della loro epoca proponendo una fiducia fermissima nel futuro.

Fondatore del movimento futurista è Filippo Tommaso Marinetti che a Parigi, nel febbraio del 1909, pubblica il primo Manifesto futurista.

In esso si proclama la fede nel fututo e nella civiltà delle macchine, si affermano gli ideali della forza, del movimento, della vitalià, del dinamismo e dello slancio e si spronano i letterati a comporre opere nuove, ispirate all'ottimismo e ad una gioia di vivere aggressiva e prepotente.

Si auspica inoltre la nascita di una letteratura rivoluzionaria, liberata da tutte le regole, anche quelle della grammatica, dell'ortografia e della punteggiatura.

I futuristi sperimentano nuove forme di scrittura per dar vita ad una poesia tutta movimento e libertà, negano la sintassi tradizionale, modificano le parole, le dispongono sulla pagina in modo da suggerire l'immagine che descrivono.

La loro necessità di liberarsi del passato e il loro desiderio di incendiare musei e biblioteche che lo proteggono, vengono proclamate con enfasi e violenza: dall'esaltazione del movimento si passa all'esaltazione euforica della guerra, vista come espressione ammirabile di uomini forti e virili.

I futuristi sostengono la necessità dell'intervento nella prima guerra mondiale e in seguito aderiscono all' impresa di Fiume e ai primi sviluppi del fascismo.

Fra i poeti che partecipano all'esperienza futurista, oltre che a Marinetti, si ricordano Aldo Palazzeschi, Luciano Folgore, Ardengo Soffici,Corrado Govoni.

[modifica] L'ermetismo

La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico Francesco Flora che con l'aggettivo ermetico volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile, a volte ambiguo e misterioso (il termine è derivato dal nome del dio greco Hèrmes, il Mercurio dei Romani, personaggio dai risvolti enigmatici).

I poeti ermetici con i loro versi non raccontano, non descrivono, non spiegano ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui soni pervenuti attraverso la rivelazione poetica e non con l'aiuto del ragionamento.

I loro testi sono estremamente concentrati e racchiudono molti significati in poche parole e tutte le parole hanno una intensa carica allusiva, analogica, simbolica.

La poesia degli ermetici vuole liberarsi dalle espressioni retoriche, dalla ricchezza lessicale fine a se stessa, dai momenti troppo autobiografici o descrittivi e dal sentimentalismo.

Gli ermetici vogliono creare della "poesia pura" che possa essere espressa con termini essenziali. Concorrono a questa essenzialità anche la sintassi semplificata che spesso viene privata dei nessi logici, con spazi bianchi e lunghe e frequenti pause che rappresentano momenti di concentrazione, di silenzio, di attesa.

I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà sociale e politica del loro tempo. L'esperienza della prima guerra mondiale, e quella del ventennio fascista, li ha condannati ad una grande solitudine morale e l'impossibilità di farsi interpreti della realtà storico-politica li isola confinandoli in una ricerca riservata a pochi e priva di impegno sul piano politico.

Possono considerarsi precursori dell'ermetismo i poeti Camillo Sbarbaro, Clemente Rebora, Dino Campana, Arturo Onofri.

Il poeta sicuramente più rappresentativo della corrente è Giuseppe Ungaretti. Fra gli altri poeti: Alfonso Gatto, Vittorio Sereni, Mario Luzi.

[modifica] Altre poetiche

La poesia di Salvatore Quasimodo ed Eugenio Montale si può collegare all'ermetismo, ma dopo gli esordi si evolve poi in linee poetiche originali ed innovative.

La poesia di Umberto Saba è del tutto lontana dalla sensibilità ermetica per il tono discorsivo dei suoi versi e per il linguaggio semplice e prosastico.

Il poeta crede nella poesia come in uno strumento di comunicazione fra gli uomini e come proposta di valori ideali.

Ugualmente lontana dall'ermetismo è la poesia di Vincenzo Cardarelli che, prendendo a modello la poesia di Leopardi, aspira a perpetuare la tradizione classica.

[modifica] La poesia contemporanea

Dopo la seconda guerra mondiale molti poeti, in un rinnovato clima politico, riaffermano il valore sociale della poesia e criticano il disimpegno dell'ermetismo.

Nasce una nuova poesia che, con temi e linguaggio nuovi, si sviluppa in direzioni anche molto diverse.

Fra i poeti più noti: Cesare Pavese, Pier Paolo Pasolini,Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni,Sandro Penna, Vittorio Sereni.

[modifica] La neo-avanguardia

Dopo gli anni '60 un gruppo di poeti dà inizio ad un movimento di neo-avanguardia caratterizzato dal rifiuto dell'espressione tradizionale e da un accentuato sperimentalismo linguistico; tra gli altri: Edoardo Sanguineti, Franco Fortini, Andrea Zanzotto.

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