Unione Calcio Sampdoria
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«Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili.»
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(Vujadin Boskov, ex allenatore della Sampdoria)
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Se visualizzi anomalie nella tabella
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Blucerchiati, (la) Samp, (il) Doria | ||||
Segni distintivi | ||||
Uniformi di gara
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Colori sociali: | ![]() |
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Inno: | Forza Doria De Scalzi Bros |
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Dati societari | ||||
Confederazione: | ![]() |
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Nazione: | ![]() |
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Federazione: | ![]() |
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Città: | Genova | |||
Fondazione: | 1946 | |||
Presidente: | Riccardo Garrone | |||
Palmarès | ||||
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Scudetti: | 1 | |||
Trofei nazionali: | 4 Coppa/e Italia 1 Supercoppa/e Italiana/e |
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Trofei Internazionali: | 1 Coppa/e delle Coppe |
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Stadio | ||||
Stadio Luigi Ferraris (36.603 posti) |
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Contatti | ||||
Unione Calcio Sampdoria S.p.A. Piazza Borgo Pila, 39 - 5° Piano - Torre B |
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www.sampdoria.it |
L'Unione Calcio Sampdoria è una società calcistica di Genova, nata nel 1946 dalla fusione delle società Sampierdarenese (1891) e Andrea Doria (1895).
Come l'altra squadra cittadina, il Genoa, con cui c'è molta rivalità, la Sampdoria ha ricoperto posizioni di primo piano nel calcio italiano: nei suoi sessant'anni di vita la squadra ha disputato 51 campionati di serie A e 10 di B, conquistando uno scudetto, 4 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa italiana e una finale di Coppa dei Campioni, persa ai supplementari con il Barcellona.
[modifica] Storia
[modifica] La Sampdoria e le sue origini: Sampierdarenese e Andrea Doria
La Ginnastica Sampierdarenese, fondata nel 1891, aprì la rispettiva sezione calcio nel 1899. Anche i ginnasti della Società Andrea Doria, fondata nel 1895, iniziarono ad allargare le discipline praticate, dedicandosi pure al calcio ed occupando a tale scopo lo spazio dell'attuale piazza Verdi, di fronte al quale si stava costruendo la stazione di Genova Brignole. L'Andrea Doria non partecipò ai primi campionati organizzati dalla Federazione Italiana del Football (F.I.F.) poiché si iscrisse invece ai tornei di calcio organizzati direttamente dalla Federazione Italiana di Ginnastica, alla quale appunto aderiva.
Il 27 luglio 1927, per volere del regime fascista, le formazioni dell'Andrea Doria, della Sampierdarenese e della Corniglianese vennero fuse dando vita alla formazione dell'A.C. "La Dominante". Successivamente, nel biennio 1930 - 1931, sotto il nome di "Liguria" retrocesse in terza serie: per questo motivo, le formazioni nominate in precedenza ripresero separatamente l'attività. Il 15 luglio 1937 la Sampierdarenese, fondendosi con Corniglianese e Rivarolese dopo una riunione alla "casa del fascio", diede vita all'"Associazione Calcio Liguria" mentre l'Andrea Doria percorreva separatamente il suo cammino in Serie C.
Dopo che la guerra aveva pressoché impedito lo svolgersi dei campionati di calcio, nel 1945 ripresero, seppure a fatica, le attività di Sampierdarenese ed Andrea Doria. Oberate da problemi economici, le due società arrivarono, l'anno successivo, ad un accordo che prevedeva la fusione tra di esse: era l'unico modo per evitare la chiusura di entrambe le "filiali" calcistiche delle rispettive società.
[modifica] La nascita ufficiale: subito serie A
Il nome attuale della società fu assunto il 12 agosto 1946, con la definitiva fusione tra Sampierdarenese ed Andrea Doria: l'anno coincide con il ritorno del Campionato Nazionale di Serie A a girone unico, al quale la Sampdoria fu ammessa. Il primo presidente fu Piero Sanguineti, che fu presto sostituito dall'ambizioso imprenditore Amedeo Rissotto, mentre il primo allenatore fu il fiorentino Giuseppe Galluzzi.
Nello stesso mese, la nuova società fece richiesta al Comune ed al Genoa di potere disputare le proprie partite nello stadio Luigi Ferraris, l'impianto, posto nel nel quartiere di Marassi, dove la squadra rossoblù aveva sempre giocato i propri match: l'accordo fu raggiunto senza problemi. Di conseguenza, lo stadio si preparava ad ospitare le partite di entrambe le squadre genovesi.
Per la nuova società, fu studiata una maglia che unisse i colori di entrambe le squadre, il bianco e blu dell'Andrea Doria, con il rosso ed il nero della Sampierdarenese. Ne venne fuori una divisa molto particolare, sicuramente la più originale di quelle presenti nell'intero panorama calcistico nazionale: una maglia blu inframezzata da due strisce bianche, una rossa ed una nera, con lo stemma di Genova (la croce di San Giorgio) al centro.
[modifica] Lo storico esordio ed il primo memorabile derby
La prima partita della Sampdoria fu giocata il 22 settembre 1946 a Roma, presso il vecchio Stadio Flaminio. La prima formazione blucerchiata fu la seguente:
- Bonetti in porta;
- Borrini, Zorzi, Fattori, Bertani in difesa;
- Gramaglia (primo capitano della Sampdoria), Fabbri, Bassetto, Baldini a centrocampo;
- Fiorini e Frugali in attacco.
la partita si concluse 3-1 per la Roma, con il primo storico gol blucerchiato siglato da Bassetto, che sarebbe rimasto alla Samp fino al 1953, diventandone la prima bandiera. Per la formazione di casa, decise il fenomenale Amadei, un altro grandissimo del calcio italiano, con ben tre marcature.
Nello stesso anno, la Sampdoria affrontò per la prima volta il Genoa, nel primo storico derby di Genova. Si giocò, davanti ad un pubblico gremito, il 3 novembre 1946: 3-0 il risultato per i blucerchiati, con le marcature di Baldini, Fiorini e Frugali. Nella partita di ritorno, fu ancora la Sampdoria ad avere la meglio; 3-2 al fischio finale, con doppietta di Bassetto e gol di D'Alconzo: l'autogol di Piacentini e la marcatura di Dalla Torre non bastarono ai rossoblù.
Un altro risultato memorabile fu certamente la vittoria conseguita contro il Milan il 13 ottobre 1946, alla quarta giornata: dopo un iniziale svantaggio, siglato dal rossonero Gimona, i blucerchiati riuscirono a recuperare il risultato con una doppietta, tra primo e secondo tempo, del solito Baldini.
[modifica] I primi buoni campionati e l' "attacco atomico"
Complessivamente, le prime due stagioni videro piazzarsi la Sampdoria nelle ultime posizioni, riuscendo comunque ad ottenere la salvezza con relativa tranquillità; all'esordio nella massima competizione nazionale, i blucerchiati non sfigurarono, terminando ad un più che onorevole decimo posto, traguardo non trascurabile vista la giovinezza della società. Il buon piazzamento in classifica fu soprattutto merito di Baldini e Bassetto, autori rispettivamente di 18 e 13 marcature: furono soprannominati "i gemelli del gol", titolo successivamente assunto solo da Vialli e Mancini ai tempi dello storico scudetto del 1991.
Poi, dopo un anno caratterizzato da una difficile salvezza, la Sampdoria sorprese tutti, piazzandosi al quinto posto. La stagione 1948/1949 fu quella dell' "attacco atomico", con Baldini e Bassetto che assunsero il ruolo di autentici protagonisti, contribuendo decisamente alla quinta posizione in graduatoria. Grazie ai buoni risultati ottenuti, la Sampdoria vide aumentare l'interesse nazionale nei propri confronti: esso fu dimostrato dalla prima convocazione di un calciatore blucerchiato in Nazionale A. Infatti, nel 1949, grazie alle sue ottime prestazioni con la casacca blucerchiata, Baldini fu convocato in Nazionale per l'amichevole contro il Portogallo: ovviamente, si trattò dell'esordio del primo calciatore sampdoriano con la maglia azzurra. La partita, nella quale il giocatore partì da titolare e alla quale assistette il primo presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, si giocò al Luigi Ferraris: 4-1 per gli azzurri il risultato finale.

La formazione tipo di quella stagione era costituita da:
- Lusetti in porta;
- Gratton, Arrighini, Gaerd e Bertani in difesa;
- Coscia, Lucentini, Gei e Bassetto sulla linea mediana;
- Lorenzo e Sabbatella come centravanti.
[modifica] L'uscita di Rissotto e l'arrivo di Aldo Parodi
Nel 1949, la Sampdoria ebbe un nuovo presidente; era Aldo Parodi, uomo ambizioso già presidente dell'Andrea Doria ai tempi della fusione: sembrò che con Parodi ci potesse essere un ulteriore salto di qualità, ma purtroppo non fu così. Infatti, nella stagione successiva, che sarebbe dovuta essere quella della conferma, la squadra deluse le aspettative, non andando oltre il tredicesimo posto.
Gli anni quaranta terminarono così con una cocente delusione, ma con buone prospettive per il futuro grazie alla buona situazione globale, sia dal punto di vista societario che da quello finanziario.
[modifica] Gli anni cinquanta: un decennio di alti e bassi
[modifica] Le prime delusioni
Dopo l'ottimo piazzamento di due anni prima, la Sampdoria aveva attirato un sempre maggior numero di tifosi: non solo gli immigrati provenienti dall'Italia meridionale, ma anche e soprattutto ex genoani, delusi per l'andamento generale della loro squadra, e molti di quei genovesi che non erano mai stati attirati dai colori rossoblù. Così, si crearono sempre maggiori aspettative da parte dei tifosi blucerchiati, il cui sostegno non fu però ricompensato da parte della squadra e dell'allora presidente Parodi.
Il decennio si aprì con un brutto dodicesimo posto, frutto di una non ottima campagna acquisti, il cui culmine fu raggiunto con la cessione di Giuseppe Baldini ai rivali del Genoa. Arrivarono sì Gei e Sabbatella, autori di alcuni gol importanti, ma in quella stagione fu soprattutto la difesa a deludere, con ben 76 reti subite: nessuno, neppure il Genoa ultimo in classifica e retrocesso in Serie B, fece peggio. Inoltre, l'era dell' "attacco atomico" era terminata, con un bottino di 51 reti, piuttosto misero, se si pensa che l'organizzazione difensiva non era certo quella di oggi.
Il presidente Parodi capì finalmente che la difesa necessitava di una radicale trasformazione. E la campagna acquisti diede i frutti sperati: da una parte, un buon numero di realizzazioni, mentre dall'altra, appena 40 reti subite. La stagione 1951/1952 terminò con un soddisfacente settimo posto, che permise il necessario miglioramento dei rapporti tra presidente e tifosi, che avevano in precedenza mostrato un pò di delusione per lo scarso rendimento della squadra.
[modifica] I successi di Ravano
L'anno successivo, nel quale i tifosi si aspettavano che ci potesse essere un ulteriore miglioramento, fu invece avaro di successi. Anzi, forse per la prima volta la Sampdoria fu coinvolta nella lotta per non retrocedere: alla fine, solo due preziose vittorie (rispettivamente contro l'Inter, 2-0 in trasferta, e contro il Palermo, 4-1 a Marassi) permisero alla società di rimanere nella massima serie. Nell'estate del 1953, il presidente, Aldo Parodi, comprese che era arrivato il momento di farsi da parte: lo sostituì Alberto Ravano, la cui lunga presidenza -otto anni- fu caratterizzata soprattutto da buoni risultati.
L'avvento di Ravano apportò molti benefici alla società blucerchiata. Nonostante la partenza del bomber Bassetto (196 presenze e 93 gol con la Sampdoria), i tifosi non potevano che essere felici per il mercato estivo, con l'arrivo di giocatori tra cui Testa, possente centravanti, Podestà, buon difensore, Tortul, estroso centrocampista e Baldini, ritornato e perdonato dopo gli anni con la casacca rossoblù dei cugini. Alla fine, la Samp ottenne un buon ottavo posto, dietro solo alle squadre decisamente più forti ed organizzate.
La stagione seguente, quella 1954/1955, caratterizzata dalle ottime prestazioni del giovane difensore Bernasconi, che sarebbe poi diventato una "bandiera" blucerchiata, fu abbastanza buona: il nono posto finale, accompagnato da belle prove offerte contro le grandi (specialmente la Juventus), accontentò decisamente l'ambiente sampdoriano. In particolare, memorabile fu il match giocato a Marassi il 30 gennaio 1955 contro i bianconeri: 5-1 il risultato finale, con reti di Rosa, Ronzon, Baldini, Tortul e Conti (rig.) per la Samp, ed il gol di Bronèe per i torinesi.
[modifica] I primi grandi colpi di mercato: da Firmani ad Azeglio Vicini
Dopo il buon piazzamento della squadra, il presidente Ravano decise di rafforzare ulteriormente la squadra: il colpo di mercato della Sampdoria fu certamente il bomber Eddie Firmani, richiesto anche da società ben più titolate. Il giocatore non deluse assolutamente le aspettative: le sue 18 reti in 29 partite, insieme alle grandi prestazioni della squadra e soprattutto del fantasioso Tortul, permisero al Doria di ottenere il sesto posto finale. L'unica pecca della stagione fu non essere mai riusciti a sconfiggere i cugini: all'andata una sconfitta per 2-1, mentre al ritorno, giocato "in casa", un noioso 0-0.
Nel Luglio del 1956, Alberto Ravano portò a Genova il primo straniero di grande valore, Ernst Ocwirk, regista e capitano dell'Austria. Il suo arrivo fu accompagnato da quello del giovane centrocampista Azeglio Vicini, oggi conosciuto soprattutto per per avere allenato, alla fine degli anni ottanta, la Nazionale italiana. L'annata fu contraddistinta dalle grandi vene realizzative di Firmani e di Ocwirk, autori rispettivamente di undici e dieci gol, ma anche da una difesa "ballerina", che risultò la più battuta dopo quelle del Palermo e dell'Udinese. Il quinto posto finale risultò abbastanza sorprendente, visto il grande numero di reti subite, ma il numero elevato di marcature permise alla Samp di ovviare alle carenze difensive.
[modifica] Un'altalenante fine decennio: i tempi di "Tito" Cucchiaroni
L'annata 1957/1958 vide i blucerchiati lottare per non retrocedere. La squadra, allenata da Lajos Czeizler, ottenne la salvezza solo all'ultima giornata, con una netta vittoria sul Torino per 4-0. Per l'ennesima volta, la difesa risultò essere la più battuta di tutta la Serie A: furono ben 62 le volte in cui "si dovette raccogliere la palla in fondo al sacco". La vittoria, da parte della Primavera, del prestigioso Trofeo di Viareggio, non influì sulle scelte di Ravano, deluso dal gioco mostrato dal mister ceco: decise quindi di rimpiazzarlo e di sostituirlo con Eraldo Monzeglio, allo scopo di riportare la Samp ai vertici del campionato italiano.
Il presidente fece la scelta giusta. La cessione del bomber Firmani all'Inter, portò, oltre a congrui ricavi nelle casse blucerchiate, anche Vincenzi, difensore destinato a vestire la maglia del Doria per altri dieci anni. Il suo arrivo fu accompagnato da quelli di "Tito" Cucchiaroni e di Milani, tutti e due provenienti dalle squadre milanesi, e da quelli di importanti giovani cresciuti nelle giovanili, come Grabesu e Vergazzola. Pochi gol subiti ed un discreto numero di marcature, soprattutto da parte di Cucchiaroni e Milani (rispettivamente 10 ed 11 reti), fruttarono un quinto posto dietro alle grandi del calcio italiano.
Gli anni cinquanta si conclusero con un, tutto sommato, buon ottavo posto, determinato da prestazioni piuttosto altalenanti. L'arrivo dello svedese Skoglund, autore di sette reti, e le buone partite disputate da Ocwirk e Cucchiaroni, non bastarono per confermare la quinta posizione in graduatoria dell'anno prima. Sicuramente, un ruolo importante per la non bellissima stagione blucerchiata ebbe l'infortunio del bomber Milani, che s'infortunò nella partita contro il Bologna, giocata il 22 novembre 1959, riportando la rottura dei legamenti: stette fuori fino a maggio 1960, ed il colpo fu così duro per l'ambiente sampdoriano che furono perse le cinque partite seguenti a quella contro la compagine emiliana. L'unica "soddisfazione" della stagione fu la retrocessione dei non certo amati cugini, sconfitti abbastanza nettamente sia nel girone di andata, che in quello di ritorno.
[modifica] Gli anni sessanta: dal quarto posto alla prima retrocessione
[modifica] L'arrivo di Brighenti e lo storico quarto posto
L'ottavo posto conseguito nella stagione 1959/1960 non soddisfece del tutto l'ambizioso presidente Ravano, che, seppure ai ferri corti con la tifoseria per alcune cessioni eccellenti, decise di acquistare l'ennesimo scarto dall'Inter: dopo Cucchiaroni e Skoglund, arrivò a Genova il nazionale Sergio Brighenti. Proprio l'attaccante modenese diventò l'emblema della straordinaria annata blucerchiata, culminata con il quarto posto, dietro alle "superpotenze" del calcio nostrano. Con 17 vittorie, 41 punti e soprattutto con le 27 reti siglate da Brighenti, la Sampdoria raggiunse uno storico piazzamento, che rimane al terzo posto tra le migliori posizioni raggiunte in serie A dalla società genovese (dopo lo scudetto del 1991 ed il terzo posto del 1994). Da sottolineare anche le prove offerte da Cucchiaroni, Ocwirk e Skoglund, il primo autore di otto segnature, mentre gli altri realizzarono reti.
Quella stagione fu però turbata da un piccolo caso, costituito dal continuo alternarsi tra i due portieri della rosa: l'esperto Rosin, alla Samp da qualche anno, ed il giovane Sattolo, appena acquistato dall'Ivrea. Quest'ultimo godette della fiducia di Monzeglio fino alla terza giornata, quando, improvvisamente, l'allenatore gli preferì Rosin, che a sua volta dovette cedere il posto dopo la bruciante sconfitta di Catania. Alla fine, il "vecchio" portiere riacquistò definitivamente il suo posto da titolare, dopo l'imbarazzante prova offerta da Sattolo contro l'Udinese: la partita, giocata a Udine il 22 gennaio 1961, terminò con un perentorio 7-1.
[modifica] Lolli Ghetti e l'inizio della lunga crisi
Sembrava che il grande piazzamento dell'ultima stagione potesse risanare gli ancora tesi rapporti tra società e tifoseria, ma ciò non avvenne. I sostenitori blucerchiati continuarono a non apprezzare l'operato della società, fatto soprattutto di cessioni eccellenti; dunque, il presidente, sotto la pressione insostenibile della sua famiglia, che lo voleva vedere uscire dal mondo del calcio, decise, seppure a malincuore, di lasciare. Da parte della società, fu quindi convocata una speciale Comissione, che scelse, come successore di Ravano, il ricco armatore Glauco Lolli Ghetti. Il nuovo presidente, appena eletto, promise alla tifoseria, entusiasta dell'ambizioso ciociaro, che la squadra avrebbe lottato per lo scudetto. Ma non fu così. Dopo la conferma di Monzeglio e la partenza del grande "lottatore" Ocwirk, Lolli Ghetti portò a Genova gli esperti slavi Boskov e Veselinovic, la cui grande esperienza non bastò per confermare il risultato della stagione precedente. Anzi, il decimo posto finale fu considerato persino soddisfacente, visto che, a poche giornate dalla fine, la squadra era data per spacciata: solo la sostituzione di Monzeglio con Roberto Lerici permise alla Sampdoria di salvarsi, con un bottino di otto punti nelle ultime sei giornate.
La sfortunata stagione 1961/1962 vide la prima partecipazione dei blucerchiati ad un torneo internazionale, la Mitropa Cup: l'esordio europeo fu pessimo, visto che la squadra non riuscì neppure a superare il primo turno.
L'annata 1962/1963, contraddistinta dall'arrivo del giustiziere dell'Italia ai mondiali 1962, il cileno Jorge Toro, risultò ancora più deludente di quella dell'anno precedente. Dopo l'uscita dalla Coppa delle Fiere, a seguito della pesante sconfitta per 6-0 contro gli ungheresi del Ferencvaros, la Sampdoria non fece meglio in campionato. La sconfitta per 2-1 contro il Genoa, riportata alla quinta giornata, costò il posto a Lerici, che fu sostituito dalla vecchia bandiera blucerchiata Ocwirk, mandato via nel 1961 per incomprensioni col presidente. La salvezza matematica, che fu ottenuta a poche giornate dalla fine del campionato, fu raggiunta soprattutto grazie alle buone vene realizzative di Cucchiaroni e del brasiliano "China" Da Silva, quest'ultimo autore di tredici marcature. Invece, Brighenti non fu in grado di sfiorare neppure lontanemente i grandi risultati dell'anno prima: furono solo otto le reti per il calciatore modenese. Di conseguenza, il sudamericano risultò l'unica nota positiva della stagione, mentre Toro, indicato all'inizio come uomo in più della squadra blucerchiata, segnò solo tre gol (di cui due su rigore): alla fine, passò al Modena, dove rimase per sette anni. Invece, furono ottime le prestazioni dei giovani della Sampdoria, che conquistarono il Trofeo di Viareggio.
Nell'estate 1963, il presidente non rinforzò adeguatamente la squadra: le partenze di Cuchiaroni, Brighenti e Toro furono rimpiazzate esclusivamente dall'acquisto dell'ex genoano Barison, i cui 14 gol non bastarono per fare un buon campionato. Un pessimo finale di stagione costrinse la Sampdoria a giocarsi con il Modena lo spareggio per non retrocedere: la partita, disputata allo stadio San Siro di Milano il 26 maggio 1964, vide i blucerchiati prevalere per 2-0, con le reti di Barison e Salvi.
La stagione seguente fu caratterizzata dall'arrivo di giocatori anziani e modesti. Il tridente offensivo creato da Ocwirk, formato da Da Silva, Sormani e Lojacono, non permise alla squadra di fare quel salto di qualità che era stato loro chiesto. Furono solo sedici i gol segnati dai tre sudamericani, di cui sette da Da Silva, l'unico che tenette a galla la debole formazione sampdoriana. Tuttavia, soltanto una buona difesa, che sopperì alla scarsa vena realizzativa degli attaccanti blucerchiati, permise alla Sampdoria di ottenere la salvezza. Alla fine, dopo il cambio di allenatore, che vide la sostituzione del tecnico austriaco con la vecchia bandiera Baldini, fu guadagnato un deludente quattordicesimo posto, davanti a Lazio e Genoa, che, mestamente, retrocesse nella serie inferiore.
[modifica] L'arrivo di De Franceschini e la "strana" retrocessione
Dopo avere raggiunto la fatidica salvezza, Lolli Ghetti, deluso per l'andamento delle cose, si dimise dalla carica di presidente: al suo posto giunse Enrico De Franceschini, che provvide a confermare, compiendo un grave errore, Giuseppe Baldini. Infatti, l'allenatore ottenne esclusivamente dei risultati deludenti, tra cui spiccò la pesante sconfitta ad opera della Fiorentina: la partita, giocata alla settima giornata, vide i toscani surclassare i genovesi con il risultato di 5-0. Il presidente, che aveva perso la fiducia nei confronti di Baldini, decise di affiancargli l'esperto Fulvio Bernardini, che finì per sostituire definitivamente "Pinella" dopo alcune giornate. L'ex allenatore di Bologna e Fiorentina, sfortunatamente, non riuscì a fare il miracolo di salvare la Sampdoria dalla retrocessione: nell'ultima giornata, i blucerchiati furono sconfitti dalla Juventus, mentre la Spal, diretta concorrente per la salvezza, pareggiò, con una sorprendente rimonta, a Brescia. Il 2-2 finale è ancora oggi oggetto di molti sospetti, che si concentrano anche e soprattutto sul famoso arbitro Concetto Lo Bello, il quale diresse quella "strana" partita.
Comunque, l'episodio più famoso di quella deludente stagione fu sicuramente il rigore negato alla Sampdoria alla terz'ultima giornata di campionato, che vedeva la squadra blucerchiata affrontare, in trasferta, la Lazio. In quel match, l'arbitro triestino Bernardis non concesse ai blucerchiati un rigore, definito "solare" da tutta la stampa nazionale, per un fallo del portiere Gori sul centravanti sampdoriano Cristin. La mancata concessione del penalty risultò decisiva ai fini della lotta per non retrocedere: infatti, se la Samp avesse segnato il rigore ed ottenuto la vittoria, avrebbe raggiunto la Lazio in classifica, facendo così un grande passo verso la salvezza.
[modifica] La pronta risalita ed un non esaltante finale di decennio

La retrocessione in Serie B portò il presidente De Franceschini a dare le dimissioni: al suo posto giunse Arnaldo Salatti, che provvide a confermare Bernardini ed a rinforzare la squadra con alcuni buoni giocatori, tra i quali spiccavano Roberto Vieri e la punta Francesconi. L'annata fu contraddistinta da un entusiasmante duello tra la Samp ed il Varese, vinto alla fine dalla squadra blucerchiata, che concluse la stagione al primo posto, con un bilancio di 20 vittorie, 14 pareggi e 4 sconfitte. Il capocannoniere della squadra fu Francesconi, autore di 20 gol, seguito da Salvi e Vieri, che segnarono rispettivamente 12 e 5 volte. Anche i cugini rossoblù giocarono quel campionato, terminando alla fine al 12° posto, ma diedero non pochi dispiaceri alla squadra blucerchiata: la partita del girone d'andata vide un pareggio per 0-0, mentre al ritorno decise, per il Genoa, il capitano Rivara. L'ultimo match dell'anno fu giocato a Marassi il 18 giugno 1967: la partita, giocata contro la già retrocessa Alessandria, fu decisa da un gol del bomber Francesconi.
In ambito societario, ci fu un importante cambiamento: il 23 marzo di quell'anno, l'associazione di persone Unione Calcio Sampierdarenese-Doria "Sampdoria" fu posta in liquidazione e sostituita dalla Unione Calcio Sampdoria Spa, costituita con un capitale sociale di 200.000.000 di lire.
Nell'estate successiva, Salatti ricevette, da parte del mister Bernardini, la richiesta di non cedere nessun pezzo pregiato: il presidente seguì il consiglio dell'allenatore, cedendo il solo Tentorio ed ingaggiando al suo posto Carpanesi, proveniente dalla Roma. Il girone d'andata vide una buona Sampdoria dal punto di vista del gioco, ma non dei risultati, visto che la squadra blucerchiata si trovava in zona retrocessione a quota dieci punti. Le parole di Bernardini, che spronò la squadra ad ottenere la salvezza, galvanizzarono i giocatori blucerchiati: con i 17 punti del girone di ritorno, la Sampdoria si piazzò al decimo posto. Furono soprattutto Cristin, Francesconi e Vieri, con i loro 20 gol totali, a permettere alla squadra di non soffrire eccessivamente nel finale di campionato.

Il presidente, senza dare esaurienti spiegazioni, si dimise alla fine della stagione, lasciando il posto all'avvocato Mario Colantuoni, con il quale si aprì un periodo piuttosto negativo, fatto di salvezze raggiunte all'ultima giornata.
La stagione 1968/1969 fu molto simile a quella precedente:
- Colantuoni non cedette nessuno dei pezzi pregiati, accontentando così Bernardini;
- la prima parte del campionato vide la Sampdoria costantemente aggrappata al quart'ultimo posto, a causa di alcuni pessimi risultati;
- solo le ultime partite dell'anno, in particolare le ultime sei, furono soddisfacenti (ben otto punti su dodici disponibili).
In questo modo, la formazione blucerchiata raggiunse il 12° posto, ad un solo punto dalla zona retrocessione. La salvezza fu merito soprattutto della buona difesa, guidata da uno stoico Battara, ormai da tempo bandiera della squadra; infatti, l'attacco mise a segno solo 21 marcature, risultando così uno dei più deboli della massima serie: nè Francesconi, nè tanto meno Vieri, "genio e sregolatezza", riuscirono a confermare i loro standard.
Dopo la sofferta salvezza, la tifoseria blucerchiata pensò che Colantuoni avrebbe fatto di tutto per rafforzare la squadra, ma Colantuoni fece l'esatto contrario; infatti, con la vendita di Vieri e Morini alla Juve in cambio di Romeo Benetti più soldi, la Sampdoria s'indebolì molto. L'arrivo del promettente centrocampista, peraltro molto stimato da mister Bernardini, non fu sufficiente per cambiare l'obiettivo della stagione, che era, come di recente, il raggiungimento della salvezza. La Sampdoria, guidata dalla sua ottima difesa, con il portiere Battara ed il difensore Sabadini sugli scudi, permise alla squadra di ottenere il 14° posto, salvandosi a due giornate dalla fine. Infatti, l'attacco mise a segno solo venti marcature, tra le quali quattro dell'ala Cristin: il centravanti più prolifico fu Francesconi, autore di tre gol in 14 partite.
[modifica] Gli anni settanta: un decennio di crisi
[modifica] L'ultimo anno di Bernardini e l'arrivo del "difensivista" Herrera
Come di frequente nele ultime stagioni estive, i tifosi della Sampdoria si aspettavano dal presidente degli acquisti importanti: questi ultimi ci furono, ma da parte di altre squadre; dal momento che Colantuoni cedette alcuni giocatori importanti, come il difensore Frustalupi ed il centrocampista Benetti, ceduti rispettivamente all'Inter ed al Milan. In cambio del promettente centrocampista, alla Samp arrivarono Giovanni Lodetti e Luisito Suarez, quest'ultimo agli ultimi scampoli della sua carriera. Come l'anno precedente, il presidente della società blucerchiata sperava che l'esperienza di Bernardini avrebbe portato nuovamente la squadra alla salvezza: ed in effetti, Colantuoni ebbe ragione. Dopo il solito avvio stentato, l'esperto allenatore riuscì a traghettare i suoi alla salvezza, seppure ottenuta solo all'ultima giornata, grazie all'importante pareggio al Menti di Vicenza. Tuttavia, fu solo grazie alla differenza reti che la Sampdoria non retrocedette in Serie B; infatti, la squadra blucerchiata aveva gli stessi punti di Fiorentina e Foggia, ma grazie ad essa non dovette di nuovo dire addio alla massima serie: a retrocedere fu la squadra pugliese.
In quell'annata, ancora una volta, il talentuoso Cristin dimostrò le sue grandi doti realizzative: i suoi nove gol, insieme alle otto marcature di Salvi ed alle cinque di Suarez, permisero alla Samp di ovviare alle insolite carenze difensive, evidente conseguenza della partenza di Frustalupi verso Milano. Inoltre, proprio in quella deludente stagione, fece la sua comparsa il giovane Marcello Lippi, proveniente dal vivaio blucerchiato.
La stagione 1971/1972 fu caratterizzata dalla partenza di mister Bernardini verso altri lidi; infatti, il presidente Colantuoni incolpò Bernardini degli ultimi scarsi risultati della squadra, e decise quindo di sostituirlo con Heriberto Herrera, grande curatore della fase difensiva, ma non particolarmente di quella offensiva. Non a caso, alla fine di quell'annata, furono solo 28 i gol subiti, mentre gli attaccanti ne misero a segno solo 23: per l'ennesima volta, la bandiera Cristin si dimostrò il giocatore più prolifico, con cinque gol segnati. La difesa, guidata dal sempreverde Battara e dal giovane Lippi, si dimostrò una delle meglio organizzate, tanto da attirare gli interessi delle "grandi". Oltre alla buona retroguardia, nota positiva dell'annata fu certamente il giovane centravanti Spadetto, che siglò, in undici partite, quattro reti, facendo, di conseguenza, quasi meglio degli attaccanti titolari. Il decimo posto finale accontentò l'ambiente sampdoriano, viste le numerose sofferenze degli anni precedenti.
Nell'estate successiva, dopo tanti anni come bandiera blucerchiata, Cristin, inviso al tecnico, lasciò la Sampdoria: insieme a lui, per lo stesso motivo, partirono anche Fotia e soprattutto il portiere Battara, che per tanti anni aveva guidato la difesa. L'unico valore aggiunto rimasto al doria, visto che gli arrivati non erano in grado di rimpiazzare adeguatamente i partenti, era Salvi, che con i suoi sette gol permise alla squadra di salvarsi. L'ultima gara dell'anno, giocata in trasferta col Torino, fu probabilmente macchiata da un tentativo di combine: il match vide la squadra blucerchiata vincere per 1-0 con il gol decisivo di Boni. La vittoria fu importantissima, visto che la favorevole differenza reti garantì la salvezza: ad avere la peggio fu l'Atalanta, che retrocedette in Serie B. In estate, la Sampdoria, dopo l'apertura di un'indagine nei suoi confronti rischiò addirittura di essere retrocessa nella serie cadetta, ma la giustizia sportiva condannò la squadra a scontare, nel successivo campionato, quattro punti di penalità, che, dopo vari ricorsi, furono ridotti a tre.
[modifica] La retrocessione in Serie B ed il successivo ripescaggio
Nell'estate 1973, dopo cinque anni da presidente, Colantuoni di dimise; probabilmente, i motivi di questo abbandono furono dovuti ai forti sospetti che si riversarono su di lui, essendo infatti indicato come principale organizzatore della presunta combine: al suo posto arrivò Giulio Rolandi. Il nuovo presidente non apprezzava lo stile di gioco del tecnico paraguaiano: per questo motivo, dopo averlo liquidato, ingaggiò l'ex giocatore blucerchiato Guido Vincenzi, che aveva appena preso il patentino di allenatore. Per Vincenzi si trattava della prima esperienza su di una panchina di Serie A: portare la Sampdoria alla salvezza, vista la debole formazione a disposizione ed i tre punti di penalizzazione da scontare, era una vera utopia. Infatti, il ritorno di Cristin e le buone prestazioni di Lodetti e Lippi non bastarono per evitare la retrocessione: la Sampdoria arrivò penultima, seguita solo dal Genoa. La società era rassegnata a partecipare al campionato della serie cadetta, quando una sconvolgente notizia colpì l'allora mondo del calcio: il Foggia ed il Verona erano state indagate per una presunta combine. Il procedimento giudiziario terminò con la retrocessione di entrambe le squadre in Serie B, mentre la Samp fu riammessa di diritto alla Serie A.
[modifica] Il ritorno di Lolli Ghetti e la fase discendente
Il ritorno di Glauco Lolli Ghetti come presidente della società coincise con l'allontanamento di Vincenzi e con l'arrivo del nuovo mister Giulio Corsini. La squadra era stata preparata per affrontare la serie cadetta; di conseguenza, partirono giocatori di buon valore che non furono tuttavia rimpiazzati: rimanevano il solo Lippi ed Arnuzzo a rappresentare degnamente la squadra genovese. Alla fine della stagione 1974/1975 arrivò alla fine un buon tredicesimo posto, che significava salvezza: quest'ultima fu ottenuta a due giornate dal termine, quindi la sconfitta all'ultima giornata con la Fiorentina per 4-3 non risultò decisiva ai fini della lotta per non retrocedere. Merito delle buone prestazioni stagionali spetta a "nonno" Maraschi, punta di esperienza che mise a segno sette reti in 24 partite: toccò a lui sopperire all'inefficienza degli attaccanti blucerchiati, in particolare delle due punte titolari, Magistrelli e Prunecchi, autori di due sole reti a testa.
L'anno successivo, il vulcanico presidente della Sampdoria sostituì Corsini con Eugenio Bersellini, che ebbe il merito di traghettare la squadra alla salvezza, seppur sofferta. Inoltre, la stagione fu sfortunata ache dal punto di vista degl'infortunati, visto che Lippi, colonna della difesa, stette fuori a lungo per un infortunio: quest'ultimo gli permise di disputare solo 14 partite, coronate anche da una rete. Dopo un inizio disastroso, la Sampdoria acquistò dal Milan, a novembre, il libero Zecchini, il cui arrivo fu fondamentale per garantire un minimo di stabilità alla difesa, mostratasi all'inizio troppo "ballerina". Per quanto riguarda il settore offensivo, molto bene fece il neo-arrivato Saltutti, autore di otto reti: dopo di lui, si segnalarono le sei reti di Magistrelli, che migliorò quindi il bottino dell'anno precedente.
[modifica] I mancati investimenti e la retrocessione in serie B
Dopo gli scarsi risultati della sua seconda gestione della società, Lolli Ghetti non sembrò particolarmente turbato, ed invece di rafforzare la squadra, come si aspettavano tutti i tifosi blucerchiati, vendette il bomber Magistrelli ed il difensore Nicolini. Al loro posto, arrivarono i soliti giocatori di belle speranze, che però non apportarono alcun beneficio alla Sampdoria: tra di essi, si ricordano solo Giuseppe Savoldi ed il giovane Chiorri, proveniente dal vivaio blucerchiato. I pochi rinforzi non bastarono a Bersellini per costruire una squadra in grado di poter aspirare ad una buona posizione in classifica; anzi, già all'inizio della stagione, che coincideva con il 30° dalla fondazione della società, i tifosi del Doria avevano il timore che quello seguente sarebbe stato l'anno "buono" per retrocedere definitivamente: non si sbagliarono. In venti giornate, la squadra ottenne solo tredici punti; veniva data per spacciata, quando una reazione d'orgoglio vide la Samp registrare una striscia positiva di dieci partite, che fruttò tredici punti: ma le due sconfitte finali, per mano di Bologna e Juventus, risultarono fatali, e così, dopo alcuni anni di permanenza nella massima serie, nel 1977 la Sampdoria retrocesse in Serie B.
[modifica] L'abbandono di Lolli Ghetti e gli anni bui
Dopo la retrocessione nella serie cadetta, i tifosi della Sampdoria, di cui solo una piccola parte confermò il proprio abbonamento allo stadio, erano convinti che Lolli Ghetti avrebbe fatto di tutto per cercare di riguadagnare la loro fiducia. Invece, furono riconfermati i soli Lippi ed Arnuzzo, e gli unici arrivi di qualità provenivano dalla primavera blucerchiata, messasi recentemente in luce grazie alla quarta vittoria del Trofeo di Viareggio: per quanto riguarda l'allenatore, fu mandato via Bersellini, ed al suo posto giunse il "mago" di Viareggio, Giorgio Canali: invece, il ruolo di direttore generale fu assunto dall'ex allenatore blucerchiato Bernardini.
La prima stagione in Serie B si rivelò piuttosto amara; dopo un inizio stentato, caratterizzato da tre 0-0 e da qualche vittoria i blucerchiati vissero un periodo altalenante, fatto di poche vittorie e molti punti persi. Nel bel mezzo della stagione, a febbraio, le continue contestazioni da parte della tifoseria spinsero Lolli Ghetti a rassegnare le dimissioni, concludendo di fatto un ciclo: al suo posto giunse Edmondo Costa, che non aveva certo intenzione di investire nella società. Comunque, ad alcune giornate dal termine, quando stava lottando per la promozione, la squadra non fu in grado di sopportare le forti pressioni da parte dell'ambiente e della stampa. Nel momento decisivo dell'anno, la Sampdoria non vinse neppure una partita, perdendo così il treno per la promozione: in quella stagione, furono Ascoli, Catanzaro ed Avellino, che conseguì la promozione all'ultima giornata proprio contro la Samp: con la vittoria per 1-0 al Luigi Ferraris, la squadra campana raggiunse il traguardo di 44 punti e distaccò di due il Monza, fermo a quota 42. Le uniche note positive della stagione furono le buone prestazioni di due giovani provenienti dal vivaio, Chorri e Re.
[modifica] 3 luglio 1979: l'arrivo di Paolo Mantovani
La campagna acquisti del 1978 si rivelò improntata al risparmio. La politica attuata dalla società portò, all'inizio della stagione, risultati disastrosi, che costarono il posto a Canali, sostituito da Lamberto Giorgis. Giorgis riuscì a traghettare la squadra, molto debole ed incapace di reagire alle numerose critiche, alla salvezza: il nono posto finale costituì il peggior risultato della Sampdoria in tutta la sua storia. La tifoseria blucerchiata, stanca per le continue delusioni, contestò Costa, che, dal momento che non aveva alcuna intenzione di investire in un buon parco di giocatori, approfittò dell'occasione giusta per cedere la società: il 3 luglio 1979, la Sampdoria fu ufficialmente acquistata da un petroliere romano, Paolo Mantovani. Appena arrivato a Genova, affermò che il suo obiettivo era quello di ricondurre il Doria in serie A e di portarlo alla vittoria dello scudetto. Tali affermazioni suscitarono l'ilarità di molti, ma Mantovani mostrò subito che le sue intenzioni erano serie: infatti, operò una vera e propria rivoluzione all'interno dell'organico societario e della squadra. Per quanto riguarda la rosa blucerchiata, partirono verso altri lidi Lippi, Savoldi, Re, Tuttino e Chiarugi, mentre arrivarono moltissimi giocatori, tra cui Logozzo, Sartori, Pezzella, Redomi, Caccia, Venturini, Genzano e Piacenti. Claudio Nassi fu nominato direttore sportivo, mentre sulla panchina fu confermato Giorgis. L'inizio del campionato non fu dei migliori: dopo le sconfitte con Como e Palermo ed un deludente pari nel derby, sotto la forte pressione del pubblico sampdoriano, Mantovani decise di mandare via il mite Giorgis e di sostituirlo con il vulcanico Toneatto: dopo un inizio stentato, fatto di molti pareggi, il nuovo mister portò la squadra a rimontare varie posizioni, sino a raggiungere il settimo posto finale.
[modifica] Gli anni ottanta: l'era Mantovani
[modifica] Un altro anno di sofferenza e l'agognata promozione in Serie A
Paolo Mantovani, nell'estate del 1980, non confermò Toneatto sulla panchina blucerchiata: al suo posto, ingaggiò Enzo Riccomini. Per quanto riguarda la squadra, operò una seconda rivoluzione in appena due anni; infatti, cedette molti dei giocatori acquistati l'anno precedente, e li sostituì con molti calciatori giovani, tra cui Luca Pellegrini, Fausto Salsano e Pietro Vierchowod (gli ultimi due girati in prestito): il loro arrivo fu bilanciato da quello di giocatori piuttosto esperti, come Luigi Del Neri ed il portiere Bistazzoni. La stagione si aprì con risultati soddisfacenti, ma troppo altalenanti per permettere alla Sampdoria di agganciare la zona promozione; però, a metà stagione, il Doria si avvicinò prepotentemente alle zone alte della classifica, fino a giungere ad un quinto posto finale che gridava vendetta.
La campagna acquisti del 1981 fu caratterizzata dall'ennesima rivoluzione: il presidente Mantovani, scatenato, vendette tredici giocatori e ne acquistò altrettanti. Riccomini, incapace di gestire una rosa in continuo cambiamento, fu licenziato dopo un brutto avvio di stagione: al suo posto, giunse il giovane Renzo Ulivieri, il quale, dopo un inizio stentato, riuscì a traghettare la squadra verso la tanto sospirata promozione. Il secondo posto finale, a pari merito col Pisa e alle spalle del Verona, riportò quindi la Samp nella massima serie, dopo il quinquennio trascorso nel purgatorio della Serie B.
Dopo la promozione in Serie A, il presidente Paolo Mantovani aveva un altro obiettivo: quello di far vincere alla Sampdoria lo scudetto.
[modifica] I primi grandi acquisti e gli anni di adattamento alla Serie A
Il presidente Mantovani, conscio della grande differenza di valori in campo tra Serie A e B, impegnò molte risorse finanziarie nella campagna acquisti estiva. Si segnalarono soprattutto gli arrivi di tre giocatori: l'inglese Trevor Francis, l'irlandese Liam Brady ed il giovanissimo Roberto Mancini, prelevato dal Bologna. Per quanto riguarda i giocatori ritornati dai rispettivi prestiti, Chiorri ritornò ad indossare la maglia blucerchiata, mentre Vierchowood, dopo l'anno trascorso a Firenze, andò, ancora una volta in prestito, alla Roma. L'allenatore Ulivieri rimase al suo posto, mentre Paolo Borea fu eletto direttore sportivo al posto di Claudio Nassi. La buona campagna acquisti messa in atto da Mantovani e la stabilità della società, fecero aumentare il numero di abbonamenti, che superarono quota 12000; inoltre, quell'annata si ricorda per una media-spettatori (nelle partite casalinghe) di circa 35000 unità.
La stagione 1982/1983, per i colori blucerchiati, si aprì ottimamente, visto che si ottennero sei punti nelle prime tre partite, frutto di altrettante vittorie contro Juventus (1-0), Inter (2-1 fuori casa) e Roma (1-0). La squadra, sulla cresta dell'onda, riuscì per qualche giornata a tenere il passo delle "grandi", ma alla fine dovette cedere le prime posizioni: alla fine, la squadra di Ulivieri raggiunse il settimo posto, risultato più che positivo. In quell'anno, tutte le neopromosse si resero protagoniste di un buon campionato: oltre al settimo posto in graduatoria della Samp, si registrarono infatti la quarta posizione raggiunta dal Verona e la salvezza del Pisa, giunto 11°.
[modifica] Gli anni d'oro: dal 1984 al 1994
Dalla fine degli anni settanta proprietario della società calcistica fu il petroliere Paolo Mantovani che si segnalò per l'abilità di individuare e valorizzare giovani giocatori italiani. La squadra, affidata al carismatico allenatore Vujadin Boskov, ottenne risultati di prestigio tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio del decennio successivo. Ai successi della società contribuirono importanti giocatori italiani quali Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Attilio Lombardo, Pietro Vierchowod, Gianluca Pagliuca e prestigiosi calciatori stranieri come Toninho Cerezo, David Platt, Ruud Gullit e Siniša Mihajlović.
L'impegno della squadra e della società - che respinge le offerte dei club più ricchi e titolati che desiderano acquistare i migliori giocatori della Sampdoria - portano ad una serie di risultati interessanti, cominciata nel 1984-'85 con la conquista della prima Coppa Italia, successo ripetuto nel 1987-'88, nel 1988-'89 e nel 1993-'94.
Nel giro di pochi anni la Sampdoria partecipa tre volte alla volta alla Coppa delle Coppe: la prima volta nella stagione 1985/86, abbandonando il torneo al secondo turno, la seconda nel 1988/89 approdando alla finale, perduta a Berna contro il Barcellona che con Salinas e Rekarte vinse per 2-0. Nella successiva edizione, infine, il 9 maggio 1990 a Goteborg, la Sampdoria vince la finale e si aggiudica la Coppa battendo i belgi dell'Anderlecht per 2-0 con una doppietta di Gianluca Vialli nei supplementari.
La vittoria più importante per la formazione blucerchiata arriva comunque l'anno dopo (stagione 1990-'91), con la conquista del campionato di calcio. L'anno successivo, la Sampdoria vince la Supercoppa italiana e raggiunge la finale della Coppa dei Campioni, dove pagando diverse assenze è sconfitta dal Barcellona:1-0 per i catalani con una punizione da fuori area di Ronald Koeman a 3 minuti dalla fine del secondo tempo supplementare.
La stagione dei successi della formazione blucerchiata si conclude nel 1993-'94 con la conquista della quarta Coppa Italia.
[modifica] Il declino e la retrocessione in B
La morte nel 1993 del presidente Mantovani segna l'inizio di un declino sportivo e societario, iniziato qualche tempo prima con alcune cessioni di calciatori. Vialli prende la strada della Juventus, Pagliuca andrà all'Inter, mentre diversi altri giocatori verranno ceduti in particolare alla Lazio e al Parma.
La società viene ereditata dai quattro figli di Mantovani, di cui tre disinteressati al business calcistico e preoccupati di non intaccare il patrimonio familiare per coprire i deficit della società calcistica. Presidente della squadra diventa Enrico Mantovani. Il declino sportivo è inevitabile, dovendo la società cedere ogni anno diversi giocatori per coprire il deficit della gestione corrente. Verso la fine degli anni novanta e dopo la cessione dell'ultimo campione, Roberto Mancini nel 1997, nel campionato 1998-1999 la Sampdoria viene retrocessa in serie B, dove resterà per quattro stagioni.
Da cardiopalmo la penultima partita della Samp in serie A nel campionato 1998-99, giocata a Bologna (allenato da Carlo Mazzone) il 16 maggio 1999: una vittoria avrebbe sancito la permanenza in serie A, ma all'ultimo minuto sul risultato di 2-1 per i doriani, l'arbitro Alfredo Trentalange, assegnò un rigore inesistente per un fallo su Kolyvanov. La trasformazione di Klas Ingesson fu l'epilogo nella massima serie dei blucerchiati dopo 17 anni di permanenza. Il 18 febbraio 2001 Trentalange ammise poi il suo errore, definendolo come «la pagina più avvilente della mia carriera» [1].
[modifica] Gli anni duemila: il rilancio
I primi due anni di permanenza nella serie cadetta della Sampdoria vedono la squadra mancare la promozione per pochi punti e concludere al quinto posto, ma la stagione più travagliata del periodo rimane senza dubbio la 2001-2002, quando il rischio di retrocessione in serie C1 è alle porte e solamente con una striscia positiva verso fine campionato la squadra si salva, soprattutto grazie a Francesco Flachi, beniamino del popolo blucerchiato. Nel frattempo sul fronte societario una serie di cordate di imprenditori tentano l'acquisto del pacchetto azionario di maggioranza, fino a che vi riesce il petroliere Riccardo Garrone, proprietario della ERG (storico sponsor della squadra dei tempi d'oro), che ne interrompe il declino sportivo e societario acquistandola.
Riprendono gli investimenti, cambia la panchina, con la scelta di Walter Novellino, uno specialista in promozioni, e vengono acquistati nuovi giocatori di alto livello, come Fabio Bazzani, Luigi Turci, Francesco Pedone, Sergio Volpi e Stefano Bettarini, affiancati da giovani promettenti come Angelo Palombo e Andrea Gasbarroni (in tutto 16 nuovi acquisti). Così nella stagione 2002-2003 si assiste al ritorno in serie A con largo anticipo sulla fine delle competizioni. La promozione matematica arriva il 17 maggio 2003, al termine di una sfida col Cagliari, battuto 3-1 allo stadio Luigi Ferraris di Genova.
La prima stagione in serie A della Sampdoria vede l'arrivo di altri giocatori di livello, come Francesco Antonioli, Cristian Zenoni, Giulio Falcone e Aimo Diana. I risultati sono molto buoni per una neopromossa ed alla fine la squadra si classifica all'ottavo posto, ad un solo punto dalla qualificazione in Coppa Uefa e dall'Udinese giunta settima. Dopo ulteriori rinforzi come Marco Pisano, Max Tonetto e Marcello Castellini, la Sampdoria nella stagione 2004-2005 giunge al quinto, posto sfiorando di un punto la Champions League, alle spalle dell'Udinese e si qualifica per partecipare alla successiva edizione della Coppa Uefa.
La stagione successiva, in cui arriva il centravanti Emiliano Bonazzoli, è caratterizzata da alti e bassi: a grandi prestazioni (si ricorda ad esempio un Sampdoria-Milan 2-1 in rimonta) se ne alternano altre deludenti, dovute sia ad una bassa preparazione atletica che favorisce una miriade di infortuni a catena (tra i quali i peggiori sono occorsi a Falcone, Bazzani e Bonazzoli, entrambi per mesi indisponibili), sia alla poca concentrazione e convinzione di alcuni titolari. Pessimo il finale di stagione, con sei partite perse di fila e soli tre punti in undici incontri. Nella stagione 2006/07 la Samp ha disputato generalmente un buon girone di andata e ora è a ridosso della zona Coppa Uefa. I tifosi doriani hanno trovato anche un nuovo idolo, il giovane Fabio Quagliarella, convocato in Nazionale da Roberto Donadoni per la prima volta in occasione della partita disputata il 28 marzo 2007 contro la Scozia (2 - 0 il risultato): realizzatore di stupendi gol che hanno deciso varie partite e vero perno dell'attacco doriano in seguito alla squalifica di Flachi per cocaina, all'infortunio di Bazzani(peraltro poco incisivo durante la stagione), alle scarse realizzazioni di Bonazzoli (3 reti) e alla partenza del giovane Foti per Vicenza.
[modifica] Cronistoria
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[modifica] Colori, simbolo e maglie
[modifica] Colori sociali
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La decisione della Sampierdarenese e dell'Andrea Doria di unirsi per formare una nuova squadra di calcio, portò alla fusione sia di una parte dei rispettivi nomi, sia dei colori sociali, dato che entrambe le società non volevano perdere la propria identità. I colori rosso-nero della prima si miscelarono dunque ai bianco-blu della seconda, e diedero origine ad una combinazione che non ha eguali nel mondo del calcio, ossia nell'ordine blu-bianco-rosso-nero-bianco-blu a partire dall'alto.
Poiché le maglie risultavano a sfondo blu con una striscia bianco-rosso-nera sul petto, i giocatori sampdoriani sono da sempre chiamati con l'appellativo di blucerchiati; tale striscia, inizialmente all'altezza del cuore, si è spostata più in basso da quando ha dovuto far posto agli sponsor. A causa di questa combinazione di colori, unica nel suo genere, i giocatori e i tifosi doriani vengono ironicamente definiti ciclisti dai cugini genoani, in riferimento alle maglie variopinte dei corridori, ed in particolare (involontariamente) alla maglia iridata che identifica il Campione del Mondo. Inoltre i tifosi del Genoa sottolineano l'opposizione ai semplici pantaloni rossi e maglietta bludelle loro divise.
I pantaloncini da gioco della Sampdoria sono generalmente bianchi o blu, oppure intonati con i colori di divise particolari, mentre i calzettoni, per anni composti da righe orizzontali bianco-blu, sono col tempo diventati monocromatici (blu, bianchi o intonati alla divisa come i pantaloni).
[modifica] Il simbolo
Il simbolo della squadra è composto da una silhouette nera raffigurante un volto di un tipico pescatore genovese stilizzato con barba, berretto caratteristico, pipa e capelli al vento. Tale figura, chiamata in dialetto genovese baciccia è posta all'interno di un fascio di strisce blucerchiate poste in diagonale.
[modifica] Le maglie da gioco
[modifica] Descrizione sommaria
La prima maglia sin dalle origini è blu, con il caratteristico anello di strisce orizzontali rosso e nero listato di bianco.
La seconda maglia è a sfondo bianco, ma le strisce blucerchiate hanno assunto diverse posizioni nel tempo rispetto alla prima divisa: orizzontali, verticali, più alte o più basse, fino addirittura a sparire nel 2001-2002 lasciando la maglia totalmente bianca ed usando i colori societari come rifinitura dei bordi.
La terza maglia è nata molto avanti col tempo, come per quasi tutti i club calcistici; inizialmente era a sfondo rosso, più recentemente è diventata nera ed è così ancora oggi. Da qualche anno la società ha una quarta maglia, destinata esclusivamente al portiere, che indossa una divisa del tutto simile a quella dei compagni fatto salvo per il colore di sfondo: nel 2004-2005 era verde e dall'anno successivo è gialla.
[modifica] Storia ed evoluzione nel tempo
All'origine le maglie della Sampdoria erano blu intenso, con l'anello di strisce bianche, rosse e nere disposte in orizzontale molto in alto sul petto, con lo scudo di Genova () al centro; il numero sulla schiena era sovrapposto alle strisce ed un colletto all'inglese dava alle divise una rifinitura spesso rimpianta dai sostenitori blucerchiati, mentre il logo del marinaio fu introdotto nelle maglie solamente nella stagione 1980-1981.
Con l'arrivo degli sponsor, primo fra tutti la Phonola, le maglie hanno incominciato a variare, anche perché il sempre maggior seguito di tifosi spinse il mondo del calcio ad opere di merchandising ben note al giorno d'oggi.
Ecco che dal 1982 al 1988 le maglie videro un progressivo abbassamento dell'anello di strisce blucerchiate per far posto in alto al marchio dello sponsor, mentre il logo si spostò sulla manica sinistra. La seconda maglia era bianca, con le strisce blucerchiate disposte in verticale a ridosso della spalla destra, e lo scudo di Genova in basso al centro dell'addome.
Le maglie della Kappa e dell'Asics delle stagioni successive mantennero lo stile delle precedenti, con alcuni accorgimenti: il blu intenso della prima maglia lasciò il posto ad uno più brillante, mentre le strisce verticali della seconda si affinarono notevolmente. Dalla stagione 1988-1989 per dare una maggiore visibilità ai numeri sulla schiena, le strisce blucerchiate vennero interrotte da un quadrato bianco (divenuto poi blu nella stagione 1989-90) all'interno del quale stava il numero stesso.
L'anno dello scudetto, cioè il 1990-1991, fu il primo a mostrare una seconda maglia del tutto analoga alla prima: bianca con le strisce blucerchiate sull'addome ed interrotte nettamente in corrispondenza del numero sulla schiena non più da un quadrato di colore contrastante). Il colletto, sempre presente fino al 2000-2001, divenne blu come per la prima maglia.
Poche sono state le variazioni negli anni successivi. Da ricordare però l'introduzione della terza maglia di gioco, destinata alla competizioni europee e di colore rosso, con le strisce blucerchiate bordate di bianco. La leggenda vuole che presero vita da uno scherzo di Roberto Mancini al gemello Gianluca Vialli, e che quest'ultimo apprezzò a tal punto da riferire l'idea all'allora presidente Paolo Mantovani, che le produsse.
Nel 1994-1995 le strisce sulle maglie si spostarono ulteriormente in basso, tanto da risultare all'incirca a metà del torso e di conseguenza il marchio dello sponsor ERG si ingrandì. Quell'anno il colletto listato di blucerchiato fu rifinito da un laccetto sotto al collo, un particolare molto inglese delle casacche.
Questo accorgimento stilistico durò solamente una stagione, infatti dalla successiva un colletto tradizionale blucerchiato riprese il suo posto ed il logo del marinaio fu spostato sul petto in allto a sinistra dove si trova tutt'ora. Il 1995-1996 fu l'ultimo anno in cui venne prodotta la maglia rossa, infatti dal successivo la terza maglia fu nera.
Il 1996-1997 iniziò senza uno sponsor e, paradossalmente la maglia che sancì l'inizio del declino della squadra risultò gradita ai tifosi, ricordando molto quelle degli inizi. Il logo del marinaio fu semplificato: non fu più inscritto nello scudetto coi colori societari, ma ne fu solo stampata la silhouette in contrasto col colore della maglia usata. Un particolare di quell'anno fu la scritta Samp in corsivo posta nella parte inferiore della schiena. Per celebrare il cinquantenario della fondazione della società, fu inoltre prodotta una maglia particolare, usata in rare occasioni, che riproduceva sul petto i colori bianco-blu dell' Andrea Doria e sulla schiena i colori rosso-nero su campo bianco della Sampierdarenese.
Nel 1998-1999, primo anno di Serie B, a parte un colletto bicolore a contrasto, l'unica nota sulle maglie è stato un netto spostamento verso l'alto delle strisce blucerchiate nella seconda maglia.
Da notare nel 2000-2001, la seconda maglia si è richiamata alle prime, riportando la striscia blucerchiata verticale, ma a ridosso della spalla sinistra e non destra, le strisce erano interrotte sul petto dal marchio dello sponsor.
Nel 2001-2002 le maglie abbandonarono il logo del marinaio sul petto, che compariva solamente nella prima sulla manica sinistra, mentre nella seconda non appariva così come le strisce blucerchiate. I colori distintivi della società erano confinati ad una listatura sui bordini delle maniche e sul colletto.
L'annata 2002-2003, con l'avvento di Riccardo Garrone, ritornò lo sponsor ERG degli anni d'oro, e le maglie cambiarono: maglie di ottima finitura vennero rifinite con due bande sottili in contrasto all'altezza delle spalle, e nell'anno successivo ritornò il colletto blucerchiato abbandonato tre anni prima, mentre il blu si fece più intenso.
Nel 2004-2005 si ebbe una completa rivoluzione delle magliette, che portò a pareri discordi tra i tifosi: le divise disegnate dalla Kappa si staccavano per certi versi da qualunque altra mai utilizzata e allo stesso tempo richiamavano motivi dei tempi passati. Maglie aderenti, con le strisce blucerchiate in alto sul petto, così da riportare l'ardente scudo sopra il cuore, come recita uno dei primi inni della squadra riferendosi allo scudo con la croce di San Giorgio, simbolo di Genova. Le strisce come ai bei tempi non sono più interrotte sulla schiena in corrispondenza del numero: a scapito di una minore leggibilità è stata preferita la tradizione delle prime maglie. Nei due anni successivi le divise hanno presentato modifiche minime, tra cui la più importante e più apprezzata è stata introdotta dalla stagione 2006-2007, in cui l'anello di strisce è di nuovo diventato continuo dopo diciassette anni: nei due anni precedenti era infatti interrotto sotto le braccia.
Nel 2005-2006 in occasione delle partite europee della Sampdoria, in ottemperanza alle norme UEFA che proibisce strisce a ridosso dei numeri, la schiena delle maglie è stata spogliata di ogni striscia, e sono state applicati i loghi Kappa sulle spalle, come spalline.
[modifica] Strutture
[modifica] Stadio Luigi Ferraris
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Per approfondire, vedi la voce Stadio "Luigi Ferraris" di Genova. |
La Sampdoria gioca le partite in casa nello stadio "Luigi Ferraris" situato nel quartiere di Marassi; lo stadio, costruito nel 1911 e ristrutturato completamente in occasione dei mondiali di Italia '90, è un tipico stadio "all'inglese" (con le gradinate e le tribune molto vicine al campo), uno dei pochi di questo tipo in Italia.
[modifica] Campo di allenamento Gloriano Mugnaini
Dopo la sua fondazione la Sampdoria si allenò per diversi anni nel campo sportivo G. Carlini di Genova, ma dopo la sua chiusura, la necessità di trovare una struttura adeguata la portò a spostarsi in varie località del levante ligure, come Recco, Santa Margherita e Rapallo. Con l'avvento di Paolo Mantovani alla presidenza della società e col conseguente rinnovamento che apportò, la ricerca di una struttura adeguata alle ambizioni della squadra si fece impellente. Fu così che il 14 febbraio 1980 sulle alture della cittadina di Bogliasco, al posto di un'area degradata, il presidente blucerchiato inaugurò un centro sportivo moderno dedicato al dottor Gloriano Mugnaini, stimato uomo di sport e medico dalla grande umanità, dato che risulta aiutasse con le sue prestazioni anche le persone più indigenti. Madrina dell'evento fu Francesca Mantovani, figlia di Paolo.
Oggi il centro vanta due campi da calcio in erba di cui usufruisce esclusivamente la prima squadra; il principale, a ridosso della palazzina a due piani, è circondato da una pista da atletica, mentre il secondo è ubicato ad un livello superiore e la squadra vi accede attraverso un boschetto, che mantiene il campo lontano da sguardi indiscreti durante le sedute di tattica. All'interno del centro vi sono inoltre due campi in erba sintetica utilizzati dal settore giovanile della Sampdoria e dal Bogliasco Calcio.
La palazzina del centro sportivo è composta da due spogliatoi, uno semicircolare per la prima squadra ed uno più piccolo, dalle stanze dei tecnici, da docce con vasche idromassaggio, sauna e sala medica. È inoltre presente una tensostruttura che ospita al suo interno una palestra di 140 mq. Al secondo piano della palazzina si trova un aterrazza coperta dove i giornalisti possono espletare il loro lavoro, una sala stampa, sale video e riunioni.
A testimonianza del clima non esasperato attorno alla squadra, i giocatori non dispongono di un posteggio privato, ma usufruiscono del piazzale dove giornalmente confluiscono i tifosi, i quali possono (salvo occasioni particolari) assistere a tutte le fasi di preparazione delle partite dei loro beniamini.
[modifica] Rosa 2006/2007
Aggiornata al 12 gennaio 2007[2]
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[modifica] Rose degli anni precedenti
[modifica] Campioni del passato
[modifica] Dalla nascita allo scudetto
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[modifica] I giocatori dello scudetto
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[modifica] Dallo scudetto a oggi
[modifica] Presidenti
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[modifica] Allenatori
[modifica] Palmares
[modifica] Trofei principali
Coppe Italia: 4
[modifica] Altri campionati
[modifica] Settore giovanile
[modifica] Primavera U.C. Sampdoria
- 4 Tornei di Viareggio: 1950; 1958; 1963; 1977
[modifica] Record
[modifica] Record di squadra
Tabelle aggiornate al 2 ottobre 2006.
[modifica] Campionato
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[modifica] Coppe europee
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[modifica] Record individuali
Tabelle aggiornate al 21 settembre 2006. I giocatori in grassetto sono giocatori che giocano ancora nella Sampdoria.
[modifica] Gare ufficiali
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[modifica] Coppe europee
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[modifica] Nazionale
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[modifica] I più votati
In occasione del suo 60° anniversario, la Sampdoria ha aperto un sondaggio tra i propri tifosi per individuare gli uomini ritenuti più importanti nella storia blucerchiata; l'esito di tale sondaggio ha collocato nelle prime posizioni i seguenti personaggi (qui elencati in ordine alfabetico) Vedi articolo su Sampdoria.it:
Portieri
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Difensori
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Centrocampisti
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Attaccanti
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Allenatori
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Riepilogo Totale
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[modifica] Tifosi
Il cuore del tifo blucerchiato è nella Gradinata Sud (la prima, nel 1983, a coprire un'intera gradinata con un unico bandierone), dove sono presenti i principali gruppi organizzati di tifosi. Tra questi Ultras Tito Cucchiaroni e Fedelissimi, che occupano rispettivamente la parte superiore ed inferiore della gradinata. Gli Ultras Tito Cucchiaroni, nati nel 1969 sono uno dei primi gruppi ultras italiani (prima di loro era nata la Fossa dei Leoni dei tifosi milanisti nel 1968) e sono i primi a utilizzare la denominazione "Ultras"; il loro nome è in omaggio all'attaccante Ernesto "Tito" Cucchiaroni. La nascita dei Fedelissimi risale invece al 1961. Tra gli altri gruppi attualmente presenti in gradinata vi sono "Fieri Fossato", "Hell's Angels", "Rude Boys", "Herberts", "Riviera Blucerchiata", "Cani Sciolti", "Sgreuzzi", "Ultras San Fruttuoso" ed "Irish Clan", mentre in Gradinata Nord sono attivi gli "Hawks".
Alla fine degli anni novanta i due principali gruppi di tifosi, fino a quel momento uniti nella passione anche fisicamente, in quanto occupavano entrambi la parte sottostante della gradinata, si spaccarono a causa della partenza della bandiera Roberto Mancini e della retrocessione in serie B: il presidente Enrico Mantovani aveva infatti un rapporto privilegiato con gli Ultras Tito Cucchiaroni, e poiché Mancini si trovò in aperto contrasto con il presidente, le due tifoserie si divisero in appoggio di una o dell'altra fazione (Mancini e Mantovani). Da allora, gli Ultras Tito Cucchiaroni si sono spostati nella parte superiore della gradinata, lasciando i Fedelissimi ad occupare la parte centrale della gradinata inferiore (il cuore della gradinata Sud).
[modifica] La "notte dei rubinetti"
La tifoseria doriana, generalmente corretta e pacifica, ha offerto un brutto spettacolo la sera del 12 ottobre 1999, in quella che è stata successivamente ribattezzata come "la notte dei rubinetti": si giocava allo stadio Luigi Ferraris la partita di andata del secondo turno di Coppa Italia tra la Sampdoria e il Bologna, squadra che l'anno prima aveva eliminato i blucerchiati dall'Intertoto e dalla Coppa Italia e aveva sancito la loro retrocessione in serie B con un rigore inesistente all'ultimo minuto concesso dall'arbitro Trentalange. All'inizio del secondo tempo, quando il portiere del Bologna Gianluca Pagliuca (ex contestato) si posizionò nella porta sotto la gradinata Sud, venne sommerso da un fitto lancio di arance che costrinse l'arbitro a ricominciare la partita con un quarto d'ora di ritardo, nonostante le richieste dei giocatori doriani e dell'altoparlante di interrompere il lancio. Quando Pagliuca ritornò infine tra i pali, ricominciò il lancio di oggetti, questa volta non solo di arance ma anche di due rubinetti divelti dai bagni dello stadio. L'arbitro interruppe la partita, vinta a tavolino 2-0 dal Bologna, e l'immagine della tifoseria blucerchiata fu macchiata in tutto il mondo, dato che per la prima volta si sperimentava il doppio arbitro in campo e dunque erano puntate sul campo numerose telecamere internazionali [3].
[modifica] Gemellaggi
La tifoseria della Sampdoria è gemellata con quelle del Verona, del Parma, del Bari,del Modena, del Catanzaro e della Ternana per quanto riguarda le tifoserie dello stivale, mentre all'estero è sentito il gemellaggio con l'Olympique Marsiglia.
[modifica] Inni e cori
Numerose sono le canzoni che venivano e che vengono oggi cantate dai sostenitori blucerchiati più accesi, specialmente quelli presenti nella Gradinata Sud: qui è possibile ascoltare parte di esse.
[modifica] Curiosità
[modifica] Finali disputate
[modifica] Sponsor nella storia
Il primo sponsor della Sampdoria fece la sua comparsa nella stagione 1982-1983 per lasciarla solamente per gli inizi di due campionati: il 1995-1996 ed il 1996-1997, l'inizio degli anni bui della Sampdoria. Infatti all'inizio del primo, la Samp faticò a trovare uno sponsor, ed iniziò la stagione con il logo Samp for Peace, a testimonianza dell'impegno sociale della società, prima di accordarsi con la Nuova Tirrena. nel secondo l'accordo con Daewoo fu raggiunto a stagione già inoltrata. Negli anni più recenti (già nella cosiddetta "era Garrone") si è assistito ad un cambio di sponsor per le coppe, tra cui un'iniziativa a favore del progetto Mus-E, che promuove l'integrazione dei bambini extracomunitari nelle scuole elementari. Tale sponsor è mostrato per la prima volta in occasione della partita Sampdoria-Palermo, ottavi di finale di Coppa Italia 2006-2007.
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Per quanto riguarda gli sponsor tecnici, la prima marca che risulta aver prodotto le divise e l'abbigliamento della squadra fu la Puma nel 1979: fino ad allora le maglie erano artigianali. La Sampdoria ha cambiato solamente quattro marche nella sua storia: il primato va alla Asics, che ha vestito la squadra per 13 anni; in seconda posizione la NR, con 8 stagioni; terza la Kappa, attuale sponsor tecnico, partner in due occasioni distinte per un totale di 6 stagioni; per ultima la Puma con una sola comparsa.
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[modifica] Tifosi celebri
- Guido Bagatta, dj e conduttore televisivo
- Fausto Coppi, ciclista
- Maurizio Crozza, comico
- Fabio Fazio, conduttore televisivo
- Bruno Lauzi, cantautore
- Walter Nudo, attore
- Olcese e Margiotta, comici
- Carla Signoris, attrice
- Corrado Tedeschi, attore
- Paolo Villaggio, attore
[modifica] Filmografia
Film in cui viene citata o compare la Sampdoria (in ordine alfabetico):
- A tu per tu, film con Paolo Villaggio e Johnny Dorelli, dove Dorelli impersona il presidente della Sampdoria e Villaggio ne è tifoso.
- InvaXön - Alieni in Liguria: gli alieni sfidano una rappresentativa Genoa-Samp guidata da Attilio Lombardo e Claudio Onofri.
- Io no spik inglish, Carlo Vanzina, 1995: Paolo Villaggio porta i ragazzi a vedere Arsenal-Sampdoria.
- L'allenatore nel pallone, Sergio Martino, 1984 : la Longobarda, squadra allenata da Lino Banfi, sfida la Sampdoria.
- Ovosodo, Paolo Virzì, 1997: in una scena al bar c'è la TV accesa su 90° minuto e si intravede l'esultanza della squadra dopo il 100° gol di Roberto Mancini in Serie A (il 3-1 al Napoli, stagione 1993-94). Tra i giocatori esultanti si riconosce Attilio Lombardo.
- Prova d'orchestra, Federico Fellini, 1979: durante le prove alcuni membri dell'orchestra ascoltano per radio il risultato di una partita della Samp.
- Tifosi, Neri Parenti, 1999: Nino D'Angelo ascolta alla radio in cella Napoli-Sampdoria.
In più, nella fiction I Cesaroni, Claudio Amendola e il bambino che interpreta il figlio assistono ad una partita Lazio-Sampdoria e a un gol della Samp contro la loro squadra.
[modifica] Note
[modifica] Bibliografia
- AA.VV., Quelli che il baciccia. Fratelli Frilli Editori, Genova, 2002.
- Stefano D'oria-Sara Gadducci, Sampdoria. L'era Garrone. Sagep, Genova, 2003.
- Pino Flamigni, Il derby delle parole. Erga Edizioni, Genova, 1995.
- Piero Sessarego, Io, Mancini. Alkaest Genova, Genova, 1997.
- Sandro Bocchio-Giovanni Tosco, Dizionario blucerchiato. Tutta la Sampdoria nome per nome. Bradipolibri, Torino, 2004.
- Maurizio Puppo, Bandiere Blucerchiate (storie di calcio, storie di Sampdoria). Fratelli Frilli Editori, Genova, 2005.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
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