Enzo Consoli
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Vincenzo Benito (detto Enzo) Consoli (Catania, 19 luglio 1939 – Roma, 15 febbraio 2007) è stato uno scrittore, drammaturgo e regista teatrale italiano. Per buona parte della vita fu anche attore teatrale, cinematografico, televisivo e pubblicitario, (nonché doppiatore, adattatore e direttore di doppiaggio).
[modifica] Biografia
[modifica] Le origini familiari
Figlio di Albino Consoli Bruno - capitano di lungo corso di nobile famiglia siciliana, originaria di Catania, entrato, per avverse fortune, nell'Arma dei Carabinieri ove fece una brillante carrriera, prima di congedarsi poco più che quarantenne - e di Epifania Fannì Passamonte Scardulla - donna anticonformista e dalla spiccata personalità, originaria di Sperlinga in provincia di Enna.
Le peculiarità dei genitori incidono, come si vedrà, nella formazione della personalità e nell'orizzonte delle aspettative dell'Autore.
In particolare é il piccolo paese di Sperlinga - in cui il padre, in servizio dopo la Grande guerra nella locale Stazione dei Carabinieri, sposerà la ventunenne Fannì Passamonte a determinare in Consoli i più significativi influssi. E quì, difatti, che l'Autore sin da bambino, trascorrerà - come egli stesso confesserà - i momenti più belli ed in cui soggiornerà ogni estate.
[modifica] L'importanza di Sperlinga: l'isola nell'isola
Sperlinga è un piccolo centro siciliano che presenta delle caratteristiche originali se non uniche. Infatti essa sorse, alla stregua dei più noti Sassi di Matera quale Spelonca scavata entro un acrocoro d'arenaria nell'entroterra sicano, uno sperone roccioso a forma di chiglia di nave rovesciata, trasformata in Forte e poi in Castello angioino (che fu detenuto per un aevi spatium anche dalla Famiglia Passamonte), la cui torre d'avvistamento permette ancor'oggi una vista mozzafiato a 360° sull'altopiano di Gangi con il massiccio delle Madonie alle spalle, la lunga cresta gibbosa del Monte Grafagna-S. Martino, a destra, che fa parte dei Nebrodi (a nord), con in lontananza l'Etna e gli Erei. Sperlinga, è ricordata dal cartografo Mercatore, per la sua posizione geografica al centro della più grande isola del Mediterraneo, come umbilicus siciliae. Questo originale villaggio conferirà all'Autore un apporto culturale unico, essendo, come ben la definì Leonardo Sciascia, un'isola nell'isola. Difatti l'antica Spelonca - oggi sede di un'importante museo etnografico ed antropologico - è oggi nota per il suo dialetto francofono, chiamato dai linguisti lombardo di Sicilia, idioma che caratterizza, seppur con minor grado di originalità, altri centri gallo-siculi sia in Provincia di Enna - come la limitrofa Nicosia, Aidone e Piazza Armerina - che in provincia di Messina - come Acquedolci, Fondachelli-Fantina, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, San Fratello - e San Piero Patti.
[modifica] L'influsso dell'ambiente familiare
Sin da piccolo Consoli manifesta precoce interesse per lo spettacolo verosimilmente grazie anche agli input d'un ambiente originale e stimolante.
Infatti, per l'esempio datogli dal padre, sarà nell'infanzia attratto - come si evincerà poi soprattutto dalle sue opere teatrali - dall'Opera dei pupi la tradizionale rappresentazione teatrale siciliana, i cui protagonisti, i Paladini di Francia, son raffigurati da particolari marionette, i Pupi, che narrano - in origine oralmente in lingua d'oil o francese antico - storie tratte dalla Chanson de Roland, dal Poema del mio Cid e dalla poesia araba di al-Andalus.
Questa è - insieme ad altre vere e proprie manie culturali come la lirica, l'arte pittorica e la bibliofilia - una delle passioni del padre e soprattutto dell'eccentrico nonno, Francesco Consoli, facoltoso amante della tradizione dei cuntastorie siciliani che, per hobby, s'improvvisa architetto, intagliatore, scenografo e costumista in varie tipologie sceniche, arrivando addirittura a farsi costruire, per la gioia di grandi e piccini, nelle scuderie del suo dimora avita etnea - Palazzo Consoli/Valguarnera - un Teatrino privato.
A tali input filoartistici, s'aggiungono poi gli originali apporti dei cunta francofoni della madre (ereditati in seno alla piccola isola linguistica sperlinghese), che trattano oralmente tematiche tralatizie risalenti direttamente al ciclo della Chanson de geste, come avviene parallelamente in luoghi geograficamente distanti ma culturalmente omogenei, come la Francia, il Belgio ed in quello che sarebbe poi divenuto il territorio italiano, regioni come la Val d'Aosta o città come Novara, Alessandria ed Asti.
Così, il piccolo Consoli manifesta un curioso interesse ed una istintuale perizia per l'arte dello spettacolo, tanto da esser notato, a soli sette anni, dal già affermato fondatore del Teatro Stabile di Catania, l'attore teatrale Turi Ferro (che negli anni settanta diverrà noto al grande pubblico col film-scandalo Malizia del compianto Salvatore Samperi).
[modifica] L'incontro con Turi Ferro
Nell'immediato dopoguerra, il 2 novembre 1946, il venticinquenne attore teatrale Turi Ferro, va ad omaggiare Giovanni Verga, in occasione dell'approssimarsi del XXV anniversario della morte, sulla tomba posta nel Viale degli uomini illustri, all'interno del Cimitero monumentale di Catania. In quell'occasione Ferro nota, nello spazio antistante, un bambino. Si tratta del piccolo Enzo Consoli, che si trova coi fratelli sulla tomba a fianco, quella del nonno Francesco Consoli - a sua volta nipote di Santi Consoli, uno dei più importanti sindaci di Catania, nonché affermato letterato, professore universitario e linguista europeo - che fu un industriale agroalimentare ed armatore catanese, tra i rifondatori della cittadina di Catenanuova, amico e sodale, sul piano politico ed imprenditoriale, dei Rubattino, degli Ingham, dei Florio e dei Whitaker, tra le più influenti famiglie europee dei primi del Novecento.
In pochi attimi in quell'angolo del Cimitero etneo Consoli attirò su di sè l'attenzione di Turi Ferro, improvvisando sulla tomba del Verga uno spettacolo di pura capacità istrionica, che determinò il già noto attore (e neoimpresario) a convincere la riottosa madre a condurre il figlio ad un provino teatrale.
[modifica] L'inizio della carriera teatrale e gli anni '50
Per la verità ll'istintuale padronanza scenica del Consoli era già stata un po' testata, a cinque anni, sia nei campi sperlinghesi durante la mietitura estiva avendo quale pubblico i non troppo pretenziosi contadini del latifondo materno, sia, successivemnete, nei teatri parrocchiali etnei di San Cosimo e Damiano, Nesima, Cibali e Picanello. Ma saranno solo gli insegnamenti del maestro Ferro che, pur seguendo un periodo fisiologicamente legato a piccoli ruoli, consoni alla tenera età, faranno progressivamente del giovane Enzo un attore, professionalizzandone un'altrimenti mero ed istintivo esibizionismo. Poi la carriera artistica di Enzo Consoli riceverà un buon impulso a partire dal 1953 per la lungimiranza di Turi Ferro che, pur spaziando dal teatro russo a quello americano (non tralasciando gli autori contemporanei), privilegerà i maestri siciliani - tra cui Verga, Luigi Capuana e Federico De Roberto con le tematiche moderne alla Paul Bourget (a quei tempi noto per la sua letteratura psicologica in cui analizza minuziosamente le coscienze tentando di giungere ad una "anatomia morale") - ma, soprattutto, nell'ambito delle rivoluzionarie opere pirandelliane, in cui affiderà a Consoli ruoli sempre meno secondari, sia in lingua italiana, che in siciliano (uno dei suoi primi successi sarà Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello con Turi Ferro).
Parallelamente, nella Catania degli anni cinquanta del XX secolo, l'attività del giovane attore spazia nel campo dello spettacolo dall'avanspettacolo al cabaret, in compagnia soprattutto di due nuovi amici: Giuseppe Pippo Baudo e Tuccio Musumeci.
In particolare nel 1956 Consoli inizia timidamente a farsi notare anche oltre gli angusti confini isolani, grazie ad una tournée nazionale (Arezzo, Bari, Bologna, Catanzaro, Firenze, Genova, Lamezia Terme, Lecce, Matera, Modena, Napoli, Novara e Salerno) della Compagnia dei Berretti a sonagli formata, sotto l'impulso di Ferro, tra gli studenti universitari della città etnea (di cui solo Consoli sarà l'unico liceale). Ma è soprattutto a Catania che la notorietà del bambino-prodigio, capace di mandare a memoria intere opere, facendo contemporaneamente fino a tre parti, permarrà per molo tempo. Ed a testimonianza d'una certa fama che circonda Consoli in quell'epoca nella sua amata Catania, tra i molteplici palcoscenici da lui calcati figurerà anche il Teatro Massimo Bellini, tempio della lirica etnea, come Teatro dell'opera di Catania.
In quegli anni, dopo i pionieristici esordi nella piccola sala del Teatro Angelo Musco con 250 posti, sorgerà, grazie al sacrificio economico del notaio Musumeci, il primo Teatro stabile a sud di Roma, quello di Catania, figlio artistico del Ferro. Così sotto la guida di quest'ultimo, un gruppo d'eccellenti attori - come Michele Abbruzzo, Ida Carrara, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Umberto Spadaro e Maria Tolu - consente diuturnamente al Consoli di migliorare il suo istintuale talento artistico ed, al contempo, di affinare la sua sensibilità autoriale.
[modifica] La partenza per Roma e gli anni '60
Alla fine degli anni cinquanta, su pressione del padre, mentre frequenta l'Università di Catania, Consoli è assunto come impiegato di concetto nei ruoli periferici della Regione Siciliana presso l'ufficio del Catasto etneo. In quegli anni inizia a collaborare con sede siciliana della RAI-Radiotelevisione Italiana in qualita' di intrattenitore nel programma radiofonico "Il fico d'india", insieme a Tony Cucchiara e Pippo Baudo. Nel 1961 viene iscritto, a sua insaputa, dal fratello, l'avvocato Vittorio Consoli - che, insieme alla moglie dell'autore, l'artista americana Pat Starke, sarà sempre il suo mentore ed il punto di riferimento - ad un concorso promosso dalla Casa di produzione cinematografica Titanus che mette in palio una borsa di studio per l'ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) di Roma. Il CSC è allora la più antica e prestigiosa fondazione italiana d'insegnamento, ricerca e sperimentazione nel campo della cinematografia, nonché prima istituzione per la formazione di mestieri cinematografici dopo il VGIK di Leningrado. Perciò, dopo aver vinto il concorso, classificandosi primo su una pletora di candidati, abbandona - malgrado il divieto del padre, ma con l'avallo della madre - sia il (prestigioso) posto alla Regione, sia l'Università di Catania, per trasferirsi nella Città eterna, luogo mitopoietico che in quegli anni catalizza l'interesse di vaste schiere di giovani intellettuali ed artisti (sulla scia dei vari Federico Fellini, Mario Monicelli, Curzio Malaparte, Pinelli, etc.), anche per l'impulso della neonata televisione (3 gennaio 1954) e dell'affermazione di Cinecittà. Quest'ultima, sorta il 28 aprile 1937, conosce negli anni cinquanta del XX secolo un successo senza precedenti col genere peplum (soprannominato "sandaloni" dalla manovalanza romana). Infatti le produzioni americane - dal 1951 con Quo vadis? di Mervyn LeRoy, fino al 1959 con Ben Hur di William Wyler - conoscono un boom, sia per la competitività economica degli studi romani che creano la Hollywood sul Tevere, sia per la legislazione protezionistica che vieta ai produttori stranieri d'esportare i guadagni realizzati in Italia, obbligando a reinvestirli in loco. Il viaggio, quasi iniziatico, verso Roma viene intrapreso da Enzo Consoli insieme ad alcuni compagni di ventura che diventeranno presto famosi, tra cui Pippo Baudo - successivamente il principale conduttore televisivo nazionale - l'attore Pino Caruso - che lo seguirà dopo qualche anno (facendo della capitale il proprio centro nel 1965) e con l'autore condividerà una lunga amicizia, oltre che un idem sentire politico ed ideale che farà loro costituire dopo molti anni il Sindacato degli attori e quello dei Doppiatori - e Tony Cucchiara, autore, produttore ed interprete di musical tra cui Pipino il breve prodotto dal Teatro Stabile di Catania, un successo anche negli USA, in Sud America ed in Australia. Qui incontra maestri, diplomati, studenti e colleghi di corso poi divenuti celebri come Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Nestor Almendros, Claudia Cardinale - con cui lavorerà nel '63 ne Il Gattopardo - Raffaella Carrà, Beppe Cino, Antonello Falqui, Rosalba Neri, Francesco Maselli, Domenico Modugno e Vittorio Storaro. Ma l'incontro più importante sarà quello con il futuro premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez, ai tempi ex collega al CSC di Roma (che poi con Fernando Birri fonderà la Scuola del cinema di Cuba), che lo inizierà alla scrittura e - insieme, come vedremo, allo scrittore e regista Andrea Camilleri ed alla sua musa, la moglie Pat Starke - farà da esemplare stimolo intellettuale a Consoli per tutta la vita.
Negli anni sessanta, insieme ad altri colleghi ed intellettuali, munito d'un background esperienziale e culturale - malgrado la giovane età - di tutto rispetto essendo la mascotte di un circolo culturale di dirompente importanza, noto come Gruppo 63 - un movimento di neoavanguardia strutturalista costituito nel 1963 a Palermo, e poi diffusosi in Italia, per sperimentare nuove forme d'espressione, rompendo con gli schemi tradizionali - vive le notti romane della dolce vita, in diversi cenacoli culturali per lo più nella zona di Via Veneto e di Via Margutta.
Tuttavia, malgrado l'indubbia "vis" artistica e la buona capacità recitativa, suffragata dal diploma conseguito al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1963 (anno in cui partecipa con successo alle riprese del film Il Gattopardo di Luchino Visconti), per poter "sbarcare il lunario" muove i primi passi nella nascente industria del doppiaggio che gli consentirà poi di diventarne un punto di riferimento, dapprima quale doppiatore e successivamente come direttore di doppiaggio, adattatore (con oltre 100 film), socio e consigliere di amministrazione della NCD (edizioni-doppiaggio).
[modifica] Il teatro come attore e regista e gli anni '70
La carriera artistica di Enzo Consoli - che si declina ancora prevalentemente nel mondo del teatro - dopo l'esperienza siciliana, continua a Roma, Milano, Genova e, successivamente, in Francia, Svizzera e particolarmente in Germania Est.
Alla fine degli anni Sessanta del XX secolo, infatti, inizia a collaborare con Orazio Costa Giovangigli presso il Teatro Romeo, per poi seguirlo al Piccolo Teatro di Milano ed al Teatro Stabile di Genova.
Viene poi chiamato, per la notorietà, per ora solo tra gli addetti ai lavori, da Luca Ronconi ne i Lunatici e ne l'Orlando furioso che ne decretano un popolare successso, tanto che anche una regista in voga quale Mina Mezzadri lo sceglie come antagonista ne Il Ciclo dell'Eroe Borghese di Carl Sternheim.
Inizia quindi la collaborazione col teathrical-maker svizzero Benno Besson - che morirà nel febbraio 2007 a 83 anni (proprio qualche settimana prima di Enzo Consoli, forse il suo allievo prediletto) - il cui nome rimane legato all'allestimento delle opere del suo riconosciuto maestro Bertolt Brecht. L'esordio di Consoli, con la regia di Besson - direttore e regista presso il Berliner Theater, il Deutsches Theater ed il Berliner Ensamble, nonchè anima del Volksbüne - sarà ne l'Edipo tiranno di Sofocle.
Ma è l'allestimento da parte di Besson per il Teatro Argentina di Roma de l'Anima buona di Sezuan di Brecht, che consacra Consoli quale attor giovane protagonista (l'Aviatore) a livello non solo più siciliano, ma addirittura europeo. A Berlino, poi, Consoli inizia a collaborare, nella Margarethe di Peter Hax, con Besson, nella regia, attività che gradualmente affianca a quella d'interprete, almeno fino a quando non sceglierà di dedicarsi definitivamente alle sue primigenie passioni: la scrittura, la letteratura e la drammaturgia.
Così le performance attoriali, di ottimo livello - tra cui due piéce per la regia di Giorgio Strehler e Franco Enriquez - si fanno sempre più diradate, fino all'ultima rappresentazione a Milano al Teatro Pierlombardo in cui Consoli interpreta Launhart nel Gigante nano di F. Wedekind, con la regista Andrè R. Shamma.
Tra gli altri autori di cui Enzo Consoli è stato , nella sua carriera di attore, interprete: Woody Allen, Ludovico Ariosto, Samuel Beckett, Mikhail Bulgakov, T. S. Eliot, Carlo Goldoni, T. Middelton, Molière, S. J. Perelman, Harold Pinter, Edoardo Sanguineti.
Tra gli attori, invece, con cui Consoli lavorò a teatro, in Tv ed al cinema: Isa Barzizza, Miguel Bosè, Tino Buazzelli, Lando Buzzanca, Gino Cervi, Vito Cipolla, Valentina Cortese, Carlo Dapporto, Giorgio De Lullo, Marisa Del Frate, Rossella Falk, Vittorio Gassman, Orso Maria Guerrini, Leo Gullotta, Anna Magnani, Nino Manfredi, Anna Mazzamauro, Glauco Mauri, Maurizio Merli, Valeria Moriconi, Tony Musante, Ave Ninchi, Elio Pandolfi, Paolo Panelli, Biagio Pelligra, Vito Scotti, Luigi Squarzina, Paolo Stoppa, Gianrico Tedeschi, Sergio Tofano e Monica Vitti.
[modifica] Il cinema e la Tv dagli anni '60 agli anni '80
Nel cinema - che, al pari della Tv (e della pubblicità), non occuperà mai un posto centrale nell'orizzonte artistico di Consoli - lavora in oltre trenta film, tra cui molti film commerciali e qualche capolavoro, esordendo, poco più che ventenne, come attore non protagonista ne Il bell'Antonio 1960, di Mauro Bolognini, dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati, e continuando con pellicole non sempre di qualità, ma in cui, comunque, i suoi cameo recitativi, ovvero i trattamenti e le collaborazioni alla regia od alla sceneggiatura mostreranno un costante impegno ed una originale caratura.
A partire da La sposa bella 1960, di Nunnally Johnson e Mario Russo, dal romanzo di Bruce Marshall, e continuando con il noto Divorzio all'italiana 1961, di Pietro Germi, con il capolavoro Il Gattopardo 1963, di Luchino Visconti - in cui incontrerà Alain Delon, che seguirà in Francia e di cui, per quasi un decennio, sarà amico - con il "B" movie James Tont operazione D.U.E. 1965, di Bruno Corbucci, con Le Spie uccidono in silenzio 1967, di Mario Caiano, con OK Connery 1967, di Alberto Martino, con Col cuore in gola 1967, di Tinto Brass con Jean-Louis Trintignant, con Banditi a Milano 1968, di Carlo Lizzani con Gian Maria Volontè, con La Donna di quadri 1968, di Leonardo Cortese, con La Donna di cuori 1969, di Leonardo Cortese, con Un bellissimo novembre 1969, di Mauro Bolognini, con Lo voglio maschio 1971, di Ugo Saitta con l'amico Tuccio Musumeci, Il sasso in bocca 1969, di Giuseppe Ferrara (premio Spoleto 1971 per l'opera prima; Noce d'oro 1971; premio Giovani protagonisti agli Incontri Silani; premio Mondello 1975; attestato di qualita’ 1970 del Ministero del turismo e dello spettacolo, con Paolo il caldo 1973, di Marco Vicario dal romanzo di Vitaliano Brancati, con Mimì metallurgico ferito nell'onore 1973, di Lina Wertmüller con il maestro Turi Ferro, con La Polizia sta a guardare 1973, di Roberto Infascelli con Jean Sorel ed Enrico Maria Salerno, con Il saprofita 1974, di Sergio Nasca con gli amici Alain Delon, Valeria Moriconi e Miguel Bosé, con Faccia di spia 1974, di Giuseppe Ferrara, (Targa d'argento al festival di Taormina 1975 come Film nuovo; selezionato per il festival di Savona 1975; Targa Polifemo 1975; Targa Cineclub Napoli 1976), con ’’La salute non si vende’’, 1977, (selezionato alla settimana del Film nuovo 1977), con Il Padrino parte II 1974 di Francis Ford Coppola, con La Orca 1976, di Eriprando Luchino Visconti con Michele Placido e Miguel Bosé, con Cronaca di un uomo 1978 e Palermo ober Wolfsburg (tratto dal romanzo Passione di Michele 1980), dell'amico Pippo Fava (cui dedicherà il romanzo Scarpe di Camoscio), con Anni di piombo 1981, di Margarethe von Trotta, con Panagulis vive 1981, selezionato per i festival di Venezia, Mosca, Carrara; premio Laceno d'oro al festival di Avellino 1981; Targa Cineclub Napoli 1981), con Porte aperte di Gianni Amelio 1990, con il coraggioso I banchieri di Dio 2001, di Giuseppe Ferrara che procurerà non pochi problemi ai suoi realizzatori.
In Tv Consoli partecipa con ruoli talvolta protagonistici, ma per lo più deuteragonostici a molteplici fiction ante litteram, definite all'epoca sceneggiati od originali televisivi esordendo, a partire dal 1964 - per la RAI - con Le inchieste del Commissario Maigret con Gino Cervi e la regia di Mario Landi, oltre che del suo amico e futuro creatore di best seller Andrea Camilleri, che - così come aveva qualche anno prima fatto al Centro sperimentale Gabriel Garcia Marquez - indurrà Consoli ad allontanarsi dalla recitazione a favore della regia e della sceneggiatura ed, infine, della drammaturgia e della letteratura. Seguono poi Tenente Sheridan: Recita a soggetto 1967 e Qui squadra mobile (1974).
Tra l’altro, sin dall’epoca di Carosello e fino alla meta’ degli anni ‘80, Enzo Consoli ha partecipato in veste di attore, copywrihter e/o regista, a numerosi spot tra cui Kimby, Regione Puglia, Patatine Pai, Caffè Splendid, etc.
[modifica] La grande palestra del doppiaggio dagli anni '70 agli anni '90
Malgrado negli ultimi anni la buona affermazione in campo teatrale e letterario, soprattutto all'estero, lo allontaneranno fisiologicamente, Enzo Consoli s'è lungamente esercitato (e non ha mai rinnegato), sin dagli anni del suo arrivo nella Capitale, nella difficile arte - di cui l'Italia costituisce certamente un centro di eccellenza - del doppiaggio. Ciò gli ha consentito - come lui stesso ha dichiarato nel corso di alcune interviste a Rai Educational & Gambero Rosso Channel, rispettivamente degli anni 2001 e 2005 - di accostarsi con umiltà e maestria al metastorico plot narrativo. Sostiene infatti Consoli in queste interviste: "la mia poetica credo sia emersa improvvisamente ma non casualmente e si sia affinata nel tempo anche grazie al meticoloso lavoro del doppiaggio, che mi ha consentito di traguardare in filigrana il testo, il climax, le intonazioni, il metalinguaggio che, assimilata la lezione, ho inconsapevolmente cercato di trasfondere nei miei testi letterari e drammaturgici. E ciò, non rinnegando mai il teatro, la mia primigenia e costante passione, mi fa pensare che molti luoghi comuni che ci fanno considerare talune tipologie come arti "minori" rispetto ad altre costituiscono delle didascaliche, canoniche e pregiudiziali divisioni di comodo, alquanto superficiali e talvolta rovesciate".
Pur avendo, nella sua lunga carriera, doppiato molti grandi attori stranieri, Enzo Consoli rimane noto ad un vasto pubblico plurigenerazionale, oltre che come autore tatrale e letterario, come doppiatore per le sue inconfondibili performance vocali su alcuni cartoons giunti in Italia negli anni settanta ed ottanta che gli procureranno anche diversi premi. Tra i suoi personaggi: il primo McCoy in Star Trek (cartoni animati e telefilm), Saranno famosi, Bill Cosby Show, Don in Jeeg Robot uomo d'acciaio, Scooby Doo, Atlas UFO Robot, il capitano Deis del Conan di Miyazaki. Ma il ruolo certamente più celebre resterà quello di Zenigata in Lupin III, che nell’arco di quasi un trentennio doppierà più volte.
Comunque, i ruoli più importanti restano quelli del doppiaggio del suo amico Alain Delon, di Montgomery Clift, Henry e Peter Fonda, Tony Musante, Jack Nicholson, Burt Reynolds, Frank Sinatra, Tom Selleck in "Coma profondo", Robert Urich in "Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan", e vari protagonisti di serial come "Saranno famosi", "Bill Cosby Show", "Atlas UFO Robot" o noti Telefilm come "T.J. Hooker", di cui diresse anche il doppiaggio.
In particolare tra i ruoli protagonistici, deuterogonistici e co-protagonistici: Barry Newman in "Petrocelli" (Tony Petrocelli), DeForest Kelley in "Star Trek" (Leonard McCoy, 1^ voce), Peter Breck in "La grande vallata" (Nick Barkley), Carmine Caridi in "Saranno famosi" (Angelo Martelli, 2^ stag.), Ken Swofford in "Saranno famosi" (Quentin Morloch, 3^ stag.), Greg Mullavy in "Colorado" (Mule Canby), Bill Cosby in "Bill Cosby Show" (Chet Kincaid, 2^ voce), Jason Bernard in "Ma che ti passa per la testa?" (Sig. Bracken), Etienne Samson in "Il tesoro del castello senza nome" (Cap. Evrard), Scooby Doo in "Scooby Doo", Dott. Leonard McCoy in "Star Trek" (serie animata), Skipper in "L'isola delle 1.000 avventure" e "Il pianeta delle 1.000 avventure", Womdo in "Blinky Bill", Isp. Lestrade in "Il fiuto di Sherlock Holmes", capitano Deis in "Conan, il ragazzo del futuro", Hayashi in "Atlas UFO Robot", Don in "Jeeg Robot, uomo d'acciaio", Musashi Tomoe in "Space Robot", Benkei Kuruma in "Getta Robot", Tetsugyu in "Giant Robot", Tanosuke in "Daltanious", Futoshi in "Cackeen, il robot magnetico", Goemon Ishikawa in "Le avventure di "Lupin III", ma soprattutto il mai dimenticato Ispettore Zenigata Koichi in "Le avventure di Lupin III", "Lupin, l'incorreggibile Lupin" e negli OAV "Lupin III: La pietra della saggezza" (2^ ediz.), "Lupin III: Il virus Beta" e "Tokyo Crisis - L'unione fa la forza", per il quale ha ricevuto nel 2005 a Brescia il riconoscimento alla carriera.
[modifica] Opere letterarie e drammaturgiche dagli anni '80 alla morte
Malgrado fosse una passione che Consoli coltivava da molti anni, è solo per l'impulso della moglie che, a partire dagli anni '80 - dopo aver diradato gli impegni di attore e regista nel teatro, nel cinema, nella Tv e nella pubblicita' - Consoli si dedichera' principalemente e professionalmente della letteratura e della drammaturgia, quale autore, realizzando quanto molti anni prima gli avevano preannunciato due grandi autori come Gabriel Garcia Marquez, antico compagno di corso al Centro sperimentale di cinematografia, ed Andrea Camilleri, regista di tante avventure televisive comuni, tra cui resta celebre il Maigret della RAI degli anni '70.
In generale, nel campo letterario, al di là di rari contributi dottrinari e saggi in riviste del settore, soprattutto come critico pirandelliano, ha pubblicato i romanzi Il giardino dei limoni blu (in due edizioni) e Scarpe di camoscio. 'Il giardino dei limoni blu (declinato in due edizioni anastatiche) è
Scarpe di camoscio é, invece, un'opera che sconfina nella cronaca personale raccontando in presa diretta le res gestae di una generazione tra cui spicca in controluce un eroe borghese e campione dei diritti civili antimafia come il giornalista ed amico Pippo Fava.
Consoli ha inoltre scritto, a cavallo del nuovo Millennio, altri quattro romanzi: Uova di passero, l'Assolata, Tenui legami e Filo alla gola.
Tra le raccolte di Novelle consoliane la più interessante è l'incompiuto ciclo dei Vincenti, il cui incipit è rappresentato da Miraggi (1999).
Di pregnante qualità nell'ambito della storia del teatro letterario è il saggio postumo del 2004 Epistemologia del grottesco nella drammaturgia moderna.
Nel campo drasmmaturgico, Consoli ha scritto complessivamente ventuno opere teatrali, rappresentate sovente a livello internazionale, tra cui le più note rimarranno: "Danza per musica d'organo", la cui prima si ebbe nel 2002 a Fiuggi, col contributo del drammaturgo e statista Vàclav Havel, "Igloo" (Il nido), "La prigione privata del rag. Giovanni Berti", "Il tarlo" e "All'ombra del frassino".
La sua capacità creativa ha anche trovato una peculiare declinazione nell'adattamento ed elaborazione per il teatro italiano del celebre blockbuster cinematografico (primo film britannico per incassi nella storia del cinema, con ricavi per 244 milioni di $) Quattro matrimoni e un funerale.
Ma è negli anni ottanta che l'Autore, dopo molteplci vani tentativi, si rivela al pubblico ed alla critica europea con la commedia Igloo (Il nido), tradotta in cinque lingue e rappresentata in vari teatri del Vecchio continente tra cui, col patrocinio dell'Istituto Italiano di Cultura, il Teatro Nazionale di Praga.
Di "Igloo" è stata riscritta da Consoli con Ingrid Thulin una versione per il cinema.
Tra i principali registi che hanno diretto le opere di Enzo Consoli nel mondo: Jakub Korčák, Herve Ducroux, Ingrid Thulin, Marina Francesconi, Silvio Giordano e Romano Bernardi.
L'anticonformismo non di maniera, la lucida anatomia dei sentimenti e la sempre anelastica onesta' intellettuale sono i punti cardinali indefettibili della drammaturgia consoliana, che fanno da istintuale, magistrale e cosciente eco al noto brocardo di Bertolt Brecht, maestro del suo maestro Besson, secondo cui Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.
[modifica] Il mondo letterario consoliano
Dal romanzo Scarpe di camoscio del 2004: Per poter comprendere compiutamente le costanti tematiche e l'approccio problematico che caratterizza l'Autore, basta leggere il seguente brano, tratto dal romanzo "Scarpe di camoscio" dedicato ad una generazione incarnata dallo scrittore, giornalista e mafiologo catanese Pippo Fava.
"Alle otto, Pippo era ancora al Teatro Rosina Anselmi, dove stavano provando un suo nuovo testo sulla violenza perpetrata dalla mafia. Era ancora lì perché si era messo a litigare con il regista. Guardò l'orologio e disse che doveva andare. Il regista lo trattenne ancora e gli disse qualcosa che lo mandò su tutte le furie. Pippo uscì dalla sala sbattendo la porta. Corse alla macchina e vi salì. Si accese una Gauloises e fece per avviare il motore. Sentì bussare sul vetro della portiera. Si girò e vide un giovane che aveva affiancato l'auto con la sua moto e che fece segno a Pippo di abbassare il vetro. Lui convinto che l'altro volesse un'informazione, lo abbassò. Ma quello invece di dire qualcosa , gli puntò la canna di una pistola alla tempia. Due colpi e Pippo si accasciò sul volante. La moto ruggì e partì a gran velocità. Il suono persistente del clacson che il petto di Pippo stava schiacciando, richiamò l'attenzione dei passanti. Qualcuno uscì dal teatro e si portò le mani ai capelli. La vendetta era arrivata. Quella di Arenco? Non solo. Difatti fu sempre difficile stabilire chi potesse essere il vero mandante. Certo è che quanto veniva scritto sulle pagine de "I Catanesi" aveva esasperato gli animi di parecchia gente. Gli Arenco erano ormai tanti. E forse tutti insieme si erano tolto quella spina dal fianco. Ma per molti altri, quella tragedia rappresentò la fine di una speranza. Quella di continuare a lottare contro un male inesorabile. Quella di non subire passivamente la prepotenza di pochi. Quando tutti gli amici, compreso Nico, si trovarono davanti al feretro di Pippo Famà, Angelo sussurrò ad Orazio: "Una lampadina che si fulmina all'improvviso fu... e che ti lascia all'oscuro". Infatti nel buio di quegli anni, Famà rappresentava l'unico lumicino acceso nelle coscienze dei catanesi. Ed ora quel buio che tornava ad oscurare la città, si sarebbe propagato nel resto dell'isola fino a raggiungere distanze infinite".
[modifica] Il ritratto del Consoli romanziere, di Antonio Di Grado
Le figure ed i personaggi di Scarpe di Camoscio, anche se con nomi diversi (Famà rievoca Fava ed "I catanesi" sta per "I Siciliani") evocano personaggi e fatti reali della Catania degli anni sessanta, raccontata per descrivere sentimenti ed emozioni, attese e speranze dei giovani che aprivano i loro occhi incerti e spauriti dinnanzi al boom economico che avanzava impetuoso all'indomani della guerra e si rifugiavano nel "branco" gruppo ora politico, ora associativo, ora contestatore e anarchico, che anticipa e prepara la rivoluzione del '68.
Comprare un paio di scarpe nuove di camoscio in via Etnea era il sogno di tanti ragazzi dei quartieri di Nesima, di Cibali o di Picanello, dopo aver trascorso un'infanzia segnata dai sacrifici e dalla povertà del periodo bellico.
I giovani di allora, oggi persone mature, si ritrovano nella storia romanzata di Nico e Sandra e rileggono le problematiche e le ansie di una libertà da conquistare e da gestire, di una democrazia da conquistare e di una mafia da combattere.
Presentando il volume al Piccolo Refettorio dei Benedettini, alla vigilia del Natale 2004, il prof. Antonio Di Grado dell'Università di Catania, ha affermato che "Scarpe di camoscio" racconta l'autobiografia della città di Catania e dice quel che Vitaliano Brancati non voleva e non poteva dirci.
"Al pudore elegiaco di una Catania profumata di zagara e di gelsomino si contrappone la ricerca impetuosa dei giovani che corrono verso il nuovo, inciampano nella rete della mafia ed alla Catania di luce di Brancati si contrappone il grigio ed il buio di Consoli che accompagna l'ansia dei giovani ora politicanti e ribelli, ora rivoluzionari e conservatori, ora anarchici e perdenti.
Costruito a medaglioni che man mano s'allargano ad ampie e prolungate dissolvenze, il volume ripercorre la vita catanese cara e nota a molti cinquantenni di oggi nella ricostruzione di un ricordo che diventa memoria e lezione di vita per le giovani generazioni.
La rivisitazione dei luoghi della Catania di ieri, del caffè Lorenti, della scogliera ancora selvaggia e affascinante, dei paesini etnei con le botteghe semplici e rustiche, dove si andava a mangiare i legumi, oggi appare solo nei dipinti degli artisti siciliani che Maria Teresa Di Blasi ha saputo scoprire ed accostare al volume di Consoli, sfogliando le pagine del libro con le illustrazioni dei paesaggi di Roberto Rimini, Gaetano Longo, Francesco Messina, Emilio Greco. Lo stile incisivo e puntuale, connotato da frasi brevi e taglienti, ricco d'immediatezza ed essenzialità rende il volume di gradevole lettura e consente di rivedere come in un film una storia non molto lontana, ma che adesso è profondamente mutata.
L'espressione citata "Una lampadina che si fulmina all'improvviso fu... e che ti lascia all'oscuro". Infatti nel buio di quegli anni, Famà rappresentava l'unico lumicino acceso nelle coscienze dei catanesi. Oggi nel ventunesimo anniversario di Pippo Fava resta un'immagine viva e dinamica, che nella memoria risveglia non solo ricordi, ma suscita speranza ed impegno a ricominciare e continuare il cammino già tracciato".
[modifica] Il ritratto del Consoli drammaturgo, di Hervé Ducroux
Per comprendere, altresì, il mondo teatrale consoliano, si riporta il ritratto di Consoli fatto dal regista internazionale Hervé Ducroux.
"Ho incontrato il teatro di Enzo Consoli alcuni anni fa, quando ho avuto il piacere di mettere in scena "Igloo", un testo di grande raffinatezza ed intelligenza. Quando poi ho letto altre sue opere, mi sono accorto che quelle erano qualità costanti nel lavoro dell’autore. Mi è sembrato di vedere qualcosa di nuovo, qualcosa che nasce da una tradizione nord-europea, ed espressa con un’estrosità latina. "Nuovo", non tanto nel linguaggio deliziosamente accessibile, ma piuttosto nei meccanismi mentali dei personaggi che, proprio grazie all’apparente quotidianità, ci portano nei meandri di costruzioni cerebrali e relazionali estremamente fantasiose. Fantasia che prende apertamente il volo in modo esponenziale. Un teatro di grande respiro poetico, nascosto nelle minuscole pieghe delle relazioni umane. Ho apprezzato la raffinatezza dei meccanismi, l’intelligenza nello sviluppo mentale, ho sorriso all’ironia e alla tenerezza con le quali Consoli guarda i suoi personaggi e ho amato più di tutto la sua "innaturalezza". Un lavoro appunto che fugge il naturale, ma fondato su un radicato senso del vero. Un bugiardo. Un bugiardo che dice sempre la verità. La finzione che nasce dal vero: Il Teatro insomma. Ed è un bel teatro perché al centro c’è l’uomo, l’uomo nella sua essenza, non in ciò che dice. Anzi c’è una dicotomia quasi costante tra parola e pensiero. Forse per questo i personaggi di Consoli, perché cercano di ingannare il proprio pensiero, sono così prolissi, così inclini al parlare. Cercano strade. Consoli non ti dice mai dove va, oppure te lo dice chiaramente, ma è perché corre da un’altra parte. Imbocca strade che sembra continuamente lasciare ma che alla fine si riallacciano tutte. Costruisce castelli di carta inverosimili. Ci sorprende e ci convince appunto quando inventa personaggi che vivono storie del tutto inverosimili, quelle storie che alla fine ci accorgiamo essere le nostre, le nostre vite, le nostre prigioni, quelle individuali e quelle collettive. Uno sguardo su di noi, grottesco e amaramente benevolo, mai prevedibile e sempre acuto. Un teatro che ama l’uomo, questo è il merito di Enzo Consoli".
[modifica] Opere
- Enzo Consoli, Il giardino dei limoni blu - Palermo, Ila Palma, 1989 riedizione Roma, Ed. Onix, 2003
- Enzo Consoli, Uova di passero - Roma, Ed. Onix, 1996
- Enzo Consoli, l'Assolata - Roma, Ed. Onix, 1999
- Enzo Consoli, Miraggi' - Roma, Ed. Onix, 1999
- Enzo Consoli, Filo alla gola - Roma, Ed. Onix, 2000
- Enzo Consoli, Danza per musica d'organo - Roma, Ed. Onix, 2000
- Enzo Consoli, Tenui legami - Roma, Ed. Onix, 2001
- Enzo Consoli, Scarpe di camoscio - Roma, Ed. Onix, 2004
- Enzo Consoli, Epistemologia del grottesco nella drammaturgia moderna - Palermo, Ila Palma, 2004
- Enzo Consoli, La prigione privata del rag. Giovanni Berti - Roma, Ed. Onix, 2003
- Enzo Consoli, Quattro matrimoni e un funerale (Ad./Traduz.) - Roma, Ed. Onix, 2003
- Enzo Consoli, Il tarlo - Roma, Ed. Onix, 2005
- Enzo Consoli, All'ombra del frassino - Roma, Ed. Onix, 2006
- Enzo Consoli-Ingrid Thulin, Igloo (Il nido) - Roma, Ed. Onix, 2006
[modifica] Bibliografia
- Maricla Boggio, Mistero e Teatro. Orazio Costa, regìa e pedagogia - Bulzoni 2004
- Gerardo Di Cola, Le voci del tempo perduto, Il doppiaggio italiano ed i suoi professionisti più importanti - Roma, 2004
[modifica] Collegamenti esterni
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