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Storia dell'Internazionale Football Club - Wikipedia

Storia dell'Internazionale Football Club

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Voce principale: Internazionale Football Club.

Indice

[modifica] Gli esordi

Inter 1° Scudetto
Inter 1° Scudetto

Il Football Club Internazionale Milano nasce al ristorante "L'Orologio" la sera del 9 marzo 1908 da una costola di 43 dissidenti del preesistente Milan Football and Cricket Club il quale, in seguito al divieto di far giocare calciatori stranieri, aveva deciso di non partecipare a nessun torneo nazionale. Il nome scelto per la nuova squadra vuole simboleggiare la volontà cardine della società: dare la possibilità a giocatori non italiani di vestire questa maglia. Tutt'ora l'Inter è la squadra italiana con il maggior numero di tesserati stranieri.

Al primo Presidente Giovanni Paramithiotti succedono nel 1909 Ettore Strauss e nel 1910 Carlo De Medici il quale, dopo sole due Stagioni dalla fondazione, porta l'Inter di mister Fossati ad aggiudicarsi il primo Titolo nazionale battendo in Finale per 10-3 la quarta squadra di undicenni della Pro Vercelli, mandata in campo per protesta in seguito al rifiuto da parte della F.I.F. (Federazione Italiana del Football) di spostare la data del match nonostante gli impegni in tornei militari di alcuni vercellesi. Allo Scudetto seguono quattro Stagioni fiacche, durante le quali nel la Presidenza cambia diverse volte: entrano in carica Emilio Hirzel (1912), Luigi Ansbacher (1914) e nello stesso anno Giuseppe Visconti Di Modrone, che rimane al vertice della società fino al (1919), quando la carica sarà rilevata da Giorgio Hulss. Durante la presidenza Modrone divampa la Prima guerra mondiale: essa porta all'interruzione del Campionato 1914/15 e alla sospensione di tutti i successivi. Arruolamenti e relative perdite non intralciano però il cammino nerazzuro, che nel 1919/20 vince il primo Scudetto del dopoguerra vincendo 3-2 la Finale contro il Livorno sul neutro di Bologna. Presidente è Francesco Mauro, allenatore Nino Resegotti.

[modifica] L'Ambrosiana, regno di Meazza

Retrocessione sfiorata nel 1921/22

La Stagione 1921/22 fu caratterizzata da due federazioni distinte, CCI (Confederazione Calcistica Italiana) e FIGC, che organizzarono due Campionati indipendenti. L'Inter prese parte al Campionato CCI e arrivò ultima nel Girone B della Lega Nord.
Il Campionato si concluse il 30 marzo 1922 con questi piazzamenti finali:

Genoa 37, Alessandria 28, Pisa 27, Modena 26, Padova 23, Torino 20, Casale 20, Legnano 20, Savona 18, Brescia 17, Venezia 17, Inter 11.

La soluzione dei due Campionati non era però gradita, e dopo aspre polemiche il 26 giugno 1922 i dirigenti della FIGC e della CCI si riunirono a Brusnengo per elaborare una nuova composizione unitaria dei gironi nella successiva Stagione 1922/23. Arbitro e mediatore fu Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport. Si giunse a un accordo fra le società rivali, e il reintegro della CCI all'interno della FIGC comportò la sostituzione delle Categorie con sei "Divisioni" sul modello inglese. La Prima e la Seconda furono dirette a livello nazionale da una sinergia di Lega Nord e Lega Sud, mentre le altre vennero demandate ai Comitati Regionali, confinati a un ruolo di secondo piano.
Per determinare la composizione delle prime due Divisioni furono organizzati degli spareggi, e contro l'Inter fu sorteggiata la Libertas di Firenze. Il 9 luglio 1922 a Milano l'Inter si impose 3-0 con doppietta di Tullio Aliatis e gol di Ermanno Aebi, detto "Signorina". L'1-1 nel ritorno del 16 luglio a Firenze ammise l'Inter in Prima Divisione.

Allo Scudetto segue un lungo periodo anonimo, segnato solo da una retrocessione evitata per un soffio (vedi a fianco) e, dopo molti piazzamenti di media classifica nei Gironi interregionali, da un quinto posto nel 1926/27. Due i cambi al timone: nel 1923 a Mauro succede Enrico Olivetti, e nel 1926 è la volta di Senatore Borletti. La panchina vede invece alternarsi Bob Spotishwood, Paolo Schiedler, Arpad Veisz e Josef Viola.

Con l'arrivo del "Ventennio", l'Inter si vede costretta a cambiare ragione sociale: il Partito Fascista non apprezza infatti il nome "Internazionale", che non rispetta la tradizionale italianità promossa dalla linea di governo e richiama troppo esplicitamente l'Internazionale per antonomasia, vale a dire la Terza Internazionale comunista. Nell'estate del 1928, sotto la guida del presidente Senatore Borletti (entrato in carica nel 1926), l'F.C. Internazionale si fonde con l'Unione Sportiva Milanese, muta nome e casacca e diviene "Società Sportiva Ambrosiana", con tenuta bianca rossocrociata (colori di Milano) e segnata dal fascio littorio.

La nuova divisa dura soltanto pochi mesi, e di nuovo in nerazzurro (ma con il colletto a scacchi bianconeri, colori sociali dell'U.S. Milanese), la squadra di nuovo allenata da Arpad Veisz e guidata dai presidenti Ernesto Torrusio (1929) e Oreste Simonotti (1930) conquista il terzo Scudetto in occasione del primo Campionato a girone unico senza suddivisioni geografiche, la Serie A del 1929/30, raggiungendo anche la semifinale di Mitropa Cup, coppa riservata ai club più forti di Austria, Italia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia. In questo Campionato inoltre riceve la consacrazione definitiva Giuseppe Meazza, detto "Balilla", bomber nerazzurro brillante sostituto degli "ex" Antonio Powolny, Fulvio Bernardini e Luigi Cevenini III.

Dopo un quinto posto nel 1930/31 c'è aria di cambiamento: il nuovo timoniere Ferdinando Pozzani, soprannominato "Generale Po" per i modoi autarchici, lascia andare molte bandiere, cambia allenatore (Istvan Toth) e ottiene dalla FIGC il permesso per assumere la denominazione di Ambrosiana-Inter. Lo stravolgimento societario non porta però risultati, che si limitano a un deludente sesto posto. Il nuovo ritorno di Veisz, l'arrivo del prestigioso portiere Carlo Ceresoli e de nuovi attaccanti di spessore Levratto e Frione II sembra spingere l'Ambrosiana verso lo Scudetto, che però è mancato: nel 1932/33 la squadra arriva seconda otto punti sotto la Juventus. Il 1933 è anche l'anno dell'unica Finale in Mitropa Cup. Dopo aver liquidato First Vienna e Sparta Praga, ai nerazzurri resta da battere il fortissimo Austria Vienna: la vittoria per 2-1 a Milano sembra arridere a Meazza e compagni, che però Vienna vengono sconfitti 3-1 dai i padroni di casa, che vincono il trofeo.

Si sente di nuovo odore di Scudetto nel 1933/34. A due giornate dalla fine l'Ambrosiana batte la Juventus 3-2 all'Arena Civica, in un match storico che registra l'incasso record di 400 mila lire. Tuttavia le sconfitte con Fiorentina e Torino condannano i nerazzurri a un altro secondo posto, stavolta con lo scarto ridotto a quattro punti. L'anno successivo, negativamente segnato dalla scomparsa di "Tito" Frione, ha dell'incredibile: all'ultima giornata Inter e Juve sono a pari punti. I bianconeri vincono a Firenze, mentre i nerazzurri perdono contro la Lazio, con rete dell'ex nerazzurro Levratto, e il 1934/35 diviene per i ragazzi allenati da Gyula Feldmann l'anno del terzo secondo posto consecutivo.

Passano due anni spenti, dove in panchina si avvicendano Albino Carraro (sostituto di Feldmann, esonerato) e Armando Castellazzi, ottenendo solo un quarto e un settimo posto in Serie A e una Semifinale di Mitropa Cup.

L'Ambrosiana-Inter torna in auge nel 1937/38, spuntandola nella corsa allo Scudetto su Juventus e Milan solo all'ultima giornata, seppur in Mitropa Cup arrivi un'eliminazione già ai quarti. Ancora protagonista del trionfo nerazzurro il centravanti Giuseppe Meazza, che si laurea Campione del Mondo per la seconda volta. La società compensa il ritiro di mister Castellazzi con Tony Cargnelli, abile teorico del "Sistema" (modulo che sostituisce il classico schema danubiano), e fronteggia l'improvviso declino di Meazza con il ritorno di Attilio Demaria dal Sudamerica. La squadra così rinnovata arriva terza in Serie A e vince la sua prima Coppa Italia nel 1938/39. Otto giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia arriva l'ultimo Tricolore sotto la denominazione di Ambrosiana-Inter. Nonostante l'idolo della folla Meazza sia bloccato per l'intera stagione da una grave vasocostrizione al piede, i nerazzurri dirigono autorevolmente il Campionato 1939/40, vincendo all'ultima di Campionato lo scontro diretto con il Bologna e festeggiando lo Scudetto sul neutro di San Siro, campo del Milan scelto perché il numero di spettatori era superiore alla capienza massima dell'Arena Civica (l'incasso sarà di 471 mila lire).

La coppia di allenatori Peruchetti-Zamberletti decide per la cessione di Meazza al Milan, considerato ormai finito. Dopo tredici anni passati in nerazzurro si fa tuttavia ancora rimpiangere segnando la rete del definitivo 2-2 nel derby cittadino. in Campionato un'Andata birllante si contrappone a un discutibile Ritorno, e nel 1940/41 l'Ambrosiana-Inter arriva seconda. Nei due anni successivi Ivo Fiorentini non va oltre una clamorosa dodicesima posizione e Giovanni Ferrari, sotto la nuova presidenza di Carlo Masseroni porta i suoi ragazzi a un modesto quarto posto. Nel 1943 la FIGC decide per la sospensione delle attività sportive nazionali: nel Campionato Alta Italia 1944, organizzato dai Comitati Regionali, l'Ambrosiana arriva prima nelle Eliminatorie Lombarde, ma è soltanto sesta nel Girone di Semifinale.

[modifica] Il secondo dopoguerra e l'Inter di Foni

Dopo la caduta del regime fascista, il 27 ottobre 1945 il presidente Masseroni annuncia con toni gloriosi che "l'Ambrosiana torna a chiamarsi solo Internazionale". L'Inter saluta questo storico avvenimento senza fare faville, e alterna brillanti prestazioni (come uno storico 6-2 sul "Grande Torino") ad altre ben più fiacche. Il Campionato Misto Serie A-B 1945/46 è la prima e unica edizione "non a girone unico" dal 1929-30: nonostante la qualificazione ottenuta con la seconda piazza nel Campionato Alta Italia, nel Girone Finale la squadra di Carlo Carcano chiude soltanto al quarto posto.

Il 1946/47 parte con i migliori propositi: confermato Carcano, Masseroni ottiene dalla FIGC il permesso di tesserare calciatori stranieri e acquista i sudamericani Bovio, Cerioni, Pedemonte, Volpi e Zapirain, che diventano noti in Italia con il soprannome di "cinque bidoni" per la loro leggendaria inadeguatezza al calcio. Zapirain si fa notare solo come giocatore di biliardo, mentre Bovio, criticato a causa del sovrappeso, si caratterizza per comportamenti oggi impensabili: nel gennaio 1947, dopo un esaltante primo tempo a Modena, nella ripresa lascia la squadra in dieci pur di rimanere abbracciato alla stufa dello spogliatoio. Pochi giorni dopo Bovio, Cerioni e Volpi fuggono in Sudamerica e fanno perdere le loro tracce. Masseroni salva le sorti della squadra affidandone la gestione tecnica a Nino Nutrizio e all'allenatore-giocatore Giuseppe Meazza, tornato all'Inter a trentasei anni suonati. La coppia riesce nell'impresa e, nell'ultima partita di Meazza, i tifosi festeggiano una comoda salvezza al decimo posto.

Soltanto l'idolo della folla è confermato in panchina, e questo gli causa forti problemi di comunicazione con i propri giocatori, tanto da renderne necessario l'esonero e il ritorno di Carcano. Questi, non potendo più contare sul trascinatore dell'Andata Bruno Quaresima bloccato da un infortunio, decide di far girare la squadra attorno all'estro del giovane Benito Lorenzi, che si era già distinto all'inizio della Stagione. Alla fine del 1947/48, tuttavia, la terza piazza conquistata al giro di boa si riduce solo a un sofferto dodicesimo posto.

Il 1948/49 diventa tristemente famoso come l'anno della tragedia di Superga. L'Inter fa grandi acquisti: arrivano l'apolide Istvan Nyers, detto "Etienne" per le origini francesi, il difensore Attilio Giovannini e la punta Gino Armano, gettando le prime basi per un glorioso futuro. I nuovi campioni però non offrono il gioco richiesto da mister Astley, che viene sostituito a metà Stagione da Giulio Cappelli. Il nuovo allenatore conduce una sfrenata rimonta fino a raggiungere il secondo posto solitario, cinque punti davanti alla Juventus e altrettanti dietro a quel Torino che proprio con l'Inter gioca la sua ultima partita ufficiale.

Il Campionato 1949/50 riprende con i migliori propositi. il "tulipano volante" Faas Wilkes infiamma gli spalti, ma insiste troppo nelle azioni personali, mentre il dualismo Amadei-Lorenzi toglie serenità alla squadra. Alla fine l'Inter mette le mani su un terzo posto al di sotto delle aspettative. Il nuovo allenatore è Aldo Olivieri, la fiducia in Lorenzi è tale da portare alla cessione di Amadei e l'addio del centrocampista Aldo Campatelli porta Masseroni a cercare un nuovo campione del settore, trovato nello svedese Lennart Skoglund, detto "Nacka" per la regione d'origine. Il finale di Campionato è caratterizzato da una rimonta su un Milan in declino, ma l'Inter non è abbastanza incisivo e lo Scudetto 1950/51 rimane affare dei rossoneri per un solo punto. Nell'estate che precede il Campionato 1951/52 il presidente dà fiducia all'organico, rimpolpato solo dal portiere Giorgio Ghezzi. La squadra soffre però sulla continuità di rendimento, particolarmente evidente per Skoglund e Wilkes, e arriva solo terza.

Lennart Skoglund :246 presenze e 57 reti
Lennart Skoglund :246 presenze e 57 reti

Il 1952/53 inizia con una rivoluzione tattica. Il nuovo allenatore è il Dottor Alfredo Foni, un precursore del catenaccio, che reinventa Ivano Blason libero e scarta l'estroso Wilkes in favore di un più concreto Bruno Mazza, acquistato per pochi soldi. La nuova impostazione di gioco non piace alla critica, ma sbaraglia gli avversari all'insegna del "prima non prenderle": l'Inter è Campione d'Italia. In seguito alle pesanti critiche riguardo al gioco troppo difensivistico, nella Stagione successiva Foni decide di proporre un modello di calcio più estroso e aggressivo. A inizio Stagione Nyers è escluso dalla rosa per aver richiesto un aumento di stipendio, ma alla vigilia della partita contro il Milan Masseroni cede alle sue richieste pur di farlo giocare: segna una tripletta, gli unici tre gol dell'incontro, e l'Inter si aggiudica il derby. Skoglund è invece protagonista assoluto di un leggendario 6-0 sulla Juventus. In un Campionato in cui tutti i nerazzurri hanno il loro momento di gloria, l'Inter si impone in volata e, davanti alla Juve per un solo punto, è Campione d'Italia 1953/54.

Nel 1954 il presidente e patron Carlo Masseroni è ormai appagato dalle vittorie in Serie A e inizia una lunga trattativa con il petroliere Angelo Moratti per la cessione della società. Senza nuovi arrivi stranieri (il Ministro Andreotti ha chiuso le frontiere dopo la figuraccia a Svizzera '54) il vuoto lasciato da Giovannini vuole essere colmato da Giorgio Bernardin, che però non convince in linea con le prestazioni generali della squadra: alla fine del 1954/55 l'Inter arriva solo ottava.

[modifica] L'epoca Moratti e la Grande Inter

Helenio Herrera
Helenio Herrera
Angelo Moratti
Angelo Moratti
Per approfondire, vedi la voce Grande Inter.

Nel 1955 Angelo Moratti diviene presidente dell'Inter; da allora il suo obiettivo è quello di costruire una squadra che dominasse ad ogni livello ma gli inizi non sono facili. Moratti impiega otto anni per vincere il suo primo scudetto e in quegli anni cambia ben sette allenatori, non riuscendo mai a far decollare la sua squadra.

Dopo una partita di Coppa UEFA nella quale il Barcellona travolge l'Inter, Moratti decide di ingaggiare l'allenatore dei catalani Helenio Herrera. La scelta, alla luce dei risultati ottenuti, si dimostra ampiamente indovinata; per completare il quadro societario viene ingaggiato Italo Allodi, un manager in grado di allestire una squadra competitiva e vincente ad ogni livello. Allodi avrebbe fatto, in seguito, la fortuna anche di Juventus e Napoli oltre che della Nazionale.

All'intelaiatura della squadra si aggiungono presto Mario Corso e due giovani della primavera: Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola (figlio del grande Valentino). I due sarebbero diventati due bandiere nerazzurre e della Nazionale italiana.

La squadra impiega tre anni per vincere il suo primo scudetto ma, da allora, continuerà a mietere successi. Herrera, o HH (come viene spesso chiamato), costruisce la sue vittorie con la tattica del catenaccio: in porta c'e Giuliano Sarti, prelevato dalla Fiorentina; la difesa viene guidata dal libero Armando Picchi, capitano di quella squadra e autentico leader; davanti a lui ci sono due marcatori arcigni come Tarcisio Burgnich e Aristide Guarneri. Sulla fascia sinistra viene attuata la prima rivoluzione tattica di Herrera: Facchetti diventa il primo terzino capace di affondare in avanti e trasformarsi in una vera e propria ala. A centrocampo il regista è Luis Suarez che il mister volle a tutti i costi dopo averlo avuto al Barcellona; con i suoi lanci lunghi Suarez era in grado si servire palloni preziosi, principalmente alla velocissima ala destra Jair. Il centrocampo era rinforzato da Gianfranco Bedin; l'estrosità di Corso dava un tocco di fantasia alla squadra, e in attacco Mazzola fungeva da mezz'ala ed al centro era posizionato Joaquín Peiró.

Dopo il primo scudetto del 1964 arriva anche la prima Coppa dei Campioni vinta contro il grande Real Madrid. L'Inter vince per 3-1 con i gol di Mazzola (2) e Milani allo Stadio del Prater di Vienna. In quell'anno giunge anche la Coppa Intercontinentale vinta battendo l'Independiente; dopo aver perso la gara di andata in Argentina per 1-0, i neroazzurri vinsero a San Siro per 2-0 con le reti di Mazzola e Corso. Nella terza e decisiva partita giocata allo stadio "Santiago Bernabeu" di Madrid l'Inter vince per 1-0 con gol di Corso nei supplementari. Solamente lo scudetto viene perso in quell'anno, dopo lo spareggio di Roma giocato contro il Bologna.

L'anno seguente l'Inter torna a dominare: vince di nuovo lo scudetto e ancora la Coppa dei Campioni, questa volta proprio a San Siro. Sotto un vero e proprio diluvio supera infatti il Benfica per 1-0 con gol di Jair; arriva di nuovo anche la Coppa Intercontinentale, ancora contro l'Independiente. A San Siro l'Inter vince 3-0 con gol di Peiró e doppietta di Mazzola, poi fece 0-0 in Argentina. Nella stagione 1965/66 arriva il terzo scudetto, con l'Inter che domina dall'inizio alla fine del campionato.

[modifica] Fraizzoli, Pellegrini e l'Inter dei record

Lothar Matthäus : 153 presenze e 53 reti
Lothar Matthäus : 153 presenze e 53 reti

Il 1967 è un anno dove in meno di una settimana l'Inter passa dal Paradiso all'inferno. In pochi giorni l'Inter perde dapprima la finale di Coppa dei Campioni 2-1 contro il Celtic Glasgow e meno di una settimana dopo è la volta della sconfitta a Mantova per 1-0 durante l'ultima Giornata di Campionato, che costa sorpasso e Scudetto in favore della Juventus. L'anno seguente l'Inter ottiene un deludente quinto posto, risultato che provoca il licenziamento di Helenio Herrera e pone le fondamenta per una decisione drastica da parte di Angelo Moratti. Infatti, nel 1968 il "Presidentissimo" passa la mano e diventa presidente Ivanoe Fraizzoli. Sotto la sua gestione arriva l'undicesimo Scudetto nel 1971, la seconda Coppa Italia nel 1978 ed il dodicesimo Scudetto nel 1980, gli ultimi due con allenatore Eugenio Bersellini.

Poco dopo, nel 1984 tocca al nuovo presidente Ernesto Pellegrini riorganizzare la squadra per centrare nuovi successi e nella stagione 1988/89 riesce ad allestire una squadra da record: è l'anno dei tedeschi Lothar Matthäus e Andreas Brehme e del record di punti, 58 (84 conteggiando tre punti a vittoria), con 26 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte. Tale risultato non è mai stato eguagliato nella Serie A a 18 squadre.

La stagione successiva l'Inter si aggiudica la Supercoppa Italiana e nel 1991 a distanza di 26 anni dall'ultimo successo europeo arriva la Coppa Uefa battendo in finale un'altra squadra italiana, la Roma. Nel 1994 è ancora Coppa Uefa battendo il Casino Salisburgo nella doppia sfida e consolandosi dopo un campionato chiuso ad un solo punto dal Piacenza, retrocesso in Serie B.

[modifica] Il ritorno dei Moratti

[modifica] Le prime due stagioni

Il 18 febbraio 1995 la squadra torna nelle mani della famiglia Moratti: è Massimo, figlio di Angelo, a prenderne le redini, assegnando all'ex capitano nerazzurro Giacinto Facchetti un ruolo dirigenziale. I risultati, però, faticano ad arrivare. Dopo aver concluso il campionato di Serie A 1994-1995 al 6° posto, nella stagione seguente l'Inter si piazza settima a 19 punti dal Milan campione d'Italia. Nel 1996-1997 la squadra giunge terza in campionato a 6 punti dalla Juventus e perde la doppia finale di Coppa UEFA contro lo Schalke 04 ai calci di rigore.

[modifica] Lo scudetto mancato e la Coppa UEFA

L'estate 1997 segna una svolta: Moratti ingaggia Luigi Simoni come allenatore e acquista per 48 miliardi di lire dal Barcellona il fuoriclasse brasiliano Ronaldo, che nel dicembre di quell'anno è eletto Pallone d'Oro. Con l'innesto del Fenomeno, che mantiene un rendimento straordinario nel suo primo anno italiano, nella stagione 1997-1998 la squadra torna ad essere competitiva e a battersi per lo scudetto insieme a una delle rivali storiche, la Juventus. I nerazzurri conducono la classifica per le prime 16 giornate prima di essere sorpassati a metà torneo dai bianconeri, campioni d'inverno. A quattro giornate dalla fine, con la Juventus capolista a quota 66 punti e l'Inter seconda a 65, le due rivali si affrontano a Torino. Il clima è molto teso a causa di polemiche suscitate da controverse decisioni arbitrali delle giornate precedenti riguardo le due squadre. Sul finire del primo tempo la Juventus passa in vantaggio con un gol di Alessandro Del Piero. Nella ripresa, sull'1-0, l'arbitro Ceccarini di Livorno decide di non intervenire di fronte ad un contatto in area bianconera tra Ronaldo e Mark Iuliano, parso ai più falloso e quindi punibile con il rigore. Nel proseguimento dell'azione è invece la Juventus a guadagnare il rigore, che però lo stesso Del Piero sbaglia, facendosi parare il tiro da Gianluca Pagliuca. Il finale di partita è molto acceso: Simoni, infuriato, si dirige verso Ceccarini ed è trattenuto dagli addetti. Mentre nei giorni successivi all'incontro si crea un vespaio di polemiche in tutto il paese, il giudice sportivo infligge all'Inter un totale di 10 giornate di squalifica, sommando le sanzioni all'allenatore ai giocatori. Nelle giornate successive la squadra di Simoni perde ulteriore terreno e così la Juventus vince il campionato di Serie A 1997-1998. In Coppa Italia i nerazzurri escono agli ottavi ad opera del Milan, sconfitto nel ritorno per 1-0 ma qualificato grazie al vittorioso 5-0 dell'andata. La maggiore soddisfazione dell'annata per l'Inter viene dall'Europa, dove i nerazzurri riscattano la sconfitta nella doppia finale di Coppa UEFA subita l'anno precedente contro lo Schalke 04. In quella stessa competizione, che da quell'annata è decisa dalla finale unica, l'Inter supera infatti la Lazio per 3-0 al Parco dei Principi di Parigi nel maggio 1998, mettendo in bacheca la terza Coppa UEFA della sua storia.

[modifica] Anni bui

Roberto Baggio : 59 presenze e 17 reti
Roberto Baggio : 59 presenze e 17 reti

Nell'estate 1998 arriva all'Inter Roberto Baggio, reduce da un'ottima esperienza al Bologna. Il Codino, tuttavia, sin da subito non è schierato con continuità e non riesce ad essere decisivo per la squadra: anche per questo nel 1998-1999 l'Inter è artefice di un'altra stagione negativa. Estromessa ai quarti di finale della Champions League dal Manchester United (poi vincitore della manifestazione), in campionato delude ancora una volta, giungendo ottava cambiando addirittura 4 allenatori.

Nell'estate 1999 la dirigenza acquista Christian Vieri, versando alla Lazio 90 miliardi di lire e assume Marcello Lippi, il quale, dopo anni di successi con la Juventus, nella stagione precedente si era dimesso a febbraio per gli scarsi risultati ottenuti. La coppia d'attacco Vieri-Ronaldo fa già sognare i tifosi, ma una serie di danni fisici occorsi ai due bomber impedisce all'Inter di recitare un ruolo di protagonista in campionato. Ad essere colpito dalla sfortuna è soprattutto Ronaldo, che il 12 aprile 2000 rischia di essere costretto al ritiro dall'attività agonistica per un gravissimo infortunio al ginocchio. Al termine di una stagione travagliata la squadra si piazza quarta e vince lo spareggio per l'ingresso in Champions League contro il Parma del 23 maggio 2000.

Anche la stagione seguente si rivela fallimentare. Ad agosto i meneghini vengono clamorosamente estromessi dalla Champions al terzo turno preliminare dagli svedesi dell'Helsingborg, dopo che Alvaro Recoba fallisce un rigore decisivo al 90° minuto della partita di ritorno al Meazza. Ancora scottata dall'eliminazione, la squadra perde nell'esordio in campionato sul campo della Reggina, provocando il duro sfogo, documentato dalla televisione, dell'allenatore Marcello Lippi, che si rivolge ai giocatori con toni rabbiosi. Due giorni più tardi sulla panchina dell'Inter è chiamato Marco Tardelli, ex gloria bianconera e nerazzurra, campione del mondo nel 1982 e allora commissario tecnico della nazionale italiana under-21, con cui pochi mesi prima ha vinto il campionato europeo. Malgrado il cambio della guida tecnica, l'Inter stenta e l'11 maggio 2001 va incontro ad un pesantissimo crollo in casa nel derby contro il Milan (0-6). I nerazzurri chiudono il torneo al 5° posto davanti ai cugini, qualificandosi in Coppa UEFA. Marco Tardelli non viene confermato sulla panchina della squadra. Al termine di quella stagione scoppia lo scandalo dei passaporti falsi, riguardante la naturalizzazione illecita di alcuni calciatori extracomunitari. Tra le società coinvolte figura anche l'Inter. Il direttore sportivo Gabriele Oriali patteggia 20.000 euro di ammenda e Álvaro Recoba subisce una squalifica totale di 2 anni, poi ridotta dalla FIGC a 6 mesi di radiazione nelle competizioni nazionali con diffida.

[modifica] L'Inter di Cuper e di Zaccheroni

[modifica] Il fatale 5 maggio
Ronaldo : 100 presenze e 59 reti tra il 1997 e il 2002
Ronaldo : 100 presenze e 59 reti tra il 1997 e il 2002

Nell'estate seguente Moratti decide di puntare su Hector Cuper, tecnico argentino che nelle due stagioni precedenti aveva condotto il Valencia a due finali consecutive di Champions League (entrambe perse). Lo scudetto è conteso per la maggior parte dell'annata tra i nerazzurri e la Roma campione d'Italia in carica. Quando mancano solo 5 giornate al termine l'Inter ha 6 punti di vantaggio sulla Juventus, terza dietro ai capitolini. In queste cinque settimane, tuttavia, accade l'imponderabile: l'Inter totalizza solo 7 punti sui 15 disponibili, mentre la Juve non ne lascia per strada neanche uno. Al 29° turno il club di Moratti perde 2-1 in casa con l'Atalanta e, nella stessa giornata, la Juventus vince sul campo del Perugia 4-0 e la Roma pareggia 2-2 in trasferta contro il Venezia. A questo punto la Beneamata si trova in testa con 3 punti di vantaggio sulle avversarie, appaiate in classifica prima che, nei successivi tre turni di campionato, la Juventus riesca a scavalcare la Roma. L'ultima giornata si disputa il 5 maggio 2002 con la classifica seguente: Inter 69, Juventus 68, Roma 67. È proprio nell'ultimo atto di un torneo così avvincente che si concretizza una delle sorprese più grandi degli ultimi decenni della Serie A. Il 5 maggio, in un Olimpico colmo di tifosi interisti (persino i sostenitori laziali, gemellati con quelli dell'Inter, inneggiano al tricolore prossimo per la compagine di Milano) la squadra di Cuper è sconfitta per 4-2 dalla Lazio e il risultato, unito alla vittoria per 2-0 della Signora sul campo dell'Udinese e a quella della Roma al Delle Alpi contro il Torino, vede l'Inter scavalcata da ambedue le contendenti: la Juventus (71 punti) conquista il suo 26° scudetto e la Roma (70) l'ingresso diretto in Champions a scapito dei milanesi, i quali, dopo aver mancato la grande occasione di riconquistare il tricolore dopo tredici anni, subiscono anche la beffa di dover affrontare, nella stagione successiva, il turno preliminare della massima competizione calcistica continentale. Il cammino in Coppa UEFA si interrompe in semifinale ad opera del Feyenoord, poi vincitore della competizione.

[modifica] Il secondo posto e la semifinale di Champions

Nonostante il finale d'annata disastroso, per la stagione 2002-2003, che prende il via senza Ronaldo (ceduto al Real Madrid su richiesta del giocatore, a causa di insanabili contrasti con l'allenatore Cuper), Moratti rinnova la fiducia a Hector Cuper, che conduce la squadra al secondo posto finale in Serie A, a 7 punti dalla Juventus campione e a 4 dal Milan terzo. Christian Vieri è il capocannoniere del torneo con 24 gol. In Champions League i nerazzurri sono eliminati in semifinale dal Milan (poi campione d'Europa), nel primo derby di Milano nella storia delle coppe europee. La partita di andata, Milan-Inter, termina a reti inviolate; il ritorno, Inter-Milan, finisce 1-1 e consente ai rossoneri di passare il turno in virtù del gol segnato in trasferta. Proprio nella partita di ritorno si mette in luce Obafemi Martins, 19enne attaccante nigeriano cresciuto nel settore giovanile dell'Inter e autore dell'1-1 finale.

[modifica] Da Cuper a Zaccheroni

Nell'estate 2003 inizia la terza stagione di Cuper, il quale è esonerato ad ottobre a seguito delle deludenti prestazioni dell'Inter ed è sostituito da Alberto Zaccheroni. A gennaio, nel calciomercato invernale, è richiamato dal prestito al Parma il giovane attaccante brasiliano Adriano, che, dopo aver esordito con l'Inter nel 2001 e aver realizzato molti gol con Fiorentina (6 gol) e Parma (23 gol) tra il 2002 e il 2004, segna gol importanti nel suo primo scorcio di stagione da titolare con la formazione nerazzurra. Il tecnico romagnolo finisce il campionato alle spalle di Milan, Roma e Juventus, centrando quel 4° posto che era l'obiettivo minimo dell'Inter dopo un avvio amaro. Tuttavia ciò non è sufficiente alla conferma per l'annata seguente. Intanto, nell'inverno 2003, è stato trovato positivo al nandrolone il nerazzurro Mohammed Kallon. La società si è dichiarata estranea alla vicenda, posizione che né il calciatore né il suo avvocato finora hanno mai smentito.

[modifica] L'Inter di Mancini

[modifica] La quarta Coppa Italia

A giugno 2004 Roberto Mancini è ufficialmente il nuovo allenatore dell'Inter. Il tecnico ritrova il centrocampista Dejan Stankovic e porta con sé a Milano dalla Lazio i difensori Giuseppe Favalli e Siniša Mihajlović e dal Chelsea l'ex compagno di squadra in biancoceleste Juan Sebastián Verón. La squadra può contare su un attacco sulla carta molto forte (Adriano, Vieri, Martins, Recoba), ma non riesce ad andare incontro alle grandi aspettative suscitate in estate, pareggiando ben 18 partite su 38 e giungendo terza in campionato dietro Juventus e Milan. In campo internazionale viene estromessa dalla Champions League ai quarti di finale ancora dal Milan con questi risultati: Milan-Inter 2-0; Inter-Milan 0-3 a tavolino (match sospeso nel secondo tempo per lancio di bengala dei sostenitori nerazzurri sul risultato di 1-0 per i rossoneri, subito dopo una rete annullata a Esteban Cambiasso). Il club di Moratti è comunque capace di mettere in bacheca un trofeo dopo sette anni. I nerazzurri conquistano infatti la quarta Coppa Italia il 15 giugno 2005 nella finale contro la Roma, imponendosi sia all'andata che al ritorno: 2-0 allo Stadio Olimpico con una doppietta di Adriano e 1-0 al Meazza con gol di Siniša Mihajlović.

[modifica] La quinta Coppa Italia e lo scudetto d'ufficio

La compagine meneghina comincia il 2005-2006 con il piede giusto: il 20 agosto 2005 si aggiudica la seconda Supercoppa Italiana della sua storia dopo quella del 1989, grazie a una rete di Juan Sebastián Verón nei supplementari contro la Juventus al Delle Alpi (1-0). Il campionato parte con la fuga della Juventus. Soltanto Milan e Inter sono in grado di mantenere l'impetuoso passo dei bianconeri, prima che un vistoso calo dei rossoneri permetta ai nerazzurri di occupare stabilmente la seconda piazza della classifica. Nel derby d'Italia di ritorno, disputato a marzo, l'Inter ripone le speranze di una rimonta che avrebbe dell'incredibile, ma viene sconfitta per 2-1 a San Siro con gol decisivo di Alessandro Del Piero. Il passo falso, unito alla precedente sconfitta con la Fiorentina, favorisce il notevole recupero del Milan, capace di rimontare 14 punti all'Inter e 11 alla Juventus. Alla fine, però, sono ancora i bianconeri a celebrare lo scudetto, davanti al Milan e all'Inter, staccata nettamente di 12 punti. In Champions League, nonostante le prime sfide a porte chiuse a San Siro a causa dei fatti del derby di Champions, il cammino dei nerazzurri è in discesa. Dopo il primo posto nella fase a gironi, la squadra sconfigge l'Ajax agli ottavi, ma esce inopinatamente dal torneo ai quarti di finale per mano degli spagnoli del Villarreal, malgrado la vittoria per 2-1 nel match di andata al Meazza. Il ritorno al Madrigal termina infatti 1-0 per gli avversari, che si qualificano alle semifinali in virtù del gol messo a segno da Diego Forlán al primo minuto di gioco della sfida di San Siro. Ai nerazzurri resta così la Coppa Italia, che vincono per la seconda volta consecutiva, ancora contro la Roma. Dopo il pareggio all'Olimpico (1-1 con reti di Cruz per l'Inter e di Mancini per la Roma) al ritorno la formazione milanese prevale per 3-1 (gol di Cambiasso, Cruz e Martins per l'Inter e di Nonda per la Roma), conquistando il trofeo per la quinta volta nella sua storia.

A seguito dello scandalo del calcio italiano il 26 luglio 2006 il Commissario Straordinario della FIGC Guido Rossi, recepito il parere positivo di una commissione di "tre saggi" (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesi) appositamente creata, assegna d'ufficio all'Inter il 14° scudetto della sua storia, proclamandola Campione d'Italia in seguito ai provvedimenti della Corte Federale: retrocessione in Serie B della Juventus prima in classifica e 30 punti di penalizzazione inflitti al Milan secondo classificato dalla Corte Federale. Eccezion fatta per alcuni pareri isolati, la società e la tifoseria assumono una linea celebratrice dello scudetto, riassunta dall'opinione del presidente Facchetti il quale definì il trofeo "scudetto della correttezza".

[modifica] La terza Supercoppa Italiana
Luís Figo con la maglia del Portogallo
Luís Figo con la maglia del Portogallo

Il 26 agosto 2006 l'Inter si presenta alla sfida di Supercoppa Italiana a San Siro come favorita, con la coccarda della Coppa Italia sulla manica sinistra e lo scudetto sul petto. Sebbene quello dell'Inter sia un double ottenuto a tavolino, in passato l'accoppiata era riuscita solo a Torino, Juventus, Napoli e Lazio. In campo giocano dall'inizio Zlatan Ibrahimovic e Patrick Vieira, fiori all'occhiello di una campagna-acquisti faraonica e provenienti dalla decaduta Juventus. Ceduto Obafemi Martins, in panchina c'è Hernán Crespo, altro grande acquisto (prelevato dal Chelsea), tornato in nerazzurro dopo tre anni. Nei primi 30 minuti di gioco la Roma realizza tre gol (Mancini e doppietta di Aquilani), ma sul finire della prima frazione il nuovo acquisto Patrick Vieira segna il gol che riapre la partita. Nel secondo tempo, infatti, Crespo, subentrato ad Adriano e ancora Vieira vanno in gol per il 3-3 su cui si chiudono i 90 minuti regolamentari. I supplementari danno poi merito ad un'Inter con maggiore qualità e forza fisica rispetto ad una Roma che accusa una preoccupante flessione fisica. La punizione di Luís Figo fissa il risultato sul 4-3 per la formazione nerazzurra e le consegna la terza Supercoppa Italiana della sua storia, la seconda consecutiva.

[modifica] Stagione in corso

Il 4 settembre 2006, tuttavia, pochi giorni dopo la vittoria in Supercoppa, un grave lutto colpisce l'Inter, oscurandone l'atmosfera di ottimismo in vista della nuova stagione: muore, infatti, a Milano, il presidente Giacinto Facchetti, già bandiera nerazzurra negli anni sessanta e settanta, gravemente malato da alcuni mesi.

Nella stagione 2006-2007 l'Inter torna a dominare la scena italiana: ottiene il primato assoluto delle vittorie consecutive in campionato (17, record per i campionati europei di 1° livello) e occupa stabilmente la vetta della classifica di Serie A con molti punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Anche il cammino in Coppa Italia è ottimo: raggiunge la terza finale consecutiva con la Roma. Non è mai accaduto prima che le stesse squadre si sfidassero in finale per tre anni di fila. L'avventura in Champions League dei nerazzurri si conclude, però, agli ottavi di finale, dove l'Inter è eliminata dal Valencia per la regola dei gol fuori casa. Con un doppio pareggio, 2-2 nell'andata al Meazza e 0-0 nel ritorno al Mestalla, si qualificano infatti gli spagnoli.

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